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Prima, durante e dopo. Le dichiarazioni anti-euro non fanno bene alla borsa di Atene il cui indice è crollato prima e dopo il voto che ha confermato le previsioni dell'ascesa di Tsipras al governo ellenico.

di Lamberto Colla - Parma, 1 febbraio 2015 -
Sono bastate le proiezioni di una vittoria della sinistra antieuro di Tsipras per scatenare le ire della finanza internazionale sulla già martoriata Grecia, messa in ginocchio prima dai suoi governi rei di essersi intossicati dai prodotti finanziari di Goldman Sachs e poi dal colpo di grazia dalla Troika, a suon di ribassi in Borsa. - 11% prima e -10% post voto il crollo dell'indice borsistico di Atene accompagnato dai consueti commenti della "portinaia del condominio Europa" sempre pronta a dire la sua su tutto e tutti ma senza mai pagare dazio.

"Il salvataggio della Grecia è costato molto di più all'Italia che non alla Germania e alla Francia." A sostenerlo è il numero uno di UNICREDIT Giuseppe Vita presente alla trasmissione "Fischia il Vento(*)" di Gad Lerner del 21 gennaio scorso. "I soldi, prosegue il presidente del CDA di Unicredit spa, della Germania dati alla Grecia sono tornati nelle banche tedesche, i soldi della Francia sono tornati, in parte, a pagare i debiti delle banche francesi e i soldi dell'Italia sono rimasti lì, in aiuto alla Grecia".

Fatto sta che il popolo greco ha tutti i diritti di rialzarsi anche e soprattutto a fronte delle dichiarazioni dello stesso FMI (Fondo Monetario Internazionale) e componente della Troika che in più occasioni ha riconosciuto la gravità degli errori commessi in Grecia.

Tra il 2008 e il 2013 la Repubblica Ellenica ha lasciato per strada il 24% del proprio Pil, di gran lunga la contrazione più grave rispetto a quella accumulata in qualsiasi altro Paese di Eurolandia. Negli stessi anni i consumi sono sprofondati del 26% e gli investimenti si sono ridotti di quasi due terzi. Non solo: secondo un rapporto dei ricercatori delle Università di Cambridge, Oxford e Londra pubblicato a inizio anno dalla rivista medica britannica The Lancet, in Grecia la mortalità infantile nei primi mesi di vita dei bambini è aumentata del 43% a seguito dei tagli alla spesa pubblica e al dimezzamento del bilancio della Sanità imposti dall'Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.

Val la pena perciò di gioire dello 0,7% di incremento del PIL greco frutto della "cura" imposta dall'UE?

Meno male che il "B" all'epoca, quand'era ancora presidente del consiglio italiano, avesse con tutte le sue forze contrastato e rifiutato gli "aiutini" del FMI ben conscio di quello che sarebbe accaduto: l'abbraccio mortale della troika!

Ed oggi il premier greco tenta il tutto per tutto alleandosi con l'estrema destra con buona pace dei nostri irriducibili e romantici comunisti i quali, ben attrezzati da sessantottini, cantavano "Bella Ciao" sotto il palco di Tsipras la scorsa domenica. Un esempio e un modello per tutta europa commentavano; poi il silenzio dopo la feroce notizia raccolta già durante il viaggio di ritorno. Altro che "Patto del Nazareno".
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(*)Fischia il vento è un programma di Gad Lerner nato dalla collaborazione tra Repubblica e laeffe Tv e prodotto da Pulsemedia. In onda il mercoledì alle 21 in contemporanea su Repubblica.it e laeffe (canale 50 del digitale terrestre e 139 di Sky)

Pubblicato in Politica Emilia

Si allentano le tensione sul frumento duro. Le informazioni dal Canada attenuano le pessimistiche previsioni di fine anno scorso pur rimanendo in netta flessione rispetto al 2013.

di Lgc - Parma, 29 gennaio 2015 -

Il mercato cerealico, nel suo complesso, continua a mostrare segnali di tensione e le reali intenzioni degli investitori rimangono ancora oscure, almeno stando all'osservazione dell'andamento dei grafici dei contratti a termine.

Da un lato le tensioni geopolitiche (Russia e Ucraina ad esempio) dall'altro gli andamenti climatici non consentono di avere uno scenario ben definito del panorama mondiale de cereali.

Ai sopracitati elementi di negatività però se ne stanno sovrapponendo altri, di natura più positiva, che potrebbero sensibilmente attenuare gli effetti negativi dei primi.

Primo fra tutti i dati che provengono dal Canada. Le previsioni funeste sulla produzione e sulla qualità, soprattutto connessa al più piccolo mercato del frumento duro smentiscono, in parte, le catastrofiche previsioni di dicembre scorso. Sarebbero ben 800.000 gli ettari in più che verrebbero destinati al frumento canadese raggiungendo quindi l'impensabile soglia dei 10 milioni di tonnellate di produzione cerealicola ben lontano dalla riduzione del 27% previsto. Tuttavia, la I.G.C. (International Grains Council) parla di una riduzione mondiale delle scorte soprattutto da parte dei grandi esportatori, come UE e Russia, ma con tutti gli altri paesi produttori, Stati Uniti compresi, pronti e disponibili a sopperire alla domanda di cereali.

Restando nell'ambito geopolitico con le prossime elezioni in Argentina potrebbero venir meno gli impedimenti all'export dei cereali nel caso si dovesse concretizzare un'uscita di scena dell'attuale presidente Cristina Fernández de Kirchner. Un'ipotesi che si tradurrebbe, secondo i dati diffusi dal Dipartimento dell'Agricoltura USA con sede a Buenos Aires, in un incremento di 500.000 tonnellate rispetto alle previsioni ufficiali per un totale di 6.5 milioni di tonnellate.

In conclusione, secondo i dati forniti dall'agenzia IGC, si stima una produzione di grano mondiale nel 2015 intorno ai 701 Mil. di tonnellate in calo di 16 Mil. di t. dallo scorso anno ma ancora superiore alla media degli ultimi cinque anni di circa il 2%. L'incertezza riguarda solo le stime da parte di Russia e Ucraina dove è ormai preso in considerazione il peggioramento dei raccolti da parte degli operatori agricoli.

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Mantenuti gli impegni per la delimitazione dei terreni agricoli con l'esenzione.

Roma - Sono stati mantenuti gli impegni assunti a rivedere anche per il 2014 i criteri individuati per la delimitazione dei terreni agricoli con l'esenzione per tutti nei comuni montani e a favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, o a chi a loro affitta, in quelli parzialmente montani.

E' quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare positivamente l'esito del Consiglio dei Ministri straordinario sull'Imu agricola montana che, con il lavoro del Ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina e su proposta del premier Matteo Renzi, ha fissato nuovi criteri per il pagamento con esenzione totale per 3456 comuni (prima erano 1498) e parziale per 655. Il premier Matteo Renzi e il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina – sottolinea Moncalvo - hanno dimostrato grande sensibilità nei confronti di quanti vivono e lavorano nelle aree di montagna dove svolgono un ruolo di presidio del territorio insostituibile per l'intera collettività.

Il testo prevede che a decorrere dall'anno in corso, 2015, l'esenzione dall'imposta municipale propria (IMU) si applica:
· ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, ubicati nei Comuni classificati come totalmente montani, come riportato dall'elenco dei Comuni italiani predisposto dall'Istat;
· ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, di cui all'articolo 1 del decreto legislativo del 29 marzo 2004 n. 99, iscritti nella previdenza agricola, ubicati nei Comuni classificati come parzialmente montani, come riportato dall'elenco dei Comuni italiani predisposto dall'Istat.
Tali criteri si applicano anche all'anno di imposta 2014.
(Ufficio Stampa Coldiretti 23 gennaio 2015)


I "correttivi anticrisi" non sono più sufficienti. Dall'analisi di un campione di 9.342 studi di settore effettuato da Confesercenti Emilia Romagna si evince come, nonostante la crisi, sia sempre maggiore il numero di soggetti congrui ma anche l'indebolimento sensibile dei ricavi per talune categorie.

di LGC - Parma, 28 gennaio 2015 -
Pizzerie e ristoranti ma non solo. E' tutto il comparto della somministrazione e dei servizi che sta soffrendo una costante riduzione di ricavi.
A rilevarlo è l'ufficio economico di Confesercenti Emilia Romagna che nei giorni scorsi ha diffuso i dati relativi all'analisi svolta su un campione di 9.342 aziende operanti nell'ambito del commercio, turismo e servizi in tutta la regione, relativi all'anno di imposta 2013 e confrontati con gli anni precedenti.

L'indagine si è concentrata in modo specifico sugli studi di settore evidenziando come, rispetto all'anno precedente (2012), le ditte cosiddette congrue siano rimaste invariate passando dal 77,2% al 76,8% (-0,4%) del 2013. Aprendo il campo di osservazione all'anno pre-crisi, nel 2006 era pari al 65,5%, con il 76,8% del 2013, si evince che nel periodo c'è stato un aumento dell'11,3% di ditte che rispettano gli studi di settore.

In ogni caso, negli ultimi 4 anni, la somma delle ditte congrue più adeguate si è attestata sempre su una media superiore al 75%.
"Per quanto riguarda l'incidenza dei correttivi anticrisi - scrive Confesercenti Emilia Romagna - sugli indici di congruità delle ditte, si riscontra una diminuzione del dato che era del 43,1% nel 2012 ed è passato al 41,6% nel 2013; ciò significa che si è tenuto conto, ma in modo insufficiente, della situazione molto pesante che stanno vivendo le imprese che vedono i costi aumentare, mentre la redditività si è ridotta ai minimi termini, tanto è vero che molte sono costrette a chiudere."

Infine dall'analisi emerge il costante e diffuso ridimensionamento dei ricavi in particolare su alcune categorie del commercio, della somministrazione e dei servizi. Ad esempio i ristoranti e pizzerie hanno registrato un ricavo medio diminuito del 2,2% tra il 2013 e il 2012, il commercio ambulante del -6,1% e settore dei generi di monopolio il ricavo medio è diminuito del 5,5% in un anno.
Una situazione che ha spinto l'organizzazione di categoria, attraverso il direttore regionale Stefano Bollettinari, a sollecitare l'abbattimento della pressione fiscale. "Ancora una volta i dati dimostrano il grande impegno delle p.m.i. a rispettare gli studi di settore nonostante la pesantezza della crisi e la flessione dei fatturati – sottolinea Stefano Bollettinari, direttore di Confesercenti Emilia Romagna – ma nello stesso tempo si evidenzia che fanno sempre più fatica a farlo e che gli stessi 'correttivi anticrisi' non sono ormai più sufficienti. E' quindi indilazionabile l'abbassamento in forma strutturale e permanente della pressione fiscale generale e locale su imprese, famiglie e lavoro, se vogliamo veramente uscire dalla crisi nel corso del 2015".

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Il terzo trimestre del 2014 mette in evidenza molti fattori di positività in merito all'export dei distretti industriali dell'Emilia Romagna. L'analisi elaborata dal centro studi di Carisbo mette in luce che 14 distretti su 20 del territorio emiliano romagnolo hanno chiuso in positivo.

di LGC, Parma  - Ben 14 dei 20 distretti produttivi dell'Emilia Romagna hanno segnato positivamente nel terzo trimestre del 2014 per quanto riguarda l'export. A metterlo in evidenza è stato il rapporto sui distretti elaborato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo per Carisbo, Cariromagna e Banca Monte Parma che ha messo in evidenza una crescita dell'export complessiva del 3,7% ben superiore alla media nazionale attestata al 2,2%. Una crescita sostenuta dalle buone performance dei mercati maturi (+4,8%) dove spiccano USA e Paesi Bassi ma anche da quelli emergenti (+1,9%) Hong Kong e Indonesia soprattutto.

Nello specifico, la crescita dell'export segnato dalla meccanica non ha ricevuto il contributo del distretto di Reggio e Modena per quanto riguarda la meccanizzazione agricola che invece perde un -2,8%. In crescita le macchine utensili di Piacenza (+19,1%), la food machinery di Parma (+10,6%), i ciclomotori di Bologna (+6,1%), le macchine per il legno di Rimini (+7,2%) e anche per le macchine per l'industria ceramica di Modena e Reggio Emilia (+6,5% secondo i dati ACIMAC).

Dati maggiormente contrastanti derivano dal settore alimentare dove alla sensibile crescita dell'alimentare parmense (+14%), dei salumi del modenese (+9%) e di Reggio Emilia (+3%) affiancati da un +0,6% realizzato dal lattiero caseario di Reggio Emilia, l'ufficio studi di Carisbo registra una perfomance negativa per lattiero-caseario parmense (-2,1%), dei salumi di Parma (-3,7%) e il crollo dell'ortofrutta romagnola (-18,3%) che sconta gli effetti del maltempo che ha colpito il territorio nel 2014.

Anche nel settore moda ai fattori di positività si affiancano alcuni dati negativi che provengono in particolare dall'abbigliamento di Rimini (-8,4%) e le calzature di Fusignano-Bagnacavallo (-14,2%). Al contrario note assolutamente positive arrivano dall'abbigliamento e maglieria di Carpi (+4,8%) e le calzature di San Mauro Pascoli (+9,1). Notevole la crescita registrata nel settore della casa con un +14,2% realizzato dai mobili imbottiti di Forlì.
In ripresa (+0,9%) il distretto biomedicale di Mirandola (MO) mentre risulta ancora in perdita l'export del distretto biomedicale di Bologna (-6,5%)

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Lunedì, 26 Gennaio 2015 15:51

Modena - Economia, banche, imprese

Gli imprenditori incontrano Fabrizio Togni, Direttore di BPER, mercoledì 28 gennaio presso la Sala Arcelli, alla CNA Provinciale -

Modena, 26 gennaio 2015 -

Nel giro di pochi anni la crisi economica ha cambiato radicalmente la situazione finanziaria generale, andando a modificare nel profondo i rapporti tra istituti di credito ed imprese, rapporti vitali in un'economia come quella italiana, dove il peso dei prestiti bancari nei finanziamenti alle imprese è ben più elevato che in altri paesi.
Per fare il punto su questi rapporti CNA ha invitato Fabrizio Togni, Direttore Generale del Gruppo BPER, banca tra le più importanti sul nostro territorio e tra i più dinamici e importanti gruppi bancari a livello nazionale.
L'incontro, in programma mercoledì 28 gennaio alle 20.30 presso la CNA Provinciale, sarà l'occasione per analizzare questi cambiamenti e tracciare le linee di sviluppo per il futuro, anche alla luce del prossimo riassetto delle banche popolari.
Parteciperà al dibattito il presidente di CNA Modena Umberto Venturi.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

Tra 5 giorni inizierà la kermesse parlamentare che porterà a eleggere il nuovo Capo dello Stato. In un momento così critico della nostra storia la scelta del nuovo inquilino del Quirinale dovrà essere guidata da saggezza e responsabilità perché, come ha insegnato "Re Giorgio", questa carica non è propriamente quasi formale ma sostanziale.

di Lamberto Colla - Parma, 25 gennaio 2015 -
Difficile interpretare il mandato di Giorgio Napolitano ma quello che in questi 9 anni di guida del Paese ha insegnato è l'importanza istituzionale della Carica di Presidente della Repubblica. Dopo il carisma di Sandro Pertini, Giorgio Napolitano ha saputo invece interpretare il ruolo con quell'autorevolezza, sconosciuta negli ultimi 50 anni, dimostrando coraggio e grandissime doti di statista.

Esporsi con un giudizio è prematuro anche in forza della crisi in cui il Paese è sprofondato negli ultimi 8 anni.

Una crisi economica talmente pesante da essere riuscita a minare e portare alla luce, in modo marcato, i fattori di criticità che da troppo tempo ribollivano sotto crosta. Una crisi di valori della nostra società che si è perfettamente rispecchiata nelle rappresentanze popolari, sia nello spessore degli uomini e delle donne parlamentari sia nelle competenze, che avrebbero dovuto accompagnare i profili della stragrande maggioranza dei rappresentanti di partito che si sono avvicendati a Montecitorio e in tutti i parlamentini regionali. A tutto ciò va sommato un ricambio generazionale ai vertici della grande industria che, alla pari della politica, non è stata all'altezza dei padri.

Crisi economica, crisi di valori hanno esposto l'Italia alla speculazione finanziaria internazionale trovando terreno fertile per crescere e prosperare con sempre maggiore virulenza come un batterio riesce a fare nell'organismo non curato adeguatamente e con la necessaria tempestività. In questo stato moribondo il medico Napolitano ha dovuto operare in un quadro clinico gravissimo, dotato di strumenti antiquati, avendo in cura un paziente che non aveva per nulla voglia di guarire. Saprofiti e varie colonie di batteri, di per sé non mortali, si sono insediati liberamente e nel loro proliferare esponenziale hanno indebolito, sin quasi allo sfinimento, il paziente ospite.
E' in questo contesto che si è mosso il Presidente Napolitano dimostrando capacità, esperienza giuridica e istituzionale non comuni. Onore quindi all'uomo al quale va il merito di aver avuto il coraggio di prendere in mano il malato sfinito e contagioso.

Ora viene il turno degli altri, uomini e donne di governo, di dimostrare il loro senso di responsabilità e di assumere il coraggio che Napolitano ha dimostrato, affinché non si vanifichi il suo impegno e i sacrifici di 60 milioni di cittadini. Un uomo o una donna che sappia raccogliere e sfruttare pienamente l'opportunità che Mario Draghi è riuscito, testardamente, a fare adottare dal'UE strumenti di finanza non convenzionali sconfiggendo il fronte tedesco e facendo passare, all'unanimità, una politica finanziaria di investimenti allentando, finalmente, il cappio dell'austerità soffocante.

Già perché l'Italiano Mario Draghi non solo è riuscito nell'impresa di conquistare la poltrona più alta dell'Eurotower ma, alla pari di Napolitano, è riuscito a imprimere la sua personalità con coraggio e determinazione ottenendo quello che nessuno avrebbe sperato: l'immissione di liquidità nel circuito europeo.
La stampa di moneta fresca per acquistare titoli di debito dei paesi membri. 1.140 miliardi di euro in scaglioni mensili di 60, che entreranno nel circuito portando ossigeno alle imprese e, auguriamocelo, al lavoro.

Tanti seppure ancora pochi rispetto i 4.500 miliardi di dollari immessi negli ultimi anni dagli Stati Uniti. Un'operazione che ha raggiunto lo scopo e l'economia a stelle e strisce ha ripreso a correre e con essa l'occupazione. I risultati conseguiti dall'economia americana e il progetto di valorizzare la classe media, esposti dal presidente USA nelle scorse ore, sono stati salutati, dai rappresentanti del Congresso, con una standing ovation nonostante la maggioranza, dopo le elezioni di medio termine, sia passata in mano agli oppositori di Obama.

Un comportamento ben diverso da quelli che quotidianamente osserviamo in Italia dove l'opposizione, pura e dura, proviene più dall'interno del partito di maggioranza che dalle opposizioni. Dove mai si riesce a trovare la quadra nemmeno sulle grandi questioni.
Il 30 di gennaio inizieranno le elezioni che porteranno al successore di Napolitano, chissà che la fortuna o l'insperabile buon senso dei grandi elettori, ci consegni nelle mani di un grande leader. Un Capo dello Stato carismatico che abbia le doti necessarie per far tornare il giudizio nei partiti e che il Parlamento torni a essere un luogo di discussione politica e non il pollaio che è oggi. Vogliamo un leader, donna o uomo che sia, capace di riaccendere gli animi degli italiani e il loro orgoglio nazionale.

Gli italiani vogliono risorgere e non insorgere!

Cortile d'Onore del Quirinale - 14 gennaio 2015 - Presidenza della Repubblica

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Umberto Venturi, presidente di CNA Modena interviene sul dibattito in corso rispetto alla proposta del governo di modificare l'attuale sistema di gestione delle banche popolari -

Modena, 22 gennaio 2015 -

"In questi anni di crisi finanziaria, oltre che economica, il sistema delle banche popolari è quello che più di ogni altro ha sostenuto le piccole imprese, in un clima di stretta creditizia generale. Noi crediamo che questo sia il risultato di un attenzione al territorio connaturato a questo tipo di istituti di credito. Ecco perché vediamo con estrema preoccupazione la proposta di modifica delle governance delle banche cooperative". Così Umberto Venturi, presidente di CNA, interviene sul dibattito in corso rispetto alla proposta del governo di modificare l'attuale sistema di gestione delle banche popolari.

"L'approccio del governo sembrerebbe individuare nella forma cooperativa delle piccole banche un disvalore. Non ci pare che sia così, almeno stando all'esperienza di altri paesi, dove il mondo del credito esprime le sue potenzialità in varie forme. E' il caso della Germania, con le sue landesbanke e le sparkasse che operano al fianco dei grandi gruppi, ciascuno con la sua peculiarità giuridica. Peraltro, osserviamo che ciò che è avvenuto sette anni fa, con lo scoppio della bolla finanziaria, non è certo stato causato dalle piccole banche cooperative".
"Un Paese con milioni di piccole imprese e con grandi differenze tra territori - prosegue Venturi - ha sempre più bisogno di una pluralità di soggetti creditizi solidi che abbiano vocazione e interesse a partecipare attivamente allo sviluppo di tutte le sue componenti. Ritengo che le Popolari, così come le abbiamo conosciute sino ad oggi, rappresentino un valore aggiunto importante per il nostro territorio".

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

Quinto appuntamento dell'iniziativa organizzata da UniCredit in stretta collaborazione con l'Ente camerale a sostegno delle aziende del territorio che puntano ad avviare e intensificare il business con l'estero -

Parma, 19 gennaio 2015 –

"Le tecniche di regolamento e finanziamento e le istituzioni nazionali che favoriscono l'export e l'internazionalizzazione". Questo il tema dell'appuntamento che si è svolto il 19 gennaio e ha chiuso il primo ciclo di Export Business School, percorso Master del programma Go International! UniCredit, con focus sull'internazionalizzazione d'impresa che il Gruppo bancario ha organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, coinvolgendo le Pmi del territorio. Obiettivo: offrire agli imprenditori strumenti più analitici e metodologie adeguate per percorrere le strade dell'export in modo efficace e competitivo.

L'Export Business School, avviata lo scorso novembre presso la Sala del Consiglio dell'Ente camerale di Forlì-Cesena, ha proseguito così l'attività di formazione focalizzando l'attenzione su diversi temi, come le tecniche di regolamento e di finanziamento tradizionali, le garanzie nel commercio internazionale e le tecniche di regolamento e di finanziamento innovative. L'attività di formazione che si è svolta nell'arco dell'intera giornata è stata conclusa da un momento di confronto con Alberto Zambianchi, Presidente Camera di Commercio Forlì-Cesena, e Livio Stellati, Responsabile Area Commerciale Romagna di UniCredit.
Soddisfazione tra le oltre trenta imprese romagnole che hanno partecipato all'intero corso, assistendo attivamente alle lezioni, non solo teoriche, ma che hanno incluso anche testimonianze aziendali, scambio di esperienze, ampio dibattito ed un collegamento da Hong-Kong con esperti locali che hanno risposto alle domande dei nostri operatori.

"Il percorso comune che ci ha visto, in questi mesi, a fianco di UniCredit, - dichiara Alberto Zambianchi – e che si è appena concluso, ci ha permesso di essere a fianco delle aziende con un'azione concreta per facilitare l'attività di export e la penetrazione in Paesi diversi. In questi tempi di crisi, occorre che Enti, Istituzioni, organismi diversi mettano in sinergia le risorse per venire incontro alle necessità di chi cerca nuovi mercati per le proprie produzioni; questa iniziativa è pertanto un esempio proficuo di collaborazione che apre verso possibilità di crescita da parte del nostro sistema economico. Sosteniamo tali azioni nell'ottica di una continuità di servizi reali alle imprese."

"Concludiamo così – ha detto Livio Stellati – il primo ciclo di incontri della nostra Export Business School. Un'iniziativa che ancora una volta ci ha visti proattivi a favore delle imprese del territorio, in stretta sinergia con un importantissimo stakeholder locale, la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, con la quale da tempo portiamo avanti progetti formativi e di sviluppo dedicati alle aziende dell'area. Nel corso di questa esperienza, che ha coinvolto numerosi imprenditori romagnoli sul tema dell'export, chiave di volta per il superamento della crisi e il riavvio concreto della produttività, abbiamo messo a disposizione le nostre risorse e le nostre competenze per confermare il nostro ruolo di partner delle imprese, al servizio della crescita dell'economia del territorio".

Per info: www.unicredit.it/it/chisiamo/territori/formazioni-cittadini-e-imprese/go-international.html e www.fc.camcom.gov.it/internazionalizzazione

La Export Business School è il percorso Master di "Go International!: The UniCredit Learning Experience", il programma che offre alle imprese corsi gratuiti su temi legati all'export e alla internazionalizzazione, per sostenerne la crescita sui mercati internazionali. Attraverso la leva della formazione e dell'informazione, Go International! accompagna imprenditori ed export manager in questa importante sfida, aiutandoli a muoversi in modo consapevole sui mercati internazionali. I docenti della Export Business School sono professionisti esperti della specifica materia trattata che portano in aula la propria esperienza, per offrire ai partecipanti un'opportunità di approfondimento e confronto concreta, basata sull'esperienza quotidiana di chi da anni opera nel settore. La didattica della Export Business School è arricchita dalla testimonianza di stakeholder e aziende del territorio, con cui i partecipanti possono confrontarsi per ampliare il proprio patrimonio conoscitivo e massimizzando le opportunità di networking offerte dal format.

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

Domani a Casa Gioia e Sole seminario su pianificazione economico-finanziaria per i trentadue progetti d'impresa che hanno chiesto di partecipare a Imprendocoop -

Modena, 19 gennaio 2015 -

Continua il percorso formativo per i trentadue progetti d'impresa che hanno chiesto di partecipare a Imprendocoop, il progetto che favorisce l'occupazione e l'imprenditorialità ideato da Confcooperative Modena e Fondazione Democenter-Sipe con il patrocinio e sostegno del Comune di Modena ed Emil Banca.

Domani – martedì 20 gennaio – è in programma il quinto seminario; l'appuntamento è dalle 17 alle 19.30 presso la Casa della Gioia e del Sole, in via Mar Mediterraneo 84 a Modena. Si parla di pianificazione economico-finanziaria del progetto e come finanziare un'impresa cooperativa: crowdfunding, finanza agevolata e credito bancario. Sono un centinaio gli aspiranti imprenditori che, partecipando a Imprendocoop, hanno la possibilità di usufruire di un percorso formativo di alto livello, assistenza, consulenza e servizi gratuiti per un anno. Il progetto, partito lo scorso autunno, si sviluppa fino alla primavera 2015. Al termine del percorso è prevista la selezione finale di tre idee d'impresa che saranno premiate con 2.500, 1.500 e 1.000 euro. L'erogazione dei premi e servizi è vincolata alla costituzione di un'impresa in forma cooperativa aderente a Confcooperative Modena.

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative Modena)

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