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Industria a Parma: nel primo trimestre dell'anno segnali negativi per produzione, ordini ed esportazioni. Lieve aumento del fatturato. Migliorano le costruzioni e il commercio ma non l'artigianato. -

Parma, 1 settembre 2015 -

Nei primi tre mesi del 2015 la produzione industriale di Parma è diminuita tendenzialmente dello 0,7%, in peggioramento rispetto al trend, già negativo, dei dodici mesi precedenti. Tutti i settori industriali hanno accusato sofferenze, con l'eccezione delle industrie meccaniche-elettriche e mezzi di trasporto che hanno realizzato una crescita, lieve, dello 0,8%. La produzione è calata soprattutto nelle industrie da 10 a 49 dipendenti (-2,0%) mentre quelle più grandi (da 50 a 499 dipendenti) hanno limitato il calo allo 0,3%. In controtendenza le imprese fino a 9 dipendenti dove la produzione è aumentata dello 0,9%.
Risultati migliori per il fatturato iche nel primo trimestre è cresciuto dello 0,3%. Bene le imprese meccaniche-elettriche e mezzi di trasporto (+4,3%) ma anche, diversamente da quanto accaduto per la produzione, le industrie alimentari (+0,8%). Risultati negativi, invece, per le industrie del legno e del mobile (-4,0%), del trattamento metalli (-2,5%) e per le altre industrie manifatturiere tra cui chimica, carta-stampa-editoria e ceramica (-5,4%).
Battuta d'arresto per le esportazioni. La flessione tendenziale del fatturato estero provinciale è stata dello 0,7%, lieve ma comunque in controtendenza rispetto al trend positivo dei dodici mesi precedenti (+3,7%). Bene invece la Regione Emilia-Romagna dove le esportazioni hanno registrato una crescita tendenziale del 2,5%. Diminuiscono le esportazioni le industrie alimentari, -1,5%, e quelle del trattamento metalli, -5,1%. Andamento positivo per l'industria del legno, +2,5%, e per quelle meccaniche-elettriche e mezzi di trasporto (+2,3%).
Anche gli ordini dall'estero sono scesi dopo due anni di continua crescita, -0,3%. Quasi tutti i settori che esportano hanno accusato diminuzioni degli ordini esteri ad eccezione delle industrie alimentari e del legno e mobile dove la domanda è cresciuta più del 2%.

ARTIGIANATO MANIFATTURIERO
Il primo trimestre 2015 si è chiuso con un bilancio ancora negativo per produzione, fatturato, ordini ed esportazioni. La produzione è diminuita dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, il fatturato ha replicato l'andamento in flessione della produzione (-1,6%) e anche le esportazioni hanno registrato una brusca frenata con un calo del 6,0%, in controtendenza rispetto ai dati tendenziali positivi del 2014 (+2,2%). Negativi anche gli ordini totali con una flessione del 2,5%.

COSTRUZIONI
Finalmente positivi i dati del settore edile, in ripresa dopo un lungo periodo di pesanti cali dell'attività: tra gennaio e marzo il volume d'affari è aumentato del 5,1%, in controtendenza rispetto al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-6,4%). Stesso andamento in Regione dove però la crescita è stata più lieve (+2,1%).

COMMERCIO AL DETTAGLIO
Bene anche il commercio al dettaglio: nel primo trimestre è ripresa la domanda interna e le vendite sono salite del 4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Questa decisa svolta interrompe una recessione che aveva condotto a 7 anni di contrazione delle vendite. L'incremento maggiore riguarda i prodotti non alimentari, +4,4%, ma anche quelli alimentari sono cresciuti del 3%. Decisamente bene le vendite dei prodotti per casa ed elettrodomestici, +7,2%, mentre per abbigliamento e accessori la crescita si ferma al +3,6%. Svolta positiva anche per le vendite al dettaglio degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini che, con una variazione tendenziale del +4,1%, interrompono un trend negativo cominciato nell'estate 2012. I buoni risultati riguardano anche gli esercizi di piccole dimensioni, fino a 5 dipendenti, che mettono a segno un incremento delle vendite del 4.9%.

SISTEMA IMPRENDITORIALE PARMENSE: CONSISTENZA DELLE IMPRESE AL 30 GIUGNO 2015

Nel secondo trimestre 2015 sono nate 651 imprese e ne sono cessate 397. Il saldo positivo di 254 unità ha determinato un tasso di crescita imprenditoriale pari al +0,6%, superiore, sia pure di poco, a quello del secondo trimestre 2014 (+0,3%). Dopo il forte calo registrato a inizio anno il saldo iscrizioni/cessazioni, come solitamente accade, è ritornato positivo, senza però recuperare il calo accusato nei primi tre mesi dell'anno: la consistenza delle imprese al 30 giugno 2015 è infatti inferiore a quella di un anno fa di 248 unità.
Complessivamente, al 30 giugno, le imprese registrate alla Camera di Commercio di Parma sono 46.194, di cui 41.406 attive. Rispetto al primo trimestre dell'anno la loro consistenza è aumentata di 196 unità.

LE FORME GIURIDICHE

Tra aprile e giugno 2015 si sono iscritte al Registro Imprese 182 società di capitale, 52 società di persone, 398 imprese individuali e 19 imprese costituite in "altre forme". Sono invece cessate 54 società di capitale, 31 società di persone, 304 imprese individuali e 8 imprese costituite in "altre forme".
Le società di capitale, il cui peso sullo stock complessivo è pari al 26,4% con 12.189 imprese iscritte, hanno registrato un tasso di crescita ampiamente positivo (+1,1%, generato da una prevalenza delle iscrizioni sulle cessazioni pari a 128 unità). Le società di persone, il cui peso sullo stock complessivo è pari al 19,0% con 8.779 imprese iscritte, hanno messo a punto un tasso di crescita dello 0,2%, generato da un saldo positivo di 21 unità. La crescita delle imprese individuali è stata superiore rispetto a quella del secondo trimestre 2014 (+0,4%, pari a 96 imprese in più). Le imprese individuali, con 23.876 unità, rappresentano il 51,7% del totale provinciale.

I SETTORI DI ATTIVITA'

Nel secondo trimestre 2015 i settori numericamente più rilevanti a livello provinciale hanno avuto nel complesso un andamento positivo. I risultati migliori, in termini assoluti sono stati raggiunti dai settori delle attività di servizi di alloggio e ristorazione, del commercio e dell'agricoltura. L'aumento dello stock è stato rispettivamente pari a 32 per alberghi e ristorazione, 26 unità per le attività commerciali, 21 unità per l'agricoltura e 12 per le attività immobiliari. A seguire i settori delle attività manifatturiere e costruzioni che rimangono sostanzialmente stabili (+3 e -1 unità).

(fonte: ufficio stampa Camera di Commercio Parma)

Lunedì, 31 Agosto 2015 13:17

Gli stranieri spingono l'impresa

Al 30 giugno le imprese attive straniere raggiungono quota 44.054 (il 10,7 per cento del totale). In un anno, aumentano di 1.160 unità, +2,7 per cento. -

Reggio Emilia, 31 agosto 2015 - in allegato scaricabile il documento con le tabelle -

Sono 44.054 le imprese straniere, aumentano di 1.160 unità in un anno (+2,7 per cento). La crescita nazionale è però più rapida (+5,3 per cento). Frena l'aumento delle ditte individuali (+714 unità), ma volano le società di capitale (+15,9 per cento). Crescono i servizi (+1.104 imprese, +5,3 per cento). Lievi incrementi per agricoltura e costruzioni; minimo calo nell'industria.
Prosegue in Emilia-Romagna la crescita della base imprenditoriale straniera, seppur più lenta rispetto a quanto avviene a livello nazionale.
Al 30 giugno le imprese attive straniere raggiungono quota 44.054 (il 10,7 per cento del totale). In un anno, aumentano di 1.160 unità, +2,7 per cento. Gli effetti della crisi economica contengono la loro tendenza a crescere, ma riducono dell'1,3 per cento l'insieme delle altre imprese regionali. In Italia l'aumento è ancora una volta più rapido (+5,3 per cento) e le straniere si avvicinano a quota 488 mila, il 9,5 per cento del totale, a fronte di una diminuzione dello 0,8 per cento delle altre imprese. Questi sono i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio (fonte InfoCamere) elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
Le imprese straniere aumentano in tutte le regioni italiane. La crescita è stata più rapida in Campania (+12,9 per cento) e nel Lazio (+7,7 per cento). L'Emilia-Romagna con il +2,7 per cento è quattordicesima, superata da Lombardia (+5,8 per cento) e Veneto (+4,7 per cento).

La forma giuridica

La componente più cospicua è data innanzitutto dalle ditte individuali (+714 unità, +2,0 per cento), nonostante gli effetti della crisi ne contengano l'aumento. Esse costituiscono l'83,8 per cento delle imprese straniere. Sempre più risulta determinante la rapida crescita delle società di capitale (+436 unità, +15,9 per cento), sostenuta dall'attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata. Questa ha contribuito alla lieve riduzione delle società di persone (-0,2 per cento). Aumentano anche le cooperative e i consorzi (+2,7 per cento).

Settori di attività economica

La tendenza positiva origina sostanzialmente dai servizi (+1.104 imprese, +5,3 per cento). In particolare, l'incremento è determinato soprattutto dall'aumento delle imprese del commercio (+365 unità, +3,4 per cento), nonostante la debolezza dei consumi, e di quelle dei servizi di alloggio e ristorazione (+233 unità, +6,4 per cento), per la quasi totalità realizzato dalla ristorazione. L'aumento è rilevante anche per le imprese delle altre attività di servizi (+13,1 per cento, +170 unità), trainate dai servizi per la persona (+14,4 per cento). Variazioni minime negli altri macro settori, in aumento per agricoltura e costruzioni, lieve in diminuzione nell'industria.

(Fonte: ufficio stampa CCIAA RE)

Ripresa, "I segnali ci sono e vanno colti", dice Renzi. Una ripresa ci sarà pure, diciamo noi, ma nessuno la vede. Più dell'ottimismo occorre una gran dote di fantasia per leggere i segnali positivi. Se poi i dati da interpretare sono quelli del lavoro, dobbiamo aggiungere i dubbi sulla correttezza delle fonti.

di Lamberto Colla - Parma, 30 agosto 2015 -
Renzi: "Abbiamo una cornice complicata, ma la ripresa c'è": "I segnali ci sono e vanno colti".

Sono per caso i dati dell'occupazione che dovrebbero mettere il buonumore, diffusi il 25 agosto e rettificati, nientepopodimeno che dimezzati, il giorno successivo? O forse dovremmo brindare al prossimo aumento dell'aliquota iva (25,5%) che darà il definitivo colpo di grazia ai consumi e alla ripresa economica?

C'è poco da essere ottimisti, le uniche promesse che siamo sicuri verranno mantenute riguarderanno l'imposizione fiscale che, di governo in governo, è sempre cresciuta, fatto salvo il periodo berlusconiano. L'unica condizione che potrebbe fare sfumare l'introduzione automatica relativa all'incremento dell'aliquota iva (introdotta nella legge di stabilità 2015) sarebbe l'attuazione di una drastica riduzione delle spese (spending review) o una forte ripresa economica.

fisco gde

Considerato che i segnali della ripresa sono debolissimi - l'OCSE ha calcolato che nel secondo trimestre il pil dell'Italia è salito di appena lo 0,2% - e che di spending review non se ne sente più parlare da quando Cottarelli se ne è tornato al suo ufficio del FMI in quel di New York, ecco che, non può essere diversamente, la definitiva botta ai consumi e di conseguenza all'occupazione, verrà con gli scatti delle aliquote Iva programmate.
Forse per addolcire la pillola o forse per eccesso di protagonismo, dal palco di CL Renzi è tornato a promettere un riduzione delle tasse e soprattutto l'eliminazione di quelle sulla casa per tutti.

Il tempo di un panino e il Premier è stato prontamente sbugiardato dal ministro Padoan. Così, sempre dal palco del Meeting di Rimini, il ministro, senza ma e senza se, ha richiamato il Premier alla realtà sottolineando che, in merito alla prospettata ipotesi renziana di tagliare le tasse sulla casa per tutti, «per essere credibili bisogna tagliare la spesa».

Una pugnalata alla schiena ma è, purtroppo, la sacrosanta realtà.

Il tempo sta per scadere e la bomba a orologeria sta per esplodere se non verrà disinnescata con la spending review. L'aumento dell'Iva sarà automatico, ossia non saranno necessarie né nuove norme, né decreti, provvedimenti o quant'altro per consentire al governo di valersi di tale clausola di salvaguardia. Clausola di salvaguardia, voluta dall'UE, da applicarsi nel caso in cui non si fosse dato seguito alla revisione della spesa pubblica.

Dunque, se tutto rimarrà così com'è, tra circa 4 mesi scatterà il primo dei tre aumenti programmati. In particolare: dal 10 al 12% nel 2016, al 13% nel 2017 e dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 ed al 25,5% nel 2018.

Tutto questo è certo, scritto, certificato e sottoscritto.
Difficile che nel corso dell'imminente autunno si riesca a pianificare una riduzione di circa 20 miliardi. L'obiettivo complessivo di 32 miliardi (pari al 2% del PIL) avrebbe dovuto completarsi con la ripresa economica e da realizzarsi nel periodo 2014-2016.
Orbene il 2014 è trascorso e il 2015 sta finendo. I consumi stagnano e la ripresa misura 0,2%. Dei tagli alla spesa pubblica non v'è segnale. Il risultato perciò sarà la deflagrazione dell'Iva al 24% dal 1 gennaio 2016.

Sul fronte occupazionale non è che stia andando benissimo nemmeno lì.
Gli effetti delle manovre (alleggerimento della contribuzione, jobs act e il programma Garanzia Giovani) messe in campo dal Ministero del Lavoro stentano a manifestarsi.

I conti non tornano e il Ministero del Lavoro, come sopra anticipato, ha dovuto correggere i dati sul numero dei contratti resi noti il giorno precedente dopo che ad accorgersi dell'errore erano stati "Il Manifesto" e "Repubblica", perché quelli su cessazioni, collaborazioni e apprendistato erano stati calcolati male. In conclusione il numero dei contratti aggiuntivi a tempo indeterminato è stato dimezzato passando da 630.585 a 327.758 rispetto allo stesso periodo del 2014 (gennaio- luglio). Un insieme di valori che comprende anche le stabilizzazioni, favorite dagli sgravi contributivi concessi da gennaio al datore di lavoro che trasforma un contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato.
Non si può negare che un effetto positivo non ci sa stato, ma i numeri sono ancora irrisori.

E non potrebbe essere diversamente considerato che l'occupazione c'è se c'è lavoro e se c'è lavoro c'è consumo.
Invece i consumi stagnano nonostante tutto.
Nonostante che per restare a galla molte famiglie abbiano fatto incetta di ogni catenina, anelli, orecchini sparsi nei cassetti di casa e venduti ai vari "compro oro" e similari cresciuti come funghi in tutta la penisola. Ma anche le medagliette d'oro della cresima sono finite e i gli stessi negozi, sorti sull'onda della crisi, stanno chiudendo. Dei 35.000 che erano nel 2011 sono rimasti circa 20.000 e a detta di Oroitaly, l'associazione nazionale che associa tutta la filiera orafa di alta qualità dagli artigiani, alle piccole e medie imprese del settore, dai grossisti ai negozi di gioielleria, "gli italiani hanno esaurito il loro 'tesoretto - afferma all'Adnkronos Gianni Lepre, segretario generale di Oroitaly - hanno venduto tutto quello che avevano, compresi i gioielli che avevano in casa".

E' un'ulteriore segnale che la difficoltà è distribuita sul territorio e prende sempre più in largo. Ogni intervento attuato oggi dal Goerno sarebbe in ritardo ma meglio di niente; salviamo il salvabile.

Quello che penso è che il conto alla rovescia è quasi al termine e andrà a termine perché le istituzioni sono nella più totale confusione.

La farsa del funerale di Vittorio Casamonica ne è l'emblema.
Con l'isis alle porte fa venire i brividi pensare che un elicottero sia riuscito a sorvolare Roma spargendo petali rossi.

Ma il siparietto più brutto è stato offerto proprio dai vertici delle istituzioni. Un coro di "non siamo stati avvertiti", "non sapevamo" che lascia perplessi sulle loro capacità ma anche sulla dignità di chi rappresenta quelle istituzioni, statali, periferiche e locali che siano.

Finora a farne le spese è stato solo l'elicotterista ma credo che l'elenco dei signori da "decapitare" sia lungo anche se, come è probabile, oltre al commissariamento del Municipio di Ostia non si andrà e l'elicotterista, vista la sua perizia, verrà assunto da qualche corpo speciale.

Caro Renzi, c'è ben poco da brindare!

Pubblicato in Politica Emilia
Venerdì, 28 Agosto 2015 11:00

Il sogno londinese.


A Londra per cercare fortuna. +37% gli italiani che emigrano in Inghilterra per lavorare. Se l'economia tira, tira anche il mercato del lavoro. Sono saliti a 57.000 i connazionali iscritti alla previdenza contro i 42.000 precedenti.

di LGC Parma 28 agosto 2015 -
A riprova del teorema che quando l'economia tira genera occupazione, è quanto sta accadendo nel Regno Unito. nel Paese di Sua Maestà la Regina Elisabetta gli ingressi sono ben superiori al massimo obiettivo che si era concesso il primo ministro britannico. Quella soglia di 100.000 inressi che non si sarebbe dovuta superare annualmente. 

Una medaglia a due facce ovviamente per un'economia dinamica che diventa attrattiva per tutti, non solo per i ben noti benefici fiscali. Da un lato, vi sono i noti problemi di immigrazione clandestina, giunta addirittura a bloccare il traffico veicolare sotto la manica (circa 25.000 i richiedenti asilo), e dall'altra una crescente immigrazione di giovani talenti richiamati sull'isola dalla disponibilità di posti di lavoro specializzati di cui le imprese inglesi hanno sempre più fame.

Al fenomeno sono coinvolti anche gli italiani che nell'ultimo anno, fino a marzo, sono incrementati del 37% e attualmente sono 57.000 quelli registrati all'ufficio di previdenza contro i 42.000 precedenti. Nel complesso quindi sono 330.000, 94.000 in più del periodo precedente, i nuovi immigrati e di questi, come riporta "IlFattoQuotidiano.it", il 61% parte con la sicurezza dell'occupazione.

 

Pubblicato in Lavoro Emilia

Il Coworking come incubatore di start up. Grazie alla condivisione delle postazioni e alla contaminazione di idee nasce Particles, start up reggiana di servizi internet e sicurezza informatica. 

A quasi un anno dalla sua apertura, il primo spazio coworking di Reggio Emilia nato da un progetto di CNA Reggio Emilia ha già dato i primi frutti come incubatore di start up e facilitatore nella creazione di network professionali.

Fabio Ferrari, giovane coworker reggiano, ha dato vita a Particles (www.particles.io), una start up che offre servizi internet alle imprese, dai domini ai servizi in cloud e di sicurezza informatica. "Grazie allo spazio coworking di CNA ho avuto modo di avviare la mia attività senza sostenere costi elevati di partenza. Prima della sua apertura il mio progetto imprenditoriale era in una fase embrionale e a Reggio mancava uno spazio adeguato per svilupparlo. Poi la svolta. Avendo avviato una start up da solo e avvalendomi di collaboratori esterni un ufficio sarebbe stato sovradimensionato. Le postazioni coworking sono una nuova realtà che consentono di fare un percorso indipendente e di poter invitare i propri collaboratori all'interno di uno spazio condiviso".

Con le sue 10 postazioni di lavoro in Largo Giambellino presso il Centro direzionale Il Volo aperte 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, lo spazio COWOCNA, uno dei 118 accreditati nella rete Cowo® sparsi in 67 città italiane, fornisce a professionisti, free lance e imprenditori tutti gli strumenti necessari per far decollare la propria attività, grazie alla condivisione di postazioni di lavoro a prezzi contenuti e locali attrezzati con WiFi, banda larga, dehor, stampanti, sale riunioni, aree ristoro e tutto quello che serve per il "professionista dell'era digitale".

Secondo Fabio Ferrari, coworking è lavorare insieme condividendo spazi e mezzi. Ma non solo. E' un nuovo modo di lavorare collaborando. I coworkers possono scambiarsi servizi. Possono condividere i contatti: l'ingresso in un coworking amplifica istantaneamente il bacino di potenziali clienti. Al suo interno si possono trovare professioni in grado di sviluppare proposte e progetti comuni. I coworking possono diventare spazi per eventi, dove incontrare potenziali clienti e mostrare il proprio lavoro in maniera davvero social.

"È quello che mi è successo – aggiunge il coworker reggiano - collaborando nell'organizzazione di due eventi presso lo spazio cowo di CNA: in questo modo ho conosciuto i ragazzi di B2 Studio, un'agenzia creativa che si occupa dello sviluppo di siti web. Sono stato io stesso ad invitarli a far parte della rete COWO di CNA e grazie alla condivisione dello stesso spazio abbiamo elaborato dei progetti in ambito web sfruttando le nostre diverse competenze: io ho fornito i servizi e loro le conoscenze di web designers consegnando al cliente un prodotto completo".

CNA Reggio Emilia, sempre attenta alle evoluzioni del sistema imprenditoriale e a soddisfare le esigenze degli imprenditori, crede fortemente nel progetto coworking come una nuova modalità di fare impresa, più dinamica e flessibile, sempre più integrata nel mercato globale.

Questa è la vera rivoluzione del coworking: entrare a far parte di una community allargata nella quale si dialoga e si scambiano esperienze di vita e professionali. La relazione viene prima del business e si instaurano rapporti collaborativi e non competitivi. Tutti possono trarre giovamento dalle competenze trasversali degli altri coworkers, arricchendo costantemente le proprie conoscenze e trovando nuove opportunità di crescita per la propria attività.

Per maggiori informazioni e per prenotare le postazioni Rif. Stefano Pavani, Responsabile del progetto COWOCNA, Tel: 348/64.00.793 Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

CNA RE eventi cowocna

I giovani reggiani scommettono sempre più decisamente su se stessi per cercare di superare l'impasse occupazionale e realizzare progetti d'impresa.

In provincia di Reggio Emilia, infatti, nei primi sei mesi del 2015 sono nate ben 644 imprese guidate da "under 35", vale a dire una ogni tre nuove iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Reggio Emilia.

Delle 2.131 iscrizioni effettuate complessivamente fra gennaio e giugno di quest'anno, il 30% riguarda proprio imprese giovanili, e nonostante 312 chiusure rilevate nel semestre, il saldo iscritte-cessate, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi camerale, è stato positivo (+332) portando così a 5.271 le imprese gestite da giovani.

In genere si tratta di imprese di piccolissima dimensione, visto che il 60% ha un unico addetto e un altro 20% si colloca nella classe da 2 a 5 addetti. Le dimensioni e la forma giuridica (nel 78,2% dei casi si tratta di ditte individuali), evidenziano ancora la prevalenza di imprese poco strutturate, anche se vi sono alcuni importanti cambiamenti in atto.

Negli ultimi anni, infatti, si assiste ad una aumento del peso delle società di capitale costituite da "under 35" (attualmente 671), che è passato dal 9,9% del giugno 2013 al 10,8% del 2014 e poi al 12,7% di quest'anno.

In flessione, invece, le società di persone (passate in un anno dall'8,2% al 7,6% del totale), mentre sono pressoché stazionarie le altre forme giuridiche: cooperative (1%), consorzi (0,2%) e altre forme (0,3%).

CCIAA Imprese RE Giovani

Sul piano della ripartizione settoriale, è il terziario il comparto sul quale i giovani hanno scelto di puntare. In un anno sono aumentate del 5% (passando da 418 a 439) le imprese giovanili attive nei servizi di alloggio e ristorazione, sono salite del 13,3% (raggiungendo le 299 unità) quelle presenti nel campo dei servizi alla persona e sono cresciute del 6,7% (arrivando a 716 unità) le aziende che si occupano di servizi alle imprese, con particolare riguardo alle attività ausiliarie dei servizi finanziari; professionali, scientifiche e tecniche; di supporto per le funzioni d'ufficio; produzione di software e consulenza informatica, pubblicità e ricerche di mercato, servizi per edifici e paesaggio.
Molto consistente, anche se in calo del 7,6%, la presenze di imprese giovanili nelle costruzioni, settore nel quale operano quasi 2.000 aziende "under 35" (il 37,1% del totale), mentre solo il 9,6% dei giovani ha deciso di investire nel settore manifatturiero (508 imprese in totale) e il 3,6% in agricoltura (191 unità).

RE ripartizione giovani imprese

(Fonte CCIAA RE)

Mercoledì, 26 Agosto 2015 14:44

Sempre più imprese rosa in Emilia Romagna

Con un leggero aumento dello 0,4 per cento in un anno (299 unità), a fine giugno le imprese femminili sono arrivate a 84.908, il 20,6 per cento del totale. Accelera ancora la crescita delle società di capitale, +6,4 per cento (792 unità). In leggera flessione le ditte individuali; sensibile riduzione per le società di persone. Contrazione in agricoltura e commercio, riduzione nella manifattura, ma la tendenza è positiva in quasi tutti gli altri settori.

In ascesa la componente imprenditoriale femminile in Emilia-Romagna. Al 30 giugno scorso le imprese attive femminili erano 84.908, pari al 20,6 per cento del totale delle imprese regionali, con un leggero incremento rispetto alla stessa data del 2014 (+299 unità, pari allo 0,4 per cento). In Italia le imprese femminili (1.149.780) sono aumentate in misura leggermente più ampia (+0,4 per cento). È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. Le imprese in rosa sono aumentate in una stretta maggioranza delle regioni italiane. L'incremento è stato più rapido in Lombardia (+1,3 per cento), in Trentino-Alto Adige (+1,2 per cento), quindi in Veneto e in Calabria (+1,1 per cento per entrambe). L'Emilia-Romagna è risultata undicesima per crescita.

La forma giuridica L'incremento delle imprese femminili è da attribuire alle società di capitale, che sono aumentate notevolmente (+792 unità, pari a un +6,4 per cento) e sono il 15,9 per cento del totale, grazie anche all'attrattiva normativa delle società a responsabilità limitata. Fanno da contraltare la forte discesa delle società di persone (-325 unità, -2,3 per cento) e la lieve flessione delle ditte individuali (-0,3 per cento, -161 unità). Anche le cooperative e i consorzi fanno registrare una lieve contrazione (-0,5 per cento).

Settori di attività economica Le tendenze non sono omogenee. Prosegue la storica contrazione nell'agricoltura (-191 imprese, -1,4 per cento) e la crisi incide ancora sull'insieme del commercio (-161 unità, -0,7 per cento) e sulla manifattura (-109 unità, -1,4 per cento). Ma la tendenza è positiva in quasi tutti gli altri settori. Si segnalano i servizi di ristorazione (+216 imprese, +2,8 per cento), le attività professionali, scientifiche e tecniche (+111 unità, +3,9 per cento) e, a sorpresa, le costruzioni (+73 unità, 2,4 per cento). Questo dato va letto assieme a quello della forte contrazione delle imprese non femminili delle costruzioni: si può supporre che imprese a titolarità maschile travolte dalla crisi siano state sostituite da imprese femminili.

Imprese femminili attive

 

(Fonte Unioncamere emlia romagna)

 

Pubblicato in Economia Emilia
Mercoledì, 26 Agosto 2015 09:15

Ancora discredito sulla pasta Barilla

Bufale trite e ritrite e già sbufalate dal 2012 che, come il singhiozzo, tornano ciclicamente alla ribalta per gettare nubi oscure sulla Barilla. Questa volta il lancio parte dal profilo facebook Azione di Popolo del 18 agosto scorso e sta diffondendosi in questi giorni.

di Lamberto Colla Parma 26 agosto 2015 -
A chi giova? E' la domanda che occorre porsi quando l'accanimento mediatico, convenzionale o social, contro quella o quell'altra azienda si scatena senza alcuna apparente motivazione. Certamente non al buon nome conquistato da Barilla sin dal 1910 quando divenne una vera a propria industria (anno di fondazione 1877), non ai lavoratori fieri di servire un marchio forte e nostrano, tantomeno ai consumatori che sulla qualità e sicurezza alimentare fondano buona parte della decisione d'acquisto.

Abbiamo levato gli scudi in difesa della Ferrero quando, nel giugno scorso, venne tirata in ballo addirittura dalla Ministra per l'Ecologia Francese, ex moglie dell'attuale Presidente, Ségolène Royal, che invitava a non mangiare la "Nutella" perché a suo dire «Contiene l'olio di palma che è corresponsabile della deforestazione». In quell'occasione persino l'insospettabile Greenpeace intervenne a difesa della multinazionale italiana dichiarando che "Ferrero, il produttore della Nutella, è uno dei gruppi più all'avanguardia in termini di sostenibilità per quanto riguarda l'approvvigionamento di olio di palma". Scuse presentate dalla Ministra Francese e nell'arco di 5 giorni l'incidente si chiuse e il consumatore si poté tranquillizzare.

Diverso invece il caso di Barilla che, ormai da diversi anni entra nel tritacarne delle bufale via social in grado di diffondersi pericolosamente come un virus andando a infettare le convinzioni dei consumatori.

Il contenuto, con qualche variante, è sempre lo stesso e fa leva su due elementi emozionalmente coinvolgenti: la proprietà non più italiana e, quel che è peggio, la pericolosità dei prodotti per inquinamento da micotessine e OGM. Elementi questi ben conditi da incomplete e fuorvianti informazioni di natura tecnica e falsamente firmate da una ipotetica docente universitaria piemontese, la quale poi ha smentito e controfirmato un comunicato congiunto con Barilla.

Post viralizzato2

Il piatto è pronto per i boccaloni del web pronti a bersi ogni cosa, ancor più se ben romanzata, impazienti di viralizzarla fieri di avere fatto una "scoperta omessa" dai grandi media convenzionali (quotidiani e TV).

La questione era già stata "sbufalata" nel 2012 e poi ancora una volta nel 2014 ma ora torna a galla nella medesima forma e con analoghi contenuti.

Comunicato-congiunto-barilla-icardi 20121116

Non mi dilungherò a illustrare la sequenza di errori e di falsità contenuti nel post che potrete invece, e lo consiglio vivamente, apprendere collegandovi al sito di "Bufale un tanto al chilo" ma portando la mia diretta testimonianza sulla serietà e attenzione alla sicurezza alimentare di "Barilla".

Premetto che non ho interessi personali seppure, come è ovvio essendo parmigiano, abbia diversi amici che lavorano per l'azienda ma, avendo lavorato ai vertici di una grande impresa che cedeva il grano duro dei propri associati alla Barilla, ho potuto verificare di persona la struttura e l'impostazione tecnica atta a garantire la qualità e la sicurezza delle materie prime in entrata e dei prodotti finiti in uscita.
Sistemi tecnici all'avanguardia, procedure rigorose e alto tasso di professionalità degli operatori addetti al complesso processo di lavorazione rappresentano la vera garanzia per i consumatori.

Credo che la sua leadership Barilla l'abbia conquistata non solo per le sue memorabili campagne pubblicitarie ma soprattutto per la qualità dei prodotti.

La pasta può piacere o non piacere, ma questo non è un buon motivo per infangare un'impresa e mettere a rischio migliaia di lavoratrici e lavoratori fieri e fedeli di appartenere a un Gruppo importante, guidato da una famiglia che, a partire dal compianto Pietro, ha sempre tenuto al centro delle proprie attenzioni i propri dipendenti, ovvero il capitale umano indispensabile per ottenere il successo.

Ragioni queste che valgono per Barilla e per tutte le altre imprese e che dovrebbero essere prese in considerazione da tutti gli internauti prima di schiacciare il tasto "condividi" diventando, di fatto, complici di una campagna denigratoria.

Non tutto quello che è presente su WEB è vero. Basterebbe spendere qualche minuto in più, proseguire nella navigazione, acquisire altre informazioni e forse ci si potrà avvicinare alla verità spesso frantumata in tanti e celati anfratti dell'immenso e democratico mondo del web.

 

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Martedì, 25 Agosto 2015 16:08

Un brindisi al turismo emiliano romagnolo

RIMINI, 25 agosto 2015 - Un brindisi al turismo dell'Emilia Romagna. Lo hanno fatto oggi, davanti allo stand dell'Emilia Romagna al Meeting di Rimini, il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini che lo ha accompagnato alla scoperta delle eccellenze turistiche ed enogastronomiche emiliano romagnole.

Presenti al brindisi anche gli assessori regionali al Turismo Andrea Corsini, ai Trasporti Raffaele Donini, al Bilancio Emma Petitti, la presidente di Apt Servizi Emilia Romagna Liviana Zanetti e il sindaco di Rimini Andrea Gnassi.

Per l'occasione, lo chef stellato Paolo Teverini, ha preparato uno street food con baccalà mantecato, misticanza e mandorle tostate accompagnato da Lambrusco Rosé di Bomporto di Modena.

La presenza dell'Emilia Romagna al Meeting di Rimini rilancia tutte le iniziative collegate al Progetto "Via Emilia-Experience The Italian Lifestyle" e alla presenza regionale all'Expo di Milano.

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Dall'8 agosto tutta l'Emilia Romagna - la regione italiana con il maggior numero di prodotti DOP e IGP, ben 41 in totale - è interessata dal cartellone-eventi del progetto "Emilia Romagna verso l'Expo" (reso possibile grazie alla collaborazione dell'associazione "CheftoChef emiliaromagnacuochi", la Regione Emilia Romagna e Apt Servizi, Slow Food ER e gli enti territoriali regionali) che consentirà di gustare e scoprire il territorio lungo tre direttrici: la via Emilia, la via d'acqua del mare Adriatico e del Fiume Po, e l'Alta via dei Parchi.
Fino al 31 ottobre l'Emilia Romagna è protagonista all'Expo di Milano dove, nella Piazzetta sul Cardo, propone una serie di eventi che culmineranno (dal 18 al 24 settembre) nella Settimana di protagonismo della regione dove, l'appuntamento principale, sarà (il 22 e 23 settembre) il "World food research and innovation forum". Questo evento - promosso da Regione e Aster (il consorzio regionale per l'innovazione e la ricerca industriale) - ha l'obiettivo di costruire in Emilia Romagna, per l'Italia e l'Unione Europea, una piattaforma internazionale permanente per affrontare e discutere le sfide del futuro dell'alimentazione.

In un breve dialogo con il presidente Renzi la presidente di Apt Servizi Liviana Zanetti ha anche illustrato i progetti di cooperazione turistica in atto tra Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche per l'iniziativa interregionale "Terre di Piero della Francesca" che vede coinvolti anche sei comuni (Rimini, Urbino, Sansepolcro, Monterchi, Arezzo, Perugia).

Domenica, 23 Agosto 2015 12:14

Il profumo della monnezza

Rifiuti: gestione del servizio sempre più oneroso e sempre meno efficiente. Gli italiani schiavi di sacchetti colorati e orari di consegna. Al disagio di un sempre più sofisticato ciclo casalingo di separazione il premio è un buon salasso.

di Lamberto Colla - Parma, 23 agosto 2015 -
Il vasetto dello yogurt deve essere lavato prima di riporlo nello speciale contenitore di raccolta della plastica, bisogna ricordare che la confezione delle merendine, almeno per la maggior parte, deve essere collocata nel recipiente della carta mentre è un po' più complicato smaltire le cartucce della stampante in quanto rifiuto speciale vanno riconsegnate al negoziante o portata all'isola ecologica attrezzata. E poi il vetro, le plastiche e l'umido.

Ormai la gestione dei rifiuti casalinghi è diventata una specialità familiare a metà tra la logistica e la chimica.
La tradizionale pattumiera posta sotto il lavabo è roba da preistoria. Adesso occorrerebbe una stanza dedicata alla separazione dei rifiuti. E fin qui ci si può arrivare, più sfiancante invece il doversi ricordare le giornate e gli orari di consegna dell'uno o dell'altro prodotto della separazione e guai a sbagliare, si rischia pure la multa.

E pensare che quando la raccolta differenziata venne promossa venne anche promessa una sensibile riduzione di costi a fronte del maggior onere richiesto al cittadino e il sensibile miglioramento delle performance delle aziende municipalizzate.

La solita fregatura.

Invece di diminuire le tariffe sono aumentate così come è notevolmente aumentato l'onere della gestione casalinga sia per quanto riguarda il tasso di specializzazione richiesto per la selezione sia per quanto concerne lo spazio che deve essere dedicato alla "differenziata". Per chi ha la fortuna di vivere in campagna un luogo isolato e nascosto alla vista e alle narici riesce a metterlo a disposizione, ma per chi vive in città la cosa si fa più complicata se non si ha la fortuna di avere un balcone.
E poi c'è la schiavitù dei tassativi orari di consegna calendariati dal lunedì alla domenica a seconda della categoria di rifiuto da consegnare.
Italiani diligenti come sempre, amanti dell'ambiente e sognatori di un mondo più pulito, primeggiano in coscienza civica ma subiscono l'ennesima fregatura.

La sensazione ormai ampiamente diffusa di essere oppressi e tartassati dalla gestione dei rifiuti è stata confermata dalla CGIA di Mestre, la potente organizzazione degli artigiani veneti specializzata nelle indagini socio economiche.

Mentre a Parma, nelle stesse ore, si è scatenata la protesta sulla raccolta "Porta a Porta" dando vita anche a una petizione web "Parma non è una discarica" che, nel corso delle prime 48 ore aveva già raccolto ben 800 adesioni mentre, al contrario, il Sindaco pentastellato Federico Pizzarotti, la proponeva come modello nazionale al premier Renzi, la CGIA di Mestre se ne usciva con la fotografia del Paese dei rifiuti che, manco a dirlo, è sempre più pesantemente onerosa per il cittadino mentre è una gallina dalle uova d'oro per le municipalità, sempre più in difficoltà per i tagli imposti dalla amministrazione centrale.

Termovalorizzatore di Parma

Un pozzo d'oro per i gestori e un salasso costante per il cittadino.
Tra il 2010 e il 2015, fa notare l'Ufficio studi della CGIA, una famiglia con 4 componenti che vive in un casa da 120 mq ha subito un aumento del prelievo relativo all'asporto rifiuti del 25,5 per cento, pari, in termini assoluti, ad un aggravio di ben 75 euro. Quest'anno dovrà versare al proprio Comune ben 368 euro di Tari. Un'altra di 3 componenti, che abita in un appartamento da 100 mq, ha subito un aumento del 23,5 per cento (+57 euro). Nel 2015 dovrà versare quasi 300 euro. Un nucleo di 3 persone che risiede in un'abitazione da 80 mq, invece, ha dovuto pagare il 18,2 per cento in più (+35 euro). In questo caso, l'importo complessivo che dovrà pagare per i rifiuti sarà pari a poco più di 227 euro.

Prelievo famiglie


Per le attività economiche, le cose sono andate anche peggio. Nonostante la forte riduzione del giro d'affari, ristoranti, pizzerie e pub con una superficie di 200 mq hanno subito un incremento medio del prelievo del 47,4 per cento, pari, in termini assoluti, a +1.414 euro. Un negozio di ortofrutta di 70 mq, invece, ha registrato un incremento del 42 per cento (+ 560 euro), mentre un bar di 60 mq ha dovuto versare il 35,2 per cento in più, pari ad un aggravio di 272 euro. Più contenuto, ma altrettanto pesante, l'aumento subito dal titolare di un negozio di parrucchiere (+23,2 per cento), dai proprietari degli alberghi (+17 per cento) e da un carrozziere (+15,8 per cento).

Prelievo Attivita economiche

Questi risultati, sottolinea la CGIA, sono stati ottenuti dopo aver preso in esame le tariffe sui rifiuti applicate alle famiglie e alle imprese nei principali Comuni capoluogo di regione.

Con l'introduzione della Tari, è stato ulteriormente confermato il principio che il costo del servizio in capo all'azienda che raccoglie i rifiuti dev'essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento della tassa. E il problema, purtroppo, sta proprio qui. Segnala Paolo Zabeo della CGIA:
"Queste aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati. Proprio per evitare che il costo delle inefficienze gestionali vengano scaricate sui cittadini, la legge di Stabilità del 2014 ha ancorato, dal 2016, la determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard. Grazie all'applicazione di questa nuova modalità, è probabile che dall'anno prossimo la tassa sui rifiuti diminuisca".

Produzione rifiuti

Sebbene in questi ultimi anni il costo economico sulle famiglie sia decisamente aumentato, dall'inizio della crisi ad oggi la produzione dei rifiuti urbani ha subito una forte contrazione. Se nel 2007 ogni cittadino italiano ne "produceva" quasi 557 kg, nel 2013 (ultimo dato disponibile) la quantità è scesa a poco più di 491 Kg per abitante. "In buona sostanza – conclude Zabeo - nonostante abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento degli stessi ci sono costati di più".


In conclusione, con l'aumento del tasso di raccolta differenziata si è assistito a una impennata delle tariffe e delle imposte, un aumento del disagio familiare a fronte di un cospicuo arretramento sia della massa di rifiuti da smaltire sia della qualità del servizio.

In sintesi il risultato ottenuto è perfettamente il contrario di quanto vorrebbero logica e principi economici.

I soliti miracoli italiani.

Pubblicato in Politica Emilia
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