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Martedì, 05 Gennaio 2016 11:10

Il capodanno si è portato via l'azienda

Ancora una volta il rientro dalle vacanze si trasforma in un incubo per i lavoratori. L'ultimo in ordine temporale è il caso della cooperativa Carpigiana. Alla riapertura i lavoratori hanno trovato i cancelli chiusi e l'azienda svuotata dei macchinari.

di Redazione Modena 5 gennaio 2016 - 
Era già accaduto in almeno altre tre circostanze ma in quei casi furono le vacanze estive a lasciare un brutto ricordo. Prima furono la Firem di Formigine e la Dometic di Rimini alle quali seguì la Italia Alimentari Spa di Palliano del Gruppo Cremonini, colosso alimentare con sede a Busseto (PR).

Due anni e mezzo dopo invece è appunto il caso della Cooperativa Carpigiana a salire agli onori della cronaca e a lasciare basiti i 38 lavoratori che, al rientro delle festività natalizie, hanno trovato i cancelli chiusi, l'azienda completamente svuotata e un ingente schieramento di carabinieri e Digos a presidio del sito produttivo.

Il Comunicato FIOM CGIL 4 gennaio 2016
LA CARPIGIANA: I LAVORATORI TROVANO I CANCELLI CHIUSI

Stamattina, al rientro al lavoro dopo le feste natalizie, i 38 lavoratori della cooperativa La Carpigiana si sono trovati con l'azienda completamente svuotata del materiale di lavorazione restituito alla ditta CBM in qualità di committente unica, i cancelli chiusi e un ingente schieramento di carabinieri e Digos a presidiare il capannone. L'atto unilaterale assunto dai vertici della cooperativa di accelerare gli esiti della liquidazione coatta mentre si era avviato un tavolo di trattativa rende il gesto ancor più grave ed inaccettabile. Da stamattina 38 lavoratori si trovano in mezzo ad una strada.
La Fiom-Cgil nel proclamare lo stato di agitazione delle maestranze chiede la riapertura immediata dell'azienda, l'intervento immediato delle istituzioni, in particolare della Provincia, per ricercare una soluzione condivisa per tutti i lavoratori.
Fiom CGIL Modena
(foto repertorio da Sito CGIL-Fiom)

Pubblicato in Economia Modena
Martedì, 05 Gennaio 2016 09:15

Ferrari debutta sulla borsa italiana

La borsa di Milano da il benvenuto al marchio di lusso forse più famoso al mondo. Ferrari tiene nel giorno più nero che rosso delle borse europee. La leggenda di una casa automobilistica e di una piccola Scuderia.

di Matteo Landi 5 gennaio 2016 - Un avvio in pompa magna che ricorda per certi versi quello dello scorso 21 ottobre a Wall Street.

La facciata del palazzo della borsa di Milano si tinge di rosso con bolidi in bella mostra ad evidenziare l'evento del giorno: la quotazione Ferrari presso la borsa italiana. Marchionne, John Elkann, Amedeo Felisa ed il figlio del Drake, Piero Ferrari, aprono le contrattazioni che sanciscono lo scorporo di Ferrari da Fca, la fine di un matrimonio celebrato nel 1969. Alla presenza del Presidente del consiglio Matteo Renzi che ha dato il benvenuto della borsa italiana al marchio italiano forse più famoso nel mondo.

L'avvio, nei numeri, è risultato ben distante dal debutto americano. La giornata più nera che rossa della borsa italiana ha trascinato subito verso il basso il valore delle azioni Ferrari: dopo l'apertura a 43 euro è sceso sotto la soglia dei 42 per poi chiudere a 43,67 a fronte di una perdita del quasi 5 % per Fca.

Un avvio difficile, anche se tuttavia visto il pessimo andamento delle borse europee si può dire che Ferrari abbia retto il colpo. Intanto in America le azioni che il 21 ottobre avevano persino toccato i 60 dollari adesso oscillano fra i 46 ed i 48. Per Ferrari la strada è ancora lunga, ma il grande passo è stato fatto. Una storia di emozioni che adesso si fa di numeri.

La leggenda di un casa automobilistica e di una piccola Scuderia che prima di far correre auto proprie portava in pista vetture Alfa Romeo. Quando nel 1951 Gonzales detto El Cabezon vinse il primo gran premio di Formula 1 della storia della Scuderia di Maranello, battendo l'intera squadra Alfa Romeo, ad Enzo Ferrari sembrò di aver ucciso sua madre. Oggi la Ferrari si separa ancora, stavolta da Fiat. Una storia più di numeri che di emozioni, il naturale passaggio per un'entità che adesso si fa grande, in attesa di tornare ad esserlo anche sulle piste del mondiale di F1 come auspicato dal Presidente Marchionne, già dal prossimo 20 marzo in Australia.

 

Pubblicato in Economia Emilia

Un lieve calo (-0,7 per cento) nel terzo trimestre 2015. La ripresa dei consumi non si manifesta in un aumento delle vendite per le piccole e medie strutture. Tendenza negativa per il dettaglio specializzato, mentre iper, super e grandi magazzini hanno incrementato le vendite. Più società di capitale, ma meno imprese del settore (-0,8 per cento): sono 47.091 imprese del dettaglio.

Bologna, 4 gennaio 2016 -

L'andamento complessivo

Partono domani in tutta l'Emilia-Romagna i saldi invernali. Per un numero crescente di consumatori le vendite di fine stagione rappresentano una occasione di acquisto a prezzi convenienti e potranno contribuire a far risalire i consumi. Nel terzo trimestre 2015 infatti, le vendite a prezzi correnti hanno accusato una leggera flessione (0,7 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2014 per gli esercizi al dettaglio in sede fissa dell'Emilia-Romagna. La ripartenza dei consumi non si è ancora manifestata in un aumento delle vendite per le piccole e medie strutture. Nel complesso si mantengono stabili i giudizi sull'eccedenza delle giacenze. Grazie alla stagionalità, è atteso un sensibile miglioramento delle vendite nel quarto trimestre. Queste indicazioni emergono dai dati della indagine congiunturale sul commercio al dettaglio realizzata in collaborazione tra Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna.

Le tipologie del dettaglio

La disomogeneità dei risultati nel trimestre è evidente. La tendenza negativa ha interessato il dettaglio specializzato, sia quello in prodotti alimentari, che ha perso l'1,9 per cento, sia quello non alimentare, con vendite in calo dell'1,0 per cento. Al contrario la tendenza si è invertita per iper, super e grandi magazzini, che hanno realizzato un incremento delle vendite dell'1,3 per cento. I giudizi sull'eccedenza delle giacenze peggiorano per il dettaglio specializzato, ma migliorano per iper, super e grandi magazzini.
Le attese di miglioramento delle vendite del dettaglio specializzato nel quarto trimestre sono più contenute rispetto a quelle sensibilmente più forti di iper, super e grandi magazzini.

CCIAA RER tab1

La dimensione delle imprese

L'andamento delle vendite è risultato correlato con la dimensione aziendale, con un effetto soglia. La flessione è stata più ampia per la piccola distribuzione, da 1 a 5 addetti, -2,5 per cento , e più contenuta per le medie imprese, da 6 a 19 addetti, -1,1 per cento. Al contrario, le imprese maggiori, da 20 addetti in poi, hanno ottenuto un buon aumento delle vendite (+1,5 per cento). L'andamento è analogo anche per i giudizi sull'eccedenza delle giacenze, che peggiorano lievemente per la piccola e la media distribuzione, ma migliorano leggermente per le imprese maggiori. Le attese di un miglioramento delle vendite nel quarto trimestre sono diffuse in ogni classe dimensionale, ma le piccole imprese appaiono molto più incerte, mentre le valutazioni positive sono più diffuse tra quelle medie e sono decisamente prevalenti tra le strutture maggiori.

CCIAA RER tab2

Il Registro delle imprese

Continua a ridursi la base imprenditoriale. A fine trimestre erano attive 47.091 imprese del dettaglio, lo 0,8 per cento in meno (358 unità) rispetto a un anno prima. La tendenza a livello nazionale è risultata invece lievemente positiva (+0,1 per cento). Grazie anche all'attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata, crescono rapidamente le società di capitale (+3,9 per cento, +155 unità) e all'opposto, si riducono le società di persone (-244 unità). Su queste ultime e sulle ditte individuali (-267 unità) gravano gli effetti della crisi e della restrizione del credito.

PR Viale matteotti negozi chiusi1

(Fonte Union Camere Emilia Romagna 4 gennaio 2016)

Aria (fritta), dopo le rotatorie i semafori intelligenti. Cereali in confusione. Export e la nuova frontiera vietnamita. Volano i consumi di Parmigiano Reggiano. Preoccupazioni per El Niño, i primi segnali in Gran Bretagna.

(in allegato il formato pdf scaricabile)

SOMMARIO Anno 14 - n° 53 03 gennaio 2016

1.1 editoriale Aria (fritta). Dopo le rotatorie torneranno di moda i semafori intelligenti
3.1 cereali Cereali. Fine d'anno in confusione
4.1 Buon anno 2016! Auguri di BUON ANNO
5.1 export Vietnam, una nuova frontiera per la filiera agroalimentare
5.2 mercati Parmigiano Reggiano: i consumi volano
6.1 clima El Niño, e le inquietanti analogie col 1998
7.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 53 2015 COP

"Food Factory" progetto Destinazione Vietnam II. Ultimi giorni per le iscrizioni alla missione di febbraio-marzo. Le imprese interessate a partecipare dovranno inviare la scheda di adesione e il profilo aziendale ai riferimenti indicati entro venerdì 15 gennaio 2016.

Reggio Emilia 30 dicembre 2015 - Il Vietnam, mercato di 90 milioni di abitanti in rapida crescita anche grazie ai redditi in aumento di una emergente classe media, ha fame di prodotti agroalimentari stranieri, in particolare italiani di qualità.
Da parte sua è un esportatore di prodotti agricoli e della pesca, ma la sua filiera agroalimentare ha bisogno di tecnologie e investimenti in macchinari, catena del freddo, impianti di packaging che le aziende italiane sono in grado di fornire.

Nasce su queste basi il progetto "Destinazione Vietnam II per le imprese emiliano-romagnole: Foodfactory". L'iniziativa è dedicata alle regionali del settore agroindustriale, in particolare produttori di macchinari e attrezzature per l'agricoltura; macchine per confezionamento, lavorazione e conservazione delle bevande e degli alimenti; prodotti agroalimentari a qualità certificata, DOP, IGP, Bio e vini con priorità da vitigni autoctoni.

Nell'ambito del progetto, è in programma una missione outgoing imprenditoriale a Ho Chi Minh City e Hanoi dal 29 febbraio al 4 marzo 2016 rivolta alle imprese emiliano-romagnole operanti nel settore agroindustria e packaging (macchinari ed attrezzature per l'agricoltura, macchine per il confezionamento, la lavorazione e la conservazione degli alimenti) interessate a sviluppare nuove partnership commerciali e produttive sul mercato vietnamita.

La missione prevede l'organizzazione di un'agenda personalizzata di incontri B2B e visite d'affari con operatori vietnamiti selezionati sulla base delle esigenze delle imprese partecipanti.
Oltre agli incontri è prevista la visita alla fiera dedicata al settore del confezionamento e imballaggio "ProPak Vietnam" www.propakvietnam.com, dove ICE organizza una collettiva italiana.

Le imprese interessate a partecipare dovranno inviare la scheda di adesione e il profilo aziendale ai riferimenti indicati entro venerdì 15 gennaio 2016.

La quota di partecipazione è di 200,00 € + IVA per ciascuna tappa (400,00 € + IVA per entrambe le tappe). Per saperne di più, consultare i siti www.promecmodena.it - www.expomo.com e www.ucer.camcom.it

Per informazioni: Barbara Bisi Promec Promozione Internazionale tel. 059 208269 e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

(immagine Roof tile detail, Hue di AJ Oswald)

Domenica, 27 Dicembre 2015 12:13

Equitalia, dalla parte del cittadino. O no?

Rivoluzione in casa Equitalia. Non verranno consegnate cartelle esattoriali sino all'epifania. Poi tutto tornerà come prima, compresi gli errori.

di Lamberto Colla Parma, 27 dicembre 2015.
Una tregua è il termine più utilizzato dai giornali nazionali per informare della sensazionale novità introdotta da Equitalia, prima volta dopo 10 anni di vita dell'azienda partecipata dall'Agenzia delle entrate e dall'INPS.
Non verranno consegnate le cartelle esattoriali dal 24 dicembre al 6 gennaio salvo i casi inderogabili.

Il nuovo corso di Equitalia voluto dall'ad Ernesto Maria Ruffini passa anche da queste grandi concessioni riconosciute al popolo più tartassato e vessato d'Europa.
Non importa se tra le circa 30 milioni di cartelle esattoriali, un gran numero non siano congrue, corrette e eque, bensì conta che lo Stato introiti. Che si introiti dall'evasore o dall'ingiustamente vessato e distratto non importa, perché del cittadino comune non importa nulla a nessuno, specie allo Stato.

Ed Equitalia altro non è che il braccio armato di uno Stato incapace di avere un rapporto sano con il proprio cittadino.

Lo si vorrebbe invece addirittura felice di essere vittima del proprio carnefice senza alcun impegno e spesa. Sottomessi e felici di esserli solo ascoltando le soavi parole delle sirene al soldo dei governi.

"Equitalia vuole essere dalla parte degli italiani, non contro". Così ha commentato l'Ad di Equitalia annunciando la "tregua di Natale" e proseguendo con "la sospensione è un atto di attenzione verso imprese e famiglie con cui stringere un nuovo patto perché il recupero dei crediti e dell'evasione sono fondamentali, così come lo è poter avere gli italiani al proprio fianco".

Ma di quale patto sta parlando? Il patto l'avrà certamente sottoscritto con il Governo proponendosi di raccogliere, per suo conto, 8 miliardi di euro nel 2015 contro i 7,5 dell'anno precedente. Un mero obiettivo matematico realizzato con la strategia tipica della probabilità: Sparare nel mucchio.

E i fatti continuamente confermano questa ipotesi. Tant'è che, ancora nella prima quindicina di dicembre, le cartelle di Equitalia inviate, pur dando per certo che fossero corrette nei dati essenziali e che il credito fosse realmente da riscuotere, non contemplavano il tasso di interesse applicato né tantomeno le modalità di calcolo dell'interesse applicato, in barba alle norme e in barba al corretto rapporto che dovrebbe esistere tra cliente e consumatore e tra Stato (o suo strumenti delegato) e cittadino.

Il lupo si traveste d'agnello per catturarci utilizzando demagogia e fumo negli occhi. Concessioni offerte con la mano sinistra e al contempo la mano destra è già pronta a mungere con gli interessi.

L'attenzione, complici i "media nazionali", viene costantemente concentrata sulle tasse dirette; Imu si o imu no, e mai sulle tasse indirette, l'Iva che si somma alle accise sui carburanti ad esempio, un'imposta che tassa la tassa e che contribuisce a regalarci il prezzo del carburante più alto d'Europa, un primato che stanno architettando di mantenere e consolidare per garantirsi un gettito fiscale, questo sì, miliardario, altro che IMU sulla prima casa!

Ed ora ponete bene attenzione ai passaggi che seguono.
Petrolio Prezzo 5anniOggi il Petrolio WTI costa circa 38 $/barile (aveva toccato anche i 34,40 $/barile all'inizio di settimana) contro i 140-150€/barile di pochi anni fa. Ciononostante il prezzo del carburante non si è abbattuto nella medesima proporzione.
La risposta che viene prontamente data è che è per effetto delle Accise (valore circa 6 centesimi e dall'Iva (ricordo che tra l'altro l'imposta sul valore aggiunto viene calcolata anche sul valore delle accise) e perciò il prezzo alla pompa non può diminuire con la proporzione sperata (la Cgia di Mestre ha verificato che rispetto al 2008, quando il petrolio costava 41$/bar., il prezzo alla pompa attuale è superiore del 30%.)

Vogliamo scommettere che quando il petrolio tornerà a salire (il tetto dei 100$/barile è la quota di valore che andrebbe bene a tutti gli operatori mondiali) il prezzo alla pompa si aggiornerà in tempo reale e senza alcun tentennamento?

E, dopo le solite richieste di chiarimenti da parte dei movimenti dei consumatori, la risposta sarà sempre la stessa: adeguamento indispensabile al prezzo della materia prima, il petrolio.

Saranno perciò nuovi record per i carburanti e salassi per gli automobilisti costretti ormai a fare uso dell'automobile per qualsiasi tipo di trasferta, lavoro, approvvigionamenti e diletto.

E così via in questa spirale senza fine che vede il cittadino al centro delle attenzioni di ...
... INC.COOL.8

(In galleria immagini i grafici di: Pression fiscale UE, Prezzo petrolio 5 anni e scomposizione prezo gasolio tra costi industriali, accise e iva e infine prezzo alla pompa)

Gasolio Medie mensili 2015

Pubblicato in Politica Emilia

Grazie all'accordo strategico siglato tra queste due importanti realtà dell'ortofrutta Valfrutta Fresco e Colle d'Oro propongono i pomodrini siciliani con una confezione originale e festosa. Sono i coloratissimi e saporitissimi Deliziorti, coltivati in un'area particolarmente fertile della Sicilia tra le province di Ragusa e Siracusa.

Bologna,  Dicembre 2015. Importanti novità nel panorama ortofrutticolo nazionale con l'accordo strategico siglato in questi giorni tra Valfrutta Fresco e Colle d'Oro.
La società che detiene il marchio più noto e prestigioso del mercato italiano dell'ortofrutta e l'azienda siciliana di Ispica (RG) specializzata nella produzione di ortaggi, in serra e in pieno campo, hanno raggiunto un'intesa per la commercializzazione dei Deliziorti.

"Si tratta di una ricca gamma di pomodorini coltivati (in maniera ecosostenibile con le migliori tecniche rispettose dell'ambiente e dei lavoratori) in una zona particolarmente vocata della Sicilia, tra le province di Ragusa e Siracusa, dove i terreni sono molto fertili e il sole caldissimo e la vicinanza del mare regalano caratteristiche organolettiche eccezionali" – dichiara Carmelo Calabrese, direttore commerciale di Colle d'Oro.

Prodotti speciali, destinati ai gourmet di tutto il mondo, i profumatissimi pomodorini Deliziorti offrono una fantasia davvero ampia e interessante per colori e sapori. La gamma proposta spazia infatti dall'agrodolce Cherry Lemon (di colore giallo) al profumo di limone siciliano al rosso Delirio, dolce e inebriante, dal Dolcenero, scuro e misteriosamente dolce, al Dulcemiel, verde e dolcissimo, ideale per snack e insalate. Infine, il pomodorino Goloso, croccante e gustoso; caratterizzato da un attraente colore arancione, è dolce e zuccherino e si può utilizzare come snack o per preparare antipasti sfiziosi.

"Questi pomodorini arricchiscono ulteriormente la linea di ortofrutticoli freschi di alta qualità, sempre buoni e rigorosamente prodotti in Italia 'firmati' da Valfrutta Fresco" – dichiara il direttore commerciale Stefano Soli. "Grazie alle ottime caratteristiche organolettiche ed agli elevati standard qualitativi dei suoi prodotti, garantiti da numerose certificazioni quali GlobalGAP, Bio, Tesco Nurture, ecc, Colle d'Oro costituisce quindi un partner ideale per la nostra società". Nata nel 1974 come azienda agricola e oggi Organizzazione di produttori, Colle d'Oro è una delle più importanti realtà del settore orticolo siciliano e conta circa 450 dipendenti.

Coltivati su una superficie di 1.200 ettari, con un calendario produttivo che va da settembre a giugno, i Deliziorti rappresentano una selezione delle migliori varietà di pomodorini siciliani, vere e proprie specialità per buongustai, che porteranno aria di festa sulle tavole degli italiani grazie ai loro sapori sfiziosi e alla loro fantasia cromatica.

"Attraverso questo accordo – conclude Stefano Soli – in occasione delle ormai prossime Festività Valfrutta propone al mercato una originale e colorata confezione in cartone, attraversata da una fascia di colore rosso con un grande fiocco, contenente al suo interno quattro vaschette di plastica trasparente con alcune delle diverse tipologie di questi pomodorini. Allegra, di grande impatto e di estrema duttilità per tutti i format distributivi, è destinata quindi ad incontrare il massimo gradimento del trade e dei consumatori e rappresenta la soluzione ideale per chi vuole fare festa in famiglia oppure omaggiare gli amici con un regalo originale all'insegna della buona alimentazione. Questa simpatica confezione dimostra che l'ortofrutta di qualità può essere acquistata per il consumo diretto ma anche per offrire un dono insolito e salutare a parenti o conoscenti come avviene in altri Paesi quali il Giappone dove l'ortofrutta è considerata un bene prezioso".

(Fonte Centro Stampa Bologna 21 dicembre 2015)

Cereali, tentativo di recupero in atto ma rischio siccità. Natale buono con le due principali DOP. Legge di Stabilità: taglio delle tasse, -25% per le aziende agricole . Centro Agroalimentare di Parma verso la ristrutturazione del debito. Equitalia, tregua per 13 giorni ma...

(in allegato il formato pdf scaricabile)
SOMMARIO Anno 14 - n° 52 27 dicembre 2015
1.1 editoriale Equitalia, dalla parte del cittadino. O no?
3.1 cereali Cereali, tentativo di recupero in atto.
4.1 cereali Cereali a rischio siccità.
5.1 Lattiero caseario Babbo Natale porta ricchi e inaspettati doni alle due Dop principali.
6.1 ortofrutta Valfrutta Fresco e Colle d'Oro, siglato accordo strategico
6.2 crisi CAL, c'è l'accordo con i creditori
7.1 pomodoro OI Pomodoro da Industria Nord Italia in assemblea. Bene il 2015 e già proiettati al futuro.
8.1 mercati agricoli Agromercati, Natale senza scossoni
9.1 agricoltura e fisco Agricoltura, tasse tagliate del 25% per le aziende agricole
9.2 crisi CAL di Parma verso la ristrutturazione del debito
10.1 crisi Fallimenti, in lieve diminuzione nel corso del 2015
11.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 52 2015-COP

Domenica, 27 Dicembre 2015 09:47

Fallimenti, in lieve diminuzione nel corso del 2015

Secondo la analisi del CERVED il 2015 ha registrato un lieve calo dei procedimenti. Meno chiusure volontarie ma più fallimenti. Dal Governo un inasprimento del quadro sanzionatorio penale nella disciplina dell'accordo di ristrutturazione del debito.

di Redazione economica Parma 27 dicembre 2015
Come è ormai consuetudine, in chiusura d'anno, cerchiamo di fotografare la crisi attraverso l'analisi delle procedure fallimentari. Ci corre in aiuto il CERVED segnalando che nel terzo trimestre del 2015 "è proseguito, rafforzandosi, il calo delle chiusure aziendali, in atto dall'inizio del 2014. Il miglioramento è dovuto soprattutto alla forte diminuzione delle liquidazioni volontarie, un dato che riflette aspettative più ottimistiche da parte degli imprenditori, mentre è tornato ad aumentare il numero dei fallimenti."

Un dato che sta a indicare come stia crescendo la fiducia degli imprenditori verso un più roseo futuro. Nel periodo luglio - settembre infatti, si sono registrate liquidazioni volontarie inferiori dell'11% rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, aziende in bonis, i cui imprenditori invece di decidere di tirare i remi in barca scommettono per il futuro.
"Nei primi nove mesi del 2015 - segnala CERVED - sono state chiuse da soci e imprenditori 41 mila società in bonis, cui corrisponde un netto calo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (-9,1%) e il livello più basso tra gennaio e settembre dal 2006."

Già nel primo trimestre dell'anno i primi segnali di un miglioramento si erano manifestati.
In media nel primo periodo dell'anno, erano fallite 43 imprese ogni giorno, quasi due imprese ogni ora. Dal 2009 a aprile 2015 inoltre si contarono 78.978 imprese che abbandonarono il campo portando i libri in tribunale.
In questo contesto, dove è indispensabile raccogliere ogni timido segnale di positività, il 2015 verrà ricorderà anche per l'inasprimento delle pene introdotte dal DL 83/2015.

Fallimenti anni

Le novità introdotte dal DL 83/2015.
A partire da giugno di quest'anno però, sugli amministratori delle società, potrebbe cadere una nuova tegola in forza del decreto legge 83/2015 che va a integrare la disciplina dell'accordo di ristrutturazione dei debiti, che può essere concluso se vi aderiscono creditori finanziari che rappresentano il 75% del credito, fermo restando l'integrale pagamento dei creditori non finanziari.
La nuova disciplina va a integrare anche il quadro sanzionatorio penale estendendone la rilevanza alle ipotesi di illecito anche ai nuovi istituti di ristrutturazione del credito e non soltanto per i consueti reati fallimentari come il Concordato Preventivo e l'Amministrazione Controllate.
Con il DL 83/2015 vengono pertanto estesi a "ristrutturazione" e "convenzione" i reati di Bancarotta fraudolenta, bancarotta semplice, simulazione di crediti o distrazione di beni, mercato di voto.

Il Quadro fallimentare dell'Emilia Occidentale
Piacenza: 79 fallimenti e 7 altre procedure nel 2015.
In complesso: n. 521 fallimenti di cui 370 aperti e 151 chiusi. n. 77 procedure di cui 64 aperte e 13 chiuse
Parma: 176 fallimenti e 40 altre procedure aperte nel 2015.
Complessivamente: n. 255 procedure di cui 146 aperte e 109 chiuse e n. 1128 fallimenti di cui 790 aperti e 338 chiusi
Reggio Emilia: 106 fallimenti e 17 altre procedure nel 2015.
In complesso: 1457 fallimenti di cui 813 aperti e 644 chiusi e n. 235 procedure di cui 114 aperte e 121 chiuse
Modena: 210 fallimenti e 48 altre procedure nel 2015
Complessivamente: n. 2292 fallimenti di cui 1077 aperti e 1215 chiusi. n. 207 procedure di cui 184 aperte e 23 chiuse

La speciale classifica vede quindi in testa Modena seguita da Parma, Reggio Emilia infine Piacenza. Significativo il divario tra la prima e l'ultima classificata. A Modena infatti si sono registrati quasi il triplo di fallimenti rispetto alla quasi "lombarda" Piacenza, forse una coda ai disastri naturali che hanno investito la patria delle ceramiche e dei motori, dal terremoto alla tromba d'aria e per finire l'alluvione. Una terra martoriata che, in silenzio e con orgoglio, sta cercando di rialzarsi per tornare a svettare tra i distretti più efficaci e produttivi d'italia.

fallimenti regioni

Pubblicato in Economia Emilia

Il regime dei minimi in vigore, nonostanete le agevolazioni, presentava dei limiti. Uno di questi, deducibile già in modo automatico, era rappresentato dal paletto dei 10.000 euro, limite facilmente raggiungibile una volta che il volume di affari si innalza leggermente. Di seguito le novità previste per il 2016. -

Parma, 23 dicembre 2015

Oggi Simone redattore di inprestiti.com ci spiegherà il regime dei minimi e le novità previste per il 2016.

Il regime fiscale italiano è da sempre caratterizzato da un alto livello di imposizione che penalizza imprese, dipendenti e lavoratori autonomi. Tuttavia, per la piccola imprenditoria, soprattutto quella che scaturisce dalle idee di freschi laureati oppure da lavoratori dipendenti succubi del precariato, un'attività eccessivamente penalizzata fiscalmente avrebbe scoraggiato visibilmente l'intraprendenza in essere, portando alla lunga il proprio progetto verso il naufragio. Per evitare contesti di questo tipo, era stata ideata una nuova proposta per questa categoria di impresa: il regime dei nuovi minimi. Questo sistema fiscale ridotto ritrova la sua fonte normativa nel Dl n.98 del 2011, poi trasformato in Legge 111 (che nel tempo si è sviluppato e perfezionato di anno in anno), con lo scopo appunto di agevolare i giovani, e meno giovani, nell'apertura di impresa poiché la tassazione sul reddito fino a 10.000 euro veniva sottoposta solo al 5% sul totale, cifra irrisoria, se vogliamo, rispetto al tradizionale regime di imposta. Inoltre, chi accedeva a questo sistema veniva esentato dal pagamento della seconda forma di imposta, cioè quella sulle attività produttive (IRAP). Ma non solo, nessun obbligo di Partita Iva (e di ritenute d'acconto), studi di settore, spesometro e così via. Gli unici adempimenti venivano rappresentati dalla numerazione delle singole fatture che di volta in volta sono emesse ai propri clienti (nel caso di attività commerciale con l'apposizione di marca da bollo del valore di 2 euro), l'iscrizione al VIES nel caso la propria attività intrattenesse rapporti all'interno dell'Unione Europea con paesi diversi dall'Italia, con conseguente presentazione di modello intrastat e dichiarazione per lo stato italiano circa l'imposizione di attività svolta all'estero. Altro non veniva previsto. Un sistema quindi snello e alla portata di chi vuole gestire una piccola impresa senza troppi affanni o responsabilità crescenti. Questo quantomeno per quanto riguarda la riforma originaria.

Il regime dei minimi in programma per il 2016

Nonostante le agevolazioni sopraindicate, il regime dei minimi attualmente in vigore, presentava dei limiti. Uno di questi, deducibile già in modo automatico, era rappresentato dal paletto dei 10.000 euro, limite facilmente raggiungibile una volta che il volume di affari si innalza leggermente, rischiando di cadere nelle fasce reddituali più elevate e portando così l'imprenditoria a cadere nel lavoro non dichiarato per preservare tale regime. Oppure i contribuiti previdenziali, onerosi perché disciplinati separatamente ma necessari molto spesso per esercitare la propria attività. Per il 2016, quindi, è stato messo in programma di innalzare a 30.000 euro la soglia massima di reddito tra lavoro dipendente e lavoro autonomo per usufruire del regime dei minimi, di scalare il costo per i contributi sociali e di garantire, per le aziende in start up fino ad un massimo di 5 anni, il regime di 5% per poi spostarsi al 15%. Non è ancora diventata legge, ma il programma inserito nella legge stabilità, pare orientarsi verso una normativa più flessibile e più diretto verso un criterio basato sui ricavi ottenuti e sui costi effettuati e non verso quello della competenza economica, scoraggiante in fase di dichiarazione.

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