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In mostra alcuni dei preziosi reperti della splendida ed inedita Collezione Luciano Narducci, un'articolata raccolta di oltre 1600 pezzi che comprende macchine che spaziano dal pre cinema all'avvento vero e proprio del cinema, attrezzature di notevole valore e rarità, restaurate e conservate in oltre cinquant'anni di ricerche. Ingresso gratuito, dal 20 al 22 novembre nelle sale del Palazzo Pallavicino, in occasione di November Porc. L'iniziativa illustrata in Provincia da Censi, Narducci, Mazzari, Latronico. -

Parma, 14 novembre 2015 –

Si intitola "Il Cinematografo - Le macchine del pre cinema e del cinema - Esposizione temporanea di un cantiere culturale" la mostra che si terrà dal 20 al 22 novembre 2015 presso le sale del Cinquecentesco Palazzo Pallavicino di Zibello, Ex Convento dei Padri Domenicani, voluta dal Comune di Zibello e patrocinata dalla Provincia di Parma, in concomitanza con November Porc.

L'ingresso è gratuito, orari di apertura: venerdì 17,30-21; sabato 10 - 13 e 16:30-21; domenica 10 -13 e 16,30 - 21.
L'iniziativa è stata illustrata ieri in Provincia, da Andrea Censi Sindaco di Zibello e Consigliere Delegato della Provincia di Parma, Luciano Narducci proprietario della collezione in mostra, Anna Mazzari curatrice del progetto, Enzo Latronico giornalista e critico cinematografico.

"E' l'inizio di un percorso che ci porterà a costruire a Zibello il Museo Amedeo Narducci – ha affermato Censi – La collezione è il risultato della passione di una vita che ha portato a questa raccolta strepitosa e completa di pezzi straordinari. Una qualità che ci avvicina a quella del Museo del Cinema di Torno, con oggetti tutti funzionanti, che ripropongono la dinamicità intrinseca del cinema. Si tratta di uno sforzo importante per la nostra piccola comunità, ma comprendiamo bene l'importanza della cultura, perché Zibello è November Porc, ma non solo. "

LA MOSTRA

L'esposizione nasce con l'intento di presentare in una breve finestra temporale parte di una splendida ed articolata collezione, che si auspica sarà il motore di un progetto ben più complesso e strutturato di realizzazione di un ufficiale e riconosciuto museo del cinema.
Verranno messi in mostra alcuni dei preziosi reperti della splendida ed inedita Collezione Luciano Narducci, un'articolata raccolta di oltre 1600 pezzi che comprende macchine che spaziano dal pre cinema all'avvento vero e proprio del cinema, attrezzature di notevole valore e rarità, restaurate e conservate in oltre cinquant'anni di ricerche.
Si tratta di 500 tra grammofoni, giradischi, proiettori, cineprese, obiettivi, moviola, giuntatrici.
E poi ci sono i cosiddetti pre-cinema: oggetti che vanno dal 1870 al 1900 e sono più che altro strumenti nati per sorprendere e giocare con i primi studi di movimento, stereoscopi, taumatropi, fenachistoscopi, lanterne magiche coi relativi vetrini e 900 dischi in cartone.
Ci sono poi le Proiezioni mute, che vanno dalla prima proiezione in pubblico, quella del 1895, fino al 1928 e conta proiettori francesi con meccanica Lumière e Pathè e proiettori tedeschi con meccanica Ernemann, cineprese a manovella e meccaniche con motorino d'avanzamento ricavato da quello di una sveglia; in esposizione anche i relativi filmini.
Vengono quindi le Proiezioni sonore, che vanno dal 1928 fino ai giorni nostri, con l'esposizione di alcune macchine datate 1930, e molte altre, che permettono di seguire l'evoluzione di questa tecnologia fino al 1970. A proposito di sonoro e musica, si segnala una preziosa collezione di grammofoni tutti rigorosamente funzionanti, databili tra il 1910 e 1930, strumenti che spesso vengono affiancati come colonna sonora alle proiezioni mute.
Sono tutti rigorosamente originali anche i 50 tra manifesti e locandine, le 200 bobine e film in pellicola e i numerosi documenti inediti.
Una chicca sono i reperti della cosiddetta "serata nera", com'era allora chiamato uno spettacolo riservato ai soli uomini adulti allestita in uno spazio apposito: filmati, naturalmente muti e della durata di pochi minuti; dalla riproduzione di un raro esemplare di volantino pubblicitario, conservato nelle raccolte teatrali della Biblioteca Panizzi, si viene a sapere che le brevi proiezioni, o "quadri viventi" come allora venivano chiamati, avrebbero mostrato degli audaci scorci.

STORIA DELLA COLLEZIONE

Fin dall'età di 16 anni, i fratelli Narducci, Amedeo e Luciano, appassionati di cinematografo, girano per le strade sterrate delle campagne del piacentino in bicicletta, con un proiettore, un telo bianco e qualche bobina cinematografica da mostrare alle famiglie abitanti delle cascine visitate. I due giovani, regalano un sogno, una magia, minuti preziosi nella vita di coloro che trascorrono le giornate in faticosi lavori agricoli e di cascinale in cambio di qualche prodotto della loro terra, ortaggi, frutta, uova... importanti ricompense in cambio di un sogno, dell'immagine di una vita così lontana dalla loro.
La passione dei due giovani cresce con loro, iniziano a ricercare e collezionare importanti attrezzature cinematografiche, bobine, vetrini, immagini fotografiche e di cartellonistica, sistemi di registrazione e riproduzione di suoni ed immagini.
Luciano diviene anche scenografo e tecnico audio e video per emittenti locali, tra cui Teleducato, affinando le doti innate e perfezionando le sue capacità di restauro anche meccanico dei pezzi collezionati, che vengono mantenuti funzionanti.
Purtroppo Amedeo viene a mancare, ma Luciano continua nella sua passione in memoria del fratello, garantendogli la cura e la valorizzazione di una collezione unica nel suo genere.
L'intera collezione è già oggetto di tesi e ricerca presso l'Università di Parma, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, al fine di garantirne la storia e la provenienza. 

(fonte: ufficio stampa Provincia di Parma)


Domenica 15 novembre, presso la libreria Emily Bookshop (in via Fonte d'Abisso 11), a Modena, il giornalista, scrittore e insegnante presenta il suo romanzo storico, ambientato durante l'assedio della città dei Pico del 1552 e vincitore del Premio Nabokov 2015 nella sezione Narrativa. -

- Di Manuela Fiorini -

Modena, 13 novembre 2015 -

Ci sono le battaglie, gli amori, gli intrighi dei potenti, le peripezie degli umili, la fame, la filosofia, l'ortodossia religiosa, i primi echi della Riforma protestante e persino un poema in ottave ariostesche ideato dall'autore nel complesso e avvincente libro di Antonio Saltini, L'Assedio della Mirandola (Edizioni Diabasis) che sarà presentato a Modena, presso la libreria Emily Bookshop di via Fonte d'Abisso, domenica 15 novembre, alle ore 16.30, in collaborazione con l'Associazione di Scrittori I Semi Neri.

Il libro di Antonio Saltini, primo classificato al Premio Nabokov 2015, sezione Narrativa, è ambientato durante il secondo assedio della città di Mirandola, dal luglio 1551 all'aprile del 1552. In quel tempo, Mirandola è coinvolta nelle diatribe che vedono opposti il papato, sul cui soglio siede Giulio III, alleato con l'imperatore Carlo V d'Asburgo, sovrano della cattolicissima Spagna e la Francia di Enrico II. La città è invece governata dalla signoria dei Pico, è alleata con la Francia e con i Farnese di Parma, su cui il Papa ha delle mire. Giulio III affida le sue truppe ai generali Camillo Orsini e Alessandro Vitelli, ma affianca a questi il nipote Giovanni Battista del Monte, incapace al punto di vista militare, ma la cui presenza crea rivalità tra i comandanti. Soprattutto perché Del Monte insiste con l'illustre zio per portare avanti la guerra, aspirando a ricevere il feudo della Mirandola.

cover Assedio della mirandola

Abbiamo fatto due chiacchiere con l'autore.

Come è nata l'idea del romanzo e quella delle storie che ha raccontato tra le sue pagine?

"Ho sempre amato alla follia il grande romanzo ottocentesco, specialmente russo, con il tema, sempre inequivocabile, ma misterioso, della presenza di Dio nella storia. Il sogno del primo romanzo, una storia dell'affascinante quarto secolo, prese forma in 169 giorni. Si chiamava Periploos. Decisi che nel tempo che avevo previsto per un romanzo avrei scritto una trilogia, tre romanzi sul grande tema che mi incantava, ma tutti di 60 capitoli, su tre secoli radicalmente diversi e con tre disegni narrativi che dimostrassero che si può cambiare il meccanismo della narrazione per ogni cosa che si scriva. L'Assedio sarebbe stato il secondo. Avevo iniziato Periploos il 3 gennaio 1993, alla fine dell'anno avevo scritto i primi 20 capitoli dell'Assedio. La chiave del racconto era: basta con il Rinascimento stucchevole di Elisabetta d'Este e del Castiglione. Il Cinquecento è una successione di guerre combattute da brutali soldati di ventura, per ordine di principi e cardinali, tutto a spese del miserabile contadiname. La Mirandola era osservatorio ideale: dietro gli apparenti splendori dei Pico c'era una fortezza popolata da contadini, che pagano ogni giorno il prezzo di una guerra combattuta come confronto di potenza tra Sua maestà cristianissima e Sua altezza cattolicissima, con il papa come mezzano".

I personaggi di fantasia agiscono insieme a quelli storici. Con i primi, l'autore ha "carta bianca", mentre con i secondi c'è la difficoltà di coniugare la storia con il romanzo. Come si è destreggiato tra gli uni e gli altri? Quali sono state le difficoltà?

"Ho consultato l'imponente e dettagliatissima cronaca modenese di Tommasino Lancellotto, che descrive quotidianamente tutto il periodo della guerra. Poi, mi ha aiutato la cronaca mirandolese di Papazzoni. Per il quadro generale mi ha soccorso il Guicciardini, con la sua Storia. Sui personaggi storici credo di avere fatto veramente lo storico, per quelli minori, creature mie, ho cercato di fare il mio mestiere di storico dell'agricoltura: la loro giornata doveva trascorrere secondo gli schemi (stagionali) della vita contadina del tempo".

Uno dei personaggi, Annibale Signoruccini, scrive il poema di Taar, che propone "a puntate", lungo tutto il corso del romanzo. Le rime sono in ottave ariostesche. Chi è l'autore?

"Ho sempre amato la sonorità di Ariosto, che credo si divertisse moltissimo a scrivere in ottave. Mi sono divertito anch'io. Non è stato facilissimo immaginare una storia che contrapponesse la vita costretta nel borgo assediato e le favolose prospettive, ancora quasi leggenda, dei primi viaggi intercontinentali. Non posso giudicare io l'esito, ma credo che solo affrontare l'impresa sia stato appassionante.

C'è un personaggio a cui si è particolarmente affezionato, o di cui le è piaciuto di più scrivere?

"Ho molto amato Erminia per la sua immensa tenacia disarmata, e ho scritto con passione del fratello prete, ho amato Anselmo Losco, che ho collocato nella medesima parrocchia, San Giacomo Roncole, e che ho rivestito delle medesime doti di mio zio don Zeno quando a San Giacomo era cappellano, promanando una dedizione cristiana da autentico santo. In vecchiaia l'ho conosciuto molto meglio, ma non era più il travolgente giovane prete di San Giacomo, ma un uomo che aveva creduto in un sogno che si era già dissolto, e che contemplava, incredulo, l'insuccesso".

L'autore: Antonio Saltini è nato a Brioni (Pola) nel 1943. E' giornalista, scrittore e docente di Storia dell'Agricoltura alla Facoltà di Agraria dell'Università di Milano. Laureato in Legge e in Agraria, ha iniziato la sua attività di giornalista collaborando a diversi periodici e ha diretto il mensile di agricoltura Genio Rurale. E' stato vicedirettore di Terra e vita, sotto la direzione di Luigi Perdisa. Come scrittore ha prodotto diverse pubblicazioni, tra cui Storia delle scienze agrarie, sull' agronomia degli ultimi due millenni, che, a parere di Ludovico Geymonat, che ne ha curato la prefazione, ha segnato "l'ingresso dell'agnonomia sul terreno della storia delle scienze". Ha scritto anche diversi romanzi di genere fantastico e storico, tra cui "L'assedio della Mirandola". Nipote di Don Zeno Saltini, nel 1966, alla fine del liceo è stato per quattro anni a fianco dello zio, al quale ha dedicato il libro "Don Zeno: il sovversivo di Dio", edizioni Il Fiorino (Modena, 2003). Nel 2010, è uscito Il figlio del capitano. Guerra al Turco e congiura dei magnati dell'Ungheria del tempo di Montecuccoli (Nuova Terra Antica Editore).

Pubblicato in Cultura Modena

Non sono solo gli chef gli unici professionisti nel mondo del food, a contendersi lo scettro arrivano i food designer: veri esperti nella progettazione del mondo alimentare. Il Food Design passa attraverso  ricette, attrezzature, preparazione e presentazione, ma anche ideazione dell’alimento dalla creazione fino alla sua  vendita.

Di Chiara Marando – 14 Novembre 2015 -

Ormai non basta più dire solo food, è necessario essere ben più precisi perché il mondo che ruota attorno al cibo, oltre ad essere estremamente piacevole e divertente, ha anche molteplici sfaccettature, tutte con loro caratteristiche specifiche, ma tutte legate alla sfera creativa.

Creatività tra i fornelli, creatività di presentazione, creatività di abbinamenti sfiziosi e creatività nella scelta dei dettagli e degli ingredienti. E poi ammettiamolo, ormai l’argomento è più che mai gettonato.

Le vere star non sono più solo i calciatori, oggi gli chef hanno conquistato i media ed il pubblico che li cerca e conosce. Ma non sono solo loro gli unici professionisti del cibo, a contendersi lo scettro sono arrivati anche i food designer.

Cosa sono?

Tecnicamente, e in modo tutt’altro che fantasioso, si possono definire dei “progettisti del mondo alimentare, ma sul piano più pratico si occupano di studiare sempre nuovi modi per rendere le preparazioni appetibili per occhi, palato e non solo. Infatti, l’analisi della presentazione del cibo non è così semplice come si potrebbe pensare, anzi, molto spesso viene confusa esclusivamente con l’importanza dell’impiattamento di una portata.

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In realtà, il Food Design è una materia vasta che passa attraverso  ricette, attrezzature, oggetti per la preparazione e presentazione, ideazione dell’alimento dalla sua forma originaria fino alla sua trasformazione ed alla creazione di un packaging accattivante , per arrivare anche verso la comunicazione e la pubblicità che lo faranno conoscere. Il tutto senza dimenticare l’esame del pubblico di riferimento e delle sue preferenze, nonché l’impatto su consumi ed abitudini di vita delle persone. 

Nell’ambito del Food Design, progettare vuol dire trovare e proporre soluzioni efficaci tenendo presente il contesto nel quale il prodotto viene inserito, renderlo funzionale al tipo di ambiente, consumo ed esigenza di chi lo sceglierà. Si tratta di un’attività complementare a quella dell’alimentazione vera e propria, si fonde con essa accrescendone il potenziale e la forza attrattiva.

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Non a caso esistono delle scuole che propongono corsi per diventare provetti food designer. Realtà come l’Italian Genius Academy di Roma, struttura interamente dedicata alle eccellenze gastronomiche e creative del Made in Italy: dalla cucina alla pasticceria, fino al design legato a gioielli, scarpe e sartorialità artigianale.

Lezioni durante le quali approfondire tutti i diversi aspetti correlati al food design, quindi l’attenzione all’estetica del piatto attraverso la sperimentazione e la combinazione di forme, colori e sapori, ma anche lo studio di packaging ed utensili per la preparazione ed il consumo, e la progettazione dei giusti spazi per meglio garantire una corretta produzione, vendita e consumo del cibo.

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Dalla teoria alla pratica in una full immersion per poter diventare degli esperti professionisti capaci di offrire un servizio a 360 gradi nel mondo del food, ovvero non solo preparare al meglio e presentare piatti e pietanze per ogni situazione, ma anche organizzare eventi enogastronomici o ideare incontri ad hoc

Pubblicato in Cultura Emilia

"Destination Europe? European drama, a chance for intercultural dialogue", Teatro Due ospita l'assemblea generale dell'ETC, European Theatre Convention. 40 teatri e fondazioni di diversi paesi analizzano il ruolo del teatro europeo, chiamato a essere luogo di interculturalità e relazione. Dibattiti, seminari e workshop dal 12 al 15 novembre il Teatro Due di Parma. -

Parma,12 novembre 2015 - di Cristina Pedretti -

Dal 12 al 15 novembre il Teatro Due di Parma ospita l'assemblea generale dell'ETC, European Theatre Convention, una rete formata da più di 40 teatri e fondazioni di diversi paesi del mondo, che si danno appuntamento per un momento di confronto e riflessione. Il tema del convegno è "Destination Europe? European drama, a chance for intercultural dialogue" e si propone quindi di analizzare il ruolo del teatro europeo, chiamato a essere luogo di interculturalità e relazione.

Tra i tanti dibattiti e seminari in programma, anche l'incontro con Carlo Severi, direttore della Cattedra di Antropologia della Memoria École des hautes études en sciences sociales, dal titolo "Migrazioni: pungolo di Europa", e la tavola rotonda con Luca Bergamo, segretario generale di Culture Action Europe, Edit Kaldor, regista, filosofa e creatrice di "Inventory of powerlessness", Liesbeth Coltof, direttore artistico di De Toneelmakeri e creatrice del programma destinato ai bambini palestinesi "Ten ways to know us", Rolf Bolwin, Presidente di PEARLE – Performing Arts Employers' Associations League Europe e Cristina Loglio, direttrice del tavolo di lavoro di Europa Creativa del Ministero Beni e Attività Culturali.

Sono previsti anche workshop di approfondimento con gli artisti, importanti basi di partenza per la creazione di futuri progetti artistici, a partire dal tema: "il teatro con le comunità di rifugiati e richiedenti asilo". Due le tracce di lavoro: "la drammaturgia Europea come tramite di identità multiple" e "la responsabilità del teatro nell'era dell'esodo" condotti da Alessandro Renda del "Teatro delle Albe" e da Lara Staal del Frascati Theater di Amsterdam.


Oltre a incontri, tavole rotonde e workshop, Teatro Due offrirà una serie di spettacoli, uno spaccato delle produzioni di Fondazione Teatro Due che hanno riscosso grande successo: "Max Gericke" di Manfred Karge, con Elisabetta Pozzi, in scena venerdì 13 alle 20,30, seguito da "Line" di Israel Horovitz, entrambi diretti da Walter Le Moli; "Le Rane" di Aristofane, di e con l'Ensemble degli attori di Fondazione Teatro Due, sabato 14 alle ore 20,30, e infine, domenica 15 novembre alle ore 16, "Hikikomori", di Holger Schober, con Gianmarco Pellecchia e Laura Cleri.

Pubblicato in Dove andiamo? Parma

Sabato 14 novembre inaugura CUBO, il nuovo spazio lavorativo/creativo nato dalla rivalutazione dell’ex polo industriale Mazzoni salotti. L’idea su cui si basa CUBO è quella del dialogo creativo tra le varie realtà professionali che occuperanno gli spazi della struttura.

Di Chiara Marando – Venerdì 13 Novembre 2015 -

Rivalutare un’area industriale, darle non solo nuova vita ma anche un’identità strategica , un carattere che fonde il passato con un presente creativo proiettato verso un futuro da costruire.

Questa è l’idea su cui si fonda CUBO, il progetto nato dalla fantasia visionaria di Eleonora che ha incontrato il favore  del proprietario dello stabile nel quale è inserito, ovvero l’ex polo industriale Mazzoni salotti, nonché l’entusiasmo delle tante realtà che con lei hanno dato corpo a questa struttura.

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Ma com’è nato CUBO?

In principio è stata l’apertura di LOPPIS al 1° piano dell’edificio, non un semplice negozio di arredamento vintage, piuttosto uno spazio nel quale oggetti dal design ricercato, testimoni di anni passati, vengono rivisti sotto una luce nuova e più moderna. E a dirla tutta, ci si può perdere nel mare di mobili ed accessori che cercano di farsi largo agli occhi del visitatore.

Ma LOPPIS è stata la miccia che ha generato la filosofia alla base del secondo piano, il concetto di PIAZZA come luogo catalizzatore di idee e progetti nel quale realizzare esposizioni, incontri tematici, dove confrontarsi e scontrarsi ma sempre e comunque in modo da costruire qualcosa di nuovo. Qui, Arte, Architettura e Design dialogano in una sorta di creazione partecipata in continua trasformazione, mutevole come lo spazio che la ospita, uno spazio ricco di quel fermento che favorisce l’aggregazione e la socializzazione. La PIAZZA racchiude il concetto del “divenire” ed apre le porte a corsi di formazione, alla cucina vista come ricerca, a degustazioni di prodotti selezionati e di alta qualità, ma anche a workshop, musica ed iniziative sociali ed editoriali.

Anche la sua forma richiama il pensiero di condivisione: un ambiente centrale sul quale si affacciano le diverse attività, tutte completamente autonome ed indipendenti l’una dall’altra. Un “secondo piano” che dà l’impulso a quelli successivi, collegati tra loro da un montacarichi, vera e propria spina dorsale dell’edificio, e sposa pienamente lo slogan che “nella vita ci vuole sempre un piano”.

Gli inquilini di CUBO sono realtà professionali e variegate legate a design, architettura , moda fino alla sperimentazione, attività capaci di mettere in risalto le rispettive diversità generando novità ed opportunità di dialogo.

CUBO è il contenitore, una scatola che raccoglie possibilità da sviluppare, una fucina in fermento proiettata verso nuovi obiettivi. Quali saranno, dove porteranno e cosa genereranno ancora è ignoto, ma certamente il seme è stato piantato e quando la forza di volontà, l’entusiasmo e l’energia positiva sono tante non può nascere che qualcosa di buono.

Cubo3

L’inaugurazione ufficiale è prevista per Sabato 14 novembre dalle 19,00, una serata con Dj set, installazioni, food&drink durante la quale sarà possibile incontrare le varie realtà presenti nella struttura che, per l’occasione, apriranno le porte al pubblico per mostrare ciò che più le rappresenta.

Ed ecco l’elenco degli “inquilini” di CUBO…a ciascun piano la sua sfaccettatura:

00 Loppis Galleria
01 Loppis Mercatino del Riusato
02 5LAB | BeArt 2766 | Clique rielaboratorio | EQ Projects | Studio Azzolini
03 Atelier 35 Architetti | Waxman Brothers | Alessandro Andrei | Andrea Valenti | Studio Z | Impresa F.lli Cerri
04 (work in progress)
05 Shin Ki Tai - Tempio delle arti marziali
06 spazio entropia

CUBO

Via La Spezia, 90

43125 Parma

Tel. 0521 336313

Pubblicato in Cultura Parma

Alle inchieste televisive che demonizzano la medicina estetica risponde il dottor Mario Mariotti, vicepresidente di Agorà, una delle più illustri società scientifiche italiane e fondatore di Unika Medical Spa, chiarendo quando è 'sana' e quando può essere pericolosa. -

Parma, 15 novembre 2015 - di Alexa Kuhne -

Il mito dell'eterna giovinezza seduce.
Rincorrere un'immagine di sé sempre fresca, attraverso la medicina, è diventato un culto, non solo per le donne ma anche per gli uomini (che fanno più fatica ad ammetterlo).
Le pratiche della medicina estetica affascinano ma, nel contempo, fanno paura a molti. Colpa di una informazione sbagliata e di alcuni dottori incauti e scorretti? Ricorrere alla medicina estetica è diventato, non in pochi casi, un modo per combattere insicurezze e paure. Così, il confine fra ciò che è accettabile e sano e ciò che è esagerazione e malattia diventa labile.

Quando rincorrere una immagine ideale di se stessi e quando dirsi basta? Il dottor Mario Mariotti, vicepresidente di Agorà, una delle più illustri società scientifiche italiane (di cui fa parte la scuola superiore quadriennale post-universitaria per medici estetici) e fondatore di Unika Medical Spa, spiega cosa c'è di vero e cosa di falso in quello che fa discutere in questi giorni, soprattutto dopo l'inchiesta di Report, che ha mostrato gli effetti devastanti sul volto di una donna, provocati dall'utilizzo del silicone, bandito per legge.

Che cosa è la medicina estetica?

"Non è solo la punturina correttiva ma significa prendere in carico il paziente a 360 gradi per un percorso prima preventivo e poi correttivo con l'obiettivo di armonizzare il benessere psico-fisico del paziente.
Il processo di invecchiamento è e deve essere vissuto come naturale. Tuttavia, naturale è anche la voglia di rallentarlo tramite pratiche mediche che, se effettuate con l'aiuto di professionisti preparati, sono sicure per la salute e molto efficaci per il benessere, anche psicologico, delle persone che vi si sottopongono".

In pochi step, cosa ci si deve aspettare da un medico estetico?

"Il primo passo che deve fare è la diagnosi. La visita è fondamentale per escludere patologie e allergie (molti pazienti tendono a evitarla). Dopodichè si comincia un percorso terapeutico che comprende programmi nutrizionali, igiene di vita, integrazioni con prodotti farmacologici, fitoterapici e omeopatici. L'obiettivo deve essere prevenire l'invecchiamento e, da ultimo, correggere l'inestetismo".

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Quanta è ancora la disinformazione mediatica su un tema importante e che riguarda molte migliaia di persone nel nostro Paese?

"I servizi giornalistici sono pieni di inesattezze e gravi errori scientifici. I media sfruttano preconcetti e scandali.
Per esempio, attribuire la responsabilità dei cambiamenti di espressione dei volti delle star agli incauti interventi di chirurgia plastica e ai trattamenti a base di tossina botulinica è falso. Tutti i medici che lavorano in campo estetico sanno benissimo che i veri pericoli dei trattamenti iniettivi non nascono dal botulino, il quale – ed è ampiamente provato da circa trent'anni di ricerche scientifiche – ha un profilo di sicurezza elevatissimo ma, per esempio, dal silicone e filler semipermanenti e permanenti che da molti anni sono banditi ma che continuano ad essere utilizzati facendo disastri.
Gli operatori del settore sanno altresì che le moderne tecniche di medicina estetica – purché applicate da professionisti seri e preparati- sono capaci di offrire i miglioramenti richiesti senza creare né mostri né caricature".

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Quali sono le linee guida che un medico deve seguire?

"Il discredito gettato sulla medicina estetica è assolutamente fuori luogo e immotivato. Secondo tutti i nostri codici etici, l'azione del professionista in tema di ringiovanimento non può e non deve stravolgere l'aspetto del paziente. Scopo fondamentale è quello di prevenire, educare e solo poi correggere. E la correzione deve esclusivamente aiutare i pazienti a portare bene la propria età, oltre che correggere esclusivamente le imperfezioni: qualsiasi stravolgimento non fa parte della buona pratica clinica delle specialità che agiscono in estetica. I trattamenti estetici sono una realtà importante per la salute psicologica di molte migliaia di persone in Italia e nel mondo, occorre maggiore rispetto nel trattarli, anche mediaticamente. Quando si affrontano argomenti così delicati, che coinvolgono molti pazienti, crediamo sia dovere dei media considerare le posizioni delle società scientifiche di riferimento, che sono sempre a disposizione per poter diffondere notizie corrette in maniera adeguata".

Come essere sicuri di aver scelto il medico giusto e di chi diffidare?

"In teoria tutti i medici sono abilitati a pratiche di medicina estetica ma è consigliabile affidarsi esclusivamente a medici diplomati in una scuola post universitaria quadriennale, perché, ad oggi, non esiste una specializzazione universitaria ufficiale.
Bisogna diffidare di medici che non hanno seguito una formazione specifica, che non abbiano una specializzazione affine al campo della medicina estetica. Dubitare dei prezzi bassi e pretendere l'etichetta di tracciabilità del prodotto che viene usato".

E’ stata presentata la nuova Alleanza Educativa pubblico-privata di Giocampus: grazie a nuovi soggetti privati che hanno deciso di sostenere questo progetto si arriverà a potenziare i suoi sviluppi nel campo della ricerca scientifica e nella struttura degli strumenti e dei servizi erogati.

Di Chiara Marando – Parma 12 Novembre 2015 – (Guarda la gallery in fondo all'articolo)

E’ stato presentato, durante una conferenza stampa in Municipio, il progetto relativo all’ormai più che noto Giocampus, che vede protagonista una nuova Alleanza Educativa pubblico- privata. Ad illustrare le novità, e dare la parola ai diversi interventi, sono stati il Vice Sindaco Nicoletta Paci, il Rettore dell’Università di Parma Loris Borghi e Roberto Ciati, Direttore relazioni scientifiche e sostenibilità di Barilla G. & R. Fratelli.

Novità che quest’anno accomunano gli storici partner con nuovi soggetti privati, che si aggiungono a quello che da oltre 10 anni rappresenta l’unico attore privato e co-fondatore, ovvero Barilla G.&R. Fratelli impegnato al fianco di Comune di Parma, Università degli Studi di Parma, Coni-Comitato Regionale Emilia Romagna, Ufficio Scolastico Regionale Emilia-Romagna e Cus Parma in quello che ormai è diventato un vero e proprio punto di riferimento nel panorama educativo, formativo e ricreativo giovanile.

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Ed ecco chi sono i nuovi ed importanti nomi che hanno scelto di impegnarsi attivamente per Giocampus, una collaborazione volta a fare in modo che questo progetto possa continuamente migliorare e svilupparsi ogni anno non solo come eccellenza per la citta di Parma, ma anche a livello nazionale: Fondazione Cariparma, Unione Parmense degli Industriali, Parma Calcio 1913, Ilger.com ISP & Cloud Vendor, X3Energy, Perfume Holding, Impresa Pizzarotti & C. S.p.A., Poliambulatorio Dalla Rosa Prati e Face Studio Dott. Renato Cocconi & Partners.

Il loro contributo favorirà in primis la ricerca scientifica, condotta dal Comitato Scientifico di Giocampus, servirà per fornire strumenti sempre più aggiornati e fungerà da leva per potenziare la comunicazione e le relazioni tra Giocampus  e gli Stakeholder del territorio.

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Capofila a sostegno di questa nuova alleanza è la Fondazione Cariparma : “Le tematiche della formazione e dell’educazione sono al centro dell’attività di Fondazione Cariparma – spiega il Presidente Paolo Andrei – il progetto Giocampus, rivolto al benessere delle giovani generazioni, si distingue per i suoi specifici percorsi di educazione motoria  e adeguata consapevolezza alimentare”.

Accanto a lui, anche il Presidente di Unione Parmense degli Industriali Alberto Figna sottolinea l’interesse dell’Unione ad intervenire su progetti ad alto impatto sociale come Giuocampus – “ Giocampus rappresenta uno dei prodotti di eccellenza del Sistema Parma  ed uno straordinario investimento sul futuro, su una società che sappia promuovere la giusta integrazione fra l’informazione consapevole sulle necessità di un’alimentazione corretta ed il perseguimento di stili di vita nei quali l’attività fisica aiuti a raggiungere un ottimo equilibrio psicofisico – e conclude – per questo l’Unione Parmense degli Industriali non poteva non condividerne appieno il progetto e l’evoluzione futura”.

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Al tavolo della conferenza stampa altri protagonisti hanno preso la parola per spiegare la loro partecipazione e le motivazioni che li hanno spinti a fornire un contributo concreto per il futuro di questa importante realtà. Tra di loro Marco Ferrari, Vice Presidente Parma Calcio 1913, che vede in Giocampus un mezzo per “accompagnare le future generazioni offrendo loro una fondamentale esperienza di formazione, gioco, sport ed amicizia”, ed ancora il fondatore di X3Energy Giovanni BaroniX3Energy ha scelto di contribuire alla crescita di Giocampus perché crede nella costante innovazione e nell’opportunità di are ai giovani formazione e stimoli che si riflettano nell’adulto del domani”.

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Interventi anche da parte di Guido Dalla Rosa Prati: “Giocampus è un bellissimo modello di alleanza pubblico-privata, protesa all’educazione ed alla formazione delle nuove generazioni – ed aggiunge – l’educazione motoria e psicofisica, insieme a quella alimentare, sono certamente i pilastri portanti di una corretta  e sana crescita della popolazione. Ritengo sia un dovere morale e civile destinare risorse per il bene della comunità.”

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Infine, Enrica Pizzarotti che a nome dell'impresa Pizzarotti & C. S.p.A. sostiene di "aver accolto con entusiasmo la possibilità di un coinvolgimento nel progetto di cui condividono tutti gli obiettivi", ed  il Dott. Renato Cocconi, fondatore di Face Studio & Partners, che ha concluso affermando “Giocampus rappresenta una opportunità per le migliori realtà cittadine di esprimere il proprio impegno etico e sociale, interagendo con le istituzioni pubbliche a creare un “ Modello Parma”  a cui tutti possano fare riferimento per la gestione dei giovani”.

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Pubblicato in Cultura Parma

Alle inchieste televisive che demonizzano la medicina estetica risponde il dottor Mario Mariotti, vicepresidente di Agorà, una delle più illustri società scientifiche italiane e fondatore di Unika Medical Spa, chiarendo quando è 'sana' e quando può essere pericolosa. -

Parma, 12 novembre 2015 - di Alexa Kuhne -

Il mito dell'eterna giovinezza seduce.
Rincorrere un'immagine di sé sempre fresca, attraverso la medicina, è diventato un culto, non solo per le donne ma anche per gli uomini (che fanno più fatica ad ammetterlo).
Le pratiche della medicina estetica affascinano ma, nel contempo, fanno paura a molti. Colpa di una informazione sbagliata e di alcuni dottori incauti e scorretti? Ricorrere alla medicina estetica è diventato, non in pochi casi, un modo per combattere insicurezze e paure. Così, il confine fra ciò che è accettabile e sano e ciò che è esagerazione e malattia diventa labile.

Quando rincorrere una immagine ideale di se stessi e quando dirsi basta? Il dottor Mario Mariotti, vicepresidente di Agorà, una delle più illustri società scientifiche italiane (di cui fa parte la scuola superiore quadriennale post-universitaria per medici estetici) e fondatore di Unika Medical Spa, spiega cosa c'è di vero e cosa di falso in quello che fa discutere in questi giorni, soprattutto dopo l'inchiesta di Report, che ha mostrato gli effetti devastanti sul volto di una donna, provocati dall'utilizzo del silicone, bandito per legge.

Che cosa è la medicina estetica?

"Non è solo la punturina correttiva ma significa prendere in carico il paziente a 360 gradi per un percorso prima preventivo e poi correttivo con l'obiettivo di armonizzare il benessere psico-fisico del paziente.
Il processo di invecchiamento è e deve essere vissuto come naturale. Tuttavia, naturale è anche la voglia di rallentarlo tramite pratiche mediche che, se effettuate con l'aiuto di professionisti preparati, sono sicure per la salute e molto efficaci per il benessere, anche psicologico, delle persone che vi si sottopongono".

In pochi step, cosa ci si deve aspettare da un medico estetico?

"Il primo passo che deve fare è la diagnosi. La visita è fondamentale per escludere patologie e allergie (molti pazienti tendono a evitarla). Dopodichè si comincia un percorso terapeutico che comprende programmi nutrizionali, igiene di vita, integrazioni con prodotti farmacologici, fitoterapici e omeopatici. L'obiettivo deve essere prevenire l'invecchiamento e, da ultimo, correggere l'inestetismo".

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Quanta è ancora la disinformazione mediatica su un tema importante e che riguarda molte migliaia di persone nel nostro Paese?

"I servizi giornalistici sono pieni di inesattezze e gravi errori scientifici. I media sfruttano preconcetti e scandali.
Per esempio, attribuire la responsabilità dei cambiamenti di espressione dei volti delle star agli incauti interventi di chirurgia plastica e ai trattamenti a base di tossina botulinica è falso. Tutti i medici che lavorano in campo estetico sanno benissimo che i veri pericoli dei trattamenti iniettivi non nascono dal botulino, il quale – ed è ampiamente provato da circa trent'anni di ricerche scientifiche – ha un profilo di sicurezza elevatissimo ma, per esempio, dal silicone e filler semipermanenti e permanenti che da molti anni sono banditi ma che continuano ad essere utilizzati facendo disastri.
Gli operatori del settore sanno altresì che le moderne tecniche di medicina estetica – purché applicate da professionisti seri e preparati- sono capaci di offrire i miglioramenti richiesti senza creare né mostri né caricature".

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Quali sono le linee guida che un medico deve seguire?

"Il discredito gettato sulla medicina estetica è assolutamente fuori luogo e immotivato. Secondo tutti i nostri codici etici, l'azione del professionista in tema di ringiovanimento non può e non deve stravolgere l'aspetto del paziente. Scopo fondamentale è quello di prevenire, educare e solo poi correggere. E la correzione deve esclusivamente aiutare i pazienti a portare bene la propria età, oltre che correggere esclusivamente le imperfezioni: qualsiasi stravolgimento non fa parte della buona pratica clinica delle specialità che agiscono in estetica. I trattamenti estetici sono una realtà importante per la salute psicologica di molte migliaia di persone in Italia e nel mondo, occorre maggiore rispetto nel trattarli, anche mediaticamente. Quando si affrontano argomenti così delicati, che coinvolgono molti pazienti, crediamo sia dovere dei media considerare le posizioni delle società scientifiche di riferimento, che sono sempre a disposizione per poter diffondere notizie corrette in maniera adeguata".

Come essere sicuri di aver scelto il medico giusto e di chi diffidare?

"In teoria tutti i medici sono abilitati a pratiche di medicina estetica ma è consigliabile affidarsi esclusivamente a medici diplomati in una scuola post universitaria quadriennale, perché, ad oggi, non esiste una specializzazione universitaria ufficiale.
Bisogna diffidare di medici che non hanno seguito una formazione specifica, che non abbiano una specializzazione affine al campo della medicina estetica. Dubitare dei prezzi bassi e pretendere l'etichetta di tracciabilità del prodotto che viene usato".

L'attore Christian Bale e il regista Michael Mann sono stati ospiti in Municipio del sindaco Gian Carlo Muzzarelli. Le riprese inizieranno in città nel 2016. L'attore ha dichiarato di essere fortemente stimolato dal ruolo di protagonista, che rappresenta una grande sfida, dovendo impersonare una leggenda come Enzo Ferrari. -

Modena, 11 novembre 2015 -

Non poteva che essere Modena, città natale e sede della casa automobilistica che porta il suo nome, a fare da cornice al film sulla vita di Enzo Ferrari.

Ieri pomeriggio, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha ricevuto in Municipio il regista Michael Mann e l'attore Christian Bale che il prossimo anno gireranno il film sulla vita del celebre imprenditore e pilota automobilistico, vanto per Modena e per l'Italia. In particolare il film riguarderà gli avvenimenti pubblici e privati del 1957 per raccontarne la vita e le sfide.

Il regista, che girerà in città la maggior parte delle scene del film, ha detto di aver trovato una città magnifica, che l'ha molto colpito per la sua bellezza. Christian Bale ha dichiarato di essere fortemente stimolato dal ruolo di protagonista, che rappresenta una grande sfida, dovendo impersonare una leggenda come Enzo Ferrari. "Parole che sono un orgoglio per tutta Modena e tutti i modenesi – ha commentato il sindaco – in tutti loro c'è grande passione, e sono sicuro che la città risponderà come sempre con grande entusiasmo". Alla fine dell'incontro, il sindaco ha omaggiato i due artisti con una confezione di Aceto balsamico tradizionale.

Pubblicato in Cronaca Modena

Il Calendario Storico 2016 dell'Arma è ispirato dal tema "I Carabinieri e le arti". Un omaggio ai maggiori pittori degli ultimi duecento anni della storia italiana ed europea. Un viaggio nella storia dell'arte lungo dodici mesi in cui l'Arma diviene protagonista. -

Parma, 11 novembre 2015 - tutte le immagini nella galleria in fondo al testo -

E' stato presentato ieri, il Calendario Storico 2016 dell'Arma, ispirato dal tema "I Carabinieri e le arti"

Un ampio progetto culturale. Un cammino che corre tra i maggiori artisti degli utili due secoli, dalle tinte forti di Henri de Toulouse-Lautre, ai colori intensi della campagnaalle nelle atmosfere di Vincent Van Gogh, all'impressionismo di Monet, alla caotica realtà metropolitana di Umberto Boccioni, fino al sereno e sognante surrealismo di René Magritte.

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Ne "I papaveri" di Monet si inserisce una pattuglia dei Carabinieri, la cui presenza appare protettiva e rasserenante. Nel Surrealismo de' "La tentazione di Sant'Antonio" di Salvador Dalì, la figura del Carabiniere è sposata al concetto dell'eroismo a difesa dei cittadini. La caotica realtà metropolitana di Umberto Boccioni, nella rivisitazione, si svolge sotto lo sguardo amico, protettivo e vigile di due Carabinieri, solo per citare alcuni esempi. Un percorso immaginario lungo gli oltre duecento anni di storia dell'Arma, con la rivisitazione dei maggiori capolavori dell'arte italiana ed europea, con prefazione di Ferruccio De Bortoli e Philippe Daverio.

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Il Calendario Storico dell'Arma, nato nel 1928, dopo l'interruzione post-bellica dal 1945 al 1949, venne ripubblicato regolarmente nel 1950 e da allora è un puntuale interprete, con le sue tavole, delle vicende dell'Arma e della Storia d'Italia. Quest'anno la tiratura sarà di 1.200.000 copie, di cui 8.000 in lingue straniere inglese, francese, spagnolo e tedesco.

L'Agenda del 2016, invece, vuole rinverdire le vicende dell'Arma nel primo conflitto mondiale e nella guerra di Liberazione nell'anno in cui se ne celebrano il centenario e il settantennale.
I testi elaborati, recepiti in due diverse monografie, sono arricchiti dal brillante e originale contributo introduttivo di Mario Calabresi, per il primo conflitto mondiale, e di Aldo Cazzullo per la guerra di Liberazione e la Resistenza.

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Presentazione presso il Comando Provinciale Carabinieri di Parma

Pubblicato in Cultura Emilia
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