Coronavirus: agire locale per ritornare a pensare globale. Il presidente Simonazzi chiede di supportare maggiormente le aziende del territorio per sostenere l’economia delle piccole imprese e i posti di lavoro connessi
Reggio Emilia, 7 aprile 2020. Per garantire le forniture alimentari a 60 milioni di persone in questo periodo, quasi tutta la filiera agroalimentare è in attività con oltre un milione di imprese divise tra le 700mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari di cui il 70% sono imprese artigiane, 300 mila attività di ristorazione di cui il 15% artigiane.
La situazione di emergenza sanitaria con conseguente blocco dell’economia in Italia e non solo, potrebbe però mettere in ulteriore difficoltà le micro imprese, che hanno una capacità finanziaria limitata e cominciano ad accusare la carenza di manodopera e le criticità a livello di logistica e trasporti.
“L’appello che vogliamo lanciare alla grande distribuzione – dichiara Marco Simonazzi, presidente CNA Alimentare - è quello di supportare le aziende del territorio acquistando in misura maggiore prodotti dalle aziende locali, per sostenere l’economia del territorio e i tanti posti di lavoro ad essa connessi”.
La progressiva chiusura del canale Horeca, non solo a livello nazionale ma anche internazionale, ad esempio, ha sottratto un canale di sbocco importantissimo per i prodotti di posizionamento alto e medio-alto (per esempio vino o formaggi) e che assorbe percentuali rilevanti dei flussi complessivi di export, e in prospettiva potrebbero poi palesarsi ulteriori difficoltà.
“Dobbiamo agire – conclude il presidente Simonazzi - ci vuole creatività, una strategia, una visione di insieme, unità di tutta la filiera. Su questo un aiuto arriva anche dalle piattaforme digitali, come sta dimostrando la pagina sul sito cnare.it dedicata alle aziende CNA che fanno consegna a domicilio di generi alimentari nella provincia reggiana, sempre più un punto di riferimento per produttori e cittadini. Anche perché per i grandi eventi per il rilancio del settore, come le fiere, dovremo aspettare un po' di tempo e comunque non prima del 2021”.
Plafond di oltre 130 milioni di Euro dedicato al Gruppo PAM da UniCredit Factoring per il sostegno della filiera produttiva
Milano 13 marzo 2020 - UniCredit, da sempre impegnata nel sostegno alle filiere produttive e partner ideale per lo sviluppo delle aziende, consolida il proprio impegno con le imprese ed il territorio assicurandone il sostegno per fronteggiare insieme l’attuale emergenza sanitaria.
La storica collaborazione tra UniCredit e Gruppo PAM ha permesso di rafforzare anche la soluzione di reverse factoring dedicata alle aziende fornitrici che possono smobilizzare i propri crediti prima della scadenza naturale.
L’accordo prevede un plafond di oltre 130 milioni, messi a disposizione da UniCredit Factoring, a beneficio dei fornitori del Gruppo PAM che potranno sostenere il proprio ciclo attivo e far fronte all’attuale emergenza.
Lo smobilizzo dei crediti consente di investire le disponibilità economiche in altre attività produttive creando un circolo virtuoso di liquidità, con ricadute positive su tutta la filiera economica.
Roberto Fiorini – Amministratore Delegato di UniCredit Factoring – sottolinea che “questo tipo di accordi libera capitale e risorse per le imprese, stabilizzando i cicli di fornitura e di pagamento, consentendo un accesso continuativo al credito basato su un asset fondamentale come quello del rapporto commerciale strategico tra fornitori e clienti”.
Alfredo Maria De Falco – Deputy Head of CIB e Head of CIB Italy – afferma che “in un momento difficile come questo, credo che ogni singolo attore economico debba fare la sua parte per supportare l’economia nel suo insieme. Per questo, stiamo stipulando una serie di accordi con nostri importanti clienti della Grande Distribuzione, tra cui oggi anche un’eccellenza come PAM, che hanno lo scopo di alleviare la tensione finanziaria dei loro fornitori e, a cascata, di tutta la filiera agroalimentare - settore essenziale e da salvaguardare in questa situazione di emergenza che stiamo vivendo”.
Marco Melzi – Chief Fiancial Officer Gruppo PAM – sottolinea che “il nostro gruppo, in un ottica di partnership di filiera, ha voluto mettere a disposizione dei propri fornitori, soprattutto le PMI, uno strumento per dare maggiore flessibilità nella gestione del capitale circolante e dei relativi fabbisogni finanziari”.
Presentato il rapporto di The European House – Ambrosetti. Nella ripartizione degli utili la quota maggiore va all’Industria. La dichiarazione congiunta delle associazioni della Grande Distribuzione.
(Roma, 5 novembre 2019) – Quali sono i veri rapporti all’interno della filiera agroalimentare italiana tra Agricoltura, Industria, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione? The European House – Ambrosetti ha presentato ieri il rapporto “La creazione di valore lungo la filiera agroalimentare estesa in Italia” nel corso di una conferenza stampa realizzata con Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad e in collaborazione con ADM – Associazione Distribuzione Moderna. Il rapporto analizza la ripartizione degli utili tra tutti gli attori della filiera ed evidenzia come la quota della Distribuzione sia poco più di un quarto di quella dell’Industria di trasformazione e quella dell’Agricoltura sia poco meno della metà.
“La filiera agroalimentare estesa (Agricoltura, Industria di Trasformazione, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione) è il 1˚ settore economico del Paese – dichiara Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti - Genera un fatturato totale di 538,2 miliardi di Euro (pari alla somma del PIL di Norvegia e Danimarca), un Valore Aggiunto di 119,1 miliardi di Euro (4,3 volte le filiere estese automotive e arredo e 3,8 volte la filiera dell’abbigliamento estesa) e sostiene 3,6 milioni di occupati (pari al 18% del totale degli occupati in Italia), con 2,1 milioni di imprese.”
Partendo dai consumi alimentari, il rapporto ricostruisce l’utile di filiera: ogni 100 Euro di consumi alimentari degli italiani, il 32,8% remunera i fornitori di logistica, packaging e utenze, il 31,6% il personale della filiera, il 19,9% le casse dello Stato, l’8,3% i fornitori di macchinari e immobili, l’1,2% le banche, l’1,1% le importazioni nette e solo il 5,1% gli operatori di tutta la filiera agroalimentare estesa.
I 5,1 euro di utile per ogni 100 euro di consumi alimentari si ripartiscono nelle seguenti proporzioni: l’Industria di trasformazione alimentare ottiene la quota maggiore, pari al 43,1%; il 19,6% va all’Intermediazione (grossisti e intermediari in ambito di agricoltura, industria e commercio); il 17,7% all’Agricoltura; l’11,8% alla Distribuzione e il 7,8% alla Ristorazione.
Il dato relativo alla Distribuzione smentisce le fake news sull’argomento, tanto più se si considera che il trend degli ultimi 6 anni vede la quota di utile di filiera della Distribuzione ridursi del 9,9%, al contrario della quota dell’Industria che cresce del + 4,9%.
Il rapporto, infine, sottolinea anche che, all’interno dell’Industria di trasformazione alimentare, la ripartizione dell’utile è altamente concentrata: le aziende leader con una quota di mercato superiore al 40% nei propri mercati di riferimento (57 aziende su 56.757) catturano il 31,1% dell’utile di tutta l’Industria alimentare e il 13,4% dell’utile dell’intera filiera.
Le associazioni della Grande Distribuzione (Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad, ADM – Associazione Distribuzione Moderna) hanno partecipato unitariamente alla conferenza stampa con i loro leader: Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione; Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia; Francesco Pugliese, Amministratore Delegato di Conad; Giorgio Santambrogio, Presidente di ADM. E hanno rilasciato una dichiarazione comune, seguendo una prassi inconsueta, a dimostrazione della determinazione di voler offrire un quadro veritiero sulla Distribuzione: “L’analisi di The European House – Ambrosetti pone in luce una situazione inequivocabile: la filiera agroalimentare in Italia produce poco utile per i suoi azionisti diretti e la ripartizione di questo utile è dominata dall’Industria di Trasformazione, con una quota in crescita significativa negli ultimi 6 anni e un estremo livello di concentrazione, considerando che solo 57 grandi imprese industriali, in gran parte multinazionali, assorbono un utile complessivo superiore a quello dell’intera Distribuzione.
Un quadro di squilibrio che dura da anni e che si è accentuato nel tempo, lasciando alle altre componenti della filiera la ripartizione di un utile sempre minore. La quota di utile ottenuta dalla Distribuzione è infatti poco più di un quarto di quella dell’Industria ed è in diminuzione, come lo è anche quella dell’agricoltura. Il fatto che solo l’1 per mille delle imprese industriali assorba un utile di filiera così elevato pone un serio problema di equilibrio: questi pochi gruppi si pongono di fronte alle altre componenti di filiera, a monte e a valle, in una posizione di grande forza, capace di superare ogni confronto e di imporre le proprie condizioni in tutte le forme di negoziazione e trattativa”.
“Questo studio – prosegue la dichiarazione delle associazioni della Grande Distribuzione - offre dunque chiarezza e accende la luce su una realtà spesso dominata da informazioni distorte che però rischiano di guidare scelte importanti che possono influenzare gli assetti competitivi e strategici e i pesi tra i diversi operatori”.
La dichiarazione delle quattro associazioni della Grande Distribuzione si conclude con un appello alle istituzioni ed al mondo politico:
“La filiera agroalimentare italiana è un patrimonio che dobbiamo coltivare e sviluppare, non solo per il valore che ha di per sé ma anche per la sua capacità di attivare indotto e crescita dei territori. E’ necessario che il mondo delle istituzioni favorisca questa dinamica positiva, creando le condizioni per ridare slancio ai consumi e agli investimenti delle imprese, ponendo in questo modo le basi per aumentare il valore complessivo creato nella filiera. Occorrono decisioni che partano da un’analisi corretta e oggettiva della situazione e che favoriscano la collaborazione tra tutti gli stakeholders coinvolti, pubblici e privati, contribuendo così ad aumentare la capacità complessiva della filiera agroalimentare di produrre sviluppo per sé e per l’intera collettività, rendendola in questo modo ancor più protagonista della ripresa del Paese”.
Nota: Il rapporto di The European House – Ambrosetti è disponibile alla stampa in forma di abstract. Per analizzare il valore generato dalla filiera agroalimentare estesa, The European House – Ambrosetti ha ricostruito una base dati estensiva: sono stati analizzati circa 90.000 bilanci di imprese su un orizzonte temporale di 7 anni per 40 Key Performance Indicator, per un totale di 25 milioni di osservazioni.
Consuntivo 2015 a 9,95 miliardi, +5,6%. Confermate le previsioni 2016 di 10,25 miliardi. Per l'anno in corso investimenti per 152 milioni
Trezzano s/N, Milano, 4 luglio 2016 – Selex cresce ancora e consolida la sua presenza sul territorio. Nel 2015 il fatturato complessivo è arrivato a 9,95 miliardi di euro, con un incremento del 5,6% rispetto al 2014. Positivo anche l'andamento dei primi quattro mesi del 2016. Da gennaio a fine aprile il Gruppo ha infatti registrato un aumento del + 4,9% se si considerano tutti i canali e le aperture di nuovi punti di vendita. I risultati sono stati presentati nel corso dell'Assemblea annuale Selex, tenutasi il 1 luglio a Siviglia (Spagna), con approvazione del bilancio 2015.
Il dato sulla crescita Selex a rete costante sempre nei primi quattro mesi dell'anno è + 0,7%, in controtendenza rispetto al settore della grande distribuzione italiana, che ha invece registrato un trend negativo, pari a - 1,3% ( iper + super, dati Nielsen).
Selex rafforza la sua posizione al terzo posto tra i retailer, con una quota di mercato dell'11,6% (dati IRI, gennaio 2016) e conferma una stima di chiusura anno a 10,25 miliardi di fatturato.
Il Gruppo commerciale Selex associa 15 imprese e 2.515 punti di vendita dislocati su tutto il territorio nazionale, con insegne nazionali quali Famila, A&O e C+C, e diversi altri brand assai radicati a livello regionale (vedi allegato). Nel corso dell'Assemblea annuale, è stato presentato oltre al consuntivo 2015 anche il programma di sviluppo per il 2016. Per le nuove aperture (69 le unità previste entro la fine dell'anno) e la modernizzazione di punti di vendita esistenti, che porteranno all'assunzione di centinaia di nuovi collaboratori, sono stati stanziati 152 milioni di euro.
«Nonostante il 2016 non abbia ancora visto l'affermarsi di una ripresa robusta dell'economia – ha detto Dario Brendolan, Presidente del Gruppo Selex – il nostro Gruppo ha scelto di proseguire con decisione sulla strada dello sviluppo, studiando moderni formati di punti vendita radicati nel territorio e sempre attenti alle nuove tendenze di consumo e alle tradizioni delle comunità in cui operano».
I risultati positivi conseguiti nei primi quattro mesi dell'anno premiano l'impegno di Selex sul fronte del miglioramento continuo dell'offerta, in particolare nei reparti più strategici come i freschissimi e l'area salute e benessere.
«Abbiamo lavorato in questi mesi per rinnovare la rete, migliorare la specializzazione dei reparti emergenti e rafforzare il posizionamento distintivo delle nostre insegne - ha sottolineato Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex - Parallelamente abbiamo presidiato attentamente l'area convenienza. Lo scorso anno, grazie alle promozioni, i consumatori che hanno fatto la spesa nei nostri punti di vendita hanno risparmiato 450 milioni di euro».
Al buon andamento del Gruppo Selex hanno contribuito anche le performance dei prodotti a marca del distributore. In particolare le linee specialistiche premium e quelle salutistiche hanno registrato nei primi quattro mesi dell'anno un incremento delle vendite del 15% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un risultato ottenuto grazie anche alla campagna di comunicazione che ha visto la realizzazione del nuovo sito www.prodottiselex.it e importanti investimenti pubblicitari sulle principali emittenti nazionali.
CODIM, una piattaforma destinata anche ai freschissimi - siglato accordo strategico con Lekkerland
Milano, dicembre 2014 – A pochi giorni dalla sua formazione, CODIM – Consorzio Distribuzione Moderna, che opera con 70 persone e genera un giro d'affari di 120 mln, si rafforza con Lekkerland: l'accordo con la più grande e riconosciuta società di commercio e di distribuzione di prodotti dolciari, bevande ed articoli d'impulso in Italia, è stato formalizzato oggi.
Recentemente costituito, CODIM è il consorzio nato dall'accordo di alleanza di lungo periodo siglato da tre realtà campane quali: ITALCASH srl (specialista nella vendita all'ingrosso, attivo dal 1989 con un cash&carry di 8.000 mq e 30 punti vendita); BI.TAR srl (opera con un cash&carry di 4.000 mq e 4 quattro punti di vendita di proprietà oltre a 18 affiliati) e C&D-CEDI srl (realtà di distribuzione innovativa con una piattaforma di distribuzione e un cash&carry supportato da una rete vendita di 8 agenti e 3.500 clienti serviti di cui 240 aderenti alla rete di franchising Asso Dettaglianti).
Il Consorzio CODIM, coordinato da Sabatino Pepe, come primo atto ha deliberato anche la costituente CODIM Servizi srl per la gestione di una piattaforma dei freschi e freschissimi, per fornire un servizio integrale a tutta la rete vendita oltre a un portale comune per la gestione di attività promozionali telematiche di sell-out (Sales Promotion) con l'adozione di un assortimento comune.
"CODIM vuole affermarsi quale leva competitiva e di sviluppo puntando anche al prodotto fresco attraverso Codim Servizi srl. Pur avendo una connotazione territoriale - la sede è in Campania - l'intento del Consorzio è quello di uscire ulteriormente dalla regione diventando punto di riferimento per il commercio al dettaglio di tutta Italia." - commenta Sabatino Pepe - Ed è proprio in quest'ottica che l'accordo con Lekkerland segna il nostro primo importante passo per consolidare gli obiettivi del neonato Consorzio che vuole, da un lato, valorizzare anche le pmi nazionali e i loro prodotti e, dall'altro, favorire lo sviluppo delle imprese consorziate anche con un sistema di distribuzione che ottimizzi i costi logistici."
Gli obiettivi di CODIM sono la diversificazione, l'ampliamento e la qualificazione con prodotti specialistici e alternativi, l'ottimizzazione dei costi logistici, una maggiore competitività, condizioni di fornitura privilegiate con le più importanti industrie di marca e la valorizzazione delle pmi distribuite su tutto il territorio nazionale, con una particolare attenzione al "fresco"; inoltre, i contenuti di servizio che CODIM offre sono valorizzati anche dal supporto, interno al Consorzio, di una apposita struttura specializzata per lo sviluppo delle imprese e sistemi di distribuzione.
"Lekkerland da sempre vuole portare il mondo del dettaglio tradizionale sotto i riflettori, un segmento di mercato spesso trascurato pur rappresentando il tessuto economico italiano in misura preponderante. – ha affermato Stefano Bozzi, Presidente ed Amministratore Delegato di Lekkerland - Noi viviamo sempre la nostra missione da pionieri, così come tre anni or sono abbiamo instaurato una collaborazione strategica con Sma e nel 2013 abbiamo allargato gli orizzonti ad altri gruppi prevalentemente dolciari, ora apriamo a partnership ancora più ampie. Abbiamo analizzato il progetto strategico di Codim con il quale confidiamo di instaurare un rapporto duraturo e dalle reciproche soddisfazioni. Siamo convinti che Codim possa costituire uno dei volani per dare ulteriore stimolo e visibilità al segmento di mercato."
Lekkerland, grazie a questa collaborazione, che si aggiunge alla rete capillare di centri di distribuzione e ai due consorzi da due anni legati al gruppo, consolida ulteriormente la posizione di leadership superando la soglia di giro d'affari di 400 mln e il presidio quotidiano del territorio con oltre 500 venditori.
CODIM –
Presidente: Carmine Pepe, Vice Presidente: Fabio Visconti.
Consiglio Direttivo: Carmine Pepe, Fabio Visconti, Vincenzo De Siero, Filippo Biffone -
Sede: Nocera Inferiore (SA) - Via G .B Grimaldi,104
Per la prima volta una ricerca IRI su vino italiano e supermercati esteri.
Verona, 7 aprile 2014. Se il mercato interno del vino nella Gdo nei primi mesi del 2014 sembra in ripresa, sicuramente più rosee sono le prospettive che si aprono nei mercati esteri. Nei supermercati Usa, l’Italia è il secondo Paese importatore con una quota del 28,3%, dopo l’Australia, distaccando di 22 punti la Francia. Anche nel Regno Unito siamo il secondo Paese con una quota del 17%, precedendo California e Francia. In Germania invece siamo il primo Paese, davanti a Francia e Spagna.
«C’è grande interesse per il prodotto italiano nella grande distribuzione estera – spiega Giancarlo Gramatica, Cliente Director Iri, illustrando la prima ricerca di settore elaborata in esclusiva per Vinitaly – Negli Usa i più venduti sono Pinot Grigio, Chianti, Valpolicella/Ripasso/Amarone oltre spumanti e Prosecco. Nel Regno Unito la classifica vede al primo posto il Pinot Grigio, seguito da Prosecco e Sangiovese. In Germania la parte del leone la fanno il Prosecco Frizzante e il Prosecco Spumante».
La crescita delle vendite di vino italiano nella Gdo estera nel 2014 viene valutata come probabile anche da Federdistribuzione: «È prevedibile uno sviluppo di un trend già in atto – afferma Alberto Miraglia – non poche insegne portano il vino italiano nei propri punti vendita internazionali, promuovendolo con manifestazioni specifiche o inserendolo regolarmente nell’assortimento. Altre favoriscono il prodotto nazionale sfruttando rapporti consociativi con catene distributive estere, incentivando rapporti diretti tra grande distribuzione straniera e cantine italiane, indicando cantine e prodotti interessanti da inserire nelle linee di vino di marca del distributore dell’insegna estera».
Di vino nella gdo nazionale ed estera si parla oggi alle 10.30 durante il convegno “Cantine e grande distribuzione: nuove strategie per il mercato italiano ed estero” organizzato da Vinitaly. Modera i lavori Luigi Rubinelli, Direttore di RetailWatch; intervengono, oltre a Giancarlo Gramatica e Alberto Miraglia, anche Lamberto Vallarino Gancia, Presidente di Federvini; Domenico Zonin, Presidente di Unione Italiana Vini; Alessandro Masetti, Responsabile Reparto Bevande di Coop Italia, Giovanni Panzeri, Group Category Manager e Responsabile Marca del Distributore di Conad, Dino Borri, responsabile Prodotto estero di Eataly.
Ufficio Stampa Veronafiere
« Penso di avere il diritto di prendermela con un po’ più di calma...ma non sperate di liberarvi così facilmente di me»
di Virgilio - Parma, 03 Gennaio 2014 -
« Penso di avere il diritto di prendermela con un po’ più di calma...ma non sperate di liberarvi così facilmente di me».
Così Berardo Caprotti ha salutato i dipendenti l’antivigilia di Natale stando alla ricostruzione dell’ANSA.
Un diritto sacrosanto per un uomo che ha inventato l”ESSELUNGA” portandola ai vertici per qualità di referenze e per efficienza.
88 anni di cui 62 spesi al servizio della propria impresa e con successo per di più. Un successo di efficienza che colloca la catena di Caprotti ad eccellere (dati 2012) in ROE (Return On Equity) e ad avere il miglior indice di costi di personale per unità di superficie. “Mister Esselunga” lascia la guida ai manager che si ritrovano ad amministrare un gruppo di quasi 7 miliardi di fatturato, 144 Store e 20.000 dipendenti e quel che forse, in questo tempo di crisi conta, ad alta efficienza e reputazione.
“Esselunga – riferisce infatti l’Ufficio studi di Mediobanca - ha confermato nel 2012 il maggiore ricavo per metro quadrato di superficie (calcolato sui soli punti vendita di proprietà) a oltre 16.400 euro/mq. E' l'unico operatore ad averlo aumentato, tanto sul 2008 (+2,4%) che nell'ultimo anno (+2%). Gli altri gruppi si collocano tra i 6.800 euro/mq delle Coop (-4% sul 2008, - 1,6% nel 2012) e i 4.800 euro/mq di Gecos (-11,9% sul 2008, -1,8% nel 2012). Flessioni assai importanti sul 2008 hanno interessato Carrefour (-16,1%) e Auchan (-13,3%).” E sempre a proposito di Esselunga, l’ufficio studi di Foro Bonaparte, sottolinea i margini sul fatturato ampiamente migliori della media, già a partire dal valore aggiunto. “Il costo del lavoro ha l'incidenza più bassa (pur avendo Esselunga, il maggiore numero di dipendenti per 1.000 mq di superficie) e anche gli ammortamenti pesano relativamente di meno (2% del fatturato). Ciò si traduce in un roe che nel 2012 ha toccato 21,9% (per curiosità: nel 2012 il roe di Armani è stato del 15,1%). A parte Gecos (3,9% il roe), tutti gli altri gruppi hanno chiuso il 2012 in perdita. Nell'ultimo quinquennio hanno cumulato perdite nette Carrefour (2,7 miliardi, anche a seguito della svalutazione dell'avviamento GS per 1,6 mld del 2011), Auchan e Coop (attorno ai 100 milioni ognuna). In utile Gecos (113 milioni) ed Esselunga (1,1 miliardi)”.
Per i dati del 2013 ci sarà da attendere ancora un mese ma è facile ritenere che non sarà molto diverso dal 2013, forse non in valore assoluto, ma in relazione agli altri gruppi distributivi.
Alla nuova guida di Esselunga è stata lasciata una macchina efficiente che ancora potrà dare molto ma dovrà essere condotta con la stessa forza e determinazione del suo fondatore, Bernardo Caprotti, al quale auguriamo una serena e lunga vita.
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Redazione