Domenica, 01 Settembre 2024 06:44

“Lavoro migrante”: Elena Topor e Vadim Clisevici In evidenza

Scritto da Francesca Dallatana
Aleksandr Ozerski Aleksandr Ozerski

Volga al decollo. Eastern runway.

Di Francesca Dallatana Parma, 1 settembre 2024 -

Desiderio e status symbol. Con una traccia di timore reverenziale. Per lo standing.

Con lei arrivava qualcuno di importante.

Non sempre era una visita di cortesia. Era l’auto blu dell’est.

La si prenotava, la si aspettava a lungo.

Un’automobile, il sogno di una vita. In tutto l’est Europa.

Modello Gaz -21: Volga, classe 1964. Traslitterato dal cirillico Gaz sta per: Gor’kovskij avtomobil’nyj zavod: fabbrica di automobili di Gor’kij, il nome della città di Nizhnij Novgorod dal 1932 fino al 1990.

GAZ-21_1st_generation__Volga__in_Moscow_front_view.jpeg

La macchina dei desideri dell’Europa dell’Est. Cordone emotivo fra i Paesi oltre la cortina di ferro.

A Parma, in Strada Nino Bixio al numero civico 112/D, il cofano lucido di una Volga accoglie i clienti: Volga è il nome di una gastronomia, che prima di essere esercizio commerciale è luogo di incontro e di cultura. Alla parete, dietro l’automobile diventata banco frigorifero, è esposta Maslenitsa opera di Alexandr Ozerski, artista russo e parmigiano d’adozione.

Maslenitsa è un’antica festa slava. Risale ai tempi della cultura pagana. Maslenitsa cade nella prima settimana di Quaresima. Giri su slitte addobbate da campanelli, progetti di matrimonio, costruzione di città sul ghiaccio e lancio delle palle di neve. Festa di futuro e colori.

Volga e Maslenitsa accolgono Parma nel luogo di incontro ideato da Elena Topor e Vadim Clisevici, giovani emiliano-moldavi. Vivono a Parma e lavorano tra Reggio Emilia e Parma.

I clienti di Volga non sono clienti, ma viaggiatori curiosi di est Europa. La Volga permette un tour di intermittenze del cuore, per dirla con Marcel Proust.

Setting emotivo.

Sorridente e luminosa e accogliente, una giovane donna lontana anni luce dall’anno di costruzione di quell’automobile ne racconta la storia, ne ripercorre le gesta. L’ha scelta lei come simbolo della gastronomia di Strada Nino Bixio. E’ lei a curare la comunicazione dell’attività commerciale. Come professionista segue la comunicazione anche di altre attività professionali e aziende.

Un sorriso sgranato del colore delle perle, uno sguardo pulito.

E’ giurista di formazione, Elena Topor. Moldava di Stefan Voda, ha studiato a Sibiu, Romania. Parla un italiano quasi senza accento e presta particolare attenzione alla forma sintattica. Una lingua forbita, allenata durante le andate e i ritorni dalla Moldova all’Italia durante gli studi: Erasmus a Pavia, un tirocinio presso uno studio legale di Reggio Emilia. Parla dell’est Europa con competenza e coerenza rispetto alla sua età anagrafica e alla sua esperienza di vita. E’ tra le carte dello studio legale reggiano che la giovane giurista capisce che il suo senso di giustizia le impedirebbe di assumere la difesa di chi non merita assoluzione. E realisticamente comprende che il percorso per la magistratura potrebbe risultare impervio in questo momento della vita. “Ho scelto di studiare Giurisprudenza per motivi pratici. Ho frequentato il liceo e l'Università in Romania. Ho scelto la facoltà di Giurisprudenza  perché si sceglie ciò che ci permetterà di realizzare uno stipendio per vivere e non per sopravvivere. Temporaneamente avevo accantonato la mia parte creativa: la musica, il disegno, l’interesse per la comunicazione e per le arti. A Sibiu presso l’Università Lucian Blaga ho raggiunto l’obiettivo: la laurea. Importante, per me, l’Erasmus che mi ha permesso di conoscere persone di tutto il mondo.” Ma a Parma, la neo-laureata si riavvicina alla sua parte creativa e si iscrive al Master dell’Università cittadina dedicato a “Comunicazione digitale mobile e social”. E l’alternarsi di silenzio e parole ritornano al centro della sua attenzione: la comunicazione nella sua formula magica tra attrazione e relazione ritorna imperiosamente al centro della sua vita.

L’idea della Volga idealmente in viaggio attraverso i Paesi dell’est mette in moto i motori, entra dentro la vetrina. E propone il tour di gusto e di curiosità. Lei, Elena Topor, racconta del sogno dell’est, del desiderio della Volga. E colora di parole la storia dell’est europeo trasmessa di generazione in generazione fino ad oggi. E di una generazione giovane, quella dei Millennials, ma la narrazione è aggiornata e competente.

Lei accoglie. Si occupa dell’anticamera dell’intervista. Prepara il setting emotivo.

MonasteroMartasiMaria.jpeg

Volga in musica.

Ma è lui, Vadim Clisevici ad iniziare il racconto. Una variazione sul tema dell’entusiasmo per la nuova attività e ispirato al motto proposto in un video divulgato sui social network in occasione del decimo anniversario del ristorante pizzeria la Grande Mela di Reggio Emilia: “auguro a tutti di trovare un lavoro che piace perché è come non lavorare”, dove per “lavorare” si intende fare fatica. Giovane uomo moldavo, proveniente dalla zona di Stefan Voda, Vadim Clisevici è in Italia dal 2008. Per due settimane lavora come lavapiatti. In seguito, per cinque anni, è impegnato professionalmente come aiuto cuoco e come pizzaiolo. Una pausa nel settore della ristorazione e inizia gli studi serali. Alterna lo studio al lavoro come commerciale proponendo diversi prodotti per una rappresentanza italiana: è così che si mantiene agli studi presso l’Istituto tecnico commerciale Bodoni e continua come pizzaiolo solo durante il sabato e la domenica. Il secondo lavoro, quello del week end, condizionato dalla facilità ai rapporti interpersonali, diventa preminente grazie alla relazione con il titolare che dopo pochi anni di collaborazione gli propone di entrare in società. E’ così che il lavoratore Vadim Clisevici diventa imprenditore insieme al figlio del titolare italiano, che poi seguirà se stesso e la propria formazione cedendo la sua quota al collega moldavo. La Grande Mela – il ristorante-pizzeria di Reggio Emilia -  ha compiuto dieci anni, sotto l’egida dell’imprenditore italo-moldavo. Una nuova vita sociale e commerciale per il ristorante, grazie alle iniziative organizzate dalla gestione di ultima generazione attenta a ciò che nel mondo accade e generosa di attenzioni verso i clienti.

La Grande Mela è diventato soprattutto un luogo di incontro, di intreccio comunitario”, sottolinea l’imprenditore. Che non ha dimenticato la terra di provenienza. E nemmeno il confine con l’Ucraina scossa e impoverita dalla guerra. Occhi lucidi, quelli scuri di lei e quelli chiari di lui. Sguardo basso e commosso all’unisono quando la memoria ritorna al mese di Febbraio 2022, l’operazione speciale divenuta guerra e la fuga dei più e la fatica di chi non se ne è andato. Vadim Clisevici ed Elena Topor hanno pensato a chi è rimasto intrappolato nella guerra e a chi non ha abbandonato il Paese. E hanno organizzato trasporti eccezionali e internazionali di derrate alimentari non deperibili con arrivo e consegna controllata da persone fidate al confine e dopo il confine. Una consegna tracciata e verificata. Lo hanno fatto con il contributo comunitario di amici ed avventori del ristorante, di moldavi e italiani, di rumeni e di ucraini presenti sul territorio. Hanno diffuso il contagio di umanità e lo hanno reso azione concreta. “In Italia ho cominciato a lavorare subito. Ma ho mantenuto un rapporto molto forte con il Paese d’origine. Con le persone, con la famiglia. Che mi ha permesso di organizzare insieme a Elena il trasferimento di aiuti umanitari per l’Ucraina quando la situazione lo ha richiesto”, ricorda Vadim Clisevici con evidente emozione.

La Grande Mela come Volga sono luoghi di socialità interculturale. Traspare dal vigore del racconto e dalla precisione e della delicatezza dedicata a descrivere una quotidianità di lavoro intensa ma leggera per il piacere di fare.

Lei, silenziosa e sorridente, seduta sullo sgabello di fianco a lui, è la musa ispiratrice di Volga.

La Volga dei desideri arriva dalla Moldova. Cercata e trovata e rimodellata in versione banco gastronomico. Per portare in giro le curiosità culinarie sulle carrozze ideali di un trans Est Europe Express.  Le gomme bianche sono degli anni Ottanta. La macchina propone a Parma una carrellata di curiosità e tipicità culinarie dell’Europa orientale, dall’Ungheria fino alla Moldova, dalla Romania fino al confine marittimo dei Paesi della Yugoslavia.

Lui esonda con i ricordi e con le parole. Lei lo riporta nel tracciato della razionalità della narrazione. Senza spegnere il colore del romanzo del lavoro.

Lui, la musica. Lei, il diapason.

Lei, lui: presente, incontri e ricordi.

Pavia non è troppo distante da Reggio Emilia per Vadim Clisevici. Facile raggiungere la compagna dopo le scuole serali. Lei, ancora lei, gli ha suggerito l’iscrizione alla scuola media superiore, all’Istituto tecnico commerciale Bodoni di Parma. Sempre lei a ricordargli l’importanza della formazione.

E’ stanco Vadim Clisevici, dopo le lezioni della scuola serale. Ha lavorato tutto il giorno. Ma sente vicina la città lombarda. Schiaccia sull’acceleratore e la raggiunge.

Reggio Emilia-Parma-Pavia e ritorno dopo le lezioni serali al Bodoni valgono l’inseguimento di una gazzella dei Carabinieri da Piacenza a San Secondo parmense ai quali spiega la motivazione di tanta fretta. La visita notturna alla fidanzata impegnata a Pavia con l’Erasmus termina con il suo ritorno a Reggio Emilia per prepararsi per il lavoro del mattino che è già arrivato. Gli uomini dell’Arma ascoltano e capiscono. Lui la ricorda bene quella notte e la racconta con toni contenuti sotto la supervisione attenta di lei.

Il legame con lei è più forte della stanchezza. La ragazza apparsa per la prima volta in occasione di una partita di pallavolo tra le loro scuole continua ad essere presente nella sua vita nella prima fase di migrazione e di radicamento a Reggio Emilia e nei periodi successivi.

La terra d’origine e la migrazione.

Non sbiadisce il loro primo incontro e nemmeno la memoria del Paese di origine. Dove la vita non è facile. “I moldavi sono abituati a lavorare due volte. Dopo il primo lavoro, a casa, coltivano la terra per sostenere il reddito. Gli stipendi sono bassi. La vita è difficile. La migrazione verso gli altri Paesi europei ha penalizzato molto la terra e la cura del Paese.” Vadim Clisevici ricorda il suo impegno ad aiutare la propria famiglia d’origine, da ragazzo. Elena Topor sottolinea la motivazione alla base della scelta della facoltà di giurisprudenza: lavoro sicuro. In Italia, l’imprenditore italo-moldavo ha lavorato duro. L’Italia come Paese di accoglienza in che cosa può migliorare? Arriva una risposta secca che ritira subito, perché dettata più dal ricordo della fatica che dalla ragione. Poi, una riflessione profonda scritta a quattro mani da entrambi: “L’Italia potrebbe impegnarsi a diffondere la cultura della fiducia. Fiducia nelle persone e nel lavoro di chi arriva da lontano. Fiducia in un futuro scritto dall’incontro di diverse culture. Nulla si disperde se si dà valore alle esperienze e alle culture.”

Un suggerimento per i lettori della Gazzetta dell’Emilia che vogliano visitare la Moldavia. “Il Monastero di Marta e di Maria, ad Hagimus: è un’immersione in un cielo di pensieri”, Elena e Vadim in coro. “Ai lettori del giornale auguro di conoscere il Paese come ospiti di una famiglia moldava. I moldavi sono ospitali e generosi. Per l’ospite svuotano la casa anche se sono in difficoltà”, aggiunge Elena. Un viaggio sicuro, dalle radici profonde. Volga è l’auto dei desideri. Volga è anche il grande fiume che attraversa e unisce gran parte d’Europa.

È GRATIS! Clicca qui sotto e compila il form per ricevere via e-mail la nostra rassegna quotidiana.



"Gazzetta dell'Emilia & Dintorni non riceve finanziamenti pubblici, aiutaci a migliorare il nostro servizio e a conservare la nostra indipendenza, con una piccola donazione. GRAZIE"