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Ricette da far venire l'acquolina. Un itinerario virtuale lungo lo Stivale alla scoperta delle squisitezze più antiche. Basta trovare la ricetta che vi ispira per fare una Pasqua, gustativamente parlando, diversa...

Di Alexa Kuhne

Parma, 26 marzo 2016

La Pasqua è anche la festa dei golosi. E forse nessuna ricorrenza come quella di questi giorni si accompagna a una enorme varietà di dolci della tradizione che assumono caratteristiche particolari in base al territorio in cui vengono prodotti.
Vogliamo proporre una carrellata delle squisitezze della cultura gastronomica italiana per indurvi a sperimentare e provare nuove esperienze per il palato. Con la curiosità e la voglia di assaggiare si possono fare viaggi gastronomici davvero appaganti, basta trovare la ricetta che vi ispira per fare una Pasqua, gustativamente parlando, diversa...

La bella Mantova, per esempio, ha una vera e propria venerazione per il Bussolano. E' una morbida ciambella che nasce dalla tradizione popolare lombarda. La sua consistenza è data dalla mancanza di lievito. La caratteristica di questo dolce è che è adatto a essere inzuppato direttamente nel vino lambrusco

bussolano dolce pasqua tradizione

Il cugino del bussolano mantovano è il Bensone modenese. Le due ricette sono davvero molto somiglianti, con la differenza che quella gonzaghesca è più ricca di grassi. L'antenato comune pare sia nato a metà strada diffondendosi in tutte le campagne circostanti, seppure cambiando nome ad ogni sosta. Che parliamo di bensone, di bussolano o di pinza, sempre di un pane dolce a base di uova, farina e grasso si tratta, anche se le proporzioni variano.

bensone modenese dolce pasqua tradizione

Non c'è Pasqua, al Sud, senza Casatiello, una 'torta' sontuosa e sapida, ricca di simbolismi. A Napoli si dice di una persona noiosa e pesante 'I che casatiello!'. E questo proverbio la dice lunga sulla pesantezza, direttamente proporzionale alla bontà, di questa particolarissima torta salata. L' impasto è una quantità massiccia di farina, lievito, acqua, sale, pepe, sugna (in italiano strutto), uova sode, salame, formaggio e ciccoli (ciccioli) di maiale. Il termine casatiello deriva da "caso", che in dialetto napoletano vuol dire formaggio, e allude alla cospicua presenza al suo interno di formaggio pecorino. Il pane di cui è composto è il simbolo del corpo di Cristo, le uova incastonate al suo interno rappresentano la rinascita...

casatiello dolce pasqua tradizione

In Meridione, ancora più giù, nella meravigliosa Sicilia, le vetrine delle pasticcerie sono un tripudio di colori. E' tempo della Cassata (dall'arabo qas'at, "bacinella" o dal latino caseum, "formaggio"). La torta è a base di ricotta zuccherata di pecora, pan di spagna, pasta reale e frutta candita..
Inizialmente la cassata era un prodotto della grande tradizione dolciaria delle monache siciliane. Un proverbio siciliano recita "Tintu è cu nun mancia a cassata a matina ri Pasqua" ("Meschino chi non mangia cassata la mattina di Pasqua"). La decorazione caratteristica della cassata siciliana con la zuccata fu introdotta solo nel 1873.
Le radici della cassata risalgono alla dominazione araba in Sicilia quando vennero introdotti a Palermo la canna da zucchero, il limone, il cedro, l'arancia amara, il mandarino, la mandorla. Insieme alla ricotta di pecora, che si produceva in Sicilia da tempi preistorici, erano così riuniti tutti gli ingredienti base della cassata, che all'inizio non era che un involucro di pasta frolla farcito di ricotta zuccherata e poi infornato.

Nel periodo normanno, a Palermo, presso il convento della Martorana, fu creata la pasta reale o Martorana, un impasto di farina di mandorle e zucchero, che, colorato di verde con estratti di erbe, sostituì la pasta frolla come involucro. Si passò così dalla cassata al forno a quella composta a freddo.
Gli spagnoli introdussero in Sicilia il cioccolato e il pan di Spagna. Durante il barocco si aggiungono infine i canditi. L'introduzione della glassa di zucchero coperta di frutta candita che avvolge tutto il dolce come un vetro opaco potrebbe ricondurre il nome all'inglese glass, vetro da cui glassata - classata -cassata.

E poi c'è la Pastiera, la regina delle torte napoletane. Va confezionata con un certo anticipo, non oltre il giovedì o il venerdì santo, per dare agio a tutti gli aromi di cui è intrisa di bene amalgamarsi in un unico e inconfondibile sapore. Appositi "ruoti" di ferro stagnato sono destinati a contenere la pastiera, che in essi viene venduta e anche servita, poiché è assai fragile e a sformarla si rischia di spappolarla irrimediabilmente. La ricetta tradizionale dice di mescolare alla ricotta semplici uova sbattute; una seconda versione, decisamente innovatrice, raccomanda di unirvi una densa crema pasticciera che la rende più leggera e morbida, innovazione dovuta al dolciere-lattaio Starace con bottega in un angolo della Piazza Municipio non più esistente. Per il resto non è pastiera se non c'è estratto di fiori d'arancio e grano cotto, oltre a canditi.

pastiera dolce pasqua tradizione

Si racconta che Maria Cristina di Savoia, consorte del re Ferdinando II° di Borbone, soprannominata dai soldati "la Regina che non sorride mai", cedendo alle insistenze del marito buontempone, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera e non poté far a meno di sorridere. Pare che a questo punto il re esclamasse: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo". La pastiera, forse, sia pure in forma rudimentale, accompagnò le feste pagane celebranti il ritorno della primavera, durante le quali le sacerdotesse di Cerere portavano in processione l'uovo, simbolo di vita nascente. Per il grano o il farro, misto alla morbida crema di ricotta, potrebbe derivare dal pane di farro delle nozze romane, dette appunto "confarratio". Un'altra ipotesi la fa risalire alle focacce rituali che si diffusero all'epoca di Costantino il Grande, derivate dall'offerta di latte e miele, che i catecumeni ricevevano nella sacra notte di Pasqua al termine della cerimonia battesimale. Nell'attuale versione, fu inventata probabilmente nella pace segreta di un monastero dimenticato napoletano. Un'ignota suora volle che in quel dolce, simbologia della Resurrezione, si unisse il profumo dei fiori dell'arancio del giardino conventuale. Alla bianca ricotta mescolò una manciata di grano, che, sepolto nella bruna terra, germoglia e risorge splendente come oro, aggiunse poi le uova, simbolo di nuova vita, l'acqua di mille fiori odorosa come la prima vera, il cedro e le aromatiche spezie venute dall'Asia. È certo che le suore dell'antichissimo convento di San Gregorio Armeno erano reputate maestre nella complessa manipolazione della pastiera, e nel periodo pasquale ne confezionavano in gran numero per le mense delle dimore patrizie e della ricca borghesia.

Arrivando molto più a nord si scopre la Gubana che è un tipico dolce delle valli del Natisone (Udine), a base di pasta dolce lievitata con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla forma a chiocciola, dal diametro di circa 20 cm e cotto al forno. Viene servito irrorato da slivovitz, un liquore ricavato dalla distillazione delle prugne. Il dolce è noto fin dal 1409 quando fu servito in un banchetto preparato in occasione della visita di papa Gregorio XII a Cividale del Friuli. Facendo riferimento alla forma della gubana, la derivazione del nome è probabile che sia la sloveno guba, che significa piega.

gubana dolce pasqua tradizione

Spostandoci in Emilia, troviamo la colomba di Pavullo, che non ha molto a che vedere con la colomba pasquale che tutti conoscono, è infatti una focaccia dolce farcita di savor, marsala e frutta secca.

colomba di pavullo dolce pasqua tradizione

Le pardulas o casadinas sono un tipico dolce pasquale della tradizione sarda. Sono piccole tortine con ripieno di ricotta o di formaggio, molto delicate e gustose. A seconda della zona si possono vedere in una versione dolce o salata, all'aroma di arancia o limone e, più rara, una versione con l'uvetta. Nonostante la preparazione identica, il gusto tra le pardulas di ricotta, delicatissime, e quelle di formaggio (formaggio fresco), che hanno un sapore più deciso, è molto diverso.

pardulas dolce pasqua tradizione

La Resta, il cui profumo si avverte durante il periodo pasquale per le vie di Como, è un pane zuccherino. E' il dolce legato alla celebrazione della domenica delle Palme per via di un gesto simbolico: al suo interno viene infilato (nella pasta prima della cottura) un ramoscello di ulivo, mentre sul dorso viene inciso un disegno che ricorda la spiga detta anche "lisca o resca", simboli associati alla rinascita primaverile da cui prende poi il nome questo dolce. Anche questa prelibatezza deve sostenere ben tre lievitazioni.

resta dolce pasqua tradizione

Sul Salame del papa bisogna fare subito una precisazione: non è da confondere con il noto "salame di cioccolato". Si tratta di una ricetta molto antica, tramandata per lungo tempo oralmente e di cui, proprio per questo poco si conosce; esaminando tuttavia gli ingredienti troviamo la presenza di nocciole che fanno pensare quasi tutti all'unisono che il "salam dal papa" sia nato in Piemonte. Questo dolce in origine era prettamente legato al periodo quaresimale e pasquale; ciò perché in questo particolare periodo dell'anno la religione cattolica proibisce (salvo particolari casi) di mangiare carne e dolci.

salame del papa dolce pasqua tradizione

Tra queste bontà non può non mancare una specialità toscana: la Schiaccia, che viene preparata principalmente nelle province di Pisa e Livorno. Dolce povero della tradizione contadina, prevede una lunga lievitazione che si sviluppa in quattro fasi. E' ricco di anice e non è troppo dolce ed è ideale inzuppato in un bicchierino di Vinsanto o accompagnato con un pezzetto di cioccolata.

Un dolce povero ma particolarmente apprezzato è la Miascia o Turta di paisan. E' facile trovarla sulle tavole della Brianza e dintorni. Numerose sono le varianti in cui la si può apprezzare, modifiche dovute al fatto che questo dolce non è radicato e tipico di un unico paese bensì si estende quasi e ben oltre la provincia. E' una torta casalinga fatta di pane raffermo. Tra le tantissime ricette c'è chi la prepara con cacao in polvere e fichi secchi e chi con amaretti sbriciolati e scorze di limone e pinoli.
 Il nome torta paesana deriva dal fatto che un tempo veniva preparata durante il giorno della festa del paese e anticamente veniva cotta in forni comunitari utilizzando il pane che fino a prima della preparazione era conservato nella tradizionale "panadura".

miascia dolce pasqua tradizione

La lista potrebbe essere molto lunga. Sta ai veri golosi uscire dagli schemi delle proprie abitudini e 'tuffarsi' in altre tradizioni dolciarie. L'esperienza può essere davvero sorprendente perché, parlando di dolci, li si associa immediatamente allo zucchero e invece, dalle antiche ricette, si scoprirà che questi sono poveri di ingredienti, visto che lo zucchero era riservato alle tavole dei ricchi e, per sostituirlo, si utilizzavano frutta secca e fresca.

Pubblicato in Cultura Emilia
Lunedì, 21 Marzo 2016 13:23

Parma: le foto di "Irlanda in festa"

Van, mini-van, truck e gazebo, hanno invaso Piazzale della Pilotta accompagnati dalla Guiness (la regina delle birre irlandesi) e dalla musica dell'isola britannica.

Dopo 10 anni di attività dalla prima edizione di "Irlanda in festa" si è svolta per la prima volta anche a Parma accompagnata dal Finger Food Festival-St.Patrik's Edition: una delle più importanti manifestazioni di eccellenze gastronomiche della penisola.

Le foto di Francesca Bocchia

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Pubblicato in Cronaca Parma

Un'eccellenza di Parma che va tutelata, se ne è parlato domenica al Workout Pasubio di Parma durante un incontro che ha analizzato i diversi aspetti relativi all'argomento: dagli allevamenti, alla macellazione passando per gli accurati metodi di lavorazione fino a giungere sui banchi delle macellerie.

Parma 21 Marzo 2016 -

Un vero e proprio piatto tradizionale delle Regione Emilia Romagna, una tipicità che per sua natura racchiude qualità, cura nei metodi di lavorazione e selezione, ma soprattutto sicurezza alimentare: il "caval pist".

Si tratta di un'eccellenza da preservare ed è stato proprio questo l'argomento di discussione del meeting che si è tenuto domenica scorsa a Parma al Workout Pasubio, in via Palermo. Un momento di confronto importante per affrontare i diversi aspetti che seguono la filiera della carne equina, dagli allevamenti, alla macellazione passando per gli accurati metodi di lavorazione fino a giungere sui banchi delle macellerie.

Un incontro che si è reso indispensabile per portare alla luce una tradizione culturale e gastronomica che narra la storia di un territorio, ma anche per sopperire alla forte disinformazione degli ultimi anni, attraverso un'energica presa di posizione per tutelare un prodotto di grande qualità, ponendo l'attenzione su una filiera che in realtà è fatta di rigorose regole e particolari accorgimenti sia per gli alimenti, sia per la macellazione.

All'incontro è intervenuto anche l'On. Giuseppe Romanini della Commissione Agricoltura Camera dei Deputati che ha sottolineato l'importanza di favorire gli allevamenti italiani e creare una "Banca Dati della Carne Equina" così come è stato fatto per la carne bovina, perché ci sia una certificazione precisa e controllata per chi opera in questo settore.

Tra i presenti anche alcuni professori dell'Università di Parma che hanno trattato degli aspetti storici (Prof. Stefano Bentley), nutrizionali (Prof. Elisabetta Dall'Aglio) e microbiologici (Prof. Sergio Ghidini). Il Prof Carlo Alberto Alberti dell'Usl di Reggio Emilia ha trattato il tema della Sicurezza alimentare e tracciabilità. Presenti inoltre l'On. Giuseppe Romanini della Commissione Agricoltura Camera dei Deputati e il Cav. Gian Paolo Angelotti, Presidente Fiesa Confesercenti.

Pubblicato in Cronaca Parma

Tutti lo cercano, lo amano e tentano di imitarlo: si parla dell'Italian Food. Per far fronte al danno economico e di immagine che i falsi in commercio portano al mercato italiano, istituzioni e chef si sono uniti stilando un protocollo d'intesa per la valorizzazione del nostro patrimonio enogastronomico.

Di Chiara Marando -

Sabato 19 Marzo 2016 -

L'Italian Food, simbolo per eccellenza del buon mangiare, che tutti cercano e desiderano anche a costo di accettare pessime imitazioni che rischiano di danneggiare seriamente il mercato del “vero” tipico italiano.

Ormai è comune trovare la mortadella preparata con carne di tacchino made in USA, oppure il pecorino che non sa nemmeno cosa sia il latte di pecora, ed ancora il “Parmesan”, uno dei più noti falsi di Parmigiano Reggiano in commercio. Per non parlare dei ristoranti all'estero dichiarati “Italiani”che non riescono neppure a servire un piatto di pasta degno di quel nome.

Insomma, imitare l'Italia non è possibile, si tratta di un unicum enogastronomico, il primo paese in Europa per numero di prodotti di qualità certificata, ben 280 nel settore food e 523 nel wine.

Ecco perché le truffe alimentari, oltre a causare un danno di immagine molto importante, rappresentano un danno concreto dal punto di vista economico, con un giro di affari pari a circa 50 miliardi di euro.

parmigiano reggiano

Un problema a cui il Governo sta cercando di porre rimedio attraverso un Protocollo di intesa per la Valorizzazione all’Estero della Cucina Italiana di Alta Qualità, sottoscritto dal Ministero degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, dal Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, e dal Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

Insieme a loro anche numerosi chef noti al grande pubblico, in quello che rappresenta l'evoluzione di un vero e proprio Food Act, ovvero un patto tra istituzioni e mondo della cucina italiana di qualità. Maestri del gusto come Gianfranco Vissani, Carlo Cracco, Davide Oldani e Cristina Bowerman uniti per la causa, testimoni e portavoce dell'eccellenza nazionale.

pizza margherita

Il Protocollo d'intesa sancisce una ferma volontà, quella di chiarire al mondo intero che la tradizione culinaria , le tipicità e le produzioni italiane sono un patrimonio raro da preservare. A concretizzare questo importante passaggio saranno una serie di iniziative che, tra quest'anno ed il prossimo, si concentreranno tra Stati Uniti, Giappone, Repubblica Popolare Cinese, Federazione Russa, Emirati Arabi Uniti e Brasile, i paesipotenzialmente più redditizi per il nostro comparto alimentare.

Cannoli siciliani edited

L'obiettivo?

Portare l'export agroalimentare italiano a quota 50 miliardi di euro entro il 2020 come ha affermato il ministro Maurizio Martina. Un risultato certamente straordinario ma oggi possibile proprio grazie alla filosofia che muove il Food Act: chef e istituzioni uniti, una quadra che cammina nella stessa direzione e lavora sinergicamente per lo sviluppo italiano.

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A Rodano, in provincia di Milano, c’è un ristorante molto particolare: un treno inglese del ‘900 parcheggiato sui binari in mezzo a un parco, che promette un viaggio gastronomico alla scoperta di tradizioni nazionali e internazionali. Salite a bordo ed immergetevi in un’atmosfera da Orient Express.

Di Chiara Marando -

Sabato 12 Marzo 2016 -

Pronti per immergervi in un’atmosfera da giallo di Agatha Christie a bordo dell’ormai mitico Orient Express?

No, non sto parlando di un nuovo film ma di un ristorante. Esatto, proprio di un ristorante! Lo trovate parcheggiato sui binari a Rodano, in provincia di Milano (zona Segrate), al centro di un accogliente parco cittadino.

Già, sui binari, perché il ristorante in questione è qualcosa di più di un semplice luogo dove fermarsi a mangiare, è un vero e proprio bistrot nascosto in un treno inglese del ‘900. Al suo interno ancora gli arredi originali di un tempo: dai tavoli al bancone del bar, tutto richiama il fascino di quell’epoca

Si chiama “FuoriBinario” e a gestirlo è Monica Sartoni Cesari, chef, giornalista e insegnante dei corsi di cucina Sale&Pepe. Animo emiliano contagioso, in materia di cucina nazionale e internazionale Monica ha veramente tanto da dire, un curriculum da fare invidia ma soprattutto una grande capacità di proporre piatti che rivisitano e reiventano la tradizione, regalando viaggi gastronomici ed esperienze gustative estremamente particolari.

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Al “FuoriBinario” poi si può mangiare in qualsiasi momento, pranzi e cene ma anche aperitivi e finger food stuzzicanti, il tutto rigorosamente gourmet e ricercato, ma senza esagerare. Il giovedì e il venerdì sono le due serate a tema dedicate ai grandi piatti tipici italiani ed alla cucina etnica.

Insomma, un “treno dei desideri gastronomici”, come ama definirlo Monica, un ristorante dove poter deliziare il palato e provare nuovi sapori riscoprendo ingredienti e preparazioni originali, ricette di altri paesi e culture differenti.

E non pensate che per una sosta golosa sia necessario dare fondo al portafoglio, perché, da buona emiliana, la padrona della casa ci tiene a precisare “Non è vero che per mangiare al top si debbano spendere cifre astronomiche ed entrare timidamente in punta di forchetta, come nei grandi templi della gastronomia. Da noi si può trovare un ambiente informale e con un eccellente rapporto qualità/prezzo, ma soprattutto una cucina con ingredienti di altissima qualità, farcita di conoscenza, amore e fantasia”.

fuoribinario particolare tavolo 21

Il menù spazia da antipasti come il Carpaccio di Prosciutto di Parma con salsa tiepida al balsamico di Modena IGP e pinoli, Quartetto di samosas e dim sum croccanti con le loro salse e chutney oppure Rolls di salmome ripieni con salsa teriyaki. Ed ancora primi piatti tra cui i Tagliolini in nero con ragù di calamari, seppie e pomodorini confit fatti in casa, Pappardelle con sugo di salsiccia a coltello piccantino e Orecchiette integrali con sugo di polpettine. Per i secondi, Tempura di gamberi in panko con salsa teriyaki e sesamo ed ancora Costine laccate cotte a bassa temperatura.

Ma questi, ovviamente, sono solo alcuni golosi esempi di ciò che potrete scegliere tra le tante varianti che seguono la fantasia dello chef.

Sapori per tutti i palati significa anche che tra le proposte del menù sono presenti piatti vegetariani, vegani oppure a basso contenuto calorico per chi deve stare attento alla linea ma senza sacrificare il gusto e mortificare lo spirito.

 

Ristorante FuoriBinario

Via Filippo Turati, Rodano (Milano)
Tel.   380 7521812 -335 7768211

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Sabato, 12 Marzo 2016 09:29

Parma: arriva “Irlanda in Festa”

Arriva “Irlanda in Festa” a Parma: dal 17 al 20 marzo Piazzale della Pilotta di trasformerà in un angolo di Dublino con van, mini-van, truck e gazebo, ma anche tutti i sapori della cucina irlandese e tanta musica.

Parma, 12 Marzo 2016 -

Per qualche giorno Dublino arriverà a Parma, Piazzale della Pilotta si trasformerà in un angolo irlandese con van, mini-van, truck e gazebo, ma anche tutti i sapori della cucina irlandese, accompagnati dall’immancabile Guiness, regina delle birre irlandesi, e dalla musica dell'isola britannica.

Tutto questo sarà “Irlanda in Festa”, manifestazione nata dieci anni fa per volontà di un gruppo di giovani musicisti e organizzatori italiani innamorati della musica e della cultura irlandese.Dopo 10 anni di attività dalla prima edizione, oggi viene riproposta in ben sette città italiane: Bologna, Cuneo, Padova, Pesaro, Portomaggiore, Trieste e, per la prima volta, Parma.

A completare questa particolarissima occasione sarà il Finger Food Festival-St.Patrik’s Edition: una delle più importanti manifestazioni di eccellenze gastronomiche della penisola.

Insomma, due appuntamenti imperdibili che si fondono in un unico grande evento. 

Parma di animerà per quattro giorni con musica dal vivo, danze, balli tipici, eventi culturali e sportivi; il tutto rigorosamente dal vivo e ad ingresso libero e gratuito per tutti con contorno di ottimo cibo da strada e tipicità irlandesi preparate da esperte mani di chef irlandesi.

E' il debutto a Parma per la Festa Irlandese – ha ricordato l'assessore alla cultura Laura Maria Ferraris nel presentare la manifestazione – saranno 4 giornate tutte da vivere all'ombra della Pilotta, anche grazie alla disponibilità della Soprintendenza che ha concesso lo spazio. Sarà anche un modo per contribuire a rendere vivo un luogo, quale il comparto di piazza della Pace, rendendone più agevole la fruizione ai cittadini, che qui avranno l'opportunità di conoscere e apprezzare un'altra cultura.” 

La manifestazione – ha affermato Ilaria Gradella di Puzzle, presentando il programma – è stata fortemente voluta a Parma dall’Associazione “A.C.D. Musica Punto a capo!”, e ha trovato in Puzzle Puzzle Srl il partner tecnico-organizzativo per una festa che aspira ad essere la prima di una lunga serie di edizioni annuali”.

 

Programma live della manifestazione

 Giovedì 17 marzo 2016 – San Patrizio

 The Cardinal Sins (Irl)

 Selfish Murphy (Rom)

 Rumba de Bodas (Ita)

Venerdì 18 marzo 2016 

The Jesse Janes (Irl)

 The Banjack’s (Irl)

 Sabato 19 marzo 2016

 Drunken Lullabies (Irl)

Chasin Hooley (Irl)

Domenica 20 marzo 2016

The Led Farmers (Irl)

The Esckies (Irl)

Tutti i gruppi e gli artisti eseguiranno brani originali in lingua.

Sarà presente l’associazione Terra di Danza, che cercherà di ricreare al meglio l’atmosfera irlandese, con interventi e laboratori di danza irlandese gratuiti, per tutti coloro che avranno la curiosità di ‘farsi avanti’ ed approcciare un nuovo ballo.

Ha aderito all’iniziativa, e sarà presente durante tutta la durata della manifestazione, Amnesty International. 

 

Orari della manifestazione

Giovedì 17 Marzo: dalle 18.00 alle 24.00

Venerdì 18 Marzo: dalle 12.00 alle 24.00

Sabato 19 Marzo: dalle 12.00 alle 24.00

Domenica 20 Marzo: dalle 12.00 alle 22.00

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Trieste, crocevia di culture e tradizioni: ecco un piccolo excursus alla scoperta delle bontà enogastronomiche che questa città ha da offrire, un mix di influenze austro-ungariche, ebraiche, slave e orientali.

Di Chiara Marando –

Sabato 05 Marzo 2016 - (Photo by Chiara Marando)

Trieste, città di confine, crocevia di culture e tradizioni che si riflettono nella quotidianità di un luogo troppo spesso considerato poco ospitale. La realtà però è diversa, se si presta attenzione e si pazienta solo un attimo -  giusto il tempo di ambientarsi un po’ - si può scoprire la Trieste più vera ed ospitale. Il poeta Umberto Saba la definì  “una scontrosa grazia” ma come lui, anche autori del calibro di James Joyce, Stendhal e Italo Svevo ne rimasero affascinati ed ispirati

Ed infatti basta veramente poco per entrare in contatto con il carattere triestino, anche solo fermarsi per una pausa golosa in uno dei tanti caffè storici dove, ancora oggi, si incontrano artisti e scrittori. Una sosta obbligata oserei dire, come nel caso del Caffè San Marco, del Caffè degli Specchi in Piazza dell’Unità,  o del Caffè Tommaseo del 1830, il più antico della città.

Proprio partendo da queste piccole pause inizia quello che possiamo considerare un breve excursus della cultura enogastronomica che caratterizza Trieste. Già, perché le bellezze architettoniche e paesaggistiche che offre sono dei veri regali per gli occhi, ma anche la tradizione culinaria merita una menzione particolare. Una cucina che rispecchia in tutto e per tutto le influenze austro-ungariche, ebraiche, slave e orientali di un tempo e si rifà ai sapori intensi di ricette antiche. Qui si può scegliere di mangiare sia carne che pesce con la consapevolezza di cadere in piedi, certo si deve aver voglia di sperimentare.

Piazza dellUnità Trieste ph. Chiara Marando

Ci sono i piatti tipici, quelli che valgono più di un assaggio. Sto parlando del prosciutto in crosta, meglio noto come il “Cotto Caldo”, servito solitamente con crauti,  kren o rafano, ma anche le salsicce di Vienna , gli Gnocchi di pane, uova e prosciutto ed il goulash. Tra i dolci lo strudel di mele, la Putizza, un dolce ripieno di frutta secca, i Kipfel di patate e le favette, a base di mandole bianche pelate.

Caffè degli Specchi ph. Chiara Marando

Tanti sono i ristoranti dove poter gustare queste delizie ma ce ne sono due che vorrei consigliarvi: il Bagutta Triestino e da Pepi S’ciavo, o Buffet da Pepi per semplificare.

Cominciamo da Bagutta Triestino, un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti della cucina triestina, quella a base di primi piatti corposi e di secondi  nei quali la carne fa da padrona. Che sia per un pranzo o per una cena, concedetevi un momento in più e provate il fritto alla triestina, un mix tra carne, verdura e pesce racchiuso da una croccante pastella, ma anche la strepitosa Jota, la zuppa tradizionale a base di crauti, faglioli e salsiccia. Non saranno solo le portate a conquistarvi, anche il locale riuscirà a trasmettere la sensazione di un’atmosfera rustica e conviviale.

jota triestina ph.Chiara Marando 2

Se invece desiderate un pasto a base di bolliti, Pepi S’ciavo è la risposta per voi. Non vi aspettate grandi apparecchiate o servizi eleganti, ma godetevi il piacere di un piatto di carne mista con delizie quali Porcina, Zampone, Lingua e salsicce ungheresi, il tutto accompagnato dall’immancabile senape, dal kren grattugiato, dai crauti e da buonissime patate. E se siete di fretta, via di panino con i bolliti.

Per innaffiare, i vini della zona sono l’ideale: il Cabernet Sauvignon, il Carso Malvasia, il Carso Vitovska e il Terrano, quest’ultimo per i più temerari.

 

Bagutta Triestino

ia Giosuè Carducci, 33

34122 Trieste

Tel. 040 349 0074

 

Pepi S’ciavo

Via della Cassa di Risparmio, 3

34121 Trieste

Tel. 040 366858

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Giovedì, 03 Marzo 2016 15:26

A MercaTiAmo show cooking di cucina vegana

Venerdì 4 marzo, in collaborazione con l'associazione Parma Etica, Mercatiamo offre a tutti i partecipanti la possibilità di toccare con mano (e gustare col palato) alcune delle fantasiose soluzioni che propone la cucina vegan.

Parma, 3 marzo 2016

MercaTiAmo questa settimana festeggia il mondo vegano, che propone alla comunità diverse buone indicazioni e suggerimenti per una dieta salubre e rispettosa degli animali e dell'ambiente.
Venerdì 4 marzo, in collaborazione con l'associazione Parma Etica, verrà offerta a tutti i partecipanti la possibilità di toccare con mano (e gustare col palato) alcune delle fantasiose soluzioni che propone la cucina vegan.
Dalle 17.30 alle 20.00 la chef Romana Gardani sarà la protagonista di uno show cooking che prevede la preparazione di 7 diverse portate, utilizzando numerosi ingredienti vegan degli espositori di Mercatiamo. Nel menù: insalata russa, hummus, crostini, patè di olive e tahina, insalata invernale, biscottini con crema al cacao e gelato alle gocce di cioccolato.

mercatiamo 4marzo evento vegan showcooking food
Lo stile di vita "occidentale" (sedentarietà, abuso di sostanze voluttuarie e alimentazione non equilibrata) è una delle cause della diffusione di numerose malattie croniche o degenerative che colpiscono i Paesi ricchi, quali l'arteriosclerosi, il sovrappeso-obesità, il diabete mellito, l'ipertensione arteriosa, il cancro, l'osteoporosi.
Il consumo di massa di carne e altri derivati animali, specialmente se frutto di allevamenti intensivi e produzioni industriali, è responsabile del 18% di tutte le emissioni di gas serra (a fronte del 13% attribuibile ai trasporti), dell'impiego del 50% dei cereali e del 75% della soia prodotti nel mondo e di un utilizzo eccessivo di acqua e suolo.
Ciò non significa che sia necessario smettere di mangiare carne e derivati, ma è essenziale farlo con moderazione e scegliendo prodotti provenienti da fonti sostenibili. Allo stesso tempo è possibile sostituire una parte del nostro abituale consumo con pietanze ugualmente prelibate a base di frutta, verdure, cereali e legumi.
Come di consueto a MercaTiAmo sarà possibile acquistare direttamente dai produttori dalle 16.00 alle 19.00 all'interno del Workout Pasubio (complesso ex Manzini di via Palermo, 6), ingresso in via Catania, al riparo da pioggia, vento e freddo, con ampia possibilità di parcheggio nelle aree limitrofe.

showcooking vegano mercatiamo food cucina

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Sabato, 05 Marzo 2016 10:38

Addio al tabacco con una sana alimentazione

Recenti studi hanno evidenziato che esistono particolari alimenti che aiutano ad eliminare la nicotina dal corpo. Ciò che mangiamo (e beviamo) gioca un ruolo importante per smettere di fumare. Scopriamo quali sono ritenuti cibi alleati.

Di Chiara Marando 

Parma, 5 marzo 2016

Una sana alimentazione ha effetti positivi sul nostro benessere fisico, molto più di quanto non si possa pensare. Infatti, non è utile solo per mantenersi in forma o equilibrare il nostro organismo, ma anche per dire addio al tabacco.

Già, perché ci sono cibi amici che, grazie alle loro particolari proprietà, aiutano ad eliminare gli effetti del fumo, favorendo un graduale distacco da esso. Stiamo parlando ad, esempio, di frutta e verdure, ma la lista è lunga.

Ad evidenziarlo sono recenti studi. La Nicotina è una sostanza prodotta dalla pianta del tabacco ed è responsabile, tra gli altri, della dipendenza dal fumo. Quindi, se ciò che desiderate è eliminare questa sostanza dal vostro corpo, la prima cosa da fare è iniziare con la dieta giusta.

Segnatevi questo elenco!

Per la maggior parte si tratta di frutta e verdura, ideali per purificare il corpo. Inoltre, anche l'acqua diventerà il vostro migliore alleato per dire "addio" al tabacco.

  • Arancia: la Nicotina abbassa i livelli di vitamina C nel corpo, per questo motivo, è consigliato il consumo di arance, che sono una preziosa fonte di questa sostanza. 
  • Limone: per ridurre gli effetti della nicotina sulla pelle è bene mangiare limoni due o tre volte a settimana. In questo modo, le cellule della pelle si rigenerano attraverso gli effetti della vitamina C.
  • Kiwi: il kiwi è uno dei frutti con i più alti livelli di vitamine A, C ed E, quindi perfetto per purificare il corpo;
  • Mirtillo: la Nicotina fa salire i livelli di zucchero e crea un ispessimento dei capillari. Il mirtillo è particolarmente ricco di acido folico (una vitamina molto importante per le varie numerose funzioni che svolge) e contiene tannini e glucosidi antocianici, i quali oltre a dare al frutto il suo caratteristico colore, riducono la permeabilità dei capillari e ne rafforzano la struttura. Le antocianine, infine, presenti in grandi quantità, rafforzano il tessuto connettivo che sostiene i vasi sanguigni e ne migliorano l'elasticità ed il tono. Riescono in tal modo a svolgere un'azione antiemorragica nonché contro i radicali liberi.
  • Melograno: Le sue proprietà sulla circolazione del sangue lo rendono un frutto perfetto per rigenerare i globuli rossi.
  • Broccolo: gli effetti di purificazione di questo ortaggio sono molto noti. La vitamina B, componente principale di questo alimento, è il miglior antidoto contro gli effetti del tabacco. Grazie anche allo NRF2, un'altra sostanza che possiede il broccolo ad alti livelli.
  • Spinacio: l'acido folico, presente negli spinaci, è ideale per rimuovere la nicotina dal corpo.
  • Carota: le vitamine A, C e K aiutano a rafforzare le difese. In questo modo, è più facile agire contro gli effetti della nicotina.
  • Cavolo: le proprietà antiossidanti dei germogli sono diventati un alleato indispensabile per chi vuole dimenticare il tabacco.
  • Acqua: è noto a tutti che il corpo si disidrata dopo il fumo. Per questo motivo, si consiglia di bere molta acqua così da aiutarne la purificazione.

Le ricerche scientifiche ed i dati accumulati dagli studi, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" evidenziano come sempre le credenze popolari siano foriere di verità assolute. Ci sono anche due pilastri fondamentali: non fumate e consultate il vostro medico.

Dopo 50 anni riapre nel centro storico di Parma la Cioccolateria Gelateria Banchini: l’appuntamento è per sabato 5 marzo in Piazzale Cesare Battisti, un momento per gustare tutte le bontà proposte da Alberto e Giacomo Banchini

Di Chiara Marando –

Parma, 02 Marzo 2016 -

Il cioccolato parmigiano ha come protagonisti due volti giovani ma con alle spalle una storia di famiglia che si lega strettamente a questa delizia irresistibile: Alberto e Giacomo Banchini.

Tutto è partito dal desiderio di recuperare l’antica attività iniziata nella Parma di una volta, quella del 1879, dal loro trisavolo Gian Battista. Il sogno è diventato realtà ed è cresciuto con l’apertura di un’attività che ha fatto innamorare ancora una volta i parmigiani del gusto intenso del cioccolato.

Oggi i due fratelli festeggiano un altro importante traguardo: sabato 5 marzo, in Piazzale Cesare Battisti 9/B, nel cuore di Parma, inaugurerà la nuova Cioccolateria Gelateria Banchini.

Dopo l’apertura del Laboratorio di Via La Spezia, vera e propria fucina dove avviene la produzione dell’intera gamma Banchini, e del primo spazio di vendita e somministrazione al pubblico, ovvero la Cioccolateria Gelateria Banchini, Alberto e Giacomo hanno deciso che il passaggio successivo doveva essere quello di tornare alle loro radici, dove tutto ha avuto inizio, nel centro storico di Parma.

Protagonista nel nuovo locale sarà il gelato, la cui centralità è stata raggiunta grazie all’enorme successo di pubblico avuto in questi mesi. I gusti più richiesti sono ovviamente quelli a base di cioccolato, i variegati come quello all’arancia, alla cannella, il Biscotto della Duchessa, ma anche il Pistacchio Verde di Bronte IGP, la Nocciola del Piemonte IGP e il croccantino.

Tra le numerose novità anche i biscotti menta e cioccolato, arancia e cannella, e il nuovissimo Biscotto della Duchessa al cioccolato al latte. E per i più golosi ecco Il Salame di Banchini, un salame di cioccolato con Pistacchio Verde di Bronte DOP e Nocciole del Piemonte IGP, ma anche il marchio I Crisopoli, che raccoglie la linea di dragees, nocciole, amarene, pistacchi, fave di cacao, chicchi di caffè ricoperti di cioccolato. E ancora le immancabili tavolette aromatizzate tra le quali è da ricordare quella al Cioccolato Bianco e Violetta, appena riconosciuta tra le finaliste del premio Tavoletta D’Oro della Compagnia del Cioccolato.

ovale

Per finire questa carrellata golosa ecco l’ultimo nato in casa Banchini: L’Ovale, l’uovo di cioccolato fondente 55% a forma di pallone da rugby, un omaggio alle grandi passioni e tradizioni da sempre in famiglia.

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