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Martedì, 30 Gennaio 2018 14:24

Tentata estorsione a imprenditore: due arresti

I Carabinieri di Pavullo hanno fermato un 59 enne e un 41 enne per aver preteso un milione di euro. Per intimidire la vittima gli avevano anche bruciato l'auto.

Modena, 30 gennaio 2018

Avevano tentato di estorcere a un imprenditore di Pavullo un milione di euro, e per essere più convincenti riguardo alle loro intenzioni, gli avevano anche bruciato l'auto. La vittima, tuttavia, non si è fatta intimidire e ha denunciato tutto ai Carabinieri.

Le indagini ha portato a due fermi, emessi dalla Procura di Modena, nei confronti di un 59 enne e di un 41 enne, che avrebbero agito in concorso, il primo come mandante, il secondo come esecutore materiale del rogo dell'auto.

I fatti risalgono allo scorso 23 agosto, quando l'imprenditore pavullese viene avvicinato dal 59 enne, che pretende dall'uomo un milione di euro con fare minaccioso. Non ottenendo quanto richiesto, nella notte tra il 25 e il 26 settembre, l'estorsore, con la complicità del 41 enne, passa ai fatti dando alle fiamme l'auto della sua vittima.

L'imprenditore, a questo punto, anziché soccombere alle richieste criminali dei due, denuncia il fatto ai Carabinieri. Le indagini successive, coordinate dal sostituto procuratore di Modena Claudia Natalini, hanno consentito di ricostruire le fasi dell'azione intimidatoria, inclusa la volontà di proseguirla per ottenere quanto era stato loro negato. Da qui, l'emissione urgente del provvedimento restrittivo nei confronti dei due.

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176 persone denunciate, 44 arresti e più di 33 kg di droga sequestrati. Questi i dati emersi durante la riunione del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica presieduta dal Prefetto di Modena Maria Patrizia Paba.

Modena, 30 gennaio 2018

2656 operazioni di controllo da parte di Carabinieri, Polizia, Municipale e Guardia di Finanza, che hanno postato a 176 denunce, di cui la maggior parte per immigrazione irregolare, 41 arresti, 22 persone allontanate con provvedimenti vari. Di questi, 148 denunce riguardano spacciatori, 35 gli arresti di pusher e 42 segnalazioni a carico di consumatori di sostanze stupefacenti. Sono invece 33,5 i chilogrammi di droga sequestrata.

Nell'ambito del contrasto alla prostituzione, invece, sono stati svolti 102 controlli, che hanno portato a un arresto, a tre denunce e all'allontanamento di sei prostitute.

Un vero e proprio bollettino di guerra il bilancio delle attività svolte lo scorso anno dalle Forze dell'Ordine nell'area compresa tra Viale Gramsci e Parco XXII Aprile, con particolare attenzione tra via del Mercato, Strada Nazionale Canaletto e Condominio RNord. I risultati dell'intensa attività di controllo, resa necessaria dopo la "ribellione" di residenti e cittadini nei confronti di spacciatori e prostitute, che la scorsa primavera aveva portato ad organizzare autonomamente "ronde" notturne e affissioni di manifesti con le foto dei pusher e dei loro clienti.

I risultati di un anno di attività di controlli "mirati" in una delle zone più "calde" di Modena sono stati presentati nel corso di una riunione del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza, presieduto dal Prefetto Maria Patrizia Paba, alla quale hanno partecipato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, i vertici delle Forze dell'Ordine e i rappresentanti del Comitato dei residenti, delle organizzazioni religiose e di volontariato, oltre agli operatori economici e commerciali della zona.

Durante l'incontro sono state illustrate non solo le attività in favore della sicurezza operate dalle Forze dell'Ordine, ma anche gli interventi di recupero e riqualificazione da parte dell'Amministrazione Comunale. Il Comitato di cittadini, le organizzazioni di volontariato e le rappresentanze religiose hanno invece esposto le iniziative a favore del rafforzamento dell'inclusione e della partecipazione attiva dei cittadini alla vita di comunità, in particolare attraverso l'adesione al progetto di Controllo di Vicinato, che si svolge in collaborazione con le istituzioni, in un'ottica sinergica di controllo e sicurezza partecipata.

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Fermato un 49 enne per l'omicidio della giovane prostituta ungherese, il cui corpo è stato ritrovato sui binari. Si tratta di un uomo di origini sarde residente a Modena. Negli anni Novanta aveva scontato una pena detentiva di 23 anni per un altro omicidio avvenuto in Sardegna.

MODENA – Non si è trattato di un suicidio e nemmeno di un tragico incidente. Arieta Mata, la giovane prostituta ungherese di 24 anni,  il cui corpo è stato trovato all'alba di domenica 21 gennaio sui binari della linea Modena-Castelfranco  sarebbe stata uccisa.

Le indagini della Squadra Mobile della Questura hanno portato al fermo del presunto colpevole, un quarantanovenne di origine sarda, da alcuni anni residente nella zona di Montale Rangone e impiegato come magazziniere in una ditta di provincia. L'uomo, nativo di Sassari, negli anni Novanta, aveva già scontato 23 anni di carcere per un omicidio di una donna, conseguente a una rapina.

Le modalità del ritrovamento della ragazza, che era vestita con abiti leggeri e priva della borsetta con i documenti, hanno fatto propendere per una rapina finita in tragedia. Le indagini si sono quindi concentrate sul mondo della prostituzione modenese. Oltre alle testimonianze di "colleghe" della ragazza uccisa, a veicolare i sospetti verso il quarantanovenne, su cui pesa anche il tragico precedente, sono state le immagini delle telecamere posizionate in via Emilia Est che hanno ripreso i movimenti delle auto di passaggio. Tra questa, anche la Renault del fermato, che è stato visto contrattare una prestazione con la ragazza.

L'auto, inoltre, presentava alcune caratteristiche che la rendevano particolarmente riconoscibile. È stato così possibile ricostruirne gli spostamenti e confrontarli con i "movimenti" registrati dal suo telefono cellulare e ad altri indizi emersi grazie alla collaborazione della Polizia Scientifica.

Secondo la ricostruzione dei fatti, il 49 enne si sarebbe appartato con la ragazza in via Bonvino, anche nei giorni precedenti il presunto omicidio. La notte tra sabato e domenica, avrebbe minacciato e rapinato la giovane, aggredendola fisicamente al punto da ucciderla. Poi, per simulare il suicidio o la morte per investimento, avrebbe trascinato il corpo oltre la staccionata che delimita l'accesso alla ferrovia e lo avrebbe posizionato sui binari. Il primo treno di passaggio avrebbe infine straziato il cadavere della poveretta, impartendole ferite compatibili con l'investimento e che avrebbero anche dovuto "coprire" quelle che ne hanno effettivamente causato la morte.

L'uomo, che tutti descrivono come solitario, senza alcun legame familiare nel modenese, e frequentatore di prostitute e sale scommesse, all'atto del fermo non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Dopo le formalità di rito è stato trasferito presso la Casa Circondariale di Sant'Anna, dove rimane a disposizione dell'Autorità Giudiziaria, che dovrà convalidare o meno il fermo dopo l'interrogatorio.

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In occasione della ricorrenza delle vittime della Shoah, questa mattina è stata deposta una corona presso la stele dedicata a Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume e Medaglia d'Oro al Valore Civile.

Il Prefetto della Provincia di Modena Maria Patrizia Paba, il Questore Filippo Santarelli, il Sindaco Giancarlo Muzzarelli, unitamente al Referente dell'Associazione Giovanni Palatucci Davide Rioli, hanno ricordato la figura del giovane funzionario di Polizia.

Presente alla cerimonia, in rappresentanza della Comunità Ebraica di Modena e Reggio Emilia, anche il Rabbino Capo, Rav. Beniamino Goldstein.
Palatucci, nacque a Montella (Avellino) il 29 maggio 1909, venne trasferito alla Questura di Fiume nel 1937, dove si adoperò per salvare migliaia di ebrei. Il 22 ottobre 1944 venne trasferito nel campo di sterminio di Dachau, dove morì, a soli 36 anni, il 10 febbraio 1945. Nel 1990 lo Yad Vashem lo ha giudicato "Giusto tra le Nazioni".

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Proseguono anche a Carpi i controlli straordinari del territorio finalizzati alla repressione e alla prevenzione dei reati predatori.

Nel pomeriggio di ieri, personale del Commissariato di P.S. di Carpi, con l'ausilio del Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia, ha identificato 71 persone, di cui 30 cittadini stranieri e controllate 30 autoveicoli.

Sono stati effettuati anche diversi posti di controllo lungo le arterie principali in ingresso e in uscita dalla città. Ci si è avvalsi del sistema "Mercurio" per il rilevamento delle targhe dei veicoli in sosta e in movimento, che ne permette l'immediata comparazione con quelle segnalate nella banca dati interforze.

Ulteriori verifiche hanno interessato il campo nomadi di Cortile, i profughi inseriti nel progetto di accoglienza "Mare Nostrum" e "Triton" e gli avventori di alcune sale scommesse.

Sempre personale del Commissariato di P.S. di Carpi ha denunciato in stato di libertà una coppia di originaria della provincia di Savona, responsabile di una truffa on-line ai danni di un cittadino carpigiano, il quale attraverso un portale web di annunci gratuiti aveva effettuato un bonifico di 180 euro per l'acquisto di una borsa da donna Louis Vuitton, senza che la stessa gli venisse recapitata. La Polizia di Stato mette in guardia gli utenti della Rete da questo genere di truffe. Spesso, infatti, una compravendita particolarmente vantaggiosa per l'acquirente nasconde un'insidia: prodotti contraffatti, con difetti di fabbricazione o addirittura il mancato recapito della merce.

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Si tratta di una ventitreenne ungherese, censita dalle Forze dell'Ordine come prostituta. Il suo corpo è stato rinvenuto all'alba di domenica sulla linea ferroviaria tra Modena e Castelfranco Emilia.

Modena, 23 gennaio 2018

È di Arjeta Mata, 23 anni, cittadina ungherese, il corpo rinvenuto all'alba di domenica sulla linea ferroviaria tra Modena e Castelfranco Emilia, all'altezza di via Bonvino. Lo ha accertato la Squadra Mobile della Questura, che ha aperto un'inchiesta per verificare le circostanze della morte.

La giovane, infatti, negli ultimi 24 mesi era stata censita dalle Forze dell'Ordine come prostituta e segnalata in diverse località del Nord Italia, da Asti a Rimini. Modena era solo l'ultima delle destinazioni. I protettori, infatti, sono soliti spostare le ragazze di città in città per proporre sul mercato del sesso "merce" sempre nuova. Sì, perché proprio alla stregua di merce sono considerate queste giovani donne, provenienti dai paesi dell'Est o da quelli africani, spesso con la promessa di un lavoro, che si rivela poi essere, loro malgrado, il "mestiere più antico del mondo".

Proprio sulle circostanze che hanno avuto come seguito la morte della 23 enne la Questura ha aperto un'inchiesta. L'area in cui è stato trovato il corpo della giovane è una strada chiusa con pochissime case, circondata dalla campagna. Proprio questo paesaggio desolato fa sì che spesso venga scelta dalle prostitute che stanziano lungo via Emilia Est e i loro clienti per consumare i rapporti. Al momento, non si esclude nessuna ipotesi, da quella del suicidio a quella dell'incidente, magari in seguito a una fuga da un cliente o da un protettore, ma la ragazza potrebbe anche essere stata uccisa altrove e poi trasportata sui binari per simulare un investimento. Solo l'autopsia potrà fornire ulteriori informazioni.

Arjeta Mata risulta essere senza fissa dimora e non ci sarebbero parenti della ragazza residenti in Italia. Si sa solo che era ospite presso conoscenti a San Damaso e che era solita svolgere la sua attività di prostituta lungo via Emilia Est. Attualmente, gli inquirenti stanno cercando di contattare i familiari in Ungheria per dare loro la tragica notizia della morte della ragazza.

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Il 38 enne sarebbe subentrato ai fratelli in qualità di reggente della cosca Grande Aracri di Cutro. Al suo attivo una carriera ventennale. Ha militato nell'organizzazione criminale fin da adolescente, senza tuttavia lasciare tracce del suo coinvolgimento diretto. Attesa la decisione del GIP per la convalida del fermo.

Modena, 23 gennaio 2018

Un altro importante capitolo dell'Operazione Aemilia è stato scritto. Questa mattina gli uomini del Comando Provinciale dei Carabinieri di Modena hanno eseguito il provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Carmine Sarcone, 38 anni. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bologna che ha indagato Sarcone per associazione di tipo mafioso.

L'uomo, nato in Calabria, ma da tempo trapiantato a Bibbiano di Reggio Emilia, sarebbe infatti il nuovo reggente della 'Ndrangheta emiliana e sarebbe subentrato ai vertici della cosca Grande Aracri di Cutro (KR) in seguito all'arresto e alla detenzione in carcere dei fratelli maggiori, Nicolino e Gianluigi Sarcone, anch'essi figure di spicco all'interno della malavita organizzata.

Le indagini che hanno portato al fermo del più giovane dei fratelli Sarcone, dirette dal Procuratore Distrettuale Giuseppe Amato e dai Sostituti Procuratori Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno preso le mosse da alcune dichiarazione di numerosi collaboratori di giustizia, che hanno dato ulteriore riscontro a precedenti attività di indagine, volte proprio a fare emergere il ruolo del fermato all'interno della cosca.

È stata infatti provata la partecipazione di Sarcone a riunioni di esponenti della cosca, in occasione delle quali venivano presi decisioni fondamentali sulle attività criminose, per il mantenimento e per mediare sui contrasti interni. Sarcone è stato inoltre accusato di gestire direttamente i proventi illeciti della consorteria, che operava tra le province di Modena e Reggio Emilia. Inoltre, l'attività investigativa ha raccolto elementi indiziari a carico di Carmine Sarcone, che durante alcune udienze del processo Aemilia, attualmente in corso presso il Tribunale di Reggio Emilia, avrebbe tenuto condotte mirate alle minacce nei confronti di alcuni testimoni.

Nel corso delle indagini, la Procura ha anche ricostruito la "carriera" criminale di Sarcone, già soggetto di provvedimenti per reati quali la detenzione abusiva di armi e rapina. La militanza nelle fila della cosca risalirebbe addirittura alla sua adolescenza. Anche se il suo coinvolgimento non è mai stato provato con certezza, ci sarebbero tracce del suo operato nell'inchiesta del 1998 sull'attentato al Bar Pendolino, in quella del 2003 denominata "Emilpiovra", in quella del 2011 chiamata "Scacco Matto" e, infine, nell'inchiesta "Valpolicella" dello scorso anno condotta dalla DDA del Veneto.

Gli ultimi vent'anni di attività criminale di Carmine Sarcone sono stati riassunti in 300 pagine di verbale, consegnate nelle mani del GIP che nelle prossime ore dovrà decidere sulla convalida del fermo. È la prima volta, infatti, che la DDA dell'Emilia Romagna decide di fermare direttamente un sospettato di associazione mafiosa.

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Su 571 controlli effettuati dalla Municipale, oltre il 10 per cento dei segnali risultano non regolari o scaduti. Salgono al 35 % gli impianti pubblicitari irregolari.

Modena, 22 gennaio 2018

Segnali di passo carrabili clonati e utilizzati su diversi cancelli oppure posizionati tra due garage in modo da indurre l'automobilista a non capire dove sia consentito parcheggiare o addirittura scaduti da oltre 15 anni e riutilizzati. Sono 571 i controlli mirati e a campione sui segnali di passo carrabile, effettuati dalla Polizia municipale di Modena nel 2017. Gli interventi del Nucleo Antievasione Tributi hanno riguardato richieste di apertura, verifica cessazioni e controlli a campione.

In 61 casi, pari all'11 per cento dei casi, i segnali sono risultati irregolari o le autorizzazioni erano da tempo scadute, cioè i titolari avevano effettuato richiesta di cessazione all'Ufficio Tributi senza poi togliere il segnale. Lo scorso dicembre gli agenti hanno addirittura individuato, sul cancello di una ditta, un segnale di passo carrabile cessato dal titolare diciotto anni prima, nel 1999.

Nell'anno sono state elevate sanzioni in violazione al Codice della strada per un importo complessivo di poco più di 25 mila e alla segnalazione all'ufficio comunale preposto, ha fatto seguito il recupero dei canoni evasi per gli anni di riferimento quantificabili in quasi 10 mila euro. Ordinanze di revoca sono invece scattate per 15 passi carrabili che, pur autorizzati, non rispondevano più alle caratteristiche previste dal nuovo Codice della Strada.

La domanda per ottenere il cartello di passo carrabile, che individua l'area antistante l'accesso carrabile e vieta la sosta ai veicoli, va inoltrata al Servizio Tributi di via Santi 40. Il canone è annuale, commisurato alla larghezza dell'accesso e alla zona di pertinenza (centro storico, città, forese); in caso di variazione del proprietario, si può chiedere la voltura dell'intestazione del cartello.

Nell'anno trascorso, sono stati, inoltre, 264 i controlli sugli impianti pubblicitari effettuati dalla Municipale. In 93 casi, il 35 per cento del totale, sono state riscontrare violazioni sia al Codice della strada che al Regolamento comunale ed elevate sanzioni complessivamente per 42.543 euro. In 21 casi è seguita anche la segnalazione al concessionario ICA per la pubblicità del Comune per il recupero della dovuta tassa pubblicitaria.

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L'attore Luca Zingaretti, interprete del famoso personaggio nato dalla fantasia di Andrea Camilleri, è stato fermato nei pressi di Medolla durante uno dei consueti controlli della Municipale. E gli agenti non lo hanno riconosciuto se non quando hanno visto i documenti.

MIRANDOLA (MO)

Anche il Commissario più famoso d'Italia deve fare i conti con...la Polizia Municipale. Così, anche Salvo Montalbano, cioè l'attore Luca Zingaretti, che presta il volto al celebre personaggio nato dalla fantasia di Andrea Camilleri, ha dovuto porgere "patente e libretto" ed è stato sottoposto persino al pre-alcool test durante uno dei consueti controlli stradali.

L'attore, mercoledì attorno alle 23.30 stava percorrendo la Statale Canaletto da Mirandola verso Modena. Poco prima, infatti, aveva tenuto uno spettacolo all'Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola, dove aveva diretto e interpretato "La Sirena"; tratto dal racconto "Lighea" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

All'altezza di Medolla, Zingaretti è incappato nella classica "paletta" alzata, che lo invitava ad accostare per un controllo. Forse per la poca luce, forse perché l'attore indossava un cappello, fatto sta che l'agente in servizio, che probabilmente oppure non è un fan della fortunata serie di Rai Uno, non l'ha riconosciuto.

A quel punto, Zingaretti avrebbe potuto pronunciare la celebre battuta: "Montalbano sono", invece, ha diligentemente consegnato "patente e libretto" e si è sottoposto al pre alcool test, l'esame che serve per accertare l'assunzione di alcoolici e che, se positivo, viene poi seguito dall'alcooltest vero e proprio.

Finalmente, quando l'agente ha verificato i documenti, si è reso conto di avere fermato...il commissario Montalbano! Appurato che il pre alcool test era negativo, gli agenti lo hanno salutato e ringraziato. E chissà che, per una volta, al posto della multa non poteva scattare un autografo!

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L'uomo, un 34 enne, è stato fermato in autostrada dalla Polizia Stradale Modena Nord, che ha notato una strana intercapedine tra i sedili e ha così scoperto 6,7 kg di droga.

MODENA – Trasportava un carico milionario. Di cocaina. Ma è andata male a un cittadino albanese di 34 anni, residente a Treviso, che nella notte tra mercoledì e giovedì stava transitando tra i caselli di Modena Nord e Modena Sud. È stato infatti fermato nei pressi dell'uscita Valsamoggia dalla Polizia Stradale di Modena Nord, forse insospettita dalla lenta andatura della Hyundai, oppure dalla targa.

Da un controllo, infatti, l'auto risultava essere sottoposta a fermo amministrativo per debiti del proprietario nei confronti dell'Agenzia delle Entrate. Una volta fermato, l'uomo ha però dimostrato un certo nervosismo, mentre nell'auto è stata notata un'intercapedine tra il sedile passeggero e la parte posteriore del veicolo.
Qui gli agenti hanno trovato nascosti ben 6,7 kg di cocaina, che avrebbero fruttato sul mercato 1,5 milioni di euro. Immediatamente è scattato l'arresto per il 34 enne albanese, che è stato portato nel carcere della Dozza, da dove dovrà spiegare la provenienza e la destinazione del carico di droga.

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