Oggi a Parma la manifestazione per ricordare le vittime innocenti delle mafie, organizzata da Libera e da Avviso Pubblico. Fino a lunedì 26 marzo prosegue in regione la "Settimana della legalità" con iniziative dedicate al valore della partecipazione, l'impegno delle Istituzioni e alle azioni per contrastare il crimine organizzato.
21 marzo 2018
Il cielo di Parma questa mattina ha assunto un colore diverso, quello della lotta alle mafie, delle bandiere di Libera. Tante le persone presenti, in gran parte ragazze e ragazzi, viva testimonianza di un impegno civile per dire no a tutte le mafie. La manifestazione, tenutasi oggi a Parma per la 23esima edizione della Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzata dal LIBERA Parma e da Avviso Pubblico, ha visto studenti provenire da tutta la Regione. Presenti associazioni, sindacati, istituzioni ed esponenti politici.
"Terra, solchi di verità e giustizia" è il tema dell'edizione di quest'anno che ha l'obiettivo di dare voce alle tante realtà che si occupano di antimafia sociale e legalità democratica contro il radicamento della criminalità organizzata sul territorio.
Con l'appuntamento di Parma entra nel vivo in Emilia-Romagna la "Settimana della legalità" che ha l'obiettivo di sottolineare il valore della partecipazione, l'impegno delle Istituzioni e le azioni promosse sul territorio per contrastare le attività criminali.
"Quello di oggi a Parma è un appuntamento di grande valore. La mobilitazione tante ragazze e ragazzi ogni anno è la testimonianza viva di un impegno civile di straordinaria importanza e attraverso di loro l'Emilia-Romagna ribadisce con forza il suo no a tutte le mafie. Non c'è legge o codice di contrasto alle mafie che possa avere efficacia se non si accompagna alla crescita di una cittadinanza responsabile. Per questo, la Regione dedica una parte significative delle risorse previste dal proprio Testo Unico per la legalità a questo obiettivo e in particolare a progetti rivolti agli studenti delle scuole emiliano-romagnole. Il 21 marzo il pensiero di tutti noi va alle vittime delle mafie, un giorno quindi fondamentale di un impegno che deve essere confermato ogni giorno, 365 giorni all'anno, a partire dalle scelte quotidiane, improntate a civismo e rispetto delle leggi". ha affermato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
"Nei 36 anni che ci separano dall'assassinio di Pio La Torre, figura che oggi ricordiamo insieme alle tante vittime innocenti- ha aggiunto Bonaccini- sono stati arrestati e condannati numerosi mafiosi, catturati molti dei più pericolosi latitanti, confiscati ai clan ingenti masse di patrimoni illeciti. E tuttavia, nonostante questi indiscutibili successi contro le organizzazioni criminali, la mafia come fenomeno è tutt'altro che sconfitta. Le indagini della magistratura ci dicono della progressiva espansione territoriale, anche in realtà che un tempo si pensava immuni da questa presenza. L'Emilia-Romagna, come tutto il Nord del Paese, non sfugge a questa dinamica, per questo abbiamo deciso di dotarci, primi in Italia, di un testo di legge organico di promozione della cultura della legalità e di prevenzione del crimine organizzato. Siamo convinti che anche in Emilia-Romagna azioni dirette a sviluppare la repressione della criminalità mafiosa debbano essere sempre accompagnate dall'efficienza della pubblica amministrazione, dalla scuola funzionante e da corrette regole del mercato".
Lo scorso anno la Regione ha finanziato con 732 mila euro 37 nuovi progetti per promuovere la cultura della legalità e la lotta all'infiltrazione mafiosa in Emilia-Romagna: si tratta di 37 accordi di programma in attuazione della Legge regionale 18/2016 ("Testo Unico a sostegno della cultura della legalità e per la prevenzione dei fenomeni mafiosi"). Da inizio Legislatura sono stati complessivamente cofinanziati 103 progetti per la promozione della cultura della legalità con un impegno di spesa della Regione di quasi 2 milioni di euro.
Ad oggi risultano 119 i beni immobili confiscati in Emilia-Romagna: di questi, 77 sono ancora in gestione dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alle criminalità organizzata e 22 sono già stati destinati. Dal 2011 ad oggi sono stati sottoscritti dalla Regione 16 Accordi di Programma per il riutilizzo di 12 beni immobili confiscati cofinanziati con un contributo regionale di oltre 1,2 milioni di euro.
Nella sede centrale dell'Università di Parma è stata aperta per due giorni la camera ardente del Professor Loris Borghi, suicidatosi il 14 marzo scorso. Molte le persone presenti nell'aula dei filosofi dell'Ateneo, per l'ultimo saluto all'ex Rettore dell'Università di Parma. Il feretro ha lasciato la camera ardente per raggiungere la Pieve di Castelnovo Monti, dove è in corso il funerale.
Galleria Fotografica a cura di Francesca Bocchia
Personale della Squadra Volante di Modena ha denunciato in stato di libertà tre giovani di cui due minorenni di nazionalità ucraina per i reati di violenza, minaccia e resistenza a Pubblico Ufficiale, di porto di armi ed oggetti atti ad offendere e danneggiamento.
Modena, 21 marzo 2018
Intorno alla mezzanotte di ieri, veniva segnalato alla linea di emergenza 112 NUE da parte di un residente la presenza di tre giovani in via San Giovanni Bosco che stavano colpendo con una mazza da baseball le auto in sosta e lanciando bottiglie in strada. In particolare, avevano rotto il parabrezza di una Volkswagen Golf lì parcheggiata.
Gli agenti intervenuti, grazie anche alla descrizione fisica fornita da alcuni testimoni oculari, hanno bloccato nella vicina via Mascagni i tre malviventi, i quali alla vista della Polizia hanno tentato di disfarsi di due coltelli, un pugnale da sub e una mazza da baseball con numerose viti conficcate in modo da aumentarne il potenziale di offesa, gettandoli per terra tra le auto.
I tre ucraini hanno opposto non poca resistenza al controllo, colpendo gli operatori con pugni e testate e aizzandogli contro un cane pitbull privo di museruola, che tenevano al guinzaglio.
Da controlli effettuati sui tre giovani è risultato che due di loro sono gravati da precedenti di Polizia. La mazza, i coltelli ed il pugnale da sub sono stati sottoposti a sequestro.
La famiglia di un imprenditore di Cognento si è vista sottrarre nella notte venti galline, il gallo e persino tutte le uova. Si pensa a un furto su commissione.
COGNENTO (MO) –
Un tempo dare del "rubagalline" a qualcuno equivaleva a dargli del ladro fallito o del "morto di fame". Il furto di polli, infatti, veniva fatto per necessità, per sfamare se stessi o la famiglia. È divenuto poi proverbiale per etichettare chi non è proprio un Arsenio Lupin. I tempi, tuttavia, cambiano, così come i ladri e i loro bersagli. Come le galline, un tempo molto comuni, mentre oggi considerate un bene di lusso, soprattutto se selezionate, allevate a terra e nutrite con mangimi di qualità eccellente.
Così, la famiglia di un imprenditore di Cognento, la scorsa notte si è vista portare via...l'intero pollaio. Il bilancio parla di venti galline, un gallo e persino le uova. I malviventi si sono introdotti nel cortile dopo aver tagliato con dei tronchesi la rete di recinzione e creando una porticina. Poi hanno avuto facile accesso alla casetta di legno adibita a pollaio, dove erano ricoverati per la notte le galline, il gallo e le uova.
Tanta amarezza da parte dei proprietari, che anni fa si sono trasferiti a Cognento, in campagna, coltivando un orto e allevando le galline "come si faceva una volta", per avere la soddisfazione di cibarsi dei frutti della propria fatica. Trattandosi di polli "di razza" e allevati con tutte le attenzioni possibili, non si esclude l'ipotesi di un furto su commissione.
La minorenne frequenta la scuola media a Carpi (MO) e da mesi veniva ignorata dai compagni perché ritenuta "colpevole" di non fare copiare i compiti.
CARPI (MO) - Era la più brava della classe, ma si si rifiutava di fare copiare i compiti a chi, magari di studiare e impegnarsi non ne aveva proprio voglia. Così una ragazzina minorenne che frequenta una scuola media di Carpi è stata presa di mira prima dal gruppetto a cui non aveva passato la verifica, poi anche dal resto della classe. Una forma di bullismo subdolo che, sebbene non fosse fatto di umiliazioni, insulti o botte, ha portato la vittima a sentirsi sempre più esclusa.
La "tattica" messa in atto dai compagni rancorosi, infatti, consisteva nell'ignorarla completamente, facendo finta che la ragazzina non esistesse e guardandosi bene dal coinvolgerla in qualsiasi attività. Con il passare del tempo, la situazione per la minorenne è diventata sempre più insostenibile, al punto che la giovane ha pensato che l'unica soluzione per uscire dalla situazione fosse farla finita.
Si è quindi seduta sul davanzale di una finestra di casa sua, con le gambe a penzoloni nel vuoto ed è rimasta lì, indecisa sul da farsi. Proprio i suoi attimi di esitazione hanno consentito a un automobilista di passaggio di notare nel buio una strana figura. Pur non riuscendo a capire che cosa stesse facendo quella persona seduta sul davanzale, per precauzione e senso civico ha chiamato il 112. I carabinieri sono quindi accorsi sul posto. Resisi conto della situazione, hanno chiamato un'altra squadra in auto. Così, mentre due di loro monitoravano la minorenne dall'esterno, gli altri due si sono piano piano introdotti nell'appartamento e l'hanno afferrata per la cintola prima che potesse commettere una sciocchezza.
La ragazzina ha poi avuto modo di spiegare il suo disagio ed è stata adeguatamente supportata per comprendere che non era lei a essere "sbagliata", ma chi ha assunto nei suoi confronti un comportamento riprovevole che poteva avere conseguenze tragiche.
Molto gravi le scritte apparse oggi, a sedicenni dall'uccisione del giuslavorista bolognese Marco Biagi, sui muri della facoltà di Economia a Modena, dove insegnava e dove sono in corso iniziative per ricordarlo.
A darne notizia è Michele Tiraboschi, storico collaboratore di Biagi: "Questa la ragione del perché ricordare Marco Biagi. Non uno stanco rituale ma una battaglia di verità. Una morte assurda e ingiusta, maturata in un clima di odio e intolleranza che purtroppo non è scomparso." - si legge nel post diffuso su Facebook a commento delle foto, con le scritte apparse sui muri della facoltà.
Muzzarelli: "Gesto violento e vigliacco"
Il sindaco e l'assessore al Lavoro Andrea Bosi condannano le frasi comparse sui muri della facoltà di Economia: "Offensive per il professore e per la città"
"Marco Biagi era un uomo libero che voleva dare risposte e tutele ai lavoratori. Le scritte comparse sui muri della facoltà di Economia offendono lui e la sua memoria e insieme tutta la città, libera e democratica". Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, interviene per esprimere la propria vicinanza alla famiglia del professore e condannare le scritte infamanti comparse nel giorno del sedicesimo anniversario della sua morte: "È stato un gesto violento e vigliacco e mi auguro che le indagini in corso trovino presto i responsabili".
Al commento del sindaco di Modena si associa l'assessore al Lavoro Andrea Bosi che esprime il proprio disgusto per scritte che sono "indegne, vergognose e inaccettabili".
Bonaccini ricorda Marco Biagi: "Uomo coraggioso e studioso di grande valore, che guardava a una società inclusiva che non lasciasse indietro nessuno"
"Ricordare Marco Biagi vuol dire ricordare un uomo coraggioso, attento all'impegno e alla responsabilità sociale, uno studioso, un docente universitario di grande valore. E vuol dire continuare fare memoria su un fatto drammatico, un evento inaccettabile, e su anni bui, caratterizzati però dalla reazione dell'intero Paese di fronte al delirante disegno di chi scelse il terrorismo rinnegando la democrazia e i valori costituzionali alla base del nostro convivere civile, terroristi che mai hanno avuto e mai avranno alcuna giustificazione, alcuna ragion d'essere". Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, nel giorno dell'anniversario dell'uccisione del giuslavorista bolognese, colpito a morte dalle Nuove Brigate Rosse davanti alla sua abitazione, a Bologna, il 19 marzo 2002.
Dalla giornata di oggi, lunedì 19 marzo sino a venerdì 23 marzo 2018, il Comando di Polizia Municipale di Parma, proseguirà la sua opera di contrasto al superamento dei limiti di velocità sulle strade dell'intero comprensorio comunale.
Di seguito riportiamo a titolo esemplificativo, le strade dove potrebbero essere posizionate le postazioni di accertamenti strumentali di velocità.
Viale Mentana, Viale Fratti, Viale Tanara, Viale Martiri della Libertà, Viale Rustici, Viale Vittoria, Viale dei Mille, Via Emilia est, via Emilio Lepido, via Sidoli, via Casa Bianca, Via Budellungo, Martorano, San Prospero, Il Moro,Via Spezia, via Traversetolo, Botteghino, Pilastrello, Marano, Porporano, Str. Vigheffio, Str, Bassa dei Folli, Str. Argini Parma, via Pastrengo, Via Montanara, Gaione, San Ruffino, Carignano, Via Langhirano, Fontanini, Corcagnano, Panocchia, Vigatto, Via Martinella, Vigatto, GAIONE in postazione SPEEDCHECK, Via Mantova, Via Burla, Via Colorno, Via San Leonardo, via Baganzola, Vicomero, Baganzola, via Cremonese, Fognano, Viarolo, Strada Vallazza, Via Benedetta, BAGANZOLA in postazione SPEEDCHECK, Via Emilia Ovest, San Pancrazio, Vigolante, Vicofertile, Tangenziale del Ducato, via Fleming, via Volturno, VIGOLANTE in postazione SPEEDCHECK, VICOFERTILE in postazione SPEEDCHECK.
Prosegue anche l'opera di contrasto alla circolazione di quei veicoli privi dell'obbligatoria copertura assicurativa, della prescritta revisione e mezzi soggetti a fermo amministrativo o pignoramento.
Di seguito se ne riporta la programmazione:
Lunedì 19- Pablo- San Leonardo
Martedì 20 - Cittadella - Oltretorrente
Mercoledì 21 - Montanara - Montanara
Giovedì 22- Oltretorrente - San Lazzaro
Venerdì 23 - Cittadella - Centro
I fatti risalgono allo scorso 12 gennaio, l'uomo, un 32 enne modenese, è stato identificato grazie alle videocamere di sorveglianza. Dovrà rispondere davanti al giudice del reato di percosse.
VILLANOVA (MO) – Stava attraversando le strisce pedonali davanti alle scuole elementari "Menotti" di Villanova, frazione di Modena, tenendo per mano il figlioletto, quando a un tratto, una Volkswagen Golf grigia ha superato le auto ferme per dare la precedenza ai pedoni e ha rischiato di investire padre e figlio. Vistosi letteralmente sfiorare dall'auto, l'uomo ha protestato dando una pacca contro il finestrino del mezzo. Il conducente, dal quale ci si sarebbero aspettate le scuse, è invece sceso dall'auto e ha sferzato al pedone un calcio all'addome, per poi risalire e andarsene come nulla fosse.
I fatti risalgono allo scorso 12 gennaio, attorno alle 8 di mattina, e si sono svolti sotto gli occhi di molti testimoni attoniti, nessuno dei quali era riuscito, però, a prendere il numero di targa della Golf. Il conducente, tuttavia, è stato identificato grazie alle indagini della Polizia Municipale di Modena e, soprattutto, alle immagini della sofisticata videocamera di sorveglianza installata su Via Villanova, che hanno consentito non solo di risalire all'auto, ma anche di appurare che alla guida, quel giorno e a quell'ora, ci fosse il proprietario, un 32 enne italiano residente a Modena.
Invitato a presentarsi al Comando, di fronte all'evidenza dei fatti, il modenese ha ammesso di essere il responsabile di quanto accaduto ed è stato denunciato per il reato di percosse. Della sua arroganza dovrà ora rispondere davanti al giudice.
Nelle ultime settimane si erano moltiplicate le segnalazioni da parte di residenti di via Venezia, sulla presenza, di giorno e di notte, di uno spacciatore nei pressi del supermercato Penny Market.
Sulla scorta di queste segnalazioni, la Squadra Mobile ha iniziato una serie di appostamenti per accertare la presenza dell'uomo ed i suoi movimenti, riscontrando quanto detto nelle segnalazioni e, soprattutto, risalendo all'appartamento dell'uomo, nella vicina via Trieste.
Nella mattinata di ieri, gli uomini della sezione Antidroga si sono appostati nei pressi dell'abitazione e, visto uscire l'uomo, si sono posti alle sue spalle; questi, a bordo della sua bicicletta, ha raggiunto un'area di parcheggio sulla stessa via Trieste e, dopo essersi guardato intorno, si è avvicinato ad un'automobile lì parcheggiata e, dopo averne aperto lo sportello, si è accovacciato sul sedile lato guidatore, trattenendosi in quella posizione per alcuni minuti. Rialzatosi, con estrema calma, ha richiuso lo sportello e, risalito in sella alla bicicletta, ha ripreso la strada. Gli agenti hanno continuato a seguirlo, giungendo nei pressi del Penny Market dove l'uomo si è fermato in chiaro atteggiamento di "attesa".
Trascorsi alcuni minuti, è scattato l'intervento: gli agenti si sono avvicinati all'uomo qualificandosi e questi, dopo un primo tentativo di fuga, vistosi circondato, ha desistito da qualunque forma di resistenza. Rasheed Muritala, 38enne nigeriano, è stato sottoposto a controllo e trovato in possesso di 2 palline termosaldate contenenti circa 1 gr. di eroina custodite nel suo borsello.
Gli agenti dell'Antidroga recatisi con lui nel parcheggio di via Trieste, gli hanno fatto aprire la Renault Megane a cui si era avvicinato poco prima, trovando, nascosta nell'imbottitura della seduta conducente, 11 "ovuli" contenenti eroina per un peso complessivo di 120 grammi e 26 "palline" termosaldate di eroina da 15 grammi, mezzo "ovulo" di cocaina avente il peso di 7,7 grammi, una bustina di cocaina da 1,5 grammi ed un sacchetto con frammenti di cocaina da 10 grammi.
La perquisizione presso l'abitazione, ha portato al rinvenimento di altri 2 involucri termosaldati contenenti circa 1 grammo di eroina e di un bilancino di precisione. Portato in Questura per la redazione degli atti di rito, è risultavo destinatario di un rifiuto del permesso di soggiorno emesso dalla Questura di Varese e tratto in arresto per il possesso di sostanza stupefacente finalizzato allo spaccio e su disposizione del PM di Turno. Trattenuto presso le camere di sicurezza di Borgo della Posta in attesa del giudizio direttissimo.
Il bambino di tre anni girava per strada spaesato rischiando di farsi male. Un residente ha chiamato il 113. Gli agenti della Polizia che lo hanno portato al sicuro. Il genitore è arrivato in caserma qualche ora dopo, ma per lui è scattata la denuncia per abbandono di minore
MODENA – Troppo piccolo per camminare da solo, di sera, per strada e, soprattutto, visibilmente spaesato e impaurito. C'è voluto poco per capire che il bambino, di circa tre anni e dai tratti somatici e dall'abbigliamento tipico dei rom, non era residente nel quartiere e, soprattutto, con lui non c'era nessun adulto. È così partita la telefonata di aiuto al 113. Gli agenti della Polizia di Stato sono quindi giunti sul posto e hanno portato il piccolo in Questura per tenerlo al caldo e, soprattutto, al sicuro.
Nel frattempo, partivano le ricerche dei genitori, che hanno portato a una famiglia che da tempo staziona sotto il ponte della TAV a San Matteo, un campo abusivo da tempo noto alle cronache e dove appena qualche settimana fa si è verificato il decesso di un bambino di quattro anni, presumibilmente per complicazioni legate all'influenza.
Alla notizia del ritrovamento del piccolo, tuttavia, nessuno si è fatto avanti per riconoscerlo o andarlo a prendere. Gli agenti hanno comunque lasciato detto che il bimbo si trovava presso i loro uffici e lì avrebbe dovuto essere "ritirato".
Molte ore dopo il ritrovamento, quando ormai era notte fonda, un uomo, che si è dichiarato il padre del bambino, si è presentato in Questura raccontando di essersi "perso" il figlio mentre era a Cognento, che dista da San Matteo parecchi chilometri. Dopo aver ascoltato la sua versione dei fatti, anche alla luce delle circostanze in cui il bambino era stato soccorso e del fatto che la famiglia non aveva fatto scattare immediatamente le ricerche, presentando denuncia o chiedendo aiuto, per l'uomo è scattata la denuncia per abbandono di minore. Il bimbo è stato invece affidato ai Servizi Sociali in attesa di ulteriori disposizioni.
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