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La sleale concorrenza fiscale, interna all'UE, arreca danni enormi ai Paesi che applicano tassi di fiscalità coerenti. L'Italia perde 23 miliardi  all'anno (2/3 del MES) mentre l'Olanda, ad esempio, guadagna 57 miliardi. I conticini ripresi da “Milano Finanza” che riporta uno studio di tre docenti universitari di altrettanti istituti universitari europei.

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Giuseppe Conte in Tour per l’Europa alla ricerca del consenso sul Recovery Fund e il MES senza condizioni. Riuscirà a piegare la resistenza dei nostri, sempre cari, “splendidi alleati” che ne combinano più di Bertoldo?

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Giusto per non far mancare nessun elemento utile al mantenimento della caotica situazione UE nel bel mezzo di una pandemia, ci si mette anche la Corte Costituzionale tedesca a imporre chiarimenti sull’operato della BCE e le modalità di intervento atte a contrastare gli effetti pandemici. 

Di Lamberto Colla 10 maggio 2020 - 79esimo giorno dell'anno 1 dell'era  COVID-19 e 60° pandemico - domenica-

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Primo importante provvedimento del Governo, ancor prima di ricevere la fiducia dalle camere.

Di LGC 6 settembre 2019 - Appena il tempo di brindare e già al lavoro per non deludere l'Europa. Il Governo Giallo Rosso ha già risposto, entro i termini imposti, alla richiesta di Ursula von der Leyen, la nuova Presidente della Commissione Europea, di nominare il rappresentante italiano alla Commissione Europea. Era circolato il nome del prodiano De Castro e invece, sul filo di lana, è comparso il nome del Conte e ex primo ministro Paolo Gentiloni.

Una risposta da perfetti scolaretti di prima fila, che potrebbe valere la nomina a Commissario europeo per gli affari economici e monetari, che in precedenza fu di Pierre Moscovici l'ex ministro all'economia francese noto per non avere mai avuto particolari apprezzamenti verso l'Italia.

Paolo Gentiloni, famoso per essere un buon negoziatore, con le sue tre lingue parlate fluentemente (francese, inglese e tedesco), potrebbe aprire le strade per una nuova visione dell'Italia da parte dei nostri "splendidi alleati".
Certamente, se dovesse assumere l'incarico in sostituzione di Moscovici, il suo operato sarà molto più blindato e quindi meno libero per "difendere" delle posizioni di miglior favore per l'Italia, per buona pace di Macron e della Merkel

In Bocca al lupo al Conte "vero"!

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Sono due studentesse di Moro e Canossa le vincitrici della 'sfida' che, nelle scorse settimane, ha coinvolto 1.800 studenti attraverso "What Europe does for me? Cosa fa l'Europa per me?", il modulo formativo che la Provincia di Reggio Emilia, in collaborazione con la Fondazione per la progettazione internazionale E35, ha predisposto per illustrare agli studenti delle scuole superiori l'importanza e il funzionamento dell'Unione europea e le opportunità offerte in particolare ai giovani. Le due ragazze, insieme ai migliori studenti di tutte le scuole reggiane coinvolte, sono state premiate oggi pomeriggio, in Sala Consiglio, dal presidente e dalla vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni ed Ilenia Malavasi.

Letizia Della Casa del Canossa e Matilde Bertani del Moro saranno dal 19 al 21 maggio a Praga, per partecipare al progetto Crossover, cofinanziato dalla Commissione europea nell'ambito del programma Europa per i cittadini, che mira ad attivare strategie di promozione della cittadinanza europea attiva a livello locale, mettendo a confronto partner provenienti da diversi Paesi, alcuni dei quali più favorevoli all'Ue, altri decisamente meno. Insieme ad Andrea Poluzzi della Fondazione E35, che illustrerà le attività realizzate a livello locale in merito alla promozione dell'Ue e al contrasto all'euroscetticismo, Letizia e Matilde presenteranno proprio il progetto "What Europe does for me" promosso dalla Provincia di Reggio Emilia e il percorso che gli permesso loro di prendere parte alla missione a Praga.

Tra aprile e la prima metà di maggio, sono stati ben 1.800 gli studenti – di quarta e, soprattutto, quinta superiore – coinvolti in una ventina di incontri da "What Europe does for me?". Il format - studiato da Martino Soragni e Francesca Tamburini della Fondazione E35, che hanno tenuto gli incontri – prevedeva un test preventivo attraverso la piattaforma Kahoot!, una breve parte teorica e una seconda di diretto coinvolgimento degli studenti attraverso quiz e talk. Proprio in base ai punteggi ottenuti nel quiz finale, i due studenti che hanno ottenuto il miglior risultato sono stati premiati con il viaggio a Praga di tre giorni.

"In un anno importante che, il prossimo 26 maggio, vedrà anche gli italiani chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento europeo, con questa iniziativa abbiamo voluto informare gli studenti circa il funzionamento dell'istituzione e dei suoi organi elettivi, anche al fine di promuovere una buona partecipazione al voto, perché tanto l'Italia quanto l'Europa hanno bisogno dell'impegno e del protagonismo dei nostri giovani", ha detto il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, complimentandosi con i ragazzi e con i loro compagni per "l'impegno con il quale hanno aderito ad una iniziativa attraverso la quale abbiamo voluto avvicinare le istituzioni, quella europea, ma anche quella provinciale, ai nostri giovani cittadini, dai quali uscirà la nostra futura classe dirigente".
"Grande attenzione è stata anche dedicata a tutti gli aspetti relativi alle opportunità che l'Unione europea offre ai giovani in termini di formazione, tirocini e lavoro grazie ai programmi Erasmus + e My first EURES job ed anche attraverso il Corpo europeo di solidarietà, una sorta di servizio civile continentale", ha aggiunto la vicepresidente Ilenia Malavasi, che ha anche ricordato le centinaia di ragazzi ai quali la Provincia, nel corso di questi anni, "ha permesso di svolgere importanti esperienze, di studio, ma anche di vita, all'estero".

Questa la graduatoria finale: Letizia Della Casa (Canossa), Matilde Bertani (Moro), Benedetta Ferri (Motti), Zoe Braglia (D'Arzo), Artur Grigorian (Scaruffi-Levi-Tricolore), Annalisa Magnani (Cattaneo-Dall'Aglio), Martina Ferrari (Einaudi), Martina Falbo (Galvani-Iodi) Marco Marongiu (Zanelli), Gabriele Barbaro (Secchi), Gabriele Guidetti (Convitto-Corso), Andrea Morieri (Filippo Re).

 

di Cinzia Bocci - Sono stati circa 28 mila i giovani laureati a lasciare l'Italia in cerca di nuove possibilità, secondo le ultime rilevazioni Istat per l'anno 2017, registrando un significativo incremento rispetto agli anni precedenti.

Che si inizi con lo zaino in spalla e un biglietto di sola andata o affidandosi a progetti internazionali come Erasmus e Au Pair, non fa differenza: l'estero sembra essere sempre più allettante, sia per migliorare la conoscenza delle lingue, sia dal punto di vista professionale e lavorativo. È proprio a questi temi caldi che si è dato ampio spazio nell'incontro Eppur bisogna andar, tenutosi lo scorso martedì al Centro Culturale di Langhirano, organizzato dalla sezione ANPI locale insieme alla Consulta Giovani. "Istruzione e lavoro sono parole della nostra Costituzione – ha spiegato Michela Schiaretti della segreteria ANPI introducendo l'incontro – le quali diventano importanti spunti di riflessione, se si tengono in considerazione le attuali condizioni del nostro Paese e le ormai significative percentuali di emigrazione italiana". Dare voce, dunque,ai giovani langhiranesi che hanno fatto, o stanno facendo, esperienza all'estero è sembrata una vera e propria necessità, non solo per tranquillizzare le numerose nonne e mamme presenti, ma anche per riflettere sui principi e i valori dell'Unione Europea, in visione della Festa dell'Europa celebrata il 9 maggio.

Daniel, Elena, Federica, Sara, Francesco, Graziella e Livio sono partiti per motivi diversi verso paesi diversi, ma tutti concordano con le parole di Elena: "Uscire dalla confort zone è difficile certo, ma cambia la vita".

L'iniziale e naturale disorientamento, dovuto non solo alla perdita dei propri punti di riferimento, ma anche da questioni burocratiche più o meno difficili, ha lasciato quasi subito il posto all'entusiasmo e alla voglia di conoscere e sperimentare nuove culture, trasformandosi così, come spiega Graziella, in "un'importante esperienza formativa, che ti mette davanti alle tue paure, e soprattutto ti fa tornare con un bagaglio carico di nuove consapevolezze". Arrivare in un paese straniero permette inoltre di guardare le cose da un altro punto di vista, quello dell'immigrato: "Ho lavorato in diverse fabbriche, facendo i lavori più umili – racconta Elena – mi sono immedesimata moltissimo nelle persone che arrivano qui in Italia e cercano i lavori più accessibili. Soprattutto nelle zone più rurali dell'Australia, poi, dove la mentalità è piuttosto chiusa, spesso mi sono trovata in situazioni poco piacevoli, in cui per il fatto di essere donna e straniera mi hanno fatta sentire inferiore". In generale tutti i ragazzi concordano nel dire che: "Quando si va fuori dall'Italia, paradossalmente, si conosce meglio la propria cultura, si impara a non dare per scontate le cose, ad apprezzare ciò che si ha e, soprattutto, si diventa consapevoli della propria forza". Non sono stati però soltanto i ragazzi i protagonisti dell'incontro, interessanti infatti sono stati i video consigli che alcuni senior langhiranesi da anni residenti all'estero hanno voluto dare ai compaesani più giovani: "Bisogna provare almeno una volta a vivere da straniero in un altro paese", raccomanda Tania, alla quale si unisce Piero affermando come "I giovani debbano imparare ad essere competitivi a livello internazionale".

In un'Europa in cui i confini tra gli stati sono ancora aperti e valicabili, i giovani devono sentirsi cittadini europei a tutti gli effetti, liberi di sperimentare, di viaggiare e di arricchirsi. Le possibilità oggi sono davvero infinite, bisogna dunque semplicemente imparare a coglierle, ascoltando le parole di chi, avendo qualche anno in più, avverte: "La fortuna è la preparazione che incontra l'occasione. Siate preparati in attesa di incontrare la vostra occasione".

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Domenica, 07 Aprile 2019 06:53

70 anni della NATO festeggiati in sordina.

I 70 anni della NATO declassati da Trump a incontro tra ministri degli esteri. Come è cambiato il mondo in questi ultimi 20 anni. Nel 1999 c'erano i capi di stato e di Governo e per noi un Massimo D'Alema con i baffi neri.

di Lamberto Colla Parma 7 aprile 2019 -

Non c'è che dire, gli scenari geopolitici si sono talmente modificati nell'ultimo ventennio da mettere in dubbio persino la sopravvivenza della Alleanza Atlantica che lo scorso 4 aprile avrebbe dovuto festeggia, in pompa magna, i 70 anni.

L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (North Atlantic Treaty Organization - NATO) è quell'organizzazione internazionale di difesa, di cui fanno parte 30 Paesi, che venne istituita nell'immediato dopoguerra (4 aprile 1949) per la difesa dei Paesi membri dall'aggressione esterna.

Un po' di storia
Il Patto Atlantico ha avuto origine dalla percezione che il mondo occidentale, da poco uscito dalla crisi della seconda guerra mondiale, iniziasse ad avere frizioni e contrasti con l'altro vincitore dell'ultimo conflitto mondiale, la Unione Sovietica e i suoi Paesi satelliti.
Iniziava a diffondersi l'idea che l'Unione Sovietica, non paga della suddivisione territoriale post bellica, intendesse "conquistare" il mondo con la ideologia comunista. Una campagna di sensibilizzazione ben orchestrata dagli USA che in breve divenne un punto fondamentale della opinione pubblica.

La Guerra Fredda iniziava quindi a mostrare i primi segnali di tensione che sfociarono con l'assedio di Berlino a opera dell'Unione Sovietica il 24 giugno 1948 tanto da indurre gli alleati a istituire il più grande intervento di soccorso a una popolazione, istituendo un ponte aereo con Berlino durato ben 462 giorni. All'apice dell'operazione vennero effettuati oltre 1300 voli al giorno su Berlino trasportando ogni tipo di genere, dall'alimentare al carbone da riscaldamento. Infine l'Unione Sovietica tolse l'assedio il 12 maggio 1949 ma l'operazione di soccorso continuò sino a settembre al fine di organizzare sufficienti scorte per la popolazione utili a sostenere un eventuale secondo blocco che Mosca avesse voluto istituire.

BerlinerBlockadeLuftwege.pngLa vicenda dell'assedio" a Berlino Ovest, fu dirompente per l'opinione pubblica occidentale e favorì la decisione di istituire un'Alleanza del mondo occidentale contro minaccia sovietica.

Il concetto unificatore di questa nuova "Alleanza" era quello della "difesa collettiva", riportato nell'art. 5, che recita: "Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America Settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l'uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'area Nord Atlantica".

Il 6 maggio 1955, all'indomani dell'ingresso della Germania Ovest all'interno della NATO, venne ufficializzata la costituzione del Patto di Varsavia (alleanza tra gli Stati "amici" dell'Unione Sovietica), concepito e sottoscritto nel 1950 da Nikita Chruščëv in contrapposizione alla costituzione del Patto Atlantico.

Quel 6 maggio 1955 segnò una nuova era in grado di tenere in scacco il mondo intero ben nota come "Guerra Fredda" e il Muro di Berlino (13 agosto 1961 - 9 novembre 1989) ne fu il simbolo per eccellenza.

Con la caduta del Muro di Berlino però, le mire "espansionistiche" della Nato si fecero sempre più imprudenti nel tentativo, peraltro riuscito, di attrarre a sé i Paesi che erano della ex URSS sino a quando non arrivò a infastidire troppo lo "zar" Putin con l'annessione dell'Ucraina (La NATO era tropo vicina ia confini russi) e la conseguente reazione nei confronti dell'Ucraina stessa per la restituzione della Crimea alla Russia.

Conclusione
Crollate le iniziali motivazioni che istituirono la contrapposizione est/ovest, con la salita al potere economico internazionale della Cina e ancor prima della Russia stessa, e dopo la primavera araba che ha dato vita all'ISIS e a un terrorismo internazionale "terzo" rispetto a i due tradizionali fronti, ecco che la stessa NATO sta per essere messa in discussione.
E le celebrazioni in totale sordina del 70esimo ne sono la conferma. Ben diverso il clima del 50esimo (4 aprile 1999) anniversario quando a Washington si riversarono tutti i primi ministri o capi di stato dell'alleanza, oggi invece "declassato" a vertice tra ministri degli esteri.

Dall'UE alla NATO è in corso un processo di revisione epocale che coinvolge tutto il mondo occidentale. Il sospetto però è che la qualità delle menti non sia paragonabile con quelle di 70 anni fa.

 

Leggi anche

https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/14092-verso-il-disordine-universale.html 
https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/item/10158-russia,-venti-guerra,-non-solo-fredda.html 

 

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Molte sono state le dichiarazioni di soddisfazione per l'approvazione della direttiva europea riguardo la tutela del diritto d'autore, ma il percorso per vedere applicata la norma è ancora lungo e gli ultimi buoi faranno in tempo a scappare dalla stalla lasciata aperta "colpevolmente".

di Lamberto Colla Parma 31 marzo 2019 -

Ebbene sì, partiamo dall'ultima affermazione, "la stalla lasciata aperta colpevolmente".

Autori e editori, di ogni categoria professionale e artistica, erano, in un passato ormai remoto, molto soddisfatti dell'aiutino che derivava al loro business da queste strane "piattaforme", d'origine prevalentemente statunitense, che senza nulla chiedere consentivano di divulgare il loro prodotto.

La carta stampata tirava, i dischi dal vinile passarono al cd e poi dvd quando le case discografiche iniziarono a associare storielle alla canzone, e i prodotti primari incrementavano le vendite o la popolarità in altre fasce demografiche.

Grazie a queste nuove tecnologie, piattaforme aggregatrici (Wikipedia, e Youtube ad esempio) ai motori di ricerca (Google ad esempio) e infine ai social media (Facebook ecc...), il lancio dei dischi e la campagna di promozione riceveva sostanziosi aiuti senza intaccare il portafoglio così come pure i quotidiani potevano anticipare le notizie che il lettore avrebbe trovato il giorno seguente sui sui affezionati giornali freschi di stampa.

Il business dell'hardware tirava e, grazie a queste strane attrezzature digitali che si muovevano nel mondo sommerso di internet, gli affari prosperavano senza la necessità di ampliare il budget della comunicazione.

Uno sfruttamento che sembrava una manna dal cielo sino a quando ci si accorse che quegli strumenti tanto stupidi non erano e avevano iniziato a diventare i punti di riferimento del consumatore di informazioni, di musica e di libri ben oltre l'immaginazione e puntavano a competere o addirittura a sostituirsi ai negozi di musica, alle librerie e alle edicole.

Nonostante tutto, la miopia dei nostri industriali del settore si faceva sempre più grave e, per quanto i ricavi cominciassero a crollare, nessuno pensò a qualche strada alternativa da percorrere , magari investendo in tecnologie analoghe ma di fattura nazionale.

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Niente di tutto questo!
Si preferì fare aumenti di capitali alle testate giornalistiche piuttosto che investire nel nuovo.

E così i nuovi costumi presero il sopravvento. Quello che siano a pochissimi anni fa era lo status symbol per eccellenza, ovvero i tre quotidiani (due rosa e un locale) sotto l'ascella, è stato sostituito dallo smartphone di ultima generazione capace di far leggere, ascoltare musica, guardare video e Tv in qualsiasi ora e senza lasciare macchie di stampa sui polpastrelli.

Ora che i buoi sono scappati e i giornali sono a meno di un terzo di lettori e il mondo musicale tradizionale sta per venire travolto dai musicisti underground nati e cresciuti nel sommerso mondo del web (da Achille Lauro a Sfera Ebbasta e al circuito dei trapper ad esempio) ecco che ci si sveglia e si decide che è ora di far pagare i contenuti che sino a ieri venivano offerti gratuiti pensando di averne un giovamento eterno.

Comunque, anche questa è solo propaganda!
Intanto perché dalla direttiva approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 26 marzo, necessita della approvazione della identica proposta da parte del Consiglio Europeo (l'organo di rappresentanza degli Stati membri) e infine i singoli Stati, tra cui anche l'Italia, avranno due anni di tempo per recepire la direttiva, decidendo la strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi che questa fissa. Insomma un percorso lungo quasi tre anni per arrivare all'applicazione della tanto decantata direttiva sul "Copyright", che, per i tempi dell'era digitale, sono una eternità.

Durante questi tre anni i "mostri" del web pian piano aumenteranno i prezzi di advertising e di accesso alle loro piattaforme incrementando ancor più il loro tornaconto a scapito del portafoglio degli autori e editori più piccoli che si vedranno costretti a limitare la loro visibilità a scapito della libertà di espressione.

Perciò, quando la direttiva entrerà in vigore il mondo sarà totalmente cambiato e la norma entrerà direttamente, senza passare dal "Via", nel cassetto dei ricordi inutili di questa Europa che non vuole modernizzarsi.

La morale: a fare i furbetti non sempre, anzi quasi mai, ci si guadagna... a lungo!

 

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In concomitanza con la approvazione della direttiva del Copyright, lo scorso 26 marzo, è stata accolta anche la proposta di alienare l'ora legale come molti dei paesi del nord e dell'est europa avevano ormai da oltre un anno richiesto e come un sondaggio, promosso dalla Commissione Europea, con l'84% di favorevoli, aveva peraltro sostenuto.

Di LGC Parma 30 marzo 2019 - Dalle 2,0 di questa notte le lancette dell'orologio faranno un balzo in avanti di un'ora. Si dormirà un'ora in meno, è vero, ragion per cui in molti da anni protestano: il cambio dell'ora così repentino, anche se si tratta di una sola ora, potrebbe comportare rischi per la salute, insonnia e problemi cardiaci sono le conseguenze più temute.

Per questa ragione, già da alcuni anni, si è levato un fronte di protesta contro il cambio dell'ora che dal 2021 avrà una conseguenza definitiva: l'abolizione dell'ora legale o di quella solare.

Il Parlamento europeo, lo scorso 26 marzo, ha infatti approvato la risoluzione legislativa sull'abolizione dell'ora legale con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astensioni. Secondo la nuova norma, chi tra gli Stati europei deciderà di mantenere l'ora legale dovrebbe regolare gli orologi per l'ultima volta l'ultima domenica di marzo 2021, mentre quelli che preferiscono mantenere l'ora solare dovrebbero spostare gli orologi per l'ultima volta l'ultima domenica di ottobre 2021.

La possibilità di scegliere liberamente una delle due soluzioni potrebbe provocare una segmentazione dei fusi orari in Europa anche in senso latitudinale, potendo i Paesi del NORD preferire l'ora legale piuttosto che quella "civile o solare" o viceversa. Una libertà di opzione che potrebbe produrre ulteriori difficoltà al traffico merci e agli scambi in genere, ma non solo.

Con tutti i problemi che deve affrontare l'UE questo era il meno urgente, mentre si fa più urgente il cambio del "manico" e della "testa" di quest'Europa malandata.

Che sia comunque l'ultima volta per Junker presidente?

CURIOSITA'
L'ora legale venne istituita in Italia, per la prima volta, con il decreto legislativo 631 del 25 maggio 1916, la misura era destinata al risparmio energetico (carbone prevalentemente) per poterne maggiormente disporre a fini bellici.

Interrotto l'uso dell'ora legale a causa della seconda guerra mondiale venne definitivamente reintrodotta, per quattro mesi l'anno da fine maggio a fine settembre, nel 1965 e successivamente venne ampliato il periodo a sei mesi nel 1981 e infine, con l'omologazione europea, nel 1996 tutti i Paesi UE la adottarono nella configurazione attuale ovvero dall'ultima domenica di marzo sino all'ultima di ottobre.

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L'Unione Europea teme che l'Italia diventi il "Cavallo di Troia" per l'invasione gialla. Dalla linea ferroviaria Zhengzhou -Amburgo (Germania) nessuna preoccupazione invece? E no, sulla Germania non si può!

di Lamberto Colla Parma 24 marzo 2019 -

L'Italia, come al solito, non ne fa una giusta, soprattutto quando pensa per sé stessa e non per la comunità.

Sino a ieri ci si raccontava la favola che il turismo (uno dei 19 accordi sottoscritti per un totale di 20 miliardi) potrebbe essere il "petrolio" dell'Italia e oggi, grazie al memorandum sottoscritto tra Italia e Cina, che potrebbe diventare una realtà, non va più bene. Chissà cosa potrà mai nascondere l'accordo Italia Cina di tanto pericoloso!

italia-cina-flags.jpgIntanto è da apprezzare la trasparenza. E' lo stesso presidente Xi Jinping che si è mosso per porre la firma a un memorandum che regolerà gli scambi e le acquisizioni. Un accordo che ovviamente prevede che l'Italia possa giocare la Golden Share nel caso in cui venisse compromesso il controllo nazionale su imprese e siti considerati di interesse strategico.

Ma non basta, e allora i nostri cari alleati e i loro fiduciari in Italia, sempre attenti a che l'Italia non cresca troppo rapidamente, ecco che scendono in campo con una ipotesi di Super Golden Power europea per bloccare la "Belt and Road Initiative" cinese, ovvero il programma infrastrutturale che i cinesi stanno "esportando" dal 2013 un po' in tutto il mondo, a partire dal continente africano, per arrivare ai paesi dell'est europa e ora, compiendo un notevole salto di qualità, sottoscrivendo un'intesa con il primo governo appartenente ai G7, l'Italia appunto.

Di questo piano infrastrutturale così pericoloso non si discusse quando venne progettata e infine inaugurata la linea ferroviaria più lunga al mondo che copriva la distanza commerciale tra Zhengzhou e guarda caso, Amburgo, un "paesino" della Germania, in soli 15 giorni.
Obiettivo, era il 2013, consisteva nel colmare la distanza di oltre 10.200 chilometri che separa le due città in 15 giorni con collegamenti periodici (la metà del tempo navale). Un flusso inesorabile di merci che dalla Cina approdano nel cuore dell'Europa. Ma lì tutti zitti, era coinvolta la DB Schenker, divisione Trasporti e Logistica di Deutsche Bahn (ferrovie tedesche), e... sulla Germania non si può!

D'altro canto la Germania è il più importante partner commerciale europeo e mondiale con la Cina per un valore di interscambio di 170 miliardi di euro nel 2017, contro 167 della Francia e 165 degli Usa. I 40 attuali di Italia sono una vera miseria, ma Junker, Macron e Merkel hanno avuto il coraggio di affermare che la Cina è un concorrente con il quale "non possiamo costruire qualcosa di stabile". Così, In tutta risposta al bilaterale Roma - Pechino, a dimostrazione che l'UE vuol dire Francia e Germania con l'assist della Commissione UE, mercoledi il triumvirato ha invitato Xi Jinping a Parigi per un incontro, 15 giorni in anticipo sul vertice UE/Cina del 9 aprile e subito a ridosso del vertice Italia Cina appena concluso, per riaffermare l'asse di ferro Parigi-Berlino.

I soliti splendidi alleati. Loro possono intervenire in Libia bombardando senza alcuna autorizzazione preventiva dell'ONU, pur di prendere i nostri contratti petroliferi, mentre noi non possiamo fare nulla senza il visto della UE.

 

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(foto di copertina: Great Wall of China near Jinshanling - Jakub Hałun - 29 may 2009)

 

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