Dietro alle due Mercedes, ancora imbattibili, arriva Vettel. Prima gara in rosso del tedesco, primo podio. Sfortunato ma velocissimo Raikkonen. -
Parma, 16 marzo 2015 - di Matteo Landi -
Prima gara dell'anno, prima doppietta Mercedes. Eppure, senza nulla togliere alla prestazione delle due frecce d'argento e del vincitore Lewis Hamilton, autore di una gara impeccabile che ha ammutolito il compagno di squadra Rosberg, questa gara non sarà ricordata per l'ennesima cavalcata vincente delle due vetture tedesche. Il Gran Premio d'Australia 2015 passerà alla storia come la prima gara ed il primo podio del quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel al volante della Ferrari. Gli uomini di Maranello hanno dimostrato che nei test invernali non fingevano affatto, anzi.
La Ferrari avrebbe potuto ottenere più del terzo posto del tedesco staccato di oltre trenta secondi dal vincitore. La musica quest'anno è cambiata. Lo dimostra soprattutto il passo tenuto da Kimi Raikkonen. Scattato bene dalla quinta posizione ha subito dopo pochi metri una tamponata ad opera del veloce debuttante e figlio d'arte Carlos Sainz Jr., poi una ruotata da Felipe Nasr, che lo hanno relegato nelle prime fasi di gara ad un'immeritata ottava posizione dalla quale il finlandese è riuscito a risalire con un passo molto veloce. Peccato per i due cambi gomme sfortunati. Il primo lo ha costretto ad una nuova feroce rimonta condita da tanti giri veloci, mostrando in questa circostanza un passo analogo a quello delle due Mercedes. Il secondo alla resa, quando è stato fatto ripartire dal box senza che i meccanici avessero fissato a dovere la ruota posteriore sinistra.
Un inizio veramente positivo per la Ferrari in termini di velocità, costanza di rendimento ed affidabilità. Mentre è da rivedere la gestione dei pit stop. E' invece andato tutto per il meglio a Vettel. Una gara impeccabile la sua: concreto, costante e veloce. I più di trenta secondi di distacco da Hamilton sono dovuti soprattutto al tempo perso dal tedesco dietro a Massa nelle prime fasi di gara. Il brasiliano, buon quarto alla fine, si è reso autore di una gara positiva e la sua Williams ha dimostrato di essere fra le principali inseguitrici della Mercedes.
La gara degli altri: rivelazione Sauber
Ci fosse però un premio per la squadra che ha mostrato i maggiori progressi rispetto all'anno precedente questo sarebbe conteso fra Ferrari e Sauber. La squadra svizzera ha realizzato una vettura veramente performante che ha portato i suoi piloti Nasr ed Ericcson rispettivamente al quinto ed all'ottavo posto. La prestazione delle vetture giallo-blu confermano il netto miglioramento della power unit Ferrari che, appunto, equipaggia le due auto.
Prima della gara la Sauber è rimasta coinvolta in una diatriba giuridica con protagonisti l'ex pilota collaudatore Van Der Garde e la gestione alquanto "allegra" dei contratti dei piloti da parte della squadra di Hinwil. Sarebbero addirittura quattro i piloti con in mano un contratto da titolare per la stagione in corso: Van Der Garde e l'ex titolare Sutil avevano ottenuto, lo scorso anno, un contratto da titolare per il 2015 prima di vedersi soffiare il posto da Nasr ed Ericsson, i quali portano in dote munifici sponsor necessari alla sopravvivenza della squadra. Per adesso la vicenda si è risolta con un passo indietro di Sutil e Van Der Garde. Vedremo se si accontenteranno di un semplice indennizzo economico.
Disastro Honda
Il trofeo riservato alla squadra che ha subito la peggiore involuzione spetterebbe di diritto alla McLaren-Honda: ultimissima e staccata di due giri con Button, neanche partita con Magnussen. I problemi sono principalmente da ascrivere al livello di preparazione della power unit giapponese: poca potenza, quasi 20 km/h più lenti in rettilineo rispetto ai migliori e scarsa affidabilità. Un disastro insomma. Non disastrosa ma comunque sottotono la gara della Red Bull: solo sesta la rivelazione dello scorso anno Ricciardo, neanche partito il compagno Kvyat per problemi tecnici già nel giro di schieramento. Chissà che Vettel non abbia fatto la scelta più opportuna al momento giusto lasciando gli austriaci per la Ferrari. Il tedesco ha mostrato un gran sorriso sul podio ed il suo "Forza Ferrari" rilasciato alla radio appena tagliato il traguardo dimostra la voglia di rivincita sua e della squadra Rossa.
Dopo un 2014 di sofferenze, per la Ferrari un podio che è quasi un trionfo. Ha ragione, tuttavia, Arrivabene a ricordare che è giusto gioire ma l'obiettivo per la Ferrari non può che essere la vittoria. Avanti così quindi, pronti ad approfittare di un'eventuale debacle Mercedes. Fra due weekend in Malesia avremo altre risposte.
Il prossimo weekend in Australia al via il mondiale di F1 2015: nuovo regolamento tecnico, vetture più rapide, scala dei valori in campo -
Parma, 9 marzo 2015 - di Matteo Landi -
Mancano pochi giorni al Gran Premio d'Australia che con le libere di questo venerdì darà inizio al mondiale 2015 di Formula 1. Un anno dopo la più grande svolta tecnica degli ultimi decenni, avvenuta con l'abbandono dei motori aspirati a vantaggio di power unit composte da motore turbo ed un complesso sistema di recupero d'energia, la Formula 1 trova nuove certezze ed un diverso appeal. Basta con musi inguardabili che richiamavano proboscidi e zanne di tricheco, il nuovo regolamento tecnico garantisce un avantreno più bello ma soprattutto più sicuro, tale da ridurre al minimo il rischio di decollo in caso di urto tra monoposto.
Ma la novità più importante è il prepotente ritorno alla velocità delle monoposto che devono rappresentare la massima espressione della tecnologia automobilistica. Le prime gare dello scorso anno avevano visto al via vetture ben più lente rispetto al 2013, a loro volta non dei fulmini se paragonate alle monoposto del 2004 che ancora detengono la maggior parte dei record sul giro. Quest'anno gli ultimi test invernali evidenziano vetture più rapide anche di 3 secondi rispetto a quelle della passata stagione: le squadre hanno ormai compreso quel che serve per ottimizzare l'immenso potenziale della tecnologia ibrida e nonostante un regolamento tecnico che in tema di aerodinamica resta penalizzante rispetto a quello dei primi anni 2000, i tecnici sono riusciti a trovare quel carico aerodinamico che serve per rendere più prevedibili e facili da guidare le nuove vetture.
La scala dei valori in campo
Quella che non sembra cambiata è la scala dei valori in campo, almeno per quanto riguarda la lotta al vertice: la Mercedes ha passato tutto l'inverno a giocare a nascondino coi rivali non mostrando il vero valore velocistico fino agli ultimissimi giorni quando gli sono "scappati" dei tempi sul giro per tutti gli altri inavvicinabili. Dietro di loro ci saranno ancora le Red Bull, in mano quest'anno a Ricciardo ed all'ex Toro Rosso Kvyat, le Williams di Massa e Bottas e soprattutto la Ferrari. Le prove invernali hanno mostrato l'apparente rinascita della rossa: Vettel ed un sorridente Raikkonen hanno girato con regolarità e la vettura di Maranello è parsa ai livelli di Red Bull e Williams. Rimane indubbiamente lontana dalle prestazioni Mercedes ma ad approfittare, durante il lungo campionato, di un eventuale falla tecnica delle forti vetture tedesche potrebbero esserci proprio le rosse. Non una cosa da poco considerando quanto in basso erano arrivati a Maranello nella scorsa stagione. La Honda? Tanto attesa al rientro come motorista della McLaren, andando fra l'altro a riformare il binomio che fra il 1988 ed il 1992 vinse quasi tutto, per adesso ha dovuto fare i conti coi tanti problemi di gioventù che hanno afflitto circa un anno fa gli altri motoristi Ferrari, Renault ed, in misura ridotta, Mercedes. Sarà un miracolo se a Melbourne riuscirà a vedere il traguardo con entrambe le vetture che avranno alla guida Button e Magnussen. Quest'ultimo sostituirà solo per la gara australiana, a meno di altre sorprese, Alonso.
L'inusuale incidente di Alonso
L'ex ferrarista, protagonista lo scorso 22 febbraio sul circuito di Montmelò di un incidente dalla dinamica misteriosa, starà a riposo ancora qualche giorno evitando di correre il rischio che un altro possibile incidente possa mettere a rischio più seriamente la sua salute che, al momento, non si sa in che situazione si trovi. Quello dell'asturiano è stato un incidente inusuale: scontratosi lateralmente, e non violentemente, contro un muro a bordo pista è stato subito trasportato all'ospedale di Barcellona dove è stato trattenuto per tre giorni. Il pilota spagnolo sta bene ma rimangono un mistero sia le cause che le conseguenze dell'incidente. L'ipotesi della scossa elettrica appare fantasiosa, visti i quattro gommoni che isolano la vettura che in quel punto della pista non aveva motivi per toccare l'asfalto col fondo. Intanto la Federazione Internazionale ha aperto un'indagine per capire cosa sia accaduto quel giorno sulla pista spagnola. Nell'attesa di rivedere Fernando Alonso al volante i motivi d'interesse verso questo primo gran premio stagionale restano tanti.
Mercedes, Red Bull, Williams, Ferrari, McLaren, Force India, Toro Rosso, Lotus, Sauber e Manor Marussia saranno le animatrici di questo mondiale. Quest'ultima scuderia, dalla solidità finanziaria tutta da verificare, risulta iscritta al campionato 2015, al quale dovrebbe, il condizionale è d'obbligo, partecipare. Questo grazie in parte a Ferrari, che nonostante i pesanti debiti accumulati nei suoi confronti dalla precedente gestione Marussia ha deciso lo stesso di fornirle la power unit, ed in parte ai soldi derivanti dalla nona posizione in campionato ottenuta lo scorso anno da Marussia in virtù dei punti conquistati a Monaco da Bianchi. Quest'ultimo sta ancora lottando per tornare ad avere una vita "normale" dopo il terribile schianto di Suzuka. Come il francese, sebbene in misura diversa, anche Michael Schumacher continua nella sua battaglia alla ricerca dell'uomo che era. Intanto sulle Mercedes, favorite per il titolo, campeggia ancora la scritta che lo incita a continuare a lottare.
Fantastica gara dell'australiano che regala alla Red Bull la seconda vittoria stagionale. Convince finalmente la Ferrari che con Alonso conquista un insperato podio -
Parma, 28 luglio 2014 - di Matteo Landi -
"We'll party hard tonight". E' quello che dichiara Daniel Ricciardo dal podio del Gran Premio di Ungheria al termine di una gara pazza, partita sul bagnato e terminata sull'asciutto in un weekend ricco di colpi di scena. I primi si consumavano già durante le qualifiche del sabato pomeriggio con Lewis Hamilton che, bloccato ancora da un problema tecnico alla sua Mercedes, non era riuscito a segnare neanche un giro cronometrato ed il ferrarista Raikkonen relegato alla 17esima posizione a causa di una scellerata scelta strategica del box Ferrari. Per Hamilton, già costretto ad inseguire il compagno di squadra nella lotta al titolo mondiale, si è trattato un colpo tremendo al morale e l'immagine del pilota inglese che abbandonava sconsolato la vettura in fiamme sembrava la perfetta fotografia di questo mondiale.
Hamilton si è complessivamente dimostrato fino ad ora come il pilota più veloce ma anche fra quelli più bersagliati dalla sfortuna. La fortuna è però una ruota che gira e chissà che non sia definitivamente svoltata nei primi giri di gara quando Hamilton è uscito di pista sfiorando le barriere senza però danneggiare in maniera rilevante la vettura. Per il pilota inglese è stata la scossa ed ha iniziato una rimonta che lo ha presto portato alle spalle del compagno di squadra Nico Rosberg. Il tedesco, partito in pole position, è stato danneggiato dalla prima entrata della safety car non potendo approfittare immediatamente della neutralizzazione della gara per entrare ai box ed effettuare il cambio gomme. Da quel momento, con il gruppo ricompattato è stata una lotta tutti contro tutti senza esclusione di colpi.
Dalle retrovie è rinvenuto bene Kimi Raikkonen che è parso finalmente a proprio agio con la monoposto terminando addirittura la gara al sesto posto. Se i suoi ingegneri non gli avessero distrutto la qualifica tenendolo fermo al box mentre la pista migliorava e fosse quindi partito più avanti il finlandese si sarebbe potuto togliere una soddisfazione ben più grande in una gara in cui la Ferrari è stata costantemente fra le vetture più veloci in pista. Chi ne ha approfittato è stato Fernando Alonso, autore di una bellissima gara. L'asturiano una volta in testa ha, prima allungato, poi difeso con i denti la propria posizione quando si è ritrovato a fine gara con le gomme ormai quasi inutilizzabili. Nulla ha potuto però contro un grandissimo Ricciardo che, con gomme più fresche, al 67esimo giro su 70 ha passato il ferrarista con autorità andandosi a conquistare la seconda vittoria del campionato. Quest'anno quando non vince una Mercedes vince solo lui. Chi l'avrebbe mai detto prima dell'inizio del mondiale?
Una sorpresa è stata anche la gara negativa di Vettel, giunto solo settimo. Il quattro volte campione del mondo ha avuto anche fortuna quando si è reso protagonista di un testacoda in pieno rettilineo colpendo il muretto dei box senza però riportare seri danni alla vettura. Sul podio è così terminato Hamilton: terzo. L'inglese una volta davanti al compagno di squadra ha prima disobbedito ad un ordine di scuderia poi resistito a Rosberg quando questi nel finale, con gomme fresche, era il più veloce in pista. Fra i due si è rischiata anche la collisione, ma quello che ha definitivamente rotto l'armonia nel box Mercedes è stato l'ordine di far passare il compagno che la squadra ha, appunto, impartito ad Hamilton: per l'inglese non erano previste ulteriori soste ai box mentre Rosberg, in quel momento staccato di pochi metri dall'inglese, dovendo effettuare un'altra sosta avrebbe potuto, senza quella perdita di tempo, anche vincere il gran premio. Non si capisce il motivo per il quale l'inglese avrebbe dovuto facilitare la gara del suo unico rivale nella corsa al titolo.
Se la Ferrari dei tempi d'oro veniva criticata per la disinvoltura con la quale dava ordini di scuderia bisogna però ricordarsi che, al tempo, la squadra di Maranello si giocava il mondiale con un solo pilota. Oggi la Mercedes ha invece in squadra gli unici due piloti che possono ormai vincere il titolo e l'atteggiamento risulta quindi molto discutibile. Lo sarà sicuramente per Hamilton, sempre più convinto di trovarsi parte lesa di un presunto complotto volto a portare alla vittoria del titolo mondiale un tedesco su una vettura tedesca. Non vi sono invece dubbi sul suo talento che ci ha regalato una gara straordinaria. Come straordinaria è parsa anche la gioia del box Ferrari, pronto a celebrare il secondo posto conquistato da Alonso. Finalmente è tornato il sorriso sui loro volti e su quelli dei tanti fans della squadra italiana ma fa quasi tenerezza pensare che, una volta, questi festeggiamenti avvenivano per delle vittorie. Pazienza, arriverà anche quella. Intanto godiamoci questa fantastica Formula 1.
Sorpassi, duelli ed incidenti ma a vincere è ancora la Mercedes.
Parma, 8 luglio 2014 - di Matteo Landi -
"What a race!" - Sarà stata sicuramente l'espressione maggiormente usata dal pubblico presente sulla pista di Silverstone. Il Gran Premio di Gran Bretagna, unica gara, insieme a quella italiana, sempre presente in Formula 1, ha riconciliato alla massima espressione dello sport automobilistico anche i fans più scettici. Fin dalle prove ufficiali era chiaro che non avremmo assistito ad una gara monotona: pioggia che va e viene e piloti che cercano di interpretare al meglio le condizioni meteo in modo da segnare il tempo al momento più opportuno. Dal caos è uscita la pole di Nico Rosberg, la sesta posizione di Hamilton ed i due ferraristi relegati, insieme alle due Williams, alle retrovie: 16esimo Alonso e 18esimo Raikkonen.
La gara, asciutta, è stata un susseguirsi di emozioni fin dal via. Raikkonen, partito bene, dopo poche curve esce di pista, non rallenta e nel rientrare sul nastro d'asfalto non riesce a controllare la macchina, andando poi a sbattere e coinvolgendo anche l'incolpevole Felipe Massa che si trova costretto al ritiro dopo aver colpito la vettura impazzita del finlandese. Alla ripartenza dopo l'interruzione della gara, per permettere le riparazioni del guard rail, Hamilton non ci ha messo molto a portarsi in seconda posizione alle spalle del suo compagno. Il britannico, spinto anche dal suo pubblico, si stava avvicinando a Rosberg quando quest'ultimo è stato costretto al ritiro a causa di un problema al cambio. Per Hamilton è stata una cavalcata trionfale fino all'arrivo.
Spesso si dice che nell'arco di un campionato le fortune e le sfortune si compensano. Intanto con il ritiro del compagno di squadra, Lewis, il più bersagliato fra i due dai problemi meccanici, si avvicina a sole quattro lunghezze dalla vetta della classifica. Alle spalle dell'inglese si sono visti dei bellissimi duelli, primo fa tutti quello fra Vettel e Alonso. Dopo il loro ultimo pit stop Alonso ha fatto di tutto per tenersi alle spalle il quattro volte campione del mondo tedesco. Il duello in pista è stato bellissimo, e mai oltre le righe. Un duello per l'onore con in palio solamente un quinto posto. Sebbene ruvido i due non sono mai arrivati al contatto ed il sorpasso decisivo di Vettel è stato un esempio di tenacia e capacità di guida tanto quanto la difesa spasmodica di Alonso che, correttissimo, ha capito che un'ulteriore difesa avrebbe probabilmente compromesso la gara di entrambi. Non c'era però bisogno che i due piloti cercassero l'intervento dei commissari per risolvere a proprio favore un duello che, fortunatamente, non ha subito invece un intervento di terzi.
Dispiace che oltre alla lotta in pista i telespettatori abbian assistito anche alla "guerra verbale" fra i due: entrambi consapevoli di essere ascoltati in mondo visione hanno via radio accusato il rispettivo sfidante di presunte scorrettezze praticamente ad ogni azione di attacco e di difesa. Peccato. Sono lontani gli emozionanti team radio del Senna vincente nel suo Brasile e di Schumacher commosso all'ultimo podio della sua lunga e vincente carriera. Restano un bellissimo spot per questa Formula 1, i due giovani che quest'anno si stanno mettendo più in luce. Bottas splendido secondo dopo una rimonta dal fondo dello schieramento e Ricciardo, ancora a podio, ormai una certezza di questo campionato. Ai piedi del podio ha invece concluso un redivivo Button, che indossando un casco color rosa in ricordo del padre, ha messo in piedi una gara maiuscola, soprattutto considerando le pecche della sua Mclaren. Carenze che per una volta ha mostrato in modo meno consistente la Ferrari, che giunta sesta con Alonso, ha gettato al vento un probabile podio con il disastro del sabato. Ci fosse stato ancora Domenicali tutti i fans ne avrebbero chiesto le dimissioni.
Ritorno alla vittoria per la squadra tedesca ma sul mondiale fa capolino il volto di nuovo sorridente di Felipe Massa -
Parma, 25 giugno 2014 - di Matteo Landi -
Dopo un gran premio del Canada esaltante e ricco di duelli con la vittoria a sorpresa di Daniel Ricciardo su Red Bull, la Formula 1 ha fatto tappa sul circuito di casa della squadra austriaca: il Red Bull Ring. Su questa pista, composta da bellissimi sali-scendi, le qualifiche hanno da subito evidenziato un'inversione di tendenza, con i primi due posti conquistati dalle due Williams di Massa e Bottas, il pilota brasiliano tornato dopo tanto tempo alla pole position ed il giovane finlandese che si è rivelato capace di tenersi dietro la Mercedes di Rosberg. Quest'anno la prima posizione in griglia è sempre stata appannaggio di una delle due frecce d'argento, costrette in questo caso al ruolo di inseguitrici con addirittura Lewis Hamilton solo nono sulla griglia di partenza.
La gara domenicale ha visto le due Mercedes pian piano risalire la china fino ad arrivare all'ennesima doppietta. Non si può comunque parlare di un ritorno al dominio a mani basse che ha contraddistinto la stagione in corso, problemi di affidabilità a parte, stavolta le due Williams le hanno contrastate per tutta la gara. Al termine dietro a Rosberg ed Hamilton a pochi secondi di distacco è arrivato Bottas, autore di una gara maiuscola. Tanto quanto l'ex ferrarista Massa, finito quarto a causa anche di un'errata strategia del box Williams: il brasiliano dopo il primo pit stop non è sembrato molto incisivo ma a suo parziale discolpa vi è stata una seconda sosta eseguita troppo tardi. Nel complesso un weekend comunque superlativo da parte del brasiliano, soprattutto grazie a quel giro velocissimo che è riuscito a costruire durante le qualifiche. Per Massa è stata la prima grande gioia dopo quel terribile schianto con il quale rischio non solo la carriera, ma anche la vita nel 2009. Dispiace che su di lui siano piovute tante critiche nel corso degli ultimi anni, vissuti all'interno di una difficile convivenza in squadra con Alonso. Finalmente, sabato scorso, Felipe è tornato a sorridere. A proposito del suo ex compagno di casacca spagnolo: ha arpionato un quinto posto spremendo al massimo una Ferrari comunque ancora in crisi prestazionale. L'altro ferrarista, Raikkonen, ci auguriamo che ritrovi finalmente quel feeling con la monoposto mostrato quest'anno solo in occasione dello sfortunato gran premio monegasco. In Austria, infatti, non è riuscito ad andare oltre una scialba decima posizione. Chi continua a mostrare le unghie è Nico Rosberg: con la vittoria allunga ancora in classifica mondiale sul compagno Hamilton, che nonostante la bellissima rimonta si trova adesso a 29 lunghezze dal compagno di squadra. Sarà l'anno del figlio d'arte tedesco? La prossima gara, il primo weekend di luglio, sulla pista di Silverstone, avremo probabilmente delle idee più chiare.
Intanto la Formula 1 lascia l'Austria. Una terra che non sentiva il rumore dei bolidi della Formula 1 dal lontano 2003. Allora la vittoria andò a Michael Schumacher, dopo una gara tutta d'attacco in cui riuscì a sconfiggere anche le fiamme che avevano investito la sua vettura durante un pit stop. A distanza di più di dieci anni, pochi giorni fa, il pilota più vincente della storia della Formula 1 ha vinto un'altra, ma molto più importante, battaglia: dopo più di cinque mesi dal suo terribile incidente sugli sci è finalmente uscito dal coma. Davanti a se adesso una lunga riabilitazione che, ci auguriamo, possa avvenire nella più assoluta riservatezza. Sono state sprecate tante parole da parte dei mass media in merito alla vicenda ed è stato reso noto anche il recente furto delle cartelle cliniche dell'ex pilota tedesco, offerte a quanto pare, ad una imprecisata testata giornalistica. Uno sciacallaggio vergognoso. Ci auguriamo veramente che la famiglia possa essere lasciata il più possibile in pace e che il tedesco torni presto a stare ancora meglio. Forza Campione! Forza Michael!
Ancora un gran premio, il sesto consecutivo, dominato dalla squadra tedesca che vede i suoi piloti sempre più uno contro l'altro.
Parma, 26 maggio 2014 - di Matteo Landi
Dopo un Gran Premio di Spagna non estremamente interessante dal punto di vista dello spettacolo, la Formula 1 ne ha invece offerto uno d'altri tempi sulle stradine del Principato. Sorpassi, collisioni ed una lotta tra compagni di squadra, quella Mercedes, che ha riportato alla mente i duelli fra i grandi del passato: Senna e Prost, a fine anni 80 compagni sotto le insegne Mclaren, con il francese abile a mettere psicologicamente alle strette un compagno di squadra spesso più veloce di lui. Lo stesso Prost e Mansell, compagni di squadra Ferrari nel 1990, entrambi veloci ma tutt'altro che pronti a dominare i propri istinti per il bene della squadra. Come allora, è stata lotta di nervi ed in pista fra Rosberg ed Hamilton a cominciare dalle qualifiche: il tedesco, dopo aver fatto segnare il miglior tempo, fa un errore di guida che lo costringe alla via di fuga, mette la retromarcia e riprende la strada. Nessun problema per lui, che non sbatte contro le barriere, ma l'esposizione delle bandiere gialle obbliga tutti gli altri piloti a rallentare, a pochi secondi dalla fine della sessione di prove, mettendo fine alle ostilità. Nel 2006 un episodio analogo portò alla retrocessione di Michael Schumacher in fondo alla griglia di partenza, dopo che le qualifiche erano terminate con la sua pole position. Una decisione che destò perplessità, perché è impossibile stabilire quali siano le intenzioni di un pilota in quelle circostanze. Con quel pesante precedente tanti piloti ed addetti ai lavori si aspettavano una sanzione analoga ai danni del tedesco della Mercedes, che però non è arrivata scatenando l'ira del compagno di squadra Hamilton. Intervistato dalla televisione inglese, Lewis, ha ricordato, appunto, la rivalità fra Senna e Prost, accostando la sua situazione personale a quella del pilota brasiliano, peccando di orgoglio: la pace fra i due è definitivamente finita. A beneficiarne sarà sicuramente lo spettacolo fino al termine del mondiale. Spettacolo che intanto non è mancato durante i 78 giri di gara.
Oltre ad una partenza a fionda delle due Mercedes che scattavano dalla prima fila, dalla sesta piazza si è mosso splendidamente il ferrarista Raikkonen, finalmente a suo agio al volante della Rossa di Maranello. Sembrava poter concludere la gara sul podio se, in regime di safety car, un doppiato non l'avesse tamponato costringendolo ad un cambio gomme supplementare che lo ha fatto sprofondare nelle retrovie. Alla gara superlativa ma sfortunata del finlandese, si contrappone invece quella incolore dello spagnolo Alonso, giunto, senza lampi, quarto al traguardo: la sensazione è che, dopo un avvio da assoluto primattore all'interno della scuderia di Maranello, il pilota delle Asturie troverà un avversario ostico all'interno del suo box. Intanto, là davanti, le due Mercedes procedevano a pochi decimi di secondo l'una dall'altra, fino a quando Hamilton ha iniziato a lamentare via radio un problema alla vista causato probabilmente da un detrito infilatosi nel suo casco. La sua lotta per la vittoria si è conclusa lì, dovendo invece gestire una seconda posizione messa in pericolo dalla rimonta dell'australiano Ricciardo, ancora una volta terminato sul podio dietro alle due frecce d'argento. Podio che ha visto la gioia di Rosberg e del pilota della Red Bull contrapposta al forte disappunto di Hamilton, vittima anche durante un periodo di safety car, di un rallentamento "furbo" di Rosberg che gli ha reso impossibile, al rientro della vettura di sicurezza, l'attacco al leader. Da segnalare anche l'ottima gara del francese Bianchi, pilota del Ferrari Driver Academy, che approfittando dei tanti ritiri, fra i quali quello del campione del mondo Vettel, è giunto nono al traguardo, regalando alla Marussia i primi punti della sua storia.
Quinta gara dell'anno ed ennesima vittoria di una Mercedes. Vettel mostra le unghie ma è per tutti allarme: il mondiale è già finito?
Parma, 13 maggio 2014 - di Matteo Landi -
Dopo quattro gare disputate fra Asia ed Oceania, la Formula 1 ha fatto tappa domenica scorsa nel vecchio continente. Storicamente, per motivazioni logistiche, l'inizio delle gare europee coincide con l'arrivo delle prime importanti modifiche sulle varie monoposto del mondiale. Il gran premio di Spagna avrebbe dovuto quindi coincidere, per la Ferrari e le altre squadre che hanno aspirazioni mondiali, con l'inizio di un processo di avvicinamento verso le prestazioni della Mercedes, la mattatrice di inizio campionato. Già dalle qualifiche, si è però evidenziato un aumento del gap prestazionale fra le vetture di Stoccarda e quelle delle altre squadre: ennesima prima fila colorata di argento con il primo degli altri, il sempre più sorprendente Ricciardo, a più di un secondo.
La domenica si è assistito alla solita galoppata solitaria delle due Mercedes con Hamilton, che ha praticamente sempre comandato le danze. Tuttavia non si può parlare di un dominio noioso: se nel recente passato vedevamo un solo pilota, Vettel, partire ed arrivare davanti a tutti senza la possibilità di essere insidiato, stavolta la squadra primattrice si ritrova due piloti pronti a darsi battaglia per la vittoria. Non sono arrivati a lottare a suon di staccate a ruote fumanti come, ad esempio, è accaduto in Bahrain ma il risultato è sembrato in bilico fino all'ultimo giro.
Chi invece ci ha regalato dei sorpassi decisi è stato il campione del mondo in carica Vettel: partito dalla quindicesima posizione, è riuscito a risalire tagliando poi il traguardo quarto. Se i suoi quattro mondiali vinti, sono sembrati a tanti, merito più del mezzo che pilotava che delle sue capacità di guida, domenica scorsa il tedesco ha messo in mostra un carattere ed uno spirito combattivo che si spera abbia definitivamente fugato ogni dubbio sulle sue capacità.
Dopo il passo avanti mostrato con il gran premio cinese, la Ferrari invece, sembra essere tornata indietro. Per vedere le Rosse sul traguardo si è dovuto attendere un bel pò: sesta e settima sotto la bandiera a scacchi con Raikkonen addirittura doppiato ma non lontano dal suo compagno di squadra, il quale gli è arrivato davanti solo grazie ad una diversa strategia. E' evidente che le prestazioni della Rossa dipendano anche dalla conformazione dei vari tracciati del mondiale, ma proprio la pista spagnola, che mette in mostra oltre alla qualità delle power unit anche quelle aerodinamiche e telaistiche delle varie monoposto, ha evidenziato carenze in praticamente tutte le aree della vettura di Maranello. Quello che dopo cinque gran premi ci si chiede, è quanto la Ferrari possa progredire durante la stagione e a cosa gli sforzi possano portare. Con ogni probabilità si tratterà dell'ennesima stagione di "transizione" della squadra italiana: un vero peccato. Mai come quest'anno, visti i profondi cambiamenti regolamentari, "comprendere" la monoposto e progredire può essere utile per la prossima stagione. A livello statistico, c'è da rimarcare che dal 1994 la Ferrari può vantare almeno una vittoria in ogni stagione: si spera che la striscia non si interrompa proprio quest'anno.
Chi invece prosegue nella sua serie è Hamilton: quarta vittoria consecutiva e testa della classifica piloti raggiunte per lui. A completare il podio, oltre a Rosberg, ci ha pensato l'australiano della Red Bull Ricciardo, il suo primo della stagione dopo la squalifica australiana.
A vent' anni dalla sua scomparsa --
Parma, 1 maggio 2014 - di Matteo Landi
Era il primo maggio del 1994. Mentre si avvicinava alla curva del Tamburello la sua mente era colma di idee. Pensava forse ad un anno iniziato male; alla rincorsa del giovane tedesco Schumacher. Nonostante le ottime premesse, considerando che avrebbe dovuto pilotare la migliore vettura del lotto, si era ritrovato fra le mani una vettura che non riusciva a guidare come voleva: veloce ma instabile e con un abitacolo terribilmente stretto. Stava probabilmente pensando a quanto accaduto il giorno prima al suo collega Roland Ratzenberger, che vittima di un terribile incidente aveva perso la vita: era alla sua prima stagione nel grande Circus e stava coronando un sogno purtroppo spezzato da una tragedia che forse, secondo Ayrton, poteva essere evitata con una maggiore attenzione alla sicurezza di vetture e circuiti, da parte della Federazione. Forse pensava a quale fosse il senso della competizione sportiva. Lui stesso aveva fatto diventare lo sport un mezzo per portare serenità ad un popolo brasiliano che non ne aveva. Il tempo per pensare a tutto questo, ammesso che lo abbia fatto, ci fu durante i giri percorsi a bassa velocità dietro la safety car entrata in pista a seguito di un terribile incidente, senza conseguenze per i piloti, avvenuto in partenza con protagonisti J.J. Lehto e Pedro Lamy.
Al rientro della safety car Senna fece in tempo a percorrere pochi chilometri prima del suo schianto contro il muro in prossimità della curva del Tamburello. Poche ore dopo avvenne il suo decesso. Sicuramente tutto questo non successe per un errore di guida di Ayrton ma a causa della rottura del piantone dello sterzo della sua Williams.
La giustizia italiana, più di dieci anni dopo, individuò il vero responsabile nel direttore tecnico dell'epoca Patrick Head, accusato di omicidio colposo anche se la cassazione dichiarò il non doversi procedere, in quanto il reato a lui ascritto estinto per prescrizione. Per il mondo delle corse da quel giorno tutto cambiò: la Formula 1 pose la sicurezza dei piloti al centro del regolamento tecnico-sportivo e la morte di Senna divenne l'ultimo decesso avvenuto sulle piste del mondiale.
Nulla fu come prima anche per il Brasile: un paese in difficoltà a cui Ayrton aveva offerto con le sue gare un raggio di sole. Venti anni dopo quel primo di maggio siamo qui a ricordare un Campione, ma soprattutto un Grande Uomo. Un Uomo che ha insegnato che lo sport può non essere solamente il mezzo per arrivare al successo, ma anche un modo per unire laddove c'è divisione e portare speranza dove non ce n'è. Una Persona che ha saputo sfruttare la sua celebrità per attirare l'attenzione su quelli che erano i reali problemi del suo paese di origine. Nella sua vita Senna ha scritto pagine e pagine di storia di uno sport e di un paese. Oggi in poche righe non possiamo rendere merito a tutto quello che Ayrton ha fatto nella sua breve vita. Sicuramente possiamo in poche parole sintetizzare ciò che è stato: un grande esempio di vita.
Stefano Domenicali lascia la Scuderia dopo tanti anni di servizio -
Parma, 15 aprile 2014 - di Matteo Landi --
Dopo anni difficili, la squadra di Maranello riponeva molta fiducia in questo 2014: un regolamento tecnico rivoluzionato avrebbe dovuto annullare il vantaggio che Red Bull aveva negli ultimi anni meritatamente costruito, dando, in teoria, un vantaggio alle squadre che si costruiscono tutto da sole: Ferrari e Mercedes. Ipotesi che si sono concretizzate, ad eccezione della possibilità di rivedere ai vertici la squadra di Maranello. Così dopo anni con tante sconfitte e qualche vittoria di tappa, la prospettiva di un ulteriore anno di difficoltà ha generato nei tifosi e all'interno della stessa Ferrari più malumori che speranze. Ci si attendeva cosi nelle ultime ore un segnale da parte della squadra di Maranello, vista anche la rabbia mostrata dal presidente Luca Cordero di Montezemolo due domeniche fa in Bahrain di fronte ad una prestazione delle Rosse estremamente negativa. Il segnale è infatti puntualmente arrivato: Stefano Domenicali, Direttore della Gestione Sportiva, ha rassegnato ieri le dimissioni. Nato a Imola nel 1965, lascia la Ferrari dopo esservi entrato a far parte nel lontano 1991. Dopo aver avuto ruoli di primo piano nei primi anni 2000, dominati dalla squadra di Maranello, il 1° gennaio 2008, prendendo il posto di Jean Todt, diviene, appunto, Direttore della Gestione Sportiva. Domenicali paga non solo per un inizio di stagione difficile. Ricevere il testimone da uno dei più grandi e vittoriosi manager che la Rossa abbia avuto è stato per l'imolese un compito arduo. Il suo primo anno al vertice portò alla Ferrari un titolo costruttori ma anche una pesante sconfitta fra i piloti con Felipe Massa superato da Lewis Hamilton per un solo punto dopo un controverso gran premio del Brasile. Quello costruttori 2008 è rimasto l'unico titolo vinto dalla gestione Domenicali. Hanno seguito poi mondiali persi per poco da Fernando Alonso alternati a campionati completamente fallimentari. Alla base di questi risultati sportivi vi è stata anche una difficile gestione delle risorse umane, passata per il fallimento del progetto di una Ferrari "tutta italiana" con la ciliegina sulla torta dell'allontanamento del progettista parmigiano Aldo Costa, accusato di "scarsa creatività", capace poi di progettare le attuali vincenti monoposto Mercedes . Sarebbe tuttavia poco generoso rimarcare solo le sconfitte: Stefano Domenicali ha contribuito in modo importante nella sua carriera ai trionfi dell'era Schumacher curando, in particolar modo, i rapporti fra la squadra italiana e le autorità sportive e facendo da vice a Jean Todt in una squadra che aveva al vertice oltre al francese anche il geniale stratega Ross Brawn ed il progettista Rory Byrne. In una compagine del genere era impossibile che Domenicali non riuscisse a carpire i segreti del mestiere. Non si possono quindi ascrivere solo a lui le responsabilità delle ultime sconfitte. La Formula 1 negli ultimi anni è cambiata molto ed i metodi di lavoro vincenti portati avanti dalla Ferrari nei primi anni 2000 oggi non possono più dare gli stessi risultati: il quasi totale divieto di test privati ha impedito negli ultimi anni alla Ferrari di sfruttare la propria pista di Fiorano, i problemi di adattamento della galleria del vento progettata da Renzo Piano e costruita nel lontano 1997 hanno costretto la Ferrari ad utilizzare anche altre strutture per i suoi studi aerodinamici rendendo altalenante il rendimento degli sviluppi apportati sulle monoposto, i motori che dalla fine del 2006 allo scorso anno sono rimasti bloccati per regolamento nel loro sviluppo hanno probabilmente indebolito il reparto propulsori della Scuderia. Il compito dell'ex Direttore della Gestione Sportiva era quindi molto difficile e come spesso accade in queste situazioni a rimetterci è chi comanda. Nel 1999, dopo la squalifica della Ferrari per una presunta irregolarità delle sue vetture che avevano dominato il gran premio di Malesia, Jean Todt rassegnò le dimissioni: Montezemolo le respinse, la Ferrari fece ricorso in appello, lo vinse e negli anni a seguire ebbe una serie incredibile di successi. Ieri il presidente della Ferrari ha accolto le dimissioni di Domenicali cosciente che questo può essere forse l'unico modo per dare una scossa ad una squadra non più abituata a vincere. A prendere il suo posto è Marco Mattiacci, attuale Presidente e CEO di Ferrari North America. I risultati di questa successione non si vedranno a breve, ma la scossa attesa c'è stata.
Si è disputato domenica scorsa il terzo gran premio della stagione di Formula 1 fra duelli e conferme.
Parma, 8 aprile 2014 - di Matteo Landi -
Dopo due gare non troppo spettacolari accomunate dal dominio dei piloti Mercedes gli appassionati della massima Formula attendevano con curiosità l'arrivo del circus in Bahrain per vedere se, sulla pista dove le squadre hanno percorso più chilometri durante i test invernali, vi sarebbe stata un'inversione di tendenza.
I riscontri cronometrici del venerdì, tuttavia, evidenziavano una velocità delle frecce d'argento per tutti inavvicinabile, con la Ferrari che sembrava essere la prima degli altri. Arrivati alle prove che contano per la definizione della griglia di partenza le rosse sprofondano invece in un'evidente crisi prestazionale: un combattivo Kimi Raikkonen non riesce a far meglio della sesta posizione distanziando di circa 6/10 di secondo Fernando Alonso che, a causa anche di una mancanza di potenza della sua power unit, agguanta un'insoddisfacente decima posizione. Solo una penalizzazione inflitta dai commissari a Ricciardo, altrimenti qualificatosi ottimamente terzo, per la cattiva gestione del pit stop che di fatto lo ha messo fuori gara in Malesia, permette ai piloti Ferrari di avanzare di una posizione sulla griglia di partenza della gara domenicale. La pole position, invece, si rivela essere una lotta fra i due piloti Mercedes con Rosberg pronto ad approfittare di un decisivo errore del compagno di squadra. Molto indietro il campione del mondo Vettel, capace di effettuare solamente l'undicesimo giro veloce. All'indomani, su una pista illuminata artificialmente, le due Mercedes si trovano a darsi battaglia fin dalla partenza: Hamilton pronto ad approfittare di un'esitazione del compagno di squadra si invola davanti a tutti. I due riescono subito a costruire un cospicuo vantaggio sugli inseguitori. Una gara ricca di sorpassi con duelli sia a centro gruppo che al vertice, con Hamiton e Rosberg pronti a duellare con una tale cattiveria agonistica da arrivare più volte vicini al contatto: un applauso va ai vertici Mercedes, che lasciando ai loro piloti libertà d'azione, hanno permesso agli spettatori di assistere ad una lotta entusiasmante. Non da meno i due piloti Red Bull, con Ricciardo che, senza timori reverenziali nei confronti del più esperto e vincente compagno di squadra Vettel, riuscirà al termine della gara ad agguantare un'ottima quarta posizione avendo la meglio sul tedesco con un sorpasso da brivido e facendosi largo fra i più competitivi piloti motorizzati Mercedes. I piloti Ferrari, invece, hanno vissuto un'altra gara difficile. La scarsa velocità di punta evidenziata dalle rosse durante le qualifiche è risultata essere un grave handicap in gara: nei lunghi rettilinei del Bahrain le due Ferrari si sono dimostrate essere quasi delle chicane mobili per i concorrenti motorizzati Mercedes e degli ostacoli non insuperabili per quelli spinti dalla power unit Renault. A Maranello dovranno analizzare a fondo la situazione per cercare di capire come uscire da un così grave stato di difficoltà, visto anche che le regole 2014 sembravano fatte su misura per chi, come Ferrari e Mercedes, si costruisce tutto sotto lo stesso tetto e se i tedeschi non hanno deluso le aspettative lo stesso non si può dire per la squadra di Maranello. Chi sta messa peggio della rossa è la Lotus: lo scorso anno fra i top team quest'anno relegata alle retrovie, con Maldonado che in Bahrain ha mostrato, ancora una volta, la sua propensione all'errore andando a colpire al termine del rettilineo principale la Sauber di Gutierrez e generando uno spettacolare incidente, fortunatamente senza conseguenze per i piloti, con il messicano della Sauber ritrovatosi in aria a testa in giù per qualche frazione di secondo. Chi, nonostante l'accesa lotta col compagno di team, non ha avuto problemi è stato Hamilton che con la sua Mercedes è andato a transitare per primo sul traguardo precedendo Rosberg. A completare il podio ci ha pensato Sergio Perez su Force India, che dopo essere stato silurato al termine della scorsa stagione dalla Mclaren, si è andato a prendere una rivincita non da poco consegnando alla squadra indiana il secondo podio della sua storia. Solo due punti invece per Alonso, nono, davanti a Raikkonen.
Dopo il 900esimo gran premio della sua storia la Formula 1 lascia il deserto del Bahrain per ripresentarsi fra due weekend in Cina.
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