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Domenica, 07 Dicembre 2014 08:25

Wine2wine: Il futuro del vino è la "coopetition".

Zonin. l'esportazione, Ue e soprattutto extra Ue, diventa una strada obbligata per la tenuta delle aziende italiane del vino.


Verona, 3 dicembre 2014 – «La svolta per il futuro del settore vino italiano si chiama coopetition. Cooperazione e competizione, infatti, sono oggi le chiavi strategiche per superare i due punti critici del nostro sistema produttivo e di promozione: frammentazione e dispersione».

A dirlo Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, in apertura di wine2wine (Veronafiere, 3-4 dicembre), il primo business forum sul vino nato dal know how di Vinitaly, che pone al centro della due giorni di lavoro dedicata agli operatori, l'informazione, il business e il networking.

Un settore, quello del vino, tra i più dinamici dell'economia italiana che accanto ai dati record dell'export (il 2014 si chiuderà con oltre 5 miliardi di euro) non nasconde le ombre derivanti anche dalla legislazione europea sui diritti di impianto che, dal 2016, saranno modificati con il sistema delle autorizzazioni.
«Negli ultimi 10 anni l'Italia ha perso 10mila ettari di vigneto all'anno – ha detto Domenico Zonin, presidente di Italiana Vini –. E le prospettive derivanti dalla nuova regolamentazione che entrerà in vigore nel 2016, se non sarà cambiata in chiave più flessibile, ci proiettano verso una ulteriore perdita stimata in 6000ha/anno. In questa situazione – ha concluso Zonin – l'esportazione, Ue e soprattutto extra Ue, diventa una strada obbligata per la tenuta delle aziende italiane del vino».

Tra le priorità del settore anche quella di 'fare squadra' sui mercati internazionali. Una sfida che per il presidente di Federvini, Sandro Boscaini, «non possiamo perdere soprattutto in vista dell'Expo 2015, dove l'Italia vitivinicola, se non vuole perdere la faccia, deve presentarsi unita».

All'apertura di wine2wine hanno partecipato anche Stevie Kim e Ian D'agata, di Vinitaly International.


Ufficio Stampa Veronafiere


Non esiste una ricetta unica per conquistare la Cina e non esiste un unico profilo di consumatore. Servono scelte mirate per convincere i cinesi ad acquistare e a bere vino italiano, ancora poco presente nelle filiere dell'horeca e soprattutto nel segmento del lusso.

Verona, 3 dicembre 2014 – 

È quanto emerso dal focus sul mercato cinese nella prima giornata di wine2wine (Veronafiere, 3-4 dicembre), il business forum per gli operatori del settore firmato Vinitaly, dove sono state tracciate le 'istruzioni per l'uso' con cui accedere al Celeste Impero dove il vino italiano ha ancora molto da esprimere.
Per Yang Lu, sommelier e wine director del gruppo Shangri-La Hotels e Resorts: «La Cina è una piazza in continua evoluzione dove la parola d'ordine è targetizzare.

Il brand Italia deve puntare a posizionare le proprie etichette nelle carte dei ristoranti e degli hotel ritenute garanzia di qualità e ad oggi monopolizzate dalla Francia, che si posiziona sulla fascia medio alta della popolazione». Non a caso la Francia detiene il 46% delle importazioni cinesi in valore, mentre l'Italia (5° Paese importatore) si ferma solo al 7% a pari merito con la Spagna, superata anche da Australia (15%) e Cile (11%).
Tra le aree di criticità del vino italiano in Cina, individuate da Yang Lu, anche quella degli «importatori, che devono essere in grado di portare in Cina non solo i grandi produttori vitivinicoli ma anche le altre eccellenze enologiche per tentare di appassionare un mercato potenziale da 3 miliardi di euro in totale».
Negli ultimi anni la Cina ha fatto un balzo in avanti sul fronte produttivo. Infatti, secondo quanto riportato a wine2wine da Judy Chan, presidente di Grace Vineyard, la prima cantina a conduzione familiare in Cina fondata nel 1997 e oggi considerata come uno dei migliori produttori di vino cinese «attualmente si contano 10 regioni a vocazione vinicola con circa mille vigne contro le 21 censite alla fine degli anni '90. Il maggiore produttore cinese realizza circa 150 milioni di bottiglie, ma il mercato è talmente vasto e complesso, anche dal punto di vista produttivo, che prospetta margini di crescita anche per i produttori locali».
(Fonte Ismea su dati Gta 2013).
Ufficio Stampa Veronafiere

Domenica, 07 Dicembre 2014 09:00

EXPO 2105. Attesi 1,5 milioni di visitatori cinesi

Export. Ministro Martina, il settore vitivinicolo si presenti unito per raccontare la sua storia

Verona, 3 dicembre 2014 – «L'Expo esige che il settore del vino si presenti unito per raccontare le sue eccellenze. Si tratta di una grande sfida per la filiera vitivinicola e anche per Vinitaly che dovrà mantenere alto il livello di attenzione per 6 mesi». Così il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, intervenendo alla sessione conclusiva del primo giorno di wine2wine, il primo forum sul business del vino organizzato da Veronafiere e Vinitaly.

L'esposizione universale di Milano sarà una grande sfida per il made in italy e il vino italiano sarà un driver importante di riflessione e di rilancio anche in chiave economica. Per Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, «Expo 2015 dovrà essere l'occasione per l'Italia di raccontare e imprimere la sua bella storia fatta di imprese, territori e prodotti capaci di lasciare il segno, così come avvenne nell'edizione di Parigi del 1855 con l'introduzione della prima classificazione dei Cru». Tra i punti di forza del padiglione del vino quello della sua comunicabilità, soprattutto verso i 3 milioni di visitatori stranieri attesi a Milano, di cui 1,5 milioni arriveranno dalla Cina.

«Ad oggi sono già stati venduti 300mila biglietti e sono stati concessi oltre 600mila visti per l'Italia». È questo lo stato dell'arte della Cina sull'Expo di Milano secondo Richard Wei, dirigente del Segretariato generale del Shanghai Post-Expo. «In occasione di Expo – ha proseguito il delegato cinese impegnato nel team di lavoro del governo di Shanghai per la partecipazione a Expo 2015 – abbiamo intenzione di istituire il 'China-Italia fashion and industry development fund', un fondo da circa 125 milioni di euro per promuovere una piattaforma di scambi sui settori del made in Italy, tra cui il vino, l'olio e la moda».

Ufficio Stampa Veronafiere


Vino. Kamarianakis (Ambasciata Canada in Italia): entro 18-24 mesi eliminati i dazi sul vino grazie all'entrata in vigore CETA, accordo di libero scambio UE-Canada.

Verona, 4 dicembre 2014 – Si accorciano i tempi dell'azzeramento dei dazi doganali applicati alle importazioni di vino in Canada previsto dal 'CETA', l'accordo di libero scambio tra UE e il Paese nord americano, avviato nel 2008.

L'annuncio è stato dato oggi da Emmanuel Kamarianakis, Consigliere del Ministro agli affari commerciali presso l'Ambasciata del Canada a Roma, in apertura della seconda e ultima giornata di wine2wine, il primo business forum del settore organizzato da Veronafiere-Vinitaly.

«Entro 18-24 mesi – ha esordito Kamarianakis – sarà operativa la parte dell'accordo che prevede l'eliminazione dei dazi per il 98% dei flussi commerciali, tra cui il vino; il restante 2% invece rimarrà per i prodotti agricoli». Tra gli obiettivi dell'entrata in vigore del CETA anche la semplificazione delle procedure doganali; la trasparenza dei flussi commerciali e lo snellimento degli ostacoli tariffari. «Da questo accordo – ha proseguito Emmanuel Kamarianakis – ci aspettiamo un aumento di 12 miliardi di dollari di scambi commerciali provenienti tra l'Europa e il nostro Paese».

Il consumo del vino in Canada continua a crescere. Nel 2013, i canadesi hanno bevuto 220 milioni di bottiglie di vino l'anno, con un consumo pro capite di 17,4 litri (pari a 234 dollari). Le importazioni (oltre 370 milioni di litri) rappresentano il 70% del vino in circolazione con 1,97 miliardi di dollari di fatturato e una crescita del 4,3 per cento.

L'Italia, con 70 milioni di litri circa, è il primo Paese importatore per volume e secondo (con gli Usa) per valore, circa 400 milioni di dollari, sorpassato dalla Francia che, secondo Emmanuel Kamarianakis, «arriva sul mercato canadese con più dinamicità e con proposte più attraenti che fanno aggiudicare alle etichette francesi un miglior posizionamento. Occorre che l'Italia si organizzi meglio, facendo più gioco di squadra».
Ufficio Stampa Veronafiere

Venerdì, 05 Dicembre 2014 12:37

L'ultimo caseificio di Polinago investe e si amplia

Domenica 7 dicembre il caseificio S. Maria di Cinghianello, aderente a Confcooperative Modena, inaugura i nuovi locali -

Modena, 5 dicembre 2014 -

È rimasto l'ultimo caseificio attivo a Polinago (in passato ce n'erano otto) e, nonostante la crisi dei prezzi alla produzione del Parmigiano Reggiano, investe e si amplia. Il caseificio S. Maria di Cinghianello, aderente a Confcooperative Modena, inaugura i nuovi locali con una festa in programma dopodomani – domenica 7 dicembre. L'appuntamento è alle 11 per la celebrazione della messa, seguita dall'inaugurazione delle nuove strutture per la produzione e la vendita.

Intervengono il presidente della cooperativa Arnaldo Tollari, quello di Confcooperative Modena Gaetano De Vinco, il presidente della sezione modenese del Consorzio Parmigiano Reggiano Aldemiro Bertolini, il sindaco di Polinago Giandomenico Tomei, il presidente dell'Unione dei Comuni del Frignano Romano Canovi, l'assessore regionale all'Agricoltura Tiberio Rabboni, i consiglieri regionali Luciana Serri e Giuseppe Boschini. Ai partecipanti sarà offerto un buffet con prodotti tipici locali.

Costituito nel 1965, il caseificio S. Maria di Cinghianello ha incorporato nel 2007 il S. Urbano di Brandola di Polinago. I soci sono dieci allevatori che conferiscono quasi 31 mila quintali di latte annui, trasformati in burro, ricotta, ma soprattutto Parmigiano Reggiano: l'anno scorso sono state prodotte 5.800 forme. Il caseificio ha investito complessivamente 700 mila euro (finanziati in parte con i contributi del Piano regionale di sviluppo rurale). Il grosso (450 mila euro) è servito per ampliare e ristrutturare le sale di lavorazione latte e affioramento, apportando nuove tecnologie e abbattendo i dislivelli tra i locali per offrire maggiore sicurezza ai lavoratori.

«L'introduzione di innovazioni tecnologiche nei processi di lavorazione consentirà di migliorare la qualità delle produzioni, contenere i costi e valorizzare il prodotto – afferma il presidente della cooperativa Arnaldo Tollari – Ne beneficeranno i soci conferenti, perché vedranno il loro prodotto maggiormente remunerato, con positivi riflessi sull'economia agricola della zona». Il nuovo punto vendita, invece, consentirà al caseificio di aumentare la quota di prodotto collocata sul mercato al dettaglio. «Questo sarà un vantaggio sia per i soci della cooperativa, che potranno spuntare un prezzo maggiore, - continua Tollari – che per i consumatori, i quali potranno acquistare un prodotto di qualità a un prezzo inferiore rispetto ad altri canali di vendita, avendo eliminato tutti gli intermediari. L'offerta del negozio – conclude il presidente del caseificio S. Maria - comprende altri prodotti agroalimentari della zona in modo da fornire una gamma completa». Progettazione, direzione lavori e gestione finanziamenti delle opere effettuate dal caseificio sono state fornite dalla cooperativa Italprogetti di Modena.

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative Modena)

Massimo Bottura giudica e premia i migliori chef di domani con ricette innovative con lo Zampone: è tempo di "Z Factor"! -

Modena, 6 dicembre 2014 -

Z come Zampone: non poteva mancare che i ragazzi delle scuole alberghiere chiamassero "Z Factor" il concorso per i giovani cuochi di domani chiamati a dimostrare creatività e sapienza nella realizzazione di nuove ricette a base di Zampone e Cotechino.
Il gran finale è per oggi, sabato 6, in piazza Grande a Modena, dove lo chef più titolato e prestigioso, il modenese pluristellato Massimo Bottura, giudicherà e premierà i vincitori del concorso.

"Il nostro è uno dei prodotti più antichi della salumeria italiana, antico di 500 anni, che ha ancora confini che non merita: di stagione (è consumato soprattutto durante le feste di Natale, e poco più) e di preparazione: quanti piatti conosciamo, oltre allo Zampone con lenticchie?" A domandarselo è Paolo Ferrari, Presidente del Consorzio Zampone Modena e Cotechino Modena IGP, che prosegue: "Oggi vogliamo cominciare ad abbattere queste barriere, perché siamo certi che lo Zampone e il Cotechino abbiano la vocazione per esaltarsi in cucina in cento modi diversi, e dunque per essere gustati in ogni momento dell'anno."

Sono stati quindi coinvolti gli istituti alberghieri di tutta Italia in un grande concorso, per stimolare gli chef di domani ad inventare nuovi piatti, coniugando lo zampone con i prodotti tipici dei propri territori. Sono nate così ricette originali e suggestive: dalla Zam...pastiera, una Pastiera napoletana con Zampone, ai Paccheri di Gragnano con Cotechino, alla Tartare di Cotechino e scampi, e altre tante ricette. Sabato sapremo il vincitore, quando Massimo Bottura premierà le creazioni migliori.

Durante la manifestazione Massimo Bottura presenterà l'Emilia Burger, l'hamburger con il cotechino, (carne di manzo, Parmigiano Reggiano, Cotechino Modena IGP) un'invenzione spettacolare che ha già incantato New York lo scorso ottobre per il Columbus Day, con code interminabili di newyorkesi in fila davanti al chiosco di Madison Square Park per assaggiare questa eccellenza del Made in Italy.
Ora l'Emilia Burger verrà presentato in Piazza Grande, a Modena, sabato 6 dicembre, ore 10.30.
La quarta Festa dello Zampone Modena e del Cotechino Modena IGP proseguirà il giorno seguente, domenica 7, con appuntamento al mattino a Castelnuovo Rangone, per il SuperZampone 2014, e nel pomeriggio a Modena, con degustazioni teatralizzate e lo chef Luca Marchini. Lunedì 8, sempre in Piazza, "Cuochi per un giorno": una mattinata dedicata ai bambini, con laboratori di cucina per loro, per scoprire la cucina di casa e i profumi della tradizione.

Il programma completo della manifestazione sul sito www.modenaigp.it

Il Consorzio Zampone Modena Cotechino Modena

Il Consorzio Zampone Modena Cotechino Modena si è costituito nel 2001 a Milanofiori (Milano), dopo un articolato percorso iniziato nel 1999, anno in cui i due prodotti hanno ottenuto l'ambito riconoscimento europeo IGP (Indicazione Geografica Protetta) con il regolamento della Commissione Europea n. 509/1999. Il Consorzio, che ha come scopo la tutela e la valorizzazione dello Zampone Modena e del Cotechino Modena IGP, conta oggi 17 aziende, che rappresentano i principali produttori dei due prodotti IGP.
IGP - Indicazione Geografica Protetta
La sigla IGP (Indicazione Geografica Protetta) introduce un nuovo livello di tutela qualitativa che tiene conto dello sviluppo industriale del settore, evidenziando l'importanza delle tecniche di lavorazione impiegate oltre al rispetto del vincolo territoriale. Quindi, la sigla identifica un prodotto originario di una regione e di un paese le cui qualità, reputazione, ricetta e caratteristiche si possano ricondurre all'origine geografica, e di cui almeno una fase della produzione, della trasformazione o dell'elaborazione avvenga nell'area delimitata.

(Fonte: Ufficio Stampa Consorzio Zampone Modena Cotechino Modena)

Oi Pomodoro da Industria del Nord Italia annuncia l'importante approvazione delle regole condivise per la gestione delle prossime campagne di produzione del pomodoro e presenta alcune considerazioni sulla trasformazione della materia prima relativamente alla campagna 2014 -

Parma, 4 dicembre 2014 -

Un altro passo in avanti per rendere la filiera del pomodoro da industria del Nord Italia più efficiente e trasparente in un quadro di sostenibilità ambientale, sociale e reddituale. Risponde a queste esigenze la fondamentale approvazione da parte dell'Organizzazione Interprofessionale del Pomodoro da Industria del Nord Italia – durante l'assemblea dei soci a Gariga di Podenzano (Piacenza) -
delle regole condivise che stabiliscono le tempistiche e le modalità per la contrattazione, le cessioni di materia prima, i conferimenti, le comunicazioni dei dati e le verifiche sul rispetto degli impegni presi fra le parti.

"Le regole condivise – ha commentato il presidente dell'OI Pier Luigi Ferrari – sono il frutto di un intenso lavoro che va a definire le modalità dello stare insieme mettendo al centro la coesione dell'intera filiera. Il consolidamento e l'integrazione della filiera sono fondamentali per il mantenimento e il possibile incremento della competitività".
Ad illustrare i passaggi salienti delle regole condivise è stato il professor Gabriele Canali, consulente dell'Oi Pomodoro da Industria Nord Italia.

Durante l'assemblea sono stati presentati anche i dati relativi ai prodotti trasformati per la campagna 2014 nei 29 stabilimenti soci dell'Oi del Nord Italia. L'analisi ha messo in evidenza la tendenza allo spostamento da una trasformazione indirizzata alla produzione di concentrato verso i prodotti a più basso residuo (polpe e passate in primis). Questo fattore, sommato a quello delle basse rese di trasformazione conseguenza del basso residuo del pomodoro, fa emergere un quantitativo di concentrato disponibile praticamente equivalente a quello del 2013, quando si era avuta una forte diminuzione produttiva rispetto all'anno precedente.
Il concentrato, il prodotto più direttamente influenzato dalla concorrenza mondiale, non registra pertanto un aumento rispetto ai quantitativi molto bassi dello scorso anno.

Sul piano normativo si è concluso l'iter per il rinnovato riconoscimento dell'Oi, svolto dalla regione Emilia Romagna ai sensi dei contenuti del nuovo regolamento europeo 1308 del 2013 che ha riscritto, in ambito comunitario, le normative relative alle Op e alle Oi e che assegna un importante ruolo alle Oi nell'ambito della nuova Pac. Inoltre è stata accolta la richiesta di adesione all'Oi di un nuovo socio: l'Op Asport.

In chiave futura l'impegno principale è legato all'Expo 2015. "Il tema del Made in Italy e del legame della nostra produzione di pomodoro con il territorio – ha dichiarato Ferrari – devono essere al centro dell'impegno dell'Oi in vista dell'Expo, un appuntamento durante il quale anche il pomodoro deve essere protagonista".

(Fonte: ufficio stampa Oi Pomodoro)

Cipolla borettana e anguria reggiana sono le protagoniste di due incontri tecnici promossi dalla Provincia di Reggio per i prossimi venerdì, al fine di valorizzare i nostri prodotti tipici -

Reggio Emilia, 3 dicembre 2014 -

Venerdì 5 dicembre, al centro comunale "Mavarta" in via Piave 2 a Sant'Ilario d'Enza (ore 14,45), di "Conservazione, miglioramento e valorizzazione della cipolla borettana" parleranno Vanni Tisselli del Centro ricerche produzioni vegetali, Carla Scotti di I.Ter, Cristina Piazza dell'azienda sperimentale "Stuard", Matteo Freddi della Freddi Prodotti ortofrutticoli snc e Alessandro Costanzo dello Studio Sata.

Alle 16.30 è quindi prevista la presentazione del libro "La cipolla Borettana e il suo territorio" di Pinuccia Morini della Pro Loco di Boretto. In occasione dell'iniziativa - che sarà aperta dal sindaco di Sant'Ilario Marcello Moretti e concluso dalla senatrice Leana Pignedoli, vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato - verrà anche allestita una mostra pomologica di cipolla Borettana proveniente dai diversi territori vocati.

"Anguria e melone delle zone terremotate dell'Emilia, guida ai terreni vocati e tecniche colturali avanzate" sarà invece il tema dell'incontro tecnico in programma venerdì 12 dicembre (ore 14,30) all'azienda agricola vivaistica di Pietro Codeluppi a San Martino di Guastalla. Oltre a Tisselli, Scotti e Piazza, interverranno Paolo Pasotti e Lorena Castellari di Astra Innovazione e Sviluppo, Giuseppe Carnevali e Giampaolo Sarno della Regione Emilia-Romagna. Concluderà i lavori il presidente della Provincia di Reggio Emilia e dell'Unione dei Comuni Bassa Reggiana, Giammaria Manghi.

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

Mercoledì, 03 Dicembre 2014 08:34

Niente di nuovo sul fronte dei lattiero caseari.

Lattiero Caseario. Replicati i listini dell'ottava precedente in tutte le borse prese a riferimento. Rispetto al 2013 il Parmigiano ha registrato una flessione in termini percentuali molto più consistente rispetto al Grana Padano.

Di Virgilio, Parma 3 dicembre 2014 -

LATTE SPOT Persiste la fasi stazionaria del Latte Spot. Tra 38,15 e 39,18€/100 litri di latte sono le quotazioni, minima e massima, confermate alla borsa di Verona relativamente al Latte Crudo Spot Nazionale. Il latte intero pastorizzato di provenienza estera è invece stato quotato ancora una volta all'interno della forbice compresa tra 36,60 e 37,63/100 litri di latte. Con la chiusura di novembre la perdita, del valore medio, rispetto al medesimo mese dell'anno precedente si attesta a -25,93% per il latte nazionale e del 27,09% per il latte di provenienza estera. -10,71% e -14,41% è la perdita del valore medio del prodotto prendendo a riferimento l'intero periodo di contrattazione.

BURRO E PANNA Nessuna variazione è stata rilevata nelle diverse borse prese a riferimento. Sulla piazza milanese pertanto il Burro CEE si è confermato a 2,85 €/kg, a 3,05 il burro da centrifuga, a 2,10 il pastorizzato e infine a 1,90€/kg il burro zangolato da creme fresche. Il Burro zangolato quotato sulla piazza di Parma ha replicato il listino dell'ottava precedente fissando il prezzo a 1,50€/kg. 1,64 e 1,70€/kg sono i listini determinati per le creme di latte e panna di centrifuga a uso alimentare contrattate rispettivamente a Milano e a Verona.
Anche nel caso del burro la caduta dei listini rispetto all'anno precedente è considerevole. La media confrontata relativamente ai primi 11 mesi vede il burro CEE cedere il -11,90% e -11,18% per il burro da centrifuga. Ancor più marcata la differenza per il burro pastorizzato che perde il -19,16% e per lo angolato che registra un gap del -20,47%.

GRANA PADANO La borsa mantovana, anche per la ottava appena conclusa, conferma i listini precedenti sia per il 10 e sia per il 14-16 mesi di stagionatura. Una performance che, ormai al traguardo di fine anno, vede limitare le perdite al -1,41% (valore medio) per il 10 mesi di stagionatura e del -4,39% per il 14-16 mesi di stagionatura rispetto all'anno precedente.
Analogamente la borsa all'ombra della "madonnina" ha confermato i prezzi anche per questa settimana di rilevamenti. Nell'osservazione del confronto tra i prezzi medi 2013 e 2014 (11 mesi) il 9 mesi di stagionatura cede il -1,36% (6,88€/kg contro il 6,97€/kg) e il -5,95% il 15 mesi di stagionatura (7,80 contro il 8,30€/kg del 2014).

PARMIGIANO REGGIANO Anche il Parmigiano Reggiano si prende una settimana di tregua e vede confermati i listini alla borsa di riferimento di Parma. Molto maggiore è invece la perdita percentuale rispetto all'anno precedente se confrontata con il Grana Padano. -5,5% la perdita del 12 mesi di stagionatura del prezzo medio 2014 rispetto al 2013 (8,32 contro 8,80€/kg) e del 8,08% per il 24 mesi la cui media 2014 - 11 mesi di rilevamento - è pari a 9,66€/kg contro il 10,55 del 2013.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Si è svolta domenica, nell'ambito di "Repubblica delle Idee", la conferenza Cibo Illegale, moderata dal giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni e con relatori il Prof. Stefano Rodotà e Don Luigi Ciotti di Libera. Una conferenza incentrata sul tema del cibo. Un cibo difficile da digerire. -

Reggio Emilia, 1 dicembre 2014 - di Federico Bonati

La criminalità organizzata e il cibo, due mondi apparentemente distanti, ma in realtà assolutamente vicini.
"Le mafie ci apparecchiano le tavole" esordisce Bolzoni, facendo riferimento al fatto che sono sempre più presenti le infiltrazioni mafiose e camorriste nell'ambito della filiera agroalimentare.

Gli fa eco don Ciotti che afferma: "Il cibo, la terra e la legalità sono strettamente collegati. La terra, come scritto nella Genesi, è un bene di tutti e il cibo è esigenza di vita. Ma c'è chi sottrae gran parte di questi cibi per trarne un profitto personale". Il tutto in maniera illecita.
La criminalità organizzata è ben impiantata nel circuito agroalimentare, e lo dimostrano due rapporti. Il primo è di Coldiretti, che nel 2013 ha registrato un fatturato illegale di ben quindici miliardi di € legato all'agroalimentare. Il secondo è di Legambiente, che rileva la presenza di più di una trentina di clan mafiosi che gestiscono le terre produttrici di prodotti agroalimentari.

Le mafie hanno quindi le mani in pasta? Assolutamente si.
Lo ha rilevato l'Antitrust, che ha dimostrato come dal produttore al consumatore il prezzo del prodotto aumenta di tre volte, danneggiando sia i produttori che i consumatori. Il ricarico dei prezzi dei prodotti presenta questi numeri: +77% nella filiera corta, +133% con la presenza di un intermediario, +290% con due o più intermediari, +300% nella filiera lunga. Non bisogna interrogarsi quando c'è la vendita diretta dal produttore al consumatore, ma quando il prodotto affronta un tragitto, a volte assurdo, come ha raccontato Bolzoni in un suo noto articolo sui pomodori ciliegini.

Non si intende fare di tutte le erbe un fascio, perché fortunatamente dalla filiera corta alla filiera lunga, c'è la presenza di tantissime persone che svolgono il loro mestiere, sia esso di produttore, intermediario o venditore, in maniera assolutamente corretta e legale. Ma è in questi numeri dove le mafie hanno le mani in pasta. Le tratte sono controllate da Cosa Nostra, Camorra e 'Ndrangheta, che non battagliano tra di loro, ma contrattano.

Rodota Ciotti 2rid

Si parla anche di acqua, altro tema scottante a livello mondiale. In Italia si è discusso, anche tramite referendum, sull'acqua come bene comune o con il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati. Ma nel mondo, non è così. Il professor Rodotà spiega come nel mondo l'acqua sia fonte di conflitti: "Nel mondo ci sono vere e proprie guerre dell'acqua. Basti pensare alle tensioni tra Pakistan e India o tra Sudan e Egitto, dove non mancano le minacce armate per il controllo dell'acqua".

Zone difficili e tormentate, dalle quali scappano molte persone, che giungono in Italia con fame di libertà e dignità, molte delle quali vengono poi impegnate nelle campagne dai cosiddetti "caporali", che li sfruttano pagandoli una miseria rispetto al lavoro massacrante che compiono. Ma se non ci fossero queste persone, veri e propri schiavi, chi raccoglierebbe tutti quei prodotti, dai pomodori alle arance?

"È una vergogna questo sfruttamento -dice don Ciotti- questo mercato sulla pelle delle persone. C'è un problema centrale di fondo che è quello della dignità delle persone. Nel 2011 è stato decretato il reato di caporalaggio, ma non basta. Dobbiamo essere noi a impedire tutto questo. Sono secoli che in Italia si parla di mafia, e il vero problema siamo noi che permettiamo tutto questo. Ci deve essere una rivoluzione nelle nostre coscienze".

Non si può più permettere che sia la mafia ad apparecchiare le nostre tavole. Ognuno deve essere coinvolto. Viviamo in un mondo dove si spendono tre milioni di dollari al minuto per le varie guerre nel pianeta, ma dove non ci sono soldi per la lotta alla povertà e alla fame. Il cambiamento deve partire da ognuno di noi, informandosi, scoprendo che ci sono associazioni come Libera o Addiopizzo che dicono no alle mafie, allargando i propri orizzonti di vedute.
Don Ciotti ha parlato di rivoluzione delle nostre coscienze. È così che deve essere il nostro cambiamento.
Perché, come diceva il giudice Paolo Borsellino: "Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola".

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia
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