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Domenica, 14 Aprile 2019 19:17

F1, Cina: Hamilton, Re dei 1000

La Mercedes domina ed Hamilton vince il millesimo Gran Premio della storia della F1. Ferrari gambero rosso: che fine ha fatto la velocità vista in Bahrain? Pasticcia con le strategie e costringe Leclerc alla quinta posizione. Vettel è terzo. A Maranello serve un'inversione di passo.

di Matteo Landi

Congratulazioni Formula 1! Con quello cinese la massima Formula taglia il traguardo dei 1000 Gran Premi. Tanti se ne sono disputati dal 13 maggio 1950, data della prima gara che si svolse a Silverstone. Una categoria che negli anni ha cambiato pelle più volte. Tecnica e sviluppo tecnologico sono sempre stati i motori trainanti dell'eccellenza automobilistica che ancora oggi la Formula 1 rappresenta: dai freni a tamburo a quelli a disco, dal telaio a traliccio in tubi d'acciaio a quello in materiali compositi, dal semplice concetto di motore a quello complesso di power unit. Per questo Gp di Cina ci si aspettava una riscossa Ferrari, bisognosa di un'iniezione di fiducia dopo la vittoria gettata al vento in Bahrain, ed invece è arrivata l'ennesima doppietta Mercedes. Una delusione per Leclerc, vincitore morale della gara di due settimane fa, un brutto risveglio per i tifosi che stamani si sono alzati presto per assistere a quella vittoria Rossa che ancora non arriva. Ha vinto Hamilton, di nuovo, al volante di una Mercedes dominante e considerando l'importante, simbolica, tappa che rappresentava questa gara nella storia della Formula 1, forse, è giusto così.

Hamilton e Mercedes, i dominatori dell'era turbo-ibrida

Il millesimo Gran Premio della storia sarà ricordato all'interno di un'era precisa, quella turbo-ibrida, i cui migliori interpreti sono stati, sono e con ogni probabilità saranno, Mercedes e Lewis Hamilton. Con una squadra così preparata e competitiva l'inglese ha fino ad ora incontrato solo un compagno di squadra capace di rubargli la scena. Quel Nico Rosberg che una volta ritirato ha lasciato il sedile a Bottas, veloce ma ancora oggi non al livello del pentacampione Hamilton. Dopo la vittoria della gara inaugurale del mondiale 2019 il finladese aveva subito la forza di Hamilton in Bahrain. Arrivati in Cina il n°77 ha però rifilato un altro scherzetto al titolato compagno di squadra, strappandogli la pole position. La metamorfosi del finnico da pilota accondiscendente e servizievole a protagonista capace di mettere in difficoltà Hamilton sembrava compiuta. Giunti al giorno decisivo, quello della gara, il campione del mondo in carica ha invece riportato ordine all'interno del box anglo-teutonico: alla partenza ha fulminato il compagno, involandosi solitario al comando. Con una Mercedes tornata sui livelli di Melbourne ed un Bottas incapace di infastidire il compagno di squadra le lotte si sono viste solo dalla terza posizione in giù. Certo, dal millesimo Gran Premio della storia della massima competizione automobilistica avremmo voluto di più. Merito di Mercedes e demerito di Ferrari, tornata anch'essa sui livelli, nel suo caso poco confortanti, mostrati a Melbourne.

Ferrari, un preoccupante passo indietro e scelte opinabili

Dopo la velocità mostrata nel secondo appuntamento del mondiale era lecito aspettarsi una Ferrari forte e competitiva. La gara d'inizio campionato si era disputata su un circuito cittadino, atipico, come quello di Melbourne ed a Maranello scommettevano che su una pista vera, come quella che avrebbero incontrato in Bahrain, le vetture italiane si sarebbero mostrate competitive. Così è stato. Ma già al terzo appuntamento le cose si sono nuovamente ribaltate. Un motivo dello stravolgimento dei valori in campo potremmo individuarlo nel cambio della centralina di controllo della power unit (in Ferrari hanno montato già la seconda delle due disponibili all'anno per regolamento!), necessario per garantire l'affidabilità delle vetture di Maranello, e nel miglioramento prestazionale Mercedes scaturito dalle novità tecniche portate in pista. A Maranello sono dovuti tornare indietro con certe soluzioni tecniche vista la tenuta della power unit Ferrari che ha mostrato segnali preoccupanti anche sulle vetture clienti. Fatto sta che in Cina Vettel e Leclerc non hanno potuto contendere la vittoria al duo d'argento, dovendosi difendere addirittura dalla Red Bull di Verstappen. Poteva essere un "facile" terzo e quarto posto ed invece la Scuderia ha perso altri punti importanti: al traguardo Verstappen ha preceduto un Leclerc arrabbiato con la propria squadra. Per tutta la gara il leitmotiv del box Ferrari è sembrato concentrato sullo stabilire le gerarchie dei propri piloti. Il giovane monegasco, dalla quarta posizione in griglia, era scattato meglio del titolato compagno di squadra, issandosi al terzo posto. Vettel, quarto, ha iniziato a scalpitare. Al box devono aver creduto che, con pista libera, il tedesco sarebbe potuto andare a prendere almeno Bottas. Leclerc si è così rassegnato agli ordini ricevuti lasciandosi sfilare dal compagno di squadra. Risultato: nonostante l'ordine dei piloti invertito la velocità di entrambi i ferraristi non è cambiata, la Ferrari ha pasticciato con la strategia di Leclerc e Verstappen ne ha approfittato. Dopo tre gare la classifica del mondiale vede Verstappen in terza posizione ad inseguire, da lontano, il duo Mercedes, davanti proprio a Vettel e Leclerc. Dopo la disfatta totale australiana, la vittoria sfumata in Bahrain ed il mezzo passo falso cinese in Ferrari dovranno ritrovare presto quella serenità traducibile in costanza prestazionale ed affidabilità (ancora non "certificata") che necessitano per poter quantomeno sperare nel sogno iridato. Lo devono ai tanti tifosi della Rossa ed all'intera Formula 1, a rischio dell'ennesimo asfissiante monologo Mercedes.

Raikkonen, la certezza Alfa. Albon, il nuovo che avanza

Detto delle primissime posizioni non si può non rimarcare l'ennesima prestazione positiva di due piloti all'antitesi della loro carriera, ovvero Raikkonen ed Albon. L'espertissimo pilota finlandese, lontano dalle tensioni che vivono in Ferrari, sta regalando ad Alfa Romeo il meglio del suo repertorio. Concreto, quando la lotta con un avversario più veloce si fa controproducente non perde tempo in sterili resistenze. Combattivo, ad armi pari non si tira indietro e da lezioni di traiettoria ai colleghi meno esperti. In Cina ha artigliato l'ennesimo arrivo a punti, con una buona nona posizione finale, davanti alla Toro Rosso di Albon. Il pilota che corre con licenza thailandese ha strappato la decima piazza che garantisce un punto iridato. Ossigeno per la Toro Rosso. Durante le prove libere il debuttante aveva distrutto la sua monoposto. Dopo aver saltato la qualifica ha rimontato con classe dall'ultimissima posizione. Per adesso sta complessivamente convincendo più dell'esperto compagno di squadra Kvyat, che se non cambia passo rischia l'ennesima dolorosa esclusione dai programmi Red Bull. Fra i meno esperti fatica anche il nostro Antonio Giovinazzi. Nel suo caso le attenuati sono reali e concrete. Per adesso la sua monoposto ha sofferto svariati problemi di affidabilità. Le prove della gara asiatica le ha vissute per lo più in attesa all'interno del suo box. Prima di un giudizio sul nostro portacolori attendiamo possa percorrere qualche km in più. Fra due settimane il Circus sbarcherà sulla pista di Baku. Nel 2016 proprio sulla pista azera sbocciò il talento dell'italiano capace di due vittorie dominanti dopo un inizio di campionato deludente. Chissà che la città caucasica non porti ancora una volta fortuna al giovane abruzzese. Per la gioia dei tanti tifosi italiani che, con la sua, attendono pure la maturazione di una Ferrari ancora acerba.

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La Ferrari tradisce Leclerc. Il monegasco domina tutto il weekend ma si deve arrendere alla débâcle tecnica della Rossa. Vince Hamilton davanti a Bottas. I riflettori, però, sono tutti per il giovane ferrarista. Vettel, battuto ed abbattuto, vede i fantasmi del recente passato ed è solo quinto.

di Matteo Landi

Pole position, giro più veloce e quasi vittoria. Se la gara appena disputata in medio oriente fosse durata qualche giro in meno adesso staremo festeggiando il primo trionfo in F1 di Charles Leclerc. Al termine di un gran premio ricco di sorpassi e colpi di scena siamo invece a celebrare l'ennesimo primo posto di Hamilton, sul podio davanti a Bottas, con una doppietta che da Rossa si è fatta, in pochi attimi, Grigia. Fortuna e sfortuna non esistono e Leclerc si trova a cogliere un primo podio nella massima formula che più amaro non sarebbe potuto essere: un problema alla power unit lo priva della sua prima vittoria, costringendolo a fine gara a stringere i denti dopo aver dominato tutto il weekend. Battendo sul campo sia il plurititolato compagno di team, che il pentacampione Hamilton ed il vincitore del Gp d'Australia Bottas. Prima dell'inizio del mondiale tanti erano convinti delle potenzialità del giovane monegasco nuovo acquisto Ferrari. Altrettanti si chiedevano se avrebbe retto la pressione che grava sulle spalle di chi corre per la Casa di Maranello. Pochi, forse nessuno, avrebbe potuto pensare che già alla seconda gara si sarebbe messo nelle condizioni di vincere, nel giorno dell'ennesima giornata storta di Vettel. Quest'ultimo ancora alle prese con i fantasmi del recente passato ed i preoccupanti testacoda che puntualmente si verificano quando subisce gli attacchi di Hamilton.

Ferrari: prestazioni al top, affidabilità drammatica

Se a Melbourne la Ferrari aveva remato con difficoltà, passando sotto la bandiera a scacchi un minuto dopo il vincente Bottas, in Bahrain l'equipe guidata da Mattia Binotto ha ribaltato la situazione. Da animale ferito a lepre in fuga. Imprendibile per tutti. Le risposte che tutti i tifosi del Cavallino attendevano sono arrivate sabato, con una prima fila annichilente per gli avversari. Uno status confermato lungamente in gara. Nonostante gli errori e la velocità sconstante di Vettel, Leclerc, nell'incredibile ruolo di prima guida Ferrari, aveva messo un margine di tutta sicurezza fra sé e l'inseguitore Hamilton. Con circa dieci secondi di margine solo un problema tecnico avrebbe potuto fermarlo. Problema che purtroppo si è concretizzato quando il recupero di energia della sua SF90 ha iniziato a fare le bizze. Gli ultimi dieci giri sono stati un calvario per il pilota Ferrari, superato prima da Hamilton e poi da Bottas. La safety car finale, provocata da un incredibile contemporaneo ritiro delle due Renault, afflitte da problemi tecnici, gli ha salvato il podio. Se a Melbourne sembrava svanita la competitività mostrata dalle Rosse nei test di Barcellona, in Bahrain questa si è nuovamente manifestata. E come accaduto durante le prove invernali, le vetture di Maranello hanno evidenziato preoccupanti problemi di affidabilità. Da quello occorso alla vettura di Leclerc, allo strano cedimento dell'ala anteriore subito dalla SF90 di Vettel, subito dopo il testacoda del tedesco. Il medio oriente conferma quindi i responsi dei test invernali: se a Maranello possono gioire per la velocità ritrovata, dovranno invece riflettere sui mancati progressi in termini di affidabilità del mezzo.

Leclerc: una nuova Stella si è accesa

Ci spiace per Hamilton ma oggi i riflettori devono essere puntati su Charles Leclerc. Dopo la pole position con cui ha regolato "nientepopodimeno" che il compagno quattro volte campione del mondo, divenendo il poleman più giovane della storia Ferrari, il giovane talento ha continuato a brillare in gara. In partenza ha commesso l'unica, piccola, sbavatura del weekend, facendo slittare le ruote. Sopravanzato da Vettel e Bottas il pilota n°16 si è difeso da campione su Hamilton, andando già al secondo giro ad attaccare con successo il finlandese della Mercedes. Con il solo Vettel davanti avrebbe potuto deporre momentaneamente le armi, in attesa che le strategie decidessero le gerarchie. Leclerc ha invece annullato il distacco dal suo team mate ed al sesto giro lo ha infilato con una manovra da campione consumato. Il monegasco ha poi scavato un profondo solco fra sè ed il suo compagno, impegnato in una infruttifera lotta con Hamilton. Nel weekend che segna l'ennesima doppietta Mercedes, la Formula 1 vede nascere una Stella. Che ha brillato più del Rosso Ferrari, opaco come in Australia, seppur per motivi diversi.

Vettel, che succede?

Se a Maranello possono gioire per le prestazioni del nuovo arrivato Leclerc, oltre a preoccuparsi dei problemi di affidabilità che hanno afflitto la sua quasi vincente SF90, dovranno riflettere su quanto accaduto a Vettel. Che fine ha fatto il pilota dominante degli anni d'oro Red Bull? Ennesimo testacoda a parte il baffuto Vettel ha subito per tutto il weekend la velocità del nuovo compagno di squadra. In qualifica si è preso tre decimi ed in gara, dopo un'ottima partenza che lo aveva issato in testa, il tedesco ha patito la grinta del compagno subendo prima il sorpasso e poi un ritmo per Vettel ineguagliabile. La classe del campione di Heppenheim non può essersi dissolta negli ultimi mesi ma le domande adesso superano di gran lunga quelle certezze che la Ferrari cerca e pretende da lui.

Norris, Raikkonen ed Albon illuminano il centro gruppo

Al di là di quanto avvenuto al vertice, ci sono da rimarcare le ottime prestazioni ottenute dai piloti delle squadre che ambiscono alla quarta piazza nel mondiale costruttori. Il debuttante Lando Norris ha fatto splendere la McLaren ed è giunto sesto, dietro al dispersivo Vettel e davanti all'ultimo campione del mondo Ferrari Kimi Raikkonen, come noto ora punta di lancia di Alfa Romeo Racing. Mentre attendono la maturazione di Giovinazzi, 11esimo al traguardo, alla ex-Sauber possono godersi l'arcigno e concreto finlandese. Bella gara anche per Alexander Albon, il debuttante di Toro Rosso: per la prima volta a punti e nono al traguardo. Nuovi volti si affacciano nelle posizioni che contano della massima Formula. Leclerc, con poco più di un anno di F1 alle spalle, batte Vettel e vince moralmente la sua prima gara. Mai classifica finale di gara fu più bugiarda. La Formula 1 sta cambiando e fra due settimane in Cina ci saranno conti da regolare.

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Domenica, 17 Marzo 2019 12:51

F1, Australia: Ferrari, che Bottas!

Ferrari tradisce le aspettative. Il risveglio dal letargo invernale consegna a Maranello solo un quarto ed un quinto posto. Mercedes domina. Non con Hamilton, insidiato da Verstappen, ma grazie a Bottas. Fra due settimane, in Bahrain, tutto potrebbe cambiare. "Piedi per terra e testa bassa" diceva Arrivabene...

di Matteo Landi

Bentornata Formula 1! Dove eravamo rimasti? Abu Dhabi, una sera di fine novembre 2018, Hamilton campione del mondo ed una Ferrari sconfitta a cui non rimaneva che leccarsi le ferite, con davanti un lungo inverno per riflettere su quel che poteva essere e non è stato, su errori commessi da non ripetere. Dopo le sole due sessioni di test svolte a Barcellona nel paddock era opinione diffusa che il ruolo di lepre sarebbe finalmente toccato ai piloti della Scuderia di Maranello. Un Vettel dominante nella sua vecchia "versione Red Bull", un Leclerc scudiero da lasciar crescere, con aspirazioni da futura prima guida. Questa mattina per i fan del Cavallino il risveglio, invece, è stato tutt'altro che dolce.

Ferrari: "campione d'inverno" stecca a Melbourne. Mercedes scopre le sue carte

Che per la Ferrari si potesse trattare di una domenica poco allegra lo si era capito già dagli esiti delle qualifiche: Vettel terzo a ben 7 decimi dal poleman Hamilton, Leclerc quinto. Il risultato avrebbe potuto non rispecchiare i reali valori in campo ed un piccolo colpo di fortuna avrebbe potuto rivoluzionare le carte, come successo lo scorso anno quando Vettel, in prova con distacco analogo a quello subito quest'anno, riuscì grazie all'intervento della virtual safety car a far sua una gara che sembrava persa. Evidentemente la Ferrari ha giocato il suo jolly proprio lo scorso anno. Stavolta niente avrebbe potuto aiutare la Rossa. Neanche una debacle tecnica del duo Mercedes avrebbe consegnato la gara a Vettel, battuto anche da Verstappen, al volante della sua Red Bull. La squadra austriaca ha debuttato con la power unit Honda, e quel motore, che in passato tanto ha fatto penare Alonso, ha permesso al giovane olandese di sverniciare la Ferrari n. 5 di Vettel. Così, dai toni trionfalistici del dolce inverno all'amara Melbourne passa un'eternità, come il distacco di quasi un minuto (!!!) subito da Vettel, quarto, dal vincitore Bottas. Già, Valtteri, il finlandese che lo scorso anno ha regalato svariati punti al team leader Hamilton, sbeffeggiato sui social, definito lo "zerbino Mercedes". Pochi avevano pensato a lui come contender di Hamilton.

La rivincita di Bottas

Doveva essere l'ennesima sfida Hamilton-Vettel, con Verstappen pronto a sgambettare gli aspiranti iridati. In Australia invece Bottas non ha solo vinto, addirittura ha dominato, assicurandosi anche il punto addizionale quest'anno riservato a chi registra il giro più veloce. Dalla seconda posizione in griglia è partito a fionda, ha scavalcato Hamilton ed ha impostato un ritmo di gara inavvicinabile per tutti. Compreso per il cinque volte campione del mondo compagno di squadra. Una lezione del genere il pentairidato non l'aveva forse subita neanche da Rosberg. Questa domenica si è vista una copia sbiadita di "The Hammer", attaccato nel finale anche da Verstappen e passato sul traguardo 20 secondi abbondanti dopo il suo compagno di team. Senza Bottas oggi avremmo parlato di lotta mondiale Mercedes-Red Bull, con Ferrari bisognosa di cure intense. Ma rimaniamo in attesa dei responsi più probanti che presumibilmente arriveranno fra due settimane in Bahrain, su una pista più "tradizionale" e meno atipica di quella australiana. Oggi è stata la gara del finlandese della Mercedes a dare un'idea diversa dello status quo dell'attuale F1: il team anglo-teutonico rimane là davanti. Ed a Maranello, battuti anche da Red Bull, non è tempo di proclami ma di duro lavoro. Torna in mente quel "testa bassa e piedi per terra" in passato scandito e ripetuto come un mantra dall'ex Team Principal Maurizio Arrivabene (chissà oggi cosa avrà pensato...).

Leclerc: bene ma non benissimo

Prestazioni di Vettel ed Hamilton a parte, questa domenica gli occhi di tanti erano puntati anche sul debutto in Rosso di Leclerc. Il giovane monegasco ha condotto una buona gara, non mancando in agressività fin da via. Allo start, dalla quinta posizione, è arrivato persino a contendere la terza piazza di Vettel ma ha diligentemente evitato il contatto con la vettura del compagno. Un'azione che ha salvato la Ferrari da un terribile patatrack ma ha retrocesso Leclerc alle spalle di Verstappen. Se nel primo stint il ritmo del nuovo titolare Ferrari è stato al di sotto delle aspettative, non si può dire altrettanto della sua seconda parte di gara. In cui è arrivato a mettere pepe sulla coda della monoposto del compagno Vettel. A quel punto la squadra ha ordinato il congelamento delle posizioni e sul traguardo Vettel e Leclerc sono transitati rispettivamente quarto e quinto. Lontani dal podio. Una Ferrari più opaca della vernice che porta. A proposito, sulle vetture di Maranello in Bahrain tornerà lo sponsor "Mission Winnow". Speriamo che lo slogan si traduca in prestazioni...

Alfa Romeo Racing: in attesa del vero Giovinazzi ci pensa Raikkonen

Detto di Ferrari, meritano di essere citate le prestazione tra luci ed ombre di Alfa Romeo Racing. Tutto sommato chi dopo i test pre-stagionali attribuiva alla squadra italo-svizzera il ruolo di "prima degli altri" non è andato troppo lontano dal vero. Dopo le qualifiche Raikkonen non era felice. Il nono posto non era male ma, a suo dire, avrebbero potuto ottenere di più. E qualcosa di meglio ha infatti realizzato in gara: l'ottava posizione finale rappresenta un discreto bottino di punti per la rientrante Alfa, ben 4. E sul traguardo il finlandese è giunto poco distante dalla sesta piazza. Ha invece deluso Giovinazzi: non bene in qualifica, solo 14esimo, da insufficienza piena in gara, addirittura 15esimo. Il suo team avrebbe forse potuto optare per una strategia migliore ed un'ala rotta hanno condizionato il suo ritmo ma il pilota di Martina Franca è parso ancora a corto di esperienza. La sua stagione è appena iniziata. Avrà tutto il tempo di rifarsi e più avanti arriveranno piste a lui più congeniali. Tempo al tempo.

Ricciardo, anno nuovo vita vecchia. McLaren, che rabbia: Honda va sul podio ed il loro Renault in fumo

Parlando degli altri ha ben figurato Stroll, nono al volante della sua (in tutti i sensi...) Racing Point ed il rientrante Kvyat, il quale si è preso la soddisfazione di battere Gasly, alla sua prima gara in Red Bull, togliendoli il punto della decima posizione. Non meritano la sufficienza Renault, Haas e McLaren. La prima ha colto con Hulkenberg una settima posizione che non sarebbe malvagia se fossimo nel 2018, ma quest'anno in Francia aspirano a qualcosa di più e farsi battere da Haas, sesta con Magnussen, per loro non può essere soddisfaciente. In più il nuovo acquisto Ricciardo è al suo primo (e speriamo ultimo, vista la sfortunatissima stagione scorsa) zero in casella: al via l'australiano ha osato troppo ed una piccola digressione sull'erba (comunque apparentemente ben meno innoqua di quanto fatto in gara da altri come Verstappen e Leclerc...) gli ha tarpato le ali. In tutti i sensi visto che un dosso gli ha estirpato l'alettone anteriore. "Gives you wings" recita lo slogan Red Bull, sua ex squadra: speriamo che dopo il divorzio con la forte scuderia austriaca il simpatico e veloce australiano non le abbia perse definitivamente. La Haas, come detto, ha colto un buonissimo sesto posto ma ha perso punti con il ritiro di Grosjean, giunto nella via di fuga con una ruota anteriore ballerina. Ancora un problema con le pistole pneumatiche dei box? Così fosse sarebbe inaccettabile per un team di F1. In McLaren invece possono essere ben felici per le prestazioni espresse dal rookie Lando Norris, addirittura ottavo in qualifica, ma ancora una volta la loro gara è stata inconcludente: il debuttante fuori dai punti, Sainz con vettura in fumo. Chissà che rabbia per il team principal Brown: mentre il loro Renault palesava evidenti problemi di affidabilità, "la ex" Honda correva al vertice grazie a Red Bull e Verstappen.

Williams, nobile decaduta

Se a Maranello sono tempi difficili che dire allora di quanto accade in Williams? Stiamo parlando della storica squadra che vanta ben 9 titoli costruttori in palmares ed ora fanalino di coda del Circus. Peggior ritorno in F1 Kubica non poteva immaginarlo. Il compagno di squadra Russell, invece, chissà se avrebbe optato per il debutto in F1 se avesse saputo che avrebbe "combattuto" solamente per le ultime due posizioni. Per la squadra condotta in modo non impeccabile da Claire Williams, figlia del grande Frank, la strada è terribilmente in salita. Una vettura a corto di preparazione, una situazione economica tutt'altro che florida minano il futuro di un team da cui la F1 non deve prescindere.

Melbourne, primi bilanci ed un vuoto incolmabile

Melbourne, tempo di primi bilanci. Per qualcuno decisamente in utile, vedi Mercedes e Red Bull, per altri in rosso, da Ferrari a Williams. La stagione è lunga e terminerà addirittura il primo dicembre. E come insegna il campionato 2018, un inizio scoppiettante come fu quello Ferrari non assicura il titolo mondiale. Fra due settimane in Bahrain tutto potrebbe cambiare. Quel che è certo è che l'intera F1 sentirà per sempre la mancanza di un figura importante che ci ha lasciato giovedì scorso, poco prima dell'inizio del primo weekend di gara 2019: Charlie Whiting, portato via a 66 anni da un'embolia polmonare mentre si trovava a Melbourne. Lo storico direttore di gara e responsabile della sicurezza della Federazione aveva lavorato nella massima formula per Hesketh e Brabham, divenendo nel 1988 delegato tecnico FIA. "Figura inconfondibile e inimitabile", sono le parole di Jean Todt, lascia un vuoto incolmabile in una F1 che sta cambiando radicalmente volto. Addio Charlie.

Pubblicato in Motori Emilia
Sabato, 16 Febbraio 2019 13:21

La paura fa SF90!

La Ferrari presenta la vettura che disputerà il campionato di F1 quest'anno. Novità tecniche in continuità con quanto mostrato dalla monoposto che l'ha preceduta e nuovi colori. Speranze? Sempre la stessa: il trionfo mondiale. Intanto lasciamoci affascinare dalla nuova nata.

di Matteo Landi

La paura fa 90, recita il detto. Se la nuova nata di Maranello spaventerà gli avversari è presto per dirlo. La SF90, sigla con cui la Ferrari ha coniato la nuova creatura, celebra i 90 anni dalla nascita della Scuderia Ferrari, il reparto corse fondato nel 1929 dal grande Enzo per far correre vetture Alfa Romeo. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, le vetture del Cavallino hanno calcato le piste di tutto il mondo, la piccola squadra è divenuta fabbrica di automobili, le più prestigiose del mondo, e dalla nascita del Mondiale di Formula 1 nel 1950, campionato di cui la Ferrari è sempre stata "testimonial", la squadra di Maranello si è aggiudicata 16 titoli costruttori e 15 piloti. Vittorie combattute, ere dominanti - come quella di Schumacher, Byrne, Brawn e Todt - o decadi da protagonisti, vedi i '70 di Lauda e Forghieri. Successi talvolta intervallati anche da lunghi digiuni. Tutti ricordano quando Schumi nel 2000 riportò "i colori dell'arcobaleno", come disse il telecronista Gianfranco Mazzoni, ed il titolo alla Ferrari dopo una secca che perdurava dal lontano 1979, anno del successo di Scheckter. Sembra passato un secolo ma per i tifosi del Cavallino quella voglia di rivincita è una sensazione molto contemporanea. La vettura svelata ieri a Maranello avrà l'arduo compito di riportare l'iride alla squadra italiana, trionfante per l'ultima volta nel 2007 con Raikkonen fra i piloti e nel 2008 fra i costruttori. Dall'inizio dell'era turbo-ibrida il mondiale è stato un affare privato per gli alfieri Mercedes, con il solo Rosberg a placare l'ondata di successi di Hamilton. Sarà un 2019 particolare per gli uomini di Maranello, chiamati alla perfezione, dopo un 2018 tutt'altro che impeccabile. Quella perfezione, necessaria per battere l'implacabile armata anglo-teutonica, che non vi è stata lo scorso campionato, quando la velocità e la solidità della SF71H permettevano di far sognare ad occhi aperti i tifosi della Scuderia.

presentazione Ferrari 2019b

Evoluzione e non rivoluzione. La nuova nata estremizza i concetti della vettura 2018

Consapevole che sono stati soprattutto errori umani, vedi le varie divagazioni di Vettel nella seconda parte dell'anno, a sancire la recente sconfitta, a Maranello ripartono da quanto di buono mostrato dalla monoposto 2018. La nuova SF90 ne è infatti una logica evoluzione. Le pance laterali della vettura riprendono i concetti espressi dalla SF71H e "copiati" quest'anno da quasi tutta la concorrenza. Un lavoro di affinamento delle componenti motore e la ridistribuzione di alcuni accessori ha permesso una riduzione degli ingombri evidenziata anche da un cofano motore decisamente stretto. Colpisce la forma triangolare dell'air-scoop posizionato sopra la testa del pilota e le dimensioni, dettate dal nuovo regolamento, dell'ala anteriore e di quella posteriore. La prima più larga ma semplificata nei suoi elementi, la seconda più grande e più in alto rispetto a quella montanta sulle vetture 2018. Su queste modifiche regolamentari gli ingegneri cercheranno di fare la differenza. Ferrari ha studiato dei flap particolarmente spioventi alle estremità dell'alettone anteriore. Questo per indirizzare il flusso d'aria verso l'esterno degli pneumatici così da abbattere nocive turbolenze. Non visibile all'esterno è il cuore della monoposto, quella power unit che quest'anno si dica possa esprimere più di 1.000 cv e che grazie ad un regolamento leggermente più permissivo (serbatoio da 110 kg in luogo dei 105 kg concessi nel 2018) potrà bruciare più carburante. La novità più visibile è però senza dubbio la livrea della nuova nata: un rosso più chiaro ed con un pò di nero a scandire quel "Mission Winnow" caro a Philip Morris presente anche nella denominazione del team.

Ferrari: l'unione fa la forza

Presto la nuova nata inizierà a percorre i primi km e siamo certi che già durante le prime prove libere di Melbourne, il 15 marzo, porterà con sé modifiche sostanziali. Se dal punto di vista tecnico il termine "stabilità" è sinonimo di mancanza di evoluzione e stagnazione della performance, su quello umano la Ferrari è alla ricerca di certezze e punti fermi. "Essere Ferrari significa essere un team, una squadra. Mattia lo sa molto bene, avendo passato ormai 25 anni a Maranello e sa bene quanto sia importante collaborare con le persone in pista e fuori dalla pista", dice il Presidente John Elkann riferendosi a Mattia Binotto, il nuovo team principal della Rossa. Parole non dette a caso, se si pensa alle tensioni interne scaturite dalla rivalità Binotto-Arrivabene, placata da Marchionne fino a quando era in vita e sfociata in una mancanza di coesione che ha minato il cammino della squadra nella seconda parte della scorsa stagione. Con l'addio di Maurizio Arrivabene adesso Binotto ha strada libera ma dovrà coadiuvare la doppia carica di team principal e direttore tecnico. Compito arduo ma non impossibile per un ingegnere dalle capacità indiscusse. Dovrà tenere a bada l'eventuale rivalità Vettel-Leclerc ed ha già fatto presente che per adesso la punta di diamante rimane il pilota tedesco. In attesa che il giovane monegasco arrivi a raggiungere le prestazioni del quattro volte campione del mondo. Un cammino implacabile quello del monegasco: campione Gp3 e F2, nel 2018 ha mostrato grandi cose al debutto nella massima Formula al volante della ex Alfa Romeo Sauber adesso rinominata Alfa Romeo Racing. Con Vettel formerà la coppia più interessante del mondiale che verrà. La loro vicinanza, la loro possibile rivalità, potrebbe essere un problema in più da gestire per Binotto, ma anche un pungolo reciproco che li spingerà a dare il massimo. Il rinnovamento Ferrari, la rivalità con Mercedes, la nuova Alfa Romeo Racing con al volante il mai domo Kimi Raikkonen ed Antonio Giovinazzi (finalmente un pilota italiano nella massima Formula!): il campionato che inizierà in Australia a metà Marzo non mancherà di spunti interessanti. Intanto lasciatevi stordire dalla bellezza della nuova creatura di Maranello nell'attesa che il sogno di una Rossa iridata si trasformi in realtà.

Pubblicato in Motori Emilia
Mercoledì, 06 Febbraio 2019 20:53

F1 2019: Ritorno al Futuro

Il sogno Ferrari, la forza della Mercedes, la "nuova" Alfa Romeo Racing. E molto altro per un campionato che ancora non è cominciato ma si preannuncia ricco di spunti interessanti. Le squadre, i piloti e le loro aspirazioni.

di Matteo Landi

Sembra un nuovo episodio di "Ritorno al Futuro". La Formula 1 del 2019 ritroverà in pista una combinazione di nomi che ci proietta con la mente agli albori della massima competizione automobilistica. Quando nel 1950 e 1951 si sfidarono Ferrari ed Alfa Romeo, e pochi anni più tardi, nel biennio '54-'55 Ferrari e Mercedes. Guardare al passato è da inguaribili nostalgici, ma la nuova stagione ci proietta in un futuro per certi aspetti migliore, con, per la prima volta, tutti e tre i gloriosi marchi in pista.

L'industria dell'automobile è ormai un mondo senza confini e barriere. Alfa Romeo Racing è il nuovo nome della ex Sauber, basata ad Hinwil, in Svizzera. E lì, nonostante l'italianità della casa del biscione, la squadra rimarrà. Situazione che fa inorridire qualche appassionato di corse. Eppure, è sbagliato catalogare la trasformazione come una semplice operazione di marketing. La squadra che porterà in pista Kimi Raikkonen, tornato laddove iniziò la sua carriera in F1, ed il quasi debuttante italiano Antonio Giovinazzi, potrà godere di un budget raddoppiato proprio grazie alla sponsorizzazione della casa italiana, la vettura del team italo-svizzero sarà il frutto del lavoro dell'ex Ferrari Simone Resta e monterà ancora la power unit di Maranello.

Della vecchia Sauber rimangono le strutture ma le sinergie con Ferrari stanno crescendo, com'era negli intenti di Sergio Marchionne, a testimonianza che non vi è solo un marchio appiccicato su un cofano motore. Ed in fondo la situazione non è tanto diversa rispetto a quella della dominatrice dell'era turbo ibrida Mercedes, nata dalla vincente Brawn Gp, a sua volta sorta dalle ceneri della Honda, erede della BAR, squadra che prese il posto della leggendaria Tyrrell. Senza dimenticare che se il marchio della Stella è tedeschissimo, la squadra di F1 ha sede a Brackley, nel Regno Unito. Ma non c'è solo la nuova situazione della ex Sauber a tenere banco.

Ecco, squadra per squadra, una piccola introduzione alla stagione che verrà, senza la pretesa di essere esaustivi.

MERCEDES AMG PETRONAS MOTORSPORT

I tedeschi sono i campioni in carica. Toto Wolff ha fatto presente che la fame di successi non si è placata. Hamilton, fresco del quinto titolo iridato, sembra inarrestabile e con accanto il fido Bottas, presenza ben meno ingombrante dell'ex compagno Rosberg, la strada dell'inglese sembra tutt'altro che in salita. Il 13 febbraio verrà svelata la nuova freccia d'argento e non ci sono motivi per cui debba deludere. Spetta agli avversari fare di meglio.

SCUDERIA FERRARI MISSION WINNOW

Lo dice il title sponsor, sarebbe ora di vincere. La missione non sarà semplice per Vettel e Leclerc, subentrato a Raikkonen. Al di là delle qualità della vettura che verrà mostrata il 15 febbraio, la Scuderia dovrà ritrovare una serenità smarrita. Ammesso che negli ultimi anni l'abbia mai veramente avuta. Il fresco addio di Arrivabene, avvicendato da Binotto, porterà delle conseguenze nel clima della squadra, nell'organizzazione della stessa e nelle metodologie di lavoro. Vettel non potrà ripetere gli imperdonabili errori che nel 2018 hanno affossato i sogni iridati di una squadra che non vince un titolo costruttori dal 2008 ed un piloti dal 2007. A livello tecnico Ferrari e Mercedes potrebbero non essere così distanti, ma a livello organizzativo, nel 2018, le differenze si sono fatte sostanziali con l'avanzare della stagione. Vedremo. All'inizio dell'era turbo-ibrida la Ferrari era in affano. I podii erano un miraggio. Quei tempi sono lontani ma manca ancora un gradino per raggiungere il livello dell'implacabile Mercedes.

ASTON MARTIN RED BULL RACING

Verstappen ed il nuovo arrivato Gasly, lo scorso anno in Toro Rosso, avranno a che fare con una combinazione vettura-power unit che rappresenta una vera e propria incognita. La squadra austriaca non ne poteva più della collaborazione con Renault ed ha scommesso su Honda. Nel 2018 i nipponici hanno mostrato progressi con Toro Rosso, ma i livelli di affidabilità e prestazioni richiesti da chi vorrebbe lottare per il mondiale forse, per loro, sono ancora troppo elevati. Un anno di rodaggio potrebbe essere necessario per la squadra che la scorsa stagione ha, in alcuni frangenti, impensierito Mercedes e Ferrari. La nuova coppia Verstappen-Gasly potrebbe rivelarsi "calda", se il francese si avvicinerà alle prestazioni dell'olandese.

RENAULT F1 TEAM

Alla costanza di Nico Hulkenberg, ancora a secco di podii ma dal talento indiscusso, si affiancherà la brillantezza di Ricciardo. L'australiano si è finalmente liberato della vicinanza di box di Verstappen, pilota protetto da Red Bull e designato da quest'ultimi come team leader indiscusso. La squadra francese ancora non sembra pronta a lottare per il titolo ma l'ex direttore tecnico FIA Marcin Budkowski, uomo che conosce tutti i segreti delle recenti F1, potrebbe riservarci qualche sorpresa. Renault sarà fra le osservate speciali durante i test che si svolgeranno in Spagna dal 18 febbraio.

RICH ENERGY HAAS F1 TEAM

Avrà una diversa livrea ma non sarà questo a determinare le prestazioni della nuova vettura. Anche se l'arrivo di nuove risorse economiche certamente aiuteranno lo sviluppo. Gli americani hanno compiuto passi da giganti da quando sono entrati in F1 nel 2015. Potranno contare ancora sulle power unit Ferrari e sulla rodata coppia Grosjean-Magnussen. Il primo, lo scorso anno, ha avuto un avvio dalle prestazioni poco convincenti, poi è migliorato ma nel complesso si è fatto sovrastare dal compagno danese. Haas ha raggiunto un livello difficilmente migliorabile, considerando che ci si aspetta un deciso passo in avanti di Renault. Il quinto posto nel costruttori colto nel 2018 è l'obiettivo da replicare.

MCLAREN F1 TEAM

Carlos Sainz Jr. ed il debuttante Lando Norris sono i nuovi piloti della squadra orfana di Alonso. Sainz è un pilota solido ma ancora si attende la sua "esplosione", Norris ha fatto faville nelle categorie propedeutiche ed è vicecampione in carica di F2. Se la squadra dal nome leggendario non è riuscita con Alonso a risorgere dagli ultimi anni bui è un mistero come possa farlo adesso con la nuova coppia di piloti. McLaren ha deluso anche lo scorso anno, quando non aveva più la possibilità di scaricare le colpe su Honda. Il 14 febbraio vedremo la nuova vettura ma solo la prima gara di Melbourne ci schiarirà le idee.

RACING POINT F1 TEAM

Sergio Perez e Lance Stroll guideranno quella che fino a poco tempo fa si chiamava Force India. Il cambio di proprietà non può che aver dato un pò di sicurezza agli uomini del team di Silverstone, che, a dire il vero, non hanno mai perso la concentrazione nonostante le brutte vicende legali del fondatore Vijay Mallya. La squadra è un esempio di efficienza. Il motore Mercedes è una garanzia. Si troveranno ancora a centro gruppo ma sono attesi interessanti exploit.

ALFA ROMEO RACING

Della nuova/vecchia squadra abbiamo già, in parte, parlato. Lo scorso anno ha iniziato la stagione in fondo al gruppo ma da Baku in avanti le sorprese non sono mancate, fino a diventare certezze. Leclerc non c'è più ma è arrivato il solidissimo Raikkonen, ultimo campione del mondo Ferrari, ed il pilota già Ferrari Driver Academy Antonio Giovinazzi. L'Italia potrà tifare, oltre che per la solita Ferrari, anche per la squadra svizzera dai capitali italiani e finalmente per un pilota tricolore titolare. In pianta stabile, si spera.

RED BULL TORO ROSSO HONDA

L'academy Red Bull ultimamente non dispone più di così tanti talenti. Quantomeno dotati della necessaria Superlicenza. Ecco che a Faenza rispolverano Kvyat: sedotto, abbandonato, ripreso e nuovamente lasciato. Senza dubbio la forza caratteriale del russo non è da sottovalutare. Accanto a lui correrà Alexander Albon, pilota che corre con licenza Thailandese, veloce nelle formule propedeutiche. In Romagna le vetture le sanno fare, vediamo a che livello sarà quest'anno Honda.

WILLIAMS RACING

La situazione della gloriosa squadra inglese è drammatica. Lo scorso anno è stato il fanalino di coda. La luce in fondo al tunnel porta il nome di Robert Kubica. Una storia che scalda il cuore quella del polacco, al rientro in F1 dopo il terribile incidente che lo vide protagonista durante il Rally di Andora nel febbraio 2011. Il percorso del polacco è stato commovente, la sua tempra inossidabile. Il vincitore del Gp del Canada del 2008 meritava ancora gloria. L'avrà, comunque. Il suo compagno di squadra è George Russell. L'inglese è l'ultimo campione di F2. Il suo talento è indiscusso. Ma la forza dei piloti potrà poco se in Williams non torneranno a sfornare buone vetture. Certamente non potranno fare peggio del 2018. E non devono farlo. Se lo augura l'intera Formula Uno.

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Un primato importante e meritatissimo per la Ferrari, che si aggiudica il prestigioso titolo di brand più influente al mondo, dimostrando di avere non solo una altissima competitività, ma quel mix vincente, fatto di sapienza ed esperienza, che coniuga tradizione e innovazione, per reinventarsi e rinnovarsi, con investimenti sempre al passo con i tempi. Un marchio che rappresenta, promuove e porta alto il nome di Maranello, dei modenesi e degli emiliano-romagnoli nel mondo e le eccellenze di una imprenditoria sana, forte, produttiva, che da sempre si rimbocca le maniche e che ci rende, ogni giorno, orgogliosi di appartenere a questa terra.


Lo dichiara Anna Maria Bernini, presidente Gruppo FI al Senato

 

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Giovedì, 03 Gennaio 2019 06:36

Schumacher, 50 anni di Leggenda

Oggi il sette volte campione del mondo compie 50 anni. A cinque anni dal brutto incidente di Meribel le condizioni del tedesco restano riservate. Per festeggiarlo, in fondo, basterà guardare dentro ognuno di noi. Auguri Michael!

di Matteo Landi

Ci sono persone che, seppur mai incontrate, hanno fatto parte della nostra vita. La loro esistenza si è incrociata per lunghi tratti con la nostra, scandendone momenti irripetibili, accompagnando le nostre giornate, le nostre domeniche pomeriggio per anni. Il nome Schumacher è sinonimo di sussulto interiore per gli appassionati di corse automobilistiche. Per i ferraristi è un mito nato nel 1996, filtrato, in un pomeriggio di giugno, da nubi d'acqua mentre superava in modo magistrale gli avversari, entrando forse per la prima volta nel cuore dei tifosi del Cavallino Rampante. Quel giorno, a Barcellona, il tedesco della Ferrari colse la sua prima vittoria con la Scuderia. Nei bar della penisola un nuovo personaggio entrava a far parte di discussioni domenicali solitamente incentrate sul calcio. Quel tedesco di Kerpen, due volte campione del mondo con la Benetton, si era preso un impegno: riportare in alto, ai livelli che le spettano di diritto, la casa di Maranello. "Ce l'ha fatta con una marca di maglioni" diceva qualcuno "perchè dovrebbe fallire?". Intanto, al volante di una recalcitrante Ferrari, Michael pose i primi tasselli di una storia divenuta poi leggendaria ed irripetibile. Quella pre-Ferrari ebbe origini rocambolesche, per gentile "concessione" di Bertrand Gachot: il pilota belga che nel 1991, arrestato in seguito ad una violenta lite con un tassista londinese, cedette il sedile in Jordan al quasi sconosciuto Michael Schumacher. L'esordio era di quelli tosti, sulla pista di Spa-Francorchamps, il tracciato più ostico della stagione. Pronti-via ed il giovane tedesco si piazza settimo in qualifica, fra lo stupore generale. La prima gara del futuro stritolatore di record si rivelò sfortunatissima, con la sua Jordan in panne poche centinaia di metri dopo il via, causa rottura della frizione. Poco importa, le fondamenta della leggenda era state poste. In questo 3 gennaio Michael Schumacher compie 50 anni. A più di 5 anni dal noto incidente sugli sci che lo ha gravemente infortunato la famiglia continua a stringersi nel più stretto riserbo. La moglie Corinna rasserena chi ha a cuore la vicenda del marito: "potete stare certi che si trova nelle migliori mani. Vi preghiamo di comprendere se stiamo seguendo i desideri di Michael e teniamo un argomento così sensibile come la salute nella privacy". Vederlo, sentirlo, in fondo non ce n'è bisogno perchè Michael è, e resterà per sempre, dentro tanti di noi. Dalle celebrazioni con il suo classico saltello sul podio dopo un trionfo, alle sue lacrime quando eguagliò il numero di vittorie di Senna, prima di ergersi al top nella classifica di tutti i tempi con 91 vittorie. Dai successi che lo rialzavano dopo inevitabili tonfi nei suoi primi anni in Ferrari, al giorno che divenne, dal podio, direttore d'orchestra di un gruppo quasi infallibile di uomini. Dall'addio alla Rossa nel 2006, al ritorno in Mercedes che ci consegnò un Michael più che 40enne veloce ma umanamente fallibile e per questo ancor più leggendario. Oggi, 3 gennaio 2019, per celebrare i 50 anni di una vita sfociata nel mito basterà guardarci dentro: aprendo i cassetti della memoria lo festeggeremo come quel giorno del 1996 a Monza, quando il v10 cantava e la folla applaudiva. Auguri Campionissimo, auguri Michael!

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Domenica, 25 Novembre 2018 19:00

F1, l'ultima notte di Abu Dhabi

Hamilton chiude in bellezza. Vettel, secondo, va sul podio nella sfortunata gara di addio alla Rossa di Raikkonen. Alonso lascia la F1. Negli Emirati Arabi si chiude un'epoca.

di Matteo Landi

Terminata la gara Hamilton, Vettel ed Alonso intrattengono il pubblico di Abu Dhabi con burnout e "donuts". Il fumo sprigionato dai loro pneumatici ed il rombo delle power unit chiudono questa stagione. Oggi Alonso non ha colto neanche un punto, ma gli sfidanti 2018 decidono di omaggiarlo facendolo partecipare alla festa. L'ultima gara del campionato ha segnato lo spartiacque fra la Formula 1 moderna e quella contemporanea. Il non ritorno di quella F1 che tutti ricordano come ruggente. Il pilota spagnolo, due volte campione nel mondo (2005 e 2006 con Renault) lascia la categoria, deluso da una McLaren che, da quando nel 2015 lo ha nuovamente accolto nelle sue fila, non ha saputo graffiare. "Domineremo" disse Ron Dennis, allora team principal della squadra inglese che nella stagione del ritorno di Alonso iniziò una collaborazione, ai posteri infruttifera, con Honda. Invece, per la squadra di Woking, arrivarono solo delusioni. Nonostante queste, nonostante le sconfitte, il Circus della F1 saluta un Alonso mai domo, sempre combattivo, in pista e nelle dichiarazioni. A dimostrazione che il sacro fuoco delle corse arde ancora in lui, pronto a sprigionarlo altrove, alla ricerca della vittoria nella 500 miglia di Indianapolis che metterebbe la ciliegina sulla torta di una carriera, per tanti suoi colleghi, invidiabile. Il non ritorno di una F1 ruggente, dicevamo, non solo per l'addio (o sarà solo un arrivederci? Schumacher insegna...) di Alonso ma anche per il saluto di Kimi Raikkonen alla Ferrari. Il finlandese non lascerà la F1, ma dalla prossima stagione sarà la chioccia di Giovinazzi in Alfa Romeo-Sauber. Gli svizzeri, ampiamente finanziati dal marchio fondato a Milano, sono stati la squadra che ha mostrato maggiori progressi rispetto al 2017, tanto da classificarsi ottava fra i costruttori, davanti a Toro Rosso-Honda e Williams-Mercedes. Riesce comunque difficile pensare che Raikkonen possa ancora affacciarsi nei piani nobili della classifica. Eppure, come da lui dichiarato, il finlandese si troverà in una situazione assolutamente confortevole: continuerà a correre nella massima formula, con meno attenzione mediatica, meno pressioni e meno...conferenze stampa. Comunque andrà Kimi sarà per sempre ricordato dai fans della Rossa per il titolo da lui vinto nel 2007, ad oggi l'ultimo conquistato da un pilota Ferrari, per il suo "attaccamento alla maglia", come dimostrato più volte – a parte le varie occasioni in cui ha sacrificato gli interessi personali a quelli della squadra basta affacciarsi sulla sua pagina Instagram per capirlo – per il suo essere unico, pur cercando di non esserlo.

Baci e abbracci per Alonso, Vandoorne, Ericsson e Sirotkin.

Sì, Abu Dhabi 2018 rappresenta un momento di passaggio per tanti: saluti anche per Ericsson, cercherà fortuna in Indycar, e per Vandoorne, talento privato della possibilità di esprimersi al meglio a causa di una McLaren che riesce nell'impresa di far disinnamorare della F1 sia il grande Alonso che il giovane belga, prossimo Formula E driver. La massima Formula si priverà solo momentaneamente di Ocon, rimasto senza sedile, ma visto che il cartellino è in mano a Toto Wolff c'è da credere che lo ritroveremo presto a competere con Hamilton e compagni. In quanto a Sirotkin, il russo rischia di rimanere negli annali della F1 con le misere statistiche di questo campionato – un solo punto conquistato – in quanto il suo sedile sarà occupato da qualcuno che ha già scritto la storia.

Kubica: il ritorno che scalda i cuori

Al posto di nomi che non vedremo più, il prossimo campionato ne ritroveremo infatti uno grosso, uno che conta davvero: quello di Robert Kubica. Correrà con la Williams e calcherà di nuovo i circuiti di quel grande Circus che abbandonò dopo il terribile incidente di cui si rese protagonista durante il Rally di Andora nel febbraio del 2011 e che rischiò di compromettere definitivamente la sua carriera. Quella del polacco è una storia che scalda i cuori e poco importa se guiderà una, si presume, modesta Williams: è un incitamento a non mollare mai, un esempio. E attenzione, Kubica non ha intenzione di tornare per fare la comparsa ma per continuare una carriera che si prevedeva sfolgorante. E sa essere ancora veloce, rinforzato nella tempra da difficilissimi anni di riabilitazione.

Hamilton chiude in bellezza. Vettel è secondo davanti a Verstappen

Abu Dhabi 2018, ultimo giorno di scuola per tutti, anche per il fresco campione del mondo Lewis Hamilton, che chiude da primo della classe. Per l'ultima di campionato, a titoli già assegnati, Mercedes decide di tornare a dotare le sue frecce d'argento dei famigerati cerchi forati dopo averne fatto a meno nelle ultime gare. Ed Hamilton vince dominando. Merito suo, impeccabile per tutta la stagione, ma merito anche della tanto discussa soluzione Mercedes? I fatti dicono che senza di essa i piloti della squadra anglo-teutonica hanno sempre faticato. Anche oggi, se Bottas non avesse accusato problemi ai freni, avrebbero potuto portare a casa una sonante doppietta. Invece sul podio sono finiti Vettel e Verstappen. Per il tedesco è un altro importante step, necessario per mettersi alle spalle una seconda parte di stagione difficile, per l'olandese si tratta di un'altra conferma. Nel 2019, se Honda compierà ulteriori progressi, c'è da scommettere che a lottare per il titolo ci sarà anche il, fino ad ora, compagno di Ricciardo. Quest'ultimo ha lasciato la casa austriaca con un buon quarto posto: adesso potrà dimenticarsi gli screzi con Marko e soci per dedicarsi alla nuova avventura targata Renault.

Raikkonen: addio alla Rossa con un ritiro ma terzo nel mondiale!

Avrebbe meritato ben altra conclusione il campionato di Raikkonen: la sua gara è durata solamente sei giri, poi noie elettriche lo hanno costretto a lasciare, per sempre, il sedile della Rossa. Nonostante tutto Kimi potrà ricevere il premio che spetta al terzo classificato nel campionato piloti, a dimostrazione di quanto soddisfacente sia stata la sua stagione: 12 podii, come Vettel, ed il ritorno alla vittoria con la Rossa. Adesso spetterà al giovane Leclerc, oggi ottimo settimo al traguardo, non far rimpiangere ai fans della Rossa il glorioso finlandese.

Il campionato 2018 va in archivio, fra gioie, dolori, polemiche, addii e speranze

Con la gara disputata negli Emirati Arabi si chiude un campionato combattuto ed avvincente, che ha visto la Ferrari passare dal ruolo di prima attrice a quello di inseguitrice. Con un Hamilton mai così forte: veloce ed affidabile. Non si può dire la stessa cosa di Vettel, protagonista di grandi cavalcate – vengono in mente, su tutte, le belle vittorie conquistate in Bahrain e Belgio, in momenti importanti della stagione – e brutti errori, vedi i vari testacoda compiuti da Monza in avanti e soprattutto la vittoria gettata al vento in Germania. Per sempre rimarranno dubbi sulla totale legalità delle monoposto Mercedes, senza dimenticare l'aiutino Pirelli delle gomme con battistrada ridotto, arrivato durante la fase calda della stagione per risolvere problemi riscontrati da Hamilton e Bottas. Non ci dimenticheremo delle penalità inflitte, giustamente, al pilota di punta Vettel, da commissari talvolta troppo docili con i piloti Mercedes. Tuttavia chiudere con le polemiche non sarebbe giusto nell'anno in cui si è celebrato il quinto titolo conquistato da un Hamilton, al pari di Fangio, dietro al solo Schumacher fermo a sette. Chissà che in un prossimo futuro non vedremo a bordo di una F1 il figlio di Michael, Mick Schumacher, fresco campione europeo di F3. Nell'attesa di scoprire nuovi talenti, chissà che Giovinazzi non ci faccia tornare a gioire di nuovo per un pilota italiano in un campionato 2019 che si preannuncia interessante, con Ferrari che vorrà sfidare ancora Mercedes e Red Bull pronta ad entrare in gioco se Honda non tradirà la loro aspettative. Buonanotte al Mondiale 2018 e buon riposo ai 20 piloti che hanno animato il campionato appena concluso. Marzo 2019 arriverà presto.

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Domenica, 11 Novembre 2018 22:23

F1, Brasile: ad Hamilton piace vincere facile

Gioia incontenibile a fine gara per l'inglese che vince, di fortuna, e consegna il titolo costruttori alla Mercedes. Weekend dominato dai dubbi e dalle scelte scellerate dei commissari. Vettel delude, Raikkonen salva la faccia alla Ferrari e va sul podio.

di Matteo Landi

Dopo il titolo mondiale conquistato da Hamilton, in Brasile, arrivano altre gioie per il team Mercedes. Con una gara di anticipo sul termine della stagione la squadra teutonica afferra il quinto mondiale costruttori consecutivo. Non è un record, a Maranello erano riusciti a vincerne addirittura sei, fra il 1999 ed il 2004. Ma fa comunque impressione. L'era turbo-ibrida, iniziata nel 2014, è un affare esclusivamente Mercedes e l'unico che è stato capace di interrompere l'altro dominio, quello di Hamilton, fu nel 2016 l'allora compagno di marca Rosberg. In Brasile va in archivio un gran premio avvincente. Tre marche, Mercedes-Red Bull-Ferrari, che si sfidano a muso duro: sorpassi, ruotate e strategia. Avremmo voluto parlare solo di questo ed invece, dopo la storia dei cerchi forati (ancora la Federazione non ha sciolto i dubbi e Mercedes per non rischiare reclami ha deciso di farne a meno anche in Brasile), altre nubi si addensano sopra il mondiale 2018. La solita storia, ormai vien da dire, che vede gli stessi commissari bacchettoni con alcuni piloti ed alcune squadre e decisamente "molli" con altri, vedi Hamilton, Bottas (ricordate le prove di Spa?) e la stessa Mercedes.

Hamilton da sanzionare, ma la scusa è pronta e servita

In Sud America ad approfittare della benevolenza degli stewart è stato Hamilton. Il vincitore del Gp del Brasile, partito da una pole position meritata per la velocità espressa al sabato ma regalata dalla Federazione, o chi per essa, che non è intervenuta nei confronti del campione del mondo in carica, nonostante durante le qualifiche si fosse reso protagonista di ben due "impedimenti": uno, opinabile, nei confronti di Raikkonen e l'altro nei confronti del povero Sirotkin costretto ad andare persino sull'erba per evitare un disattento Hamilton. Se la condotta del pilota inglese non ha danneggiato particolarmente il pilota Ferrari, è difficile stimare il tempo perso dal finlandese per evitare il pilota Mercedes, il discorso è totalmente diverso per il caso Hamilton-Sirotkin. Il pilota Williams non era nel suo giro veloce, ed è questa la "motivazione" trovata dai commissari che non hanno comminato alcuno sanzione ad Hamilton. Ma qual'è lo scopo delle penalità? Sanzionare solo chi danneggia il giro di qualifica ad altri o anche chi crea situazioni di pericolo? Viene in mente la qualifica dell'ultimo Gp d'Austria, con Vettel arretrato di tre posizioni in griglia per aver intralciato Sainz nel suo giro veloce, peraltro già compromesso alla prima staccata dal pilota iberico. In quel caso la decisione dei commissari arrivò puntuale come le tasse per Vettel. Il pilota tedesco la meritò e la scontò, senza troppe scusanti. Ancora una volta invece i commissari si attaccano ad inutili cavilli per evitare di rallentare la marcia trionfale dell'armata Mercedes. Paradossale che la reprimenda sia arrivata per Vettel, con tanto di multa da 25.000 euro, irrequieto durante la procedura del peso. Come dire...sono più importanti la forma e la "facciata" della sostanza. Ma questo weekend la faccia l'ha persa l'intera F1.

Ocon sperona Verstappen ed Hamilton vince. Senza merito.

Le cose non sono migliorate il giorno della gara, quando Verstappen, leader e pronto a prendersi una meritata vittoria, è stato inspiegabilmente speronato dal doppiato Ocon, pilota Force India dell'accademia Mercedes. L'olandese è riuscito comunque ad arrivare secondo ma con l'incidente le porte per la vittoria si sono spalancate per Hamilton, gioioso a fine gara per il titolo mondiale costruttori vinto dal suo team. La squadra anglo-tedesca l'ha indubbiamente meritato, per quanto mostrato nell'arco dell'intera stagione, ma qualche ombra sull'andamento di questo combattuto campionato rimarrà per sempre.

Vettel in affanno. Che fine ha fatto il campione pre-Monza?

Qualche ombra permane anche sulla situazione di Vettel. Il pilota Ferrari, velocissimo durante le qualifiche, è parso sottotono durante tutta la gara. Scattato dalla prima fila ha subito perso la seconda posizione a vantaggio di Bottas. Il tedesco avrebbe potuto sfruttare a suo favore l'essere partito con gomme più dure e durevoli rispetto a quelle montate dalla diretta concorrenza, malgrando lo start non eccezionale la vittoria sembrava quindi alla portata. Ed invece sono bastati pochi chilometri per rendersi conto che il tedesco non sarebbe stato della partita. Verstappen prima e Raikkonen dopo hanno sfilato il pilota secondo nel mondiale. Un problema ad un sensore potrebbe aver rallentato la marcia di Vettel ma il sesto posto finale lascia un pesante interrogativo: il Vettel pre-Monza è davvero tornato nello scorso Gp del Messico o in Ferrari devono iniziare a preoccuparsi? In questa stagione, al tedesco, resta solo una gara per convincere Arrivabene che il campione è intatto. Altrimenti chiuderemo il 2018 con un dubbio che ci accompagnerà fino al marzo 2019.

Raikkonen salva la Ferrari e va sul podio

La prossima stagione la Ferrari farà a meno di Raikkonen, in favore di Leclerc. Avranno fatto bene a Maranello a privarsi dei suoi servigi? In Brasile il finlandese si è reso autore di una gara solida e consistente. Tanto che al 35esimo giro Vettel, tornato davanti al compagno di squadra dopo il pit stop, ha ricevuto l'ordine di farsi da parte per lasciarlo passare. Poco dopo Raikkonen si è sbarazzato di Bottas issandosi in zona podio. Per racimolare punti e podii la Ferrari, in questo finale di stagione, si sta affidando al pilota di Espoo, prossimo al passaggio in Sauber. Fortuna che l'acquisto 2019, Charles Leclerc, si continui a dimostrare veloce ed incredibilmente concreto, se si pensa che è solo nell'anno del debutto. Alla bella terza piazza di Raikkonen il pilota monegasco ha risposto con una eccellente settima posizione, il primo degli altri dopo Mercedes, Red Bull e Ferrari.

Ricciardo d'orgoglio!

Non voleva correre le ultime due gare. Sconsolato ed arrabbiato per i continui problemi tecnici, Ricciardo, è poi tornato sui suoi passi, onorando il contratto in essere. A Interlagos ha insaccato l'ennesima penalità per sostituzioni impreviste sulla sua vettura e, dalla 11esima posizione in griglia, si è rimboccato le maniche. Per una volta la sua vettura non lo ha tradito e l'australiano ha sfoggiato la sua immensa classe. Sorpassi all'esterno, all'interno, ruotate. Fosse partito più avanti, forse, avrebbe vinto. Il quarto posto finale a 5 secondi da Hamilton la dice lunga. Ricciardo non sale sul podio da fine maggio, quando vinse il Gp di Monaco. Da allora tante sfortune gli hanno tolto il sorriso, costringendolo per il 2019 alla fuga nel team ufficiale Renault. Oggi non ha potuto bere lo champagne ma ha mostrato, se ce ne fosse bisogno, che la sua classe è intatta.

Abu Dhabi chiuderà il 2018

Ad Abu Dhabi, fra due settimane, andrà in scena l'ultima tappa del mondiale 2018. Una gara decisiva per l'assegnazione della terza posizione nel mondiale piloti, al momento brandita da Raikkonen, e per Force India e Alfa Romeo-Sauber in lotta per la settima posizione nel campionato costruttori. A titoli assegnati sarà, inoltre, importante vedere se a Maranello saranno capaci di una reazione. I tifosi Ferrari se lo augurano: occhi puntati su Seb quindi, con un pensiero grande e tanta commozione per l'ultimo Gp in Rosso di Raikkonen, ultimo campione del mondo al volante di una vettura del Cavallino.

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Ferrari richiama sei modelli per un problema all'airbag. Il bollettino Rapex segnala "rischio lesioni" livello grave

Ferrari sta richiamando sei modelli tra cui: 458 Italia, 458 Spider, 458 Speciale, California, FF e F12 Berlinetta, numero di lotto/codice a barre: da ZFFLJ65B000161035 fino a ZFF68NHC000198576 venduti o registrati, in Italia e Paesi Bassi. La causa del richiamo è da ravvisare nel fatto che "Un componente del sistema airbag sul lato anteriore può essere inadeguato e provocare una rottura del sistema di gonfiaggio. Di conseguenza, l'airbag del passeggero laterale può essere inserito in modo errato". La segnalazione "A12/1659/18 ", nel bollettino Rapex è stata pubblicata oggi. E il bollettino Rapex conclude sinteticamente ''non si possono escludere condizioni di guida non sicure''.

Pur non essendoci stati incidenti, segnala Giovanni D'Agata presidente dello "Sportello dei Diritti", è consigliabile che i proprietari di queste auto prestino la massima attenzione e che si rivolgano subito alle autofficine autorizzate o ai Concessionari Ferrari in Italia nel caso in cui la propria autovettura corrisponda ai lotti in questione. La difettosità segnalata è potenzialmente ancora più rischiosa se si pensa che le supercar in questione dispongono di un'accelerazione da 0 a 100 km/h che si può realizzare in frazione di secondi e che la velocità massima è di oltre 300 km/h. Ferrari non ha indicato quanti modelli sono stati identificati in Italia.

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(9 novembre 2018)

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