10.000 aziende perdute e prezzo alla stalla sempre più basso mentre il ricarico al consumo continua a crescere.
Di Virgilio Parma, 07 giugno 2015
Da inizio della crisi sono scomparse 10.000 aziende e quel che è peggio che la maggior parte di queste era di territori di montagna.
Con la l'arretramento dell'attività agricola e in modo specifico della zootecnia dalle zone di montagna viene meno il presidio di un territorio già a rischio idrogeologico notevole.
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della Giornata ufficiale del latte promossa da Expo 2015 e dal Ministero delle Politiche Agricole. In Italia - sottolinea la Coldiretti - sono sopravvissute appena 35mila stalle che hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente.
Per ogni milione di quintali di latte importato in più - denuncia la Coldiretti - scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati in agricoltura, eppure dall'inizio della crisi nel 2007 ad oggi le importazioni di prodotti lattiero-caseari dall'estero sono aumentate in valore del 20 per cento, secondo un'analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio estero fino al 2014.
Concorrenza sleale
Il risultato di tutto ciò, denuncia Coldiretti, è una concorrenza sleale che produce danni inestimabili alla economia del settore lattiero nazionale. L'importazione di latte a bassissimo costo e poi spacciato da nazionale ha portato il prezzo alla stalla a collocarsi intorno ai 0,36€/litro con un abbattimento di circa il 20% rispetto all'anno precedente mentre, al contrario,al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro, di qualche centesimo superiore allo scorso anno.
In altre parole - spiega la Coldiretti - gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar e quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. Ma soprattutto il prezzo riconosciuto agli allevatori - sottolinea la Coldiretti - non copre neanche i costi per l'alimentazione degli animali e sta portando alla chiusura di una media di quasi 4 stalle al giorno con effetti sull'occupazione, sull'economia, sull'ambiente e sulla sicurezza alimentare degli italiani.
A rischio c'è un settore che rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare italiano con un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180 mila gli occupati nell'intera filiera.
Sempre più urgente è la necessità di passare a una politica lattiera di filiera affinché anche la parte più debole possa recuperare qualche centesimo d'euro al litro e scongiurare il rischio di chiusura.
"Nella forbice dei prezzi dalla stalla alla tavola c'è spazio da recuperare per consentire ai consumatori di acquistare un prodotto indispensabile per la salute e per dare agli allevatori italiani la possibilità di continuare a garantire una produzione di qualità con standard di sicurezza da record", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "a dimostrarlo ci sono i primi esempi significativi di gruppi lungimiranti della distribuzione e dell'industria che ci auguriamo possano essere seguiti da tutti"