Parma città ghetto: sporcizia, microcriminalità, impossibilità di accesso. Non è solo colpa della crisi se il centro si è ammalato. I negozianti storici puntano il dito contro una pessima gestione del cuore della città e chiedono che si salvino i simboli della parmigianità, come piazza Ghiaia...
di Alexa Kuhne Parma, 16 maggio 2015 - Come si sono evoluti i consumi in questo periodo di crisi? E quali sono i suggerimenti per far rifiorire il cuore di Parma? Parlano loro, gli esercenti storici del centro.
Un 'sondaggio dei sentimenti' di chi Parma, attraverso l'attività tramandata da generazione in generazione, l'ha 'costruita', contribuendo, in passato, a creare una delle città più fiorenti e propositive.
"Parma è diventata un ghetto. Deve tornare ai parmigiani, perché loro hanno tanta voglia di venire in centro e non possono più farlo...". Parole di chi, come Luca Carboni, titolare di una gioielleria storica di via Mazzini ( www.carboni1950.it ) , vede il nucleo più antico della sua città chiudersi, sfiorire inesorabilmente. "L'Amministrazione comunale ha creato situazioni paradossali, come il blocco del traffico del giovedì. Ci si preoccupa di fare le multe a chi lavora e non si pensa a tenere pulite le piazze! Parma muore, la stanno rovinando", dice amareggiato Carboni.
In effetti, la sensazione che si ha, passeggiando per le strade del centro, è di vie svuotate, dove i negozi chiudono giorno dopo giorno perché il commercio si riduce a qualche vendita nei periodi dei saldi o per qualche festività e dove a passeggiare sotto i portici e sui marciapiedi, un tempo affollati, ci sono pochi stranieri e gruppi di ragazzi. Il segnale significativo di questa lenta agonia è anche lo spostamento dei grossi studi di professionisti verso la periferia. Impensabile, a causa della scomodità dei parcheggi, raggiungere gli uffici centrali.
Dov'è finita tutta la bella gente che contribuiva a rendere pieni di vita e di colore i borghi del centro storico? Dopo le otto di sera, trovare un parmigiano a passeggio è pressocchè impossibile. C'è paura anche della microcriminalità, dei borseggi ormai diventati una routine quotidiana, soprattutto nei giorni di mercato, confermano tutti i commercianti.
Quanto poi si siano modificati i comportamenti dei consumatori lo sottolinea bene il titolare di Zuccheri, la storica bottega di filati (www.facebook.com/pages/Zuccheri-langolo-della-lana-dal-1948) sotto i portici di via Mazzini: 'Si vende meno ma i clienti cercano i materiali migliori, che abbiano una qualità che li renda più durevoli'. Il concetto è, insomma, quello di seguire meno le mode e di sfruttare al massimo quello che si ha. Anche Zuccheri prende atto di una triste realtà che riguarda la famosa strada dello shopping: "La gente che arriva sin qui è poca, c'è il problema del parcheggio, dei varchi. Ormai i miei affezionati non vengono in negozio ma mi fanno gli ordini con le email. Le multe hanno massacrato gli estimatori delle vie tradizionali. Invece di sfruttare le zone vicine al fiume per i posti auto, costruendo spazi sopraelevati, invece di aprire i varch,i si fa di tutto per allontanare l'utenza e dirigerla verso i centri commerciali".
Eppure, si continua a lavorare, sperando che passione, sacrificio e forte senso di appartenenza a una città che è in grado di dare tanto ripaghino con qualche soddisfazione. Ci sono i giovani a resistere, a portare avanti quelle attività che sono nate più di 50 anni fa grazie all'ingegno di chi usciva dalla guerra e voleva contribuire a ricostruire. Carlo Andrea Bocchialini, titolare di un noto negozio di scarpe di via Mazzini (www.bocchialini1921.it) , una bottega che fa parte della tradizione parmigiana, tramandatagli dal papà Pierluigi e prima ancora dal nonno Telesforo, è uno di quei giovani che ancora sperano che il cuore di Parma possa tornare a pulsare. "La nostra realtà è molto distante da quella di cui parlano i media. Noi facciamo fatica per cercare di non omologarci, di trovare un prodotto che abbia un perfetto equilibrio qualità- prezzo, che si discosti da quelli dei centri commerciali", spiega.
La propensione al consumo è diversa. Se prima si compravano due o tre paia di scarpe a stagione ora, complice una deregolamentazione del mercato, si segue il ritmo dei saldi che comprimono il regolare periodo di vendite. La gente, insomma, aspetta gli sconti per fare l'affare e non acquista.
La passione, però, non basta a far sopravvivere le attività commerciali. Si fanno i conti con le abitudini della gente ma anche con una impostazione della gestione del centro che, stando al giudizio di tutti gli operatori, è da rivedere completamente. "Piazza Ghiaia – racconta Carlo Andrea – era il volano di tutte le attività delle strade che la circondano. Faceva da catalizzatore della parmigianità, soprattutto nei giorni dello storico mercato. Ora la sua antica funzione è stata completamente snaturata per un suo scellerato utilizzo. L'utenza si è modificata, le bancarelle sono di basso livello...". Attribuire alla piazza un valore diverso, farla tornare quella che era, attrattiva e vitale, significherebbe ricreare quella movida che poi favorisce tutto l'indotto. " Non può non saltare all'occhio il disagio per raggiungere il centro – continua Bocchialini – che dovrebbe essere reso fruibile con condizioni normali di accesso. Inoltre i parcheggi sono troppo cari...".
Una voce fuori dal coro è quella di Ricchetti. Dal 1947 le vetrine del bellissimo negozio sotto i portici attirano i parmigiani che scelgono oggetti di stile: "Siamo protetti dagli eventi. La nostra clientela non cerca un accessorio per una stagione ma che duri nel tempo. Siamo lontani dai prodotti di massa e quindi restiamo un negozio di nicchia".
Ultimo, ma non meno preoccupante, è il problema microcriminalità. C'è chi, come il responsabile di Play off (www.play-off.it) , uno dei negozi di scarpe e accessori 'giovani', denuncia un vistoso peggioramento del tessuto sociale dei frequentatori delle strade principali: "C'è delinquenza, maleducazione, arroganza. Girano solo bande di ragazzini. Se non ci si convince che i varchi dovrebbero essere meno ristretti, se non si fa in modo che la gente, che siano parmigiani o turisti, torni in centro, si continuerà a incentivare la microcriminalità. Sono convinto che se queste strade tornassero ai parmigiani i delinquenti sparirebbero...".