Piena soddisfazione di Franco Boni per gli obiettivi raggiunti nell’edizione 2014 di Cibus. Il profilo internazionale è stato apprezzato dagli espositori , dagli operatori e buyer esteri.
- di Virgilio
Parma 05 Maggio 2014 ----
A Paolo De Castro l’onore del taglio del nastro per la 17esima edizione di una delle più importanti manifestazione mondiali dedicate all’agroalimentare. Cibus 2014 registra il tutto esaurito degli spazi con 140mila mq di superficie lorda. 2.700 gli espositori e centinaia le novità esposte per l’occasione dalle aziende presenti.
Pare proprio che le imprese alimentari abbiano molto gradito il profilo internazionale allestito da Fiere di Parma negli ultimi quattro anni contribuendo a rafforzare il ruolo di terza fiera alimentare al mondo, dopo Anuga di Colonia e Alimentaria di Barcellona.
Una soddisfazione ben manifestata dal presidente dell’ente fiere Franco Boni in occasione del discorso inaugurale: “Presentiamo una manifestazione che nonostante la crisi dimostra numeri in crescita, in controtendenza alla crisi.” Tanti e profondi i cambiamenti che hanno portato a questo punto di eccellenza Cibus2014 e perciò il presidente ci tiene a ringraziare “soprattutto tutte le aziende che hanno confermato la fiducia a “Cibus” e non hanno dato ascolto alle sirene che provenivano da altrove, e gli azionisti per il sostegno dato con gli aumenti di capitale che ci hanno consentito di rinnovare pressoché totalmente questo quartiere”. Una soddisfazione che il Presidente Boni intende condividere con la struttura dell’Ente Fiere, che sotto la guida dell’amministratore delegato Antonio Cellie, è stata in grado di organizzare una manifestazione di così ampia portata internazionale.
Ringraziamenti che si sommano a quelli di Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare, “innanzitutto come rappresentante del 50% del marchio Cibus non posso che rallegrarmi con l’amministratore delegato Cellie e la struttura per il risultato record di questa edizione. E’ un risultato questo molto importante per il nostro settore perché interviene in un momento che sta attraversando un periodo di difficoltà. Usciamo da un 2013 che ha visto una perdita di produzione dello 0,7% che si somma alle perdite degli anni precedenti e va a totalizzare un 3,4% di produzione persa. L’altra grande fonte di preoccupazione è sul fronte dei consumi che nel 2013 ha perduto 4 punti che sommati ai precedenti portano a 14 punti percentuali persi negli anni della crisi.”
Un tema, quello dell’internazionalizzazione, che sta molto a cuore al ministero, quest’oggi rappresentato da Carlo Calenda, Vice Ministro allo Sviluppo Economico, il quale nel riconoscere il settore agroalimentare come tra quelli in più forte espansione individua però nel limitato numero di imprese esportatrici il punto di debolezza del sistema italiano. Per fare fronte a questa mancanza occorre operare, secondo Calenda, con una strategia complessa e articolata per dare vita a una fase di difesa e a una di attacco. La prima difendendo le indicazioni geografiche, espressione della cultura italiana, combattendo l’italian sound, e proseguendo con gli accordi bilaterali di libero scambio come ad esempio quello recentemente realizzato con il Canada. Accordi che però non verranno sottoscritti con quei paesi che “giorno dopo giorno, ribadisce il vice ministro, incrementano le loro barriere tariffarie. Questo vale per l’India e vale per Mercosur (Mercato Comune dell’America meridionale ndr).”
La fase d’attacco invece deve orientarsi verso nuovi mercati esteri e l’incentivazione all’esportazione. “Noi siamo forti nei mercati di prossimità. Sono mercati più complessi, Russia, Turchia e Nordafrica. Sono mercati che stanno manifestando elementi di instabilità”. Dove invece sta crescendo un commercio sempre più libero e sempre più aperto sono i paesi “dell’alleanza del Pacifico, prosegue Calenda, Cile, Colombia, Perù e Messico”. Ma c’è anche l’America più profonda dove esiste un gap enorme tra promozione e importazione di prodotti italiani. “Il Texas, sottolinea il viceministro, è ad esempio il paese che crescerà di più nei prossimi anni. 6 dei 50 container di prodotti sono texani ma lì non è mai stata fatta una promozione italiana.” La grande distribuzione è lo strumento più efficace per aggredire questi mercati e nei quali fare promozione. In conclusione l’dea è di dare incentivi alle grandi catene estere e incentivare le imprese italiane per dotarsi di export manager anche con la formula del “temporary management”.
Per Vasco Errani, Governatore dell’Emilia Romagna, il settore agroalimentare è un settore strategico per l’Italia. “E’ molto importante perché non mette più l’agricoltura e l’agroindustria in una dinamica marginale nella discussione di questo Paese. La possibilità di crescita e di proiezione globale della qualità del nostro sistema è gigantesca.” Una affermazione internazionale che le imprese non possono raggiungere da sole e soprattutto decidendo “chi fa che cosa”, eliminando le innumerevoli sovrapposizioni e il “barocchismo italiano” senza porsi il problema “lo devo fare io lo deve fare qualcun altro”. L’altro problema, per Errani, è procedere in modo spedito sull’integrazione di filiera. ”Questo richiede un protagonismo nuovo da parte degli operatori” mentre il decisore politico deve realizzare i suoi procedimenti secondo gli obiettivi della internazionalizzazione e della integrazione spinta di filiera. Il presidente conclude con la necessità di promuovere la Ricerca e la Formazione spingendosi a sostenere che l’Emilia Romagna dovrà diventare leader in europa sul terreno della ricerca sulla qualità agroalimentare. “Il nuovo piano di sviluppo rurale sarà tutto orientato in questa direzione per vedere se siamo in grado di integrare sino alla grande distribuzione e alla commercializzazione”.
A chiudere la serie di interventi è Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale dell’UE, il quale sottolinea come sia necessario aumentare notevolmente la capacità organizzativa per arrivare a quei 50 miliardi di euro d’esportazione. Un traguardo, rispetto gli attuali 33 miliardi raggiungibile non con la sola qualità e eccellenza delle produzioni ma con l’organizzazione. Organizzazione che la Germania possiede tanto da produrre valori d’esportazione doppi di quelli italiani. “Noi, conclude De Castro, lavoreremo per rendere più forte l’Italia ma molto dipenderà da quanta Italia ci sarà dentro le istituzioni europee”.
Che la grande kermesse abbia inizio all’insegna della internazionalizzazione; sostenibilità e lotta agli sprechi; innovazione di prodotto e di servizi; lotta alle contraffazioni.