Una riunione dei Capi di Stato e di governo più importanti del pianeta, di manager, di imprenditori. Lo scopo è quello di discutere dei principali problemi che attanagliano il mondo, di fissare le priorità e di indicare le soluzioni adeguate per affrontare le sfide dell’anno in corso.
Anche quest’anno la riunione, come di consueto, si è svolta a Davos, in Svizzera, nel mese di gennaio. L’ultimo decennio è stato definito, e su questo hanno convenuto tutti i partecipanti: un decennio unico incerto e turbolento. Certamente non era necessario scomodare i grandi della Terra, per giungere alla predetta conclusione.
Tutti avvertono la complessità del tempo che ci è dato da vivere. Tempi di tumulti: interiori ed esteriori. Con l’unico dubbio di stabilire quali dei due tipi sia peggiore dell’altro. Dopo una pandemia spaventosa che ha fatto milioni di morti. Ecco dopo quasi 80 anni dalla Seconda Guerra mondiale, un conflitto dentro l’Europa, con l’invasione da parte della Russia, di territori riconosciuti dalla comunità internazionale come appartenenti alla sovranità dell’Ucraina. Una guerra rovinosa, che ha determinato riflessi negativi sulle economie dei paesi occidentali. Una guerra che doveva, secondo gli scenari disegnati dagli esperti che furoreggiano nei talk show televisivi, pochi giorni. Ma è sotto gli occhi di tutti ciò che sta accadendo. Lungi dal finire, la guerra sta determinando una pazza corsa al riarmo, di tutti i paesi, compresa l’Italia. Con somma gioia dei mercanti di armi, che dopo gli affari nella produzione di vaccini, stanno arricchendosi producendo strumenti di morte.
Ma il tempo dei tumulti esteriori non ha cessato di produrre effetti nefasti. Ed ecco scoppiare un sanguinoso conflitto in Medio Oriente, che sta causando decine di migliaia di morti, sofferenze immani nelle popolazioni coinvolte, ed un ulteriore colpo alla economia mondiale, con il blocco e/o la limitazione della circolazione delle merci attraverso il Mar Rosso, e quindi il Canale di Suez. Ciò per le minacce dei ribelli Houthi, che foraggiati dall’Iran, sono schierati contro Israele, colpendo con i razzi, le navi mercantili occidentali. Insomma siamo nel mezzo di una terza guerra mondiale che si combatte a pezzi, ma che comunque coinvolge il mondo intero, sia direttamente che indirettamente per gli effetti che ricadono sulla economia mondiale.
Ma una altra minaccia coinvolge il nostro tempo di tumulti. E’ quella della disinformazione, che ormai dilaga, offuscando le menti ed il pensiero di centinaia di migliaia di persone, che attraverso i social, assorbano fake news. Spesso condividendole in maniera virale.
In questo scenario già abbastanza terrificante, viene fuori sempre dal Sinedrio dei grandi della Terra, l’altra minaccia che grava sul pianeta, ovvero i rischi ambientali: dagli eventi metereologici estremi alla perdita della biodiversità. Ritorno della inflazione.
Alti tassi di interesse, tensioni geopolitiche. Migrazioni di migliaia di disperati che fuggono da guerre e carestie. Timore per una possibile e nuova recessione. Il debito globale che aumenta sempre di più. L’inverno demografico: una caratteristica ormai esclusiva dei paesi ricchi e sviluppati. Ogni fattore di rischio è collegato agli altri. Come un interminabile filo d’Arianna, che non si spezza mai. Un evento grave che coinvolge il mondo, aggrava ed influisce negativamente sugli altri; avvolgendo il grande villaggio globale in una spirale interminabile di problematiche sempre più nefaste, soprattutto per i popoli.
Ad evidenziarlo è l’ultima edizione del Global Risks Report: una sorta di prontuario di rischi che gravano sul mondo intero, presentata, come ogni anno, a Davos. L’analisi del rischio globale, deriva dalle previsioni di quasi 1.500 esperti tra accademici, imprenditori, capi di governo, esponenti di rilievo della comunità mondiale e della società civile. Una previsione a due anni ed a dieci.
Il titolo dei rapporto è emblematico: ricostruire la fiducia. Compito affidato agli Stati, che dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, vincere il clima di sfiducia e di incertezza che sale costantemente dalle viscere dei popoli, annichiliti da politiche economiche restrittive. Ovvero: per fermare l’inflazione dei prezzi, si riduce la quantità di moneta circolante, del reddito con l’incremento costante del tasso di interesse, deprimendo la domanda di beni e di servizi. In pratica ciò che hanno fatto e stanno facendo le autorità economiche europee.
Insomma per dirla tutta: riusciranno i nostri eroi (il mainstream europeo e internazionale), a centrare l’obiettivo indicato dal rapporto dei rischi 2024 di Davos?
Nutriamo qualche legittimo dubbio. Ma restiamo come tutti, attaccati al filo d’Arianna, sperando di uscire presto fuori dal labirinto in cui i maggiorenti della Terra hanno cacciato i popoli.