Di Lamberto Colla Parma, 7 agosto 2022 - Non trascorre giorno che l’emergenza climatica venga drammaticamente raccontata. Tra un aggiornamento puntuale sui danni diretti e collaterali della guerra in Ucraina, mai altra guerra era stata così ben narrata con dovizia di particolari, un aggiornamento della situazione pandemica e sulla indispensabile necessità di aprire ai sessantenni l’inoculazione della quarta dose, tra un accoltellamento minorile o un omicidio cruento, magari in strada, ecco che, per alleggerire la focosa infornata di notizie tragiche, l’emergenza climatica fa la sua comparsa come la ciliegina sulla torta.
Premesso che ognuno degli argomenti di cui sopra è titolato per avere gli onori della prima pagina, altrettanto vero è che la loro esposizione mediatica e soprattutto certuni contenuti, è assolutamente criticabile.
Così è anche per la grave siccità che sta avvolgendo la penisola. Le ultime piogge significative risalgono a novembre 2021 e le temperature hanno mantenuto livelli molto elevati, quasi sempre superiori alle medie dei rispettivi periodi di riferimento.
(siccità 2003)
Una combinazione di fattori che ha promosso il 2022 come migliore antagonista del 2003, l’anno record per intensità e durata del calore e livello di siccità. Una annata che mise in forte crisi tutte le colture agricole e zootecniche. I cereali, mais in particolare, vennero “bruciati” sul campo e investiti da aflatossine tanto da pregiudicarne la edibilità per buona parte di essi.
Ma andando a ritroso molti altri furono le estati particolarmente calde e siccitose, spesso alternate con inverni e autunni particolarmente impegnativi per le precipitazioni spesso accompagnate da imponenti alluvioni, in Italia, Francia, Germania e Belgio (2021), per restare nel vecchio continente.
Il 1952 fu un anno che vide una siccità profondissima che seguì la grande alluvione del polesine che tanti danni fece anche in Emilia a seguito della apertura degli argini che vennero rotti per alleggerire i danni a valle, verso la foce del Po.
Nel 1909 il Po si poteva attraversare a piedi nel piacentino con un livello inferiore agli 8 metri contro i 3 attualmente raggiunti.
Nel 1882 la siccità seccò quasi totalmente l’Adda.
A cavallo degli ultimi due secoli andava di moda imputare le responsabilità a El Niño e a La Niña, le due fasi opposte di un fenomeno oscillatorio delle temperature del Pacifico tropicale. Ora invece la responsabilità è imputata ai cambiamenti climatici determinati dall’uomo e dalle sue attività con la giovane svedesina Greta, portabandiera della responsabilità umana.
Non importa se 145 scienziati, di livello mondiale avessero, tra i quali Antonino Zichichi, Franco Prodi (fratello di Romano), docente di Fisica dell'Atmosfera, e Renato Ricci, già presidente delle Società di Fisica italiana ed europea, nel 2019, sottoscritto un documento, peraltro presentato al Capo dello Stato, in sostegno della ipotesi che non esiste un consenso scientifico sull'origine umana del riscaldamento globale, che questo è un fenomeno che si è verificato anche in passato per cause naturali, che non c'è una emergenza climatica e che le politiche di riduzione delle emissioni sono inutili per governare il clima e negative per lo sviluppo economico.
"Il riscaldamento globale antropico - scrivono i firmatari - è una congettura non dimostrata e dedotta solo da alcuni modelli teorici climatici.”
Molto probabilmente è ben più accattivante mettere in prima pagina le teorie di una scontrosa liceale piuttosto che le deduzioni di una mandria di scienziati, addirittura accusati di diffondere fake news, come un importante quotidiano mise in evidenza.
La banalizzazione è diventata scienza esatta, mentre la scienza, quella vera, è messa al bando come lo furono le streghe e le indemoniate al tempo dell’inquisizione.
L’ignoranza avanza e la cultura sta diventando un problema di stabilità sociale e politica.
I mass media stanno prendendo il posto dei tribunali dell’inquisizione e le loro sentenze sono legge e la giuria popolare sottoscrive senza porsi alcun dubbio.
Forse è giunto il tempo di valutare seriamente gli interventi correttivi, dalla chiusura delle falle che lasciano disperdere sino al 70% dell’acqua disponibile, alla programmazione di invasi e altre strutture di raccolta e distribuzione, sino eventualmente alla creazione sistemi di canalizzazione e conservazione delle acque piovane.
Lasciamo alla scienza, quella con la “S” maiuscola la responsabilità di individuare le cause e formulare le proposte tecniche di soluzione, mentre alla politica le scelte di programmazione sulla base dei consigli elaborati da comitati tecnici qualificati e, soprattutto, silenziati.
(foto Giorgio Militano)
Link Utili
https://www.tempi.it/blog/ve-la-racconto-io-la-secca-del-fiume-po/
https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2019/09/30/climaappello-145-scienziatiuomo-non-e-il-solo-responsabile_ae18589f-5959-4354-93b0-4bd946251854.html
https://it.euronews.com/2022/06/16/125-comuni-senza-acqua-la-siccita-del-po-piu-grave-dal-1952
http://www.centrometeo.com/articoli-reportage-approfondimenti/climatologia/5115-nina-siccita-mediterraneo-possibile-teleconnessione
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/30/il-giornale-il-prof-zichichi-e-le-bufale-del-clima-nella-falsa-petizione/3765122/
https://energiaoltre.it/cambiamenti-climatici-500scienziati-greta/
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