Di Emilio Graziuso (*) 24 luglio 2021 - Nelle ultime settimane, con l’acuirsi del dibattito politico e mediatico sulla riforma della giustizia proposta dal Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, e del referendum sulla “Giustizia Giusta”, è stato chiesto alla nostra “Agorà” cosa ne pensassimo di tali riforme.
Oggi, però, volutamente non daremo risposta a tali domande e ciò non perché siamo a corto di risposte ma perché riteniamo che sia più opportuno spostare i riflettori dell’attenzione pubblica su un profilo della Giustizia in Italia spesso, purtroppo, trascurato: la riforma della Giustizia civile.
Al riguardo non si può non rilevare come il dibattito, politico e mediatico, sia, da oltre venti anni a questa parte ed anche attualmente incentrato, pressoché esclusivamente, sulla riforma del processo penale.
Nessuna traccia di progetti di riforma rilevanti relativi ai processi civili.
Questi ultimi, probabilmente, hanno un minore appeal di carattere politico rispetto ai processi penali, ma sono quelli che coinvolgono la maggior parte degli “utenti” della Giustizia.
La risoluzione delle problematiche che il cittadino incontra nei processi civili sembrano essere assenti dall’agenda politica italiana, nonostante le vicende più vicine ai cittadini e di maggiore impatto, non solo per coloro che sono in esse coinvolti ma anche per la collettività e, quindi, per il nostro Paese - date le ricadute economico sociali delle stesse – siano decise nelle aule dei Tribunali civili.
Al riguardo nei giorni scorsi è stata elaborata da un gruppo di Associazioni che, sotto profili differenti, rappresentano gli interessi dei cittadini, la piattaforma di proposte denominata “Per una riforma della Giustizia civile a misura di cittadino” che è stata sottoposta dai promotori all’attenzione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, e del Ministro della Giustizia, Marta Cartabia.
Detta piattaforma, scevra da connotazioni politiche, popolare e non populista, contiene delle proposte concrete che potrebbero essere adottate nell’immediato senza modificare l’assetto attuale del processo civile ma che andrebbero ad incidere su aspetti aventi ricadute di notevole portata per tutti gli “utenti” della Giustizia civile.
Nella piattaforma, infatti, si affronta, ad esempio, la problematica della eccessiva durata del processo civile e si propone l’introduzione di un termine massimo di 3 anni e mezzo per la conclusione di ogni singolo grado di giudizio.
Così come si propone l’abolizione dei costi relativi a spese vive, quali, ad esempio, contributo unificato, marche da bollo e notifiche per i processi aventi valore sino ad € 5.000,00.
Questi sono due aspetti fondamentali che stanno particolarmente a cuore ai cittadini, come abbiamo potuto riscontrare anche da messaggi che ci sono pervenuti.
“E’ normale che sono trascorsi 5 anni da quando ho avviato una causa di risarcimento del danno ed ancora non si è avuta sentenza?”. “Ho un credito di € 7.000,00 e sono ancora alle prese da anni con il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo promosso dal debitore”. “Sono rimasto privo di linea telefonica senza motivo ed anche in sede di conciliazione non sono riuscito a trovare un accordo con il gestore. Ho deciso di lasciare perdere perché per promuovere una causa dovevo sopportare da subito una spesa per l’acquisto di marche da bollo che mi hanno fatto demordere”.
Questi sono solo alcune segnalazioni che rendono perfettamente l’idea come sia quanto mai necessaria una riforma che vada ad incidere sul profilo dei tempi e dei costi della Giustizia civile.
Solo in tal modo si possono rimuovere gli ostacoli economici e psicologici (la durata dei processi demoralizza, indubbiamente, coloro vogliano promuovere una azione legale per tutela dei propri diritti) per l’accesso alla giustizia dei cittadini.
Tornando alla piattaforma “Per una riforma della Giustizia civile a misura di cittadino”, è stata lanciata su “change.org” una petizione on line, volta all’adozione delle misure proposte, invitando i cittadini a sottoscrivere la stessa attraverso il link http://chng.it/5QsgwNnHS8.
Speriamo che da questa proposta possa scaturire quanto meno un dibattito nel quale sia faccia sentire la voce dei cittadini.
“L’Agorà del Diritto”, confermando, così, il proprio essere uno spazio aperto di confronto e dibattito, è pronta a raccogliere eventuali contributi di idee dei cittadini su tale tematica, in modo tale da arricchire la piattaforma in esame con proposte provenienti dai lettori.
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Autore (*)
"Avv. Emilio Graziuso - Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca.
Svolge la professione forense dal 2002 occupandosi prevalentemente di diritto civile, bancario – finanziario e diritto dei consumatori.
Docente ai corsi di formazione della prestigiosa Casa Editrice Giuridica Giuffrè Francis Lefebvre ed autore per la stessa di numerose pubblicazioni e monografie.
Relatore a convegni e seminari giuridici e curatore della collana "Il diritto dei consumatori" edita dalla Key Editore.
Responsabile nazionale del Coordinamento "Dalla Parte del Consumatore"
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