Di Daniele Trabucco Belluno, 14 luglio 2021 - Amico e contemporaneo di Tommaso d'Aquino, fu cardinale, grande teologo, filosofo, nonché autore della "Legenda Major", una delle piú importanti opere biografiche su san Francesco d'Assisi cui si ispirò Giotto.
Ministro generale dell'Ordine francescano, scrisse quel capolavoro filosofico-teologico intitolato "Itinerarium mentis ad Deum" e sotto la sua guida, nel 1260, vennero pubblicate le "Costituzioni Narbonesi", ove confluirono quelle "Antiquae" (le prime), che regolavano la vita dei frati e la struttura che si erano dati.
Nell'opera "Collationes in Hexaëmeron" Bonaventura compendia il nucleo essenziale della sua teoria della verità:
"Esiste infatti la verità delle cose, la verità dei segni o delle parole e la verità dei costumi. La verità delle cose è l’indivisione dell’ente e dell’essere, la verità del discorso è l’adeguazione tra la voce e l’intelletto, la verità dei costumi è la rettitudine del vivere. E queste sono tre parti della filosofia che non inventarono i filosofi perché esse fossero, ma, come dice Agostino, per il fatto che in verità già esistevano, essi le avvertirono nell’anima".
(San Bonaventura in un dipinto di Francisco de Zurbarán)