Martedì, 29 Giugno 2021 16:19

Siccità, non piove più in Emilia-Romagna: il CER salva i raccolti In evidenza

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I dati ci dicono che piove meno che in Israele. Distribuzione record di risorsa idrica a questo punto della stagione: oltre 150 milioni di metri cubi d’acqua dal Po a beneficio delle colture e dell’ambiente del comprensorio. Tutti gli impianti idrovori di prelievo accesi per oltre 55.000 litri al secondo

Non piove più! Gli effetti del cambiamento climatico colpiscono in modo evidente il territorio bolognese e romagnolo sotteso dal Canale Emiliano Romagnolo oltre 300.000 ettari. Le ultime scarse precipitazioni cadute per lo più a macchia di leopardo in Romagna sono ormai un ricordo risalendo a 40 giorni fa. Dall’inizio dell’anno il totale delle piogge è di circa 170 mm ovvero la metà esatta della media pluriennale delle piogge del periodo.

Quindi una pluviometria di almeno il 40% inferiore a quella di Haifa in Israele. Piogge cadute nel comprensorio gestito dal CER nel primo semestre dell’anno che fanno si che il 2021 si attesti come il più siccitoso di sempre dopo solo il 2020 nel quale piovvero 152mm. Il livello del fiume Po preoccupa per la precoce discesa del livello (circa 25%- 30% secondo i più recenti dati diffusi dall’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po - MITE) che si spera non prosegua ai ritmi attuali. In Romagna, ad oggi, scorre solo l’acqua del CER: la somma delle portate dei fiumi appenninici regionali non arriva a metà di quella del CER che oggi è di 55 metri cubi al secondo sollevati dal Po con tutte le pompe idrovore funzionanti a servizio del CER: la cosiddetta Autostrada dell’Acqua di 135 km dal Grande Fiume a Rimini.

Le registrazioni più aggiornate ci dicono che sono già stati distribuiti dal sistema CER oltre 150 milioni di metri cubi d’acqua a servizio dei Consorzi di bonifica associati per l’agricoltura, nonché per i potabilizzatori di Romagna Acque e di Hera-Imola, per il termovalorizzatore dei rifiuti di Bologna (Hera), dell’industria (petrolchimico di Ravenna e agroindustrie tra le quali il Gruppo Amadori) e di oltre 4.000 ettari di zone umide, alcune di importanza internazionale (Ramsar). I danni della siccità sono comunque gravi e ricadono sulle imprese agricole del territorio; purtroppo, non tutte le aziende hanno risorsa idrica sufficiente e tecnologia irrigua in grado di soddisfare le necessità incombenti, con conseguenti perdite produttive sulle coltivazioni ortive e oltre il 40% anche sulle colture poco idroesigenti. Al danno dell’assenza di piogge, e con le previsioni metereologiche di una estate “rovente”, si è infatti aggiunto l’incremento dei fabbisogni determinati proprio dall’aumento delle temperature e quindi dell’evapotraspirazione.

I Consorzi di bonifica associati al CER costantemente alla ricerca di una pianificazione progettuale mirata per estendere le superfici irrigate nei prossimi anni. “Il cambiamento climatico mette ancora in maggiore evidenza l’importanza dell’acqua per l’agricoltura e per gli altri usi, e quindi che il CER è strategico ed indispensabile per l’economia dell’Emilia-Romagna – commenta il presidente del CER Nicola Dalmonte – Per noi questo scenario rappresenta una grandissima responsabilità perché anche solo un giorno di sospensione del nostro funzionamento porterebbe a gravi danni alle colture, all’ambiente e non solo. Stiamo accelerando i processi di studio approfondito per individuare tutte le soluzioni praticabili grazie al contributo del nostro staff, tutte le soluzioni utili per rendere sicuro e sempre più efficiente il funzionamento degli impianti - avviato nel 2021 già dal 25 febbraio - inoltre la nostra ricerca scientifica sta mettendo a punto ulteriori soluzioni per ottenere la massima produzione col minimo d’acqua”

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