Di Avv. Emilio Graziuso (*) 22 maggio 2021 -Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un sensibile aumento del contenzioso tra risparmiatori e banche per la vendita di azioni illiquide e/o obbligazioni convertibili emesse da banche popolari.
Tra i casi emblematici, basti pensare, ad esempio, ai titoli della Veneto Banca, della Banca Popolare di Vicenza o, ancora, della Banca Popolare di Bari, fattispecie nelle quali, coloro che avevano investito i propri risparmi, hanno visto, da un giorno all’altro, il proprio denaro andare in fumo.
Al riguardo ci si potrebbe porre una domanda: di cosa si duole il risparmiatore se lo stesso, nel momento in cui investe dovrebbe essere consapevole che si sottopone al rischio di perdita?
Nei casi in esame, vale a dire nelle controversie promosse dai risparmiatori che avevano acquistato titoli illiquidi emessi da alcune banche popolari, così come in altre ipotesi di “risparmio tradito”, non si deve partire dalla domanda sopra indicata, bensì è necessario analizzare le fattispecie da altra prospettiva.
Dobbiamo, quindi, chiederci: sulla base di quali informazioni il consumatore ha posto in essere l’investimento? Era consapevole della natura dei titoli acquistati e dei rischi ai quali andava incontro? L’Intermediario ha assolto agli obblighi di informazione sullo stesso gravanti?
In molti casi è stato riscontrato dai Tribunali e dall’Arbitro per le Controversie Finanziarie che l’Istituto di credito intermediario non ha assolto, nella fase precedente all’acquisto dei titoli ed al momento della sottoscrizione dell’ordine, gli obblighi di informazione sullo stesso gravanti.
In altre parole, la Banca, nei casi nei quali sono state accolte le domande dei risparmiatori, non ha informato gli stessi della natura e delle caratteristiche dei titoli acquistati e della circostanza che investendo il consumatore sottoponeva a rischio di perdita il proprio capitale.
Cosa comporta la violazione da parte della banca degli obblighi informativi?
La giurisprudenza espressasi in materia ha, anche di recente, accertato e dichiarato la risoluzione dei contratti di acquisto titoli per inadempimento degli obblighi di informazione gravanti sulla Banca e, conseguentemente, ha condannato quest’ultima al risarcimento del danno (quantificato nella somma investita) in favore del risparmiatore.
Alle medesime conclusioni dell’Autorità Giudiziaria è giunto anche l’Arbitro per le Controversie Finanziarie, che ha, in più occasioni, in modo univoco e costante, evidenziato la centralità nei contratti di acquisto dei titoli azionari ed in particolare delle azioni illiquide o delle obbligazioni convertibili, delle informazioni che devono essere fornite al risparmiatore, soprattutto, con riferimento ai rischi ai quali lo stesso può andare incontro.
Di conseguenza, anche secondo l’Arbitro, qualora gli obblighi informativi non dovessero essere adempiuti dall’intermediario, il consumatore avrebbe diritto al risarcimento del danno.
Oltre all’importanza che le sentenze dei Tribunali e le decisioni dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie rivestono per i singoli casi di specie, esse sanciscono principi che possono essere utilizzati anche in altre procedure che vedono coinvolti risparmiatori che hanno acquistato titoli analoghi (ovviamente, ogni caso deve essere analizzato nel dettaglio e singolarmente per appurare che ne ricorrano i presupposti per poter avviare una azione giudiziale o stragiudiziale).
Al riguardo, però, è necessaria una riflessione di più ampia portata. Sono, infatti, venti anni che assistiamo al fenomeno del “risparmio tradito”, il quale periodicamente si ripropone con un numero sempre crescente di persone coinvolte. Sino ad ora, le vittime di questo fenomeno hanno spesso ottenuto il riconoscimento dei propri diritti in sede processuale.
Ma uno Stato moderno non può accontentarsi di questo. Non si può accettare che fenomeni di risparmio tradito si ripetano periodicamente, con conseguenti danni economici per i singoli risparmiatori nonché per le loro famiglie, i quali sono costretti ad intraprendere azioni legali, con i tempi ed i costi che la giustizia comporta. Occorre un cambio di passo a livello normativo e dei controlli.
La tutela del risparmiatore deve essere posta al centro dell’Agenda Politica delle Istituzioni a tutti i livelli, con l’adozione di una legislazione di settore omogenea, completa e che preveda delle sanzioni ben precise in caso di violazione delle norme in essa contenute. Dietro termini quali titoli illiquidi, obbligazioni convertibili, subordinate, dei quali spesso sentiamo parlare in materia di risparmio tradito, si nascondono, infatti, dei veri e propri drammi familiari, di persone che hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita con tutte le ricadute socio–economico che ne derivano.
Autore (*) _________________________________________________
"Avv. Emilio Graziuso - Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca.
Svolge la professione forense dal 2002 occupandosi prevalentemente di diritto civile, bancario – finanziario e diritto dei consumatori.
Docente ai corsi di formazione della prestigiosa Casa Editrice Giuridica Giuffrè Francis Lefebvre ed autore per la stessa di numerose pubblicazioni e monografie.
Relatore a convegni e seminari giuridici e curatore della collana "Il diritto dei consumatori" edita dalla Key Editore.
Responsabile nazionale del Coordinamento "Dalla Parte del Consumatore"
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