Il Papa ha posto l'accento su Maria come mamma, come colei che copre ed è vicina all'umanità ferita.
Il fedele è tenuto, dunque, trattandosi di magistero ordinario autentico, al religioso ossequio della volontà e dell'intelletto. Tuttavia, in questa sede pare interessante ricordare la posizione assunta dalla scuola di Lovanio la quale mette in luce come l'Immacolata possa dirsi «concausa» dell'atto redentivo, o meglio ne prese parte come causa secondaria e «de congruo».
All'obiezione teologica secondo la quale, essendo Cristo l'unico «Mediatore», Egli ha operato una Redenzione sovrabbondante restandone l'unica e assoluta causa, si può replicare sostenendo che la cooperazione di Maria non costituisce un completamento, poiché in questo caso la salvezza donata gratuitamente e liberamente da Dio attraverso il Figlio mancherebbe di qualcosa, ma una «accettazione» della bontà infinita del Signore. In altri termini, il Verbo ha voluto aggiungere Maria quale causa dipendente e «de congruo» alla soddisfazione e al merito «de condigno» già equivalenti e sovrabbondanti del Figlio.
Scrive il venerabile Papa Pio XII (1939-1958) nella Lettera Enciclica «Ad Caeli Reginam» dell'11 ottobre 1954: “nel compimento della Redenzione, la Vergine Santissima è stata strettamente associata a Cristo”, Infatti, prosegue Papa Pacelli, “come Cristo per averci redenti è nostro Signore e nostro Re a un titolo speciale, così anche la Vergine Santa è nostra Regina e sovrana a causa del modo unico in cui ha contribuito alla nostra Redenzione, dando la sua carne a suo Figlio e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando la nostra salvezza in un modo molto speciale”.