Martedì, 02 Febbraio 2021 08:28

Dove ci porta la degustazione – La grande montagne In evidenza

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L'Equilibrista intervista Andre Senoner – Il racconto della Grande Montagne

da L'Equilibrista @lequilibrista27 Reggio Emilia 1 febbraio 2021 - Nella Montagne de Reims troviamo la zona di eccellenza e la sottozona dalla quale qui nascono i Grandi Cru e “La Grande Montagne”.

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Ritroviamo finalmente il suolo della pura “craie”, che ricordiamo essere il frutto di rocce sedimentarie, calcaree e gesso. A prima vista solida e di un bianco accecante, tanto da rinfrangersi nelle cantine sotterranee e storiche di Reims in tutto il suo splendore.

Viaggeremo dalla piccola frazione di Ludes in qui il Meunier si ritaglia uno spazio importante, al fianco del re Pinot Noir, per fare poi tappa a Verzy, teatro vitato di molte Maison di spicco in cui anche i piccoli vigneron in proprio realizzano vini verticali e freschi. 

Per completare il nostro tour, voleremo a Ambonnay dove nonostante la robustezza e muscolarità del terroir, possono nascere Champagne di estrema finezza e generosità.

Tra le cantine che Andre Senoner ha deciso di mettere in evidenza per noi per questa occasione, troveremo su tutte: Béreche et Fils, Mouzon Leroux e Marie-Noëlle Ledru.

Se parliamo dei fratelli Béreche, dobbiamo citare Vincente e soprattutto Raphaël che dopo aver rilevato l’azienda dal padre hanno impresso tutto il loro talento e visione contemporanea per una decisa sferzata che punta su di una nuova di vigna con annessa cantina. Ci troviamo a Craon de Ludes luogo suggestivo dove le fermentazioni spontanee e l’uso di botti nuove, (da 350 litri di capienza) di provenienza dalle foreste della Borgogna, dona a questi vini eleganza e prestigio. 

La cosa che salta agli occhi è che tutti i tiraggi, passaggio indispensabile per gli champagne che riposano durante la seconda fermentazione, avvengono con i tappi in sughero “bouchon liege”. Espressione questa che a seconda dello Champagne scelto, sempre fra quelli di casa Béreche, conduce a stili freschi e vibranti passando ad una linea precisa in qui le note ossidative controllate, tanto da esplodere in bouquet di grande ampiezza e spinta olfattiva. 

Sebastien Mouzon è invece un paladino della sostenibilità in vigna, ci troviamo qui nella Grand Cru di Verzy, in cui molte Maison di pregio detengono e acquisiscono le uve per le loro cuvée d’assemblage. 

Sebastien predilige l’utilizzo di legni usati che abbiano almeno 4 o 5 passaggi alle spalle, dimostrando idee chiare di “vin du champagne” che possano esprimere delicate sfaccettature delle vigne di Verzy con la chiara peculiarità di crescere su una tipologia di suolo ricca di “silex“, una vera chimera che in pochi in Champagne possono vantare. 

Che dire poi de la “madame” che per molti incarna la regina di Ambonnay. Siamo nel noto villaggio dove il Pinot Noir è conosciuto per austerità e potenza, ma che grazie alla “madame” si è imposto come chiaro vessillo di cuvée d’ assemblage di estrema eleganza e freschezza. 

Ma quale può essere il suo segreto? 

In una parola: semplicità, perché non fa nessun uso di legni ma si affida alla conoscenza del proprio terroir in modo esclusivo. Pensate che questa grandiosa produzione da Lei prodotta riferisce di circa 13.000 bottiglie l’anno, tutte sboccate “a voile”dalla stessa Marie

Champagne leggendari, quasi introvabili che tra qualche anno scompariranno del mercato delle vendite purtroppo ma che hanno segnato una generazione ed hanno contribuito senza dubbio a portare avanti il mito di questa Regione. 

Vino_champagne_1.pngChampagne Grand Cru BdN Cuvéè du Goultè Extra Brut 2015, 100% Pinot Noir

Il suo esempio di Blanc de Noir di Ambonnay è di perlagè finissimo, al naso potente ed elegante. Inizialmente note tostate di caffè e zabaione, sorprendente se si pensa che non fa legno, per poi attendere l’arrivo dell’agrume rosso, dell’arancia sanguinella con un continuo ed incessante di susseguirsi di sensazioni. 

Al palato, rimane fine, contrassegnato da una potenza viva ma ragionata che delizia il palato tanto non vorresti finisse mai.

Abbinamento con sella di agnello della Val di Funes, cotto nel suo grasso e burro con insalatina di bieta e levistico marinati.

 

 

Champagnvino_champagne_2.pnge Reserve Brut s.a, 35% Meunier, 35% Chardonnay e 30% Pinot Noir

 Lo Champagne per con qui i Béreche si fanno conoscere e subito ricordare, si distingue per grande bilanciamento tra le note acido-minerali e tenendo conto che ci troviamo davanti sempre ad una “Reserve” e che la freschezza delle note aggrumate e spezie in primis regalano note sempre molto complesse, non può che farci venire voglia di conoscere gli altri prodotti della sua linea.

Abbinamento con spiedino di anguilla laccata nel miele e cotto sulla brace sulla piastra giapponese yakitori in brodo di anguilla e erbe aromatiche.

 

 

 

vino_champagne_3.pngChampagne L’Atavique Extra Brut s.a, 70% Pinot Noir e 30% Chardonnay (cuvée 2015 + vin de reserve)

Il nome “Atavismo, cioè il ritrovamento di un carattere passato e storico in riferimento ad un tema futuro, discende ed esalta la caratteristica tipica per cui possiamo citare: “No filtrazioni e minima solforosa impiegata”. 

Champagne fragrante di eleganza dalle sfumature minerali di grande godibilità, seguite da note di frutta secca e agrumi. Un mio consiglio da bere a temperatura di 8-10 gradi al fine di lasciarlo esprimere al meglio.

Abbinamento con lumache cotte in acqua di prezzemolo e servite con chips di polenta fritta e aglio nero fermentato.

Una zona di elezione che vanta storicità e alcuni frammenti di storia che rimarranno tali perché del passato non sempre vi è continuità, ma senza dubbio eternità. 

Il rendere queste zone davvero uniche, sebbene spesso battute da degustatori esperti, non fa altro che portare voglia di scoperta e continua curiosità. 

 

 

 

L’Equilibrista @lequilibrista27

Andre Senoner @andre_somm_

 

 

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