di Matteo Impagnatiello Langhirano 12 dicembre 2020 - Il secondo Governo Prodi, in carica dal 17 maggio 2006 al 8 maggio 2008, aveva scelto la città di Foggia come sede ospitante l’Autorità italiana. Il successivo Governo, in carica dal 8 maggio 2008 al 16 novembre 2011, quello presieduto da Berlusconi per la quarta volta, aveva confermato il capoluogo della provincia pugliese.
La scelta di Foggia era dettata per la rilevanza della produzione agroalimentare nel suo territorio, ma anche per la forte presenza di eccellenti centri di formazione e ricerca.
Il dissenso di matrice leghista ha fatto si che il nostro Paese, a tutt’oggi, non disponga dell’Autorità alimentare. Questa Istituzione pubblica, operando, apporterebbe il suo contributo per la consulenza scientifica, sui rischi correlati alla catena alimentare.
I parlamentari leghisti hanno agito per non affidare l’importante Istituzione alimentare alla città di Foggia.
Circa 12 anni fa, nel 2008, non fu però decisa solamente la sede: furono stanziati soldi pubblici, per la precisione 6 milioni e mezzo di euro per la sua realizzazione. Dove sono finiti? Semplicemente cancellati e destinati ad altri capitoli di spesa.
Sulla sicurezza alimentare, la narrazione della tolleranza zero, sbandierata con demagogia dal partito unico della Nazione, si infrange nelle aule della nostra disastrata Giustizia. Il più delle volte accade che le lungaggini giudiziarie si concludano con sole sanzioni pecuniarie.
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare collabora con le rispettive Agenzie nazionali dei Paesi aderenti all’Unione europea. Se l’Italia non ha mai istituito la propria Agenzia nazionale, con chi collabora? Nel nostro territorio, l’importante materia alimentare viene presa in carico da una moltitudine di enti (comitati e organismi vari), oltre che dai due ministeri interessati, tutti privi però di un valido coordinamento. Nel Paese delle eccellenze alimentari, qual è l’Italia, gli Esecutivi ad oggi succedutisi hanno fatto poco in tema di sicurezza e tutela alimentare: prova ne è la mai nata Autorità nazionale, assente nelle agende governative del Belpaese, sebbene l’istituzione ed il modello di essa siano stabiliti dal diritto comunitario. La sua creazione risponde ad un’esigenza di soddisfare i criteri di organizzazione indipendente delle funzioni di valutazione del rischio alimentare, sul modello delle funzioni dell’Autorità europea.
Il nostro legislatore è in forte ritardo sulla tabella di marcia. A questo punto, sorge il dubbio: Conte e i suoi ministri sanno della necessità dell’Autorità nazionale? Manca, intanto, l’Autorità italiana per la Sicurezza Alimentare.