Mercoledì, 02 Dicembre 2020 09:31

CSA di Noceto investe sulla produzione di mascherine ma si scontra con la concorrenza cinese. "Chiediamo spiegazioni" In evidenza

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CSA Noceto, nuova divisione per produrre mascherine. Ma pesa la concorrenza sotto-costo cinese. Il presidente Barbarini: “Chiediamo spiegazioni alle Istituzioni”.

Noceto 2 dicembre 2020 - Dagli articoli in vetro per la grande distribuzione (attività storica) alle mascherine chirurgiche per proteggere le persone e ridurre i contagi da Coronavirus. È questo il cambiamento messo in atto dalla Cooperativa Servizi Aziendali (CSA) di Noceto, in provincia di Parma, fondata negli anni ’90 e che oggi annovera un centinaio di soci e circa 90 addetti concentrati nello stabilimento produttivo di Medesano.

La nuova divisione medicale della Cooperativa è stata ribattezzata BioMec e dispone di una linea automatica capace di realizzare fino a 90.000 mascherine al giorno, che vengono poi immesse sul mercato e vendute a imprese e grossisti del settore medicale.

“La prima ondata della pandemia ha evidenziato la carenza di una filiera italiana per la produzione di dispositivi di protezione individuali, fra cui le mascherine; in breve tempo ci siamo attrezzati e a maggio siamo riusciti a differenziare la nostra produzione avviando la divisione medicale BioMec per la produzione e la commercializzazione di Dispositivi Medici di Classe I, certificati dall’Unione Europa, come le mascherine chirurgiche” spiega Maurizio Barbarini, presidente della CSA, cooperativa aderente a Confcooperative Parma. “Lo abbiamo fatto - aggiunge Barbarini - cercando di dare una mano alla nostra comunità in una situazione così difficile, ci abbiamo creduto a tal punto che l’investimento lo abbiamo realizzato con le nostre risorse finanziarie, senza richiedere l’intervento del decreto ‘Cura Italia’. Ci siamo impegnati a dare continuità lavorativa alla nostra gente ed, evidenziata una riduzione da marzo del 30% della nostra attività storica, lo sforzo realizzato ci ha permesso di azzerare l’utilizzo della cassa integrazione dal 15 di maggio, permettendoci anche di fare qualche assunzione”.

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Insomma, un bell’esempio di resilienza cooperativa e capacità di trasformazione di fronte ai cambiamenti posti dalla società. La scelta si è infatti rivelata vincente, soprattutto fino ai mesi estivi. Perché poi sono subentrate situazioni ritenute da Barbarini “anomale e di dubbia chiarezza”.

“All’inizio siamo andati bene a livello produttivo, soprattutto nei mesi di maggio, giugno e anche metà luglio - continua Barbarini -. Purtroppo, da agosto fino ad arrivare a oggi, abbiamo registrato un notevole calo a livello produttivo, passando alla realizzazione di 350 mila pezzi al mese, quando il nostro potenziale è di 1,7 milioni di pezzi; e questa riduzione si è verficata in un momento in cui la richiesta di mascherine cresceva”.

Il problema sta nella concorrenza cinese, che immette sul mercato enormi quantità di mascherine a prezzi molto bassi, ben al disotto dei costi di produzione per un’impresa italiana. “L’entrata nel nostro mercato dei prodotti cinesi è stata a dir poco dirompente - spiega infatti Barbarini - e ha fatto praticamente saltare la proposta iniziale di riorganizzare l’attività produttiva sanitaria in Italia del 75%. Le aziende cinesi, infatti stanno vendendo sul loro mercato e su quello indiano il prodotto a 0,046 euro al pezzo, con un costo finale per gli importatori in Italia che si aggira attorno ai 0,09/0,10 euro. Diventa di conseguenza impossibile, per un’impresa italiana, competere con un prezzo del genere. Una volta pagati i materiali, infatti, il costo della manodopera nel nostro Paese non ci consente di competere nei prezzi, pertanto si perdono importanti fette di mercato e di occupazione”.

“Basta solo – continua Barbarini - verificare il costo della parte filtrante delle mascherine di produzione Italiana da noi utilizzato, che oggi costa tra i 20,00/25,00 euro al kg. (con tutte le analisi, certificazioni, modalità produttive ecc.) rispetto a prodotto cinese, oggi offerto a 8,00 euro al kg”.

Che fare allora? La CSA non si è data per vinta e ha iniziato a muoversi. “Abbiamo scritto una lettera che, attraverso il nostro sindaco di Noceto (PR), speriamo possa arrivare anche alle Istituzioni di altri livelli, come la Regione, per avere spiegazioni in merito. L’impegno dichiarato a suo tempo da Domenico Arcuri, commissario del Governo per l’attuazione delle politiche di contenimento del Covid, non è stato attuato e di questo passo rimarrà una delle tante promesse non mantenute legate a questo periodo”.

“Al di la di tutto – conclude Barbarini - siamo orgogliosi del nostro prodotto avente capacità filtrante PFE del 99,4% e una traspirabilità del 34,6%, realizzato con materiali prodotti in Italia ed Europa, in ambiente controllato con filtraggio dell’aria in entrata e relativo abbattimento delle polveri fino a 3 micron”.

COOPERATIVA SERVIZI AZIENDALI (CSA) - LA SCHEDA

Nata nel 1996 come cooperativa di produzione e lavoro a mutualità prevalente nel confezionamento di articoli in vetro per la grande distribuzione, la Cooperativa Servizi Aziendali CSA di Noceto (Pr) si è poi sviluppata nel settore del confezionamento e della movimentazione, gestendo in modo integrato le commesse in conto terzi, sotto il profilo operativo, tecnico ed informatico. Al momento vanta 100 soci diretti, con 30 collaboratori interinali di cui il 50% stabilizzati.

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