Domenica, 24 Marzo 2013 07:01

Benvenuti in "ghiaia" In evidenza

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- di Lamberto Colla - 
Parma 24 marzo 2013 -
Nei giorni scorsi, con alcuni amici, parlavamo delle bellezze artistiche del nostro Paese e di come, ad ogni scavo, emergano utensili e reperti antichi. Un patrimonio, si commentava, che tutto il mondo ci invidia ma che, vuoi per ragioni economiche, vuoi per ragioni organizzative non riusciamo a promuovere come dovremmo. Ed i pensieri corsero, ovviamente, anche alla nostra Parma e su quel pezzo di ponte romano che "sorregge" via mazzini all'intersezione con il ponte di mezzo.

Ricordo quando, agli inizi degli anni '70 fu aperto al pubblico e quali emozioni mi generò la visione di queste pietre così ben modellate ad arco e la romantica illuminazione dei faretti che creavano docili chiari e scuri esaltando ancor più il ritrovamento archeologico.
Ma ricordo anche il degrado al quale, il "sottopasso" che custodisce il ponte, sia andato incontro negli anni a seguire.
Così, mosso da curiosità, sono tornato con l'occhio critico del turista, in quel luogo che raccoglie il ponte romano e la Piazza Ghiaia, l'antica Beccheria ai tempi di Maria Luigia.
Più recentemente, anche piazza ghiaia, è stata restituita alla città restaurata e coperta da una "vela in acciaio e vetro" che non poche polemiche ha scatenato.
La "ghiaia", così confidenzialmente chiamata dai parmigiani, era l'ultimo pezzo di concentrazione sociale e fulcro del commercio familiare: il "mercato" del paese. Lì tutti, andavano per trovare qualcosa a "buon mercato" ma lì si andava anche per trovare quello che l'omologazione delle offerte dei centri commerciali, non offriva più.
Banchi stipati l'uno accanto all'altro, d'autunno la pioggia che scorreva tra i banchi e immancabilmente il rivolo si infilava nel colletto della camicia mentre, chinato, stavi scegliendo il pezzo da acquistare. Intanto, voci baritonali, invitavano a non perdere l'ultima promozione, l'ultima ed esclusiva offerta del banco. E poi, iniziata la trattativa. Un rituale che finiva sempre e costantemente con un sorriso di ringraziamento e un cordiale Buongiorno o buonasera.
Si andava in Ghiaia anche per non acquistare solo per "vieverla" socialmente. Qualcuno ti avrebbe offerto, almeno, un sorriso sia che ci fosse stata la nebbia, la neve o la pioggia. Niente scalfiva quel "gusto sociale parmigiano" che, solo la Ghiaia, è sempre riuscita a mantenere e offrire a chiunque.
E' così che questa volta ho riacceso gli occhi e la macchina fotografica per vedere, come dicevo, la mia Ghiaia dall'ottica del turista.
Interrompo qui il racconto, pronto però a riprenderlo tra qualche giorno, dopo che avrò metabolizzato la rabbia.
Lascio alla "galleria fotografica" la descrizione del luogo e a voi il commento.
Oggi un cartello rosso invita: "VIVI LA GHIAIA". Un tempo, pochi anni fa, quel cartello, anche se vi fosse stato, nessuno l'avrebbe notato. Sarebbe stato soffocato dalla folla.




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