Il Presidente di Ascom-Confcommercio ha lanciato nei giorni scorsi un allarme più che giustificato sulla sorte del piccolo commercio, travolto dall'emergenza sanitaria. Come organizzazioni di categoria territoriali abbiamo sottoscritto con Ascom un alto numero di accordi per l'utilizzo degli ammortizzatori sociali al fine di proteggere i lavoratori e l’esistenza stessa delle imprese. La preoccupazione del Presidente Dall'Aglio è, quindi, più che condivisibile, soprattutto per la pesante ricaduta occupazionale stimata per difetto in qualche migliaio (più di 3000) su Parma e Provincia di lavoratori tra addetti del commercio e del turismo. Del resto, i dati sull'emergenza alimentare stanno già denunciando un peggioramento sensibile delle condizioni economiche anche nella nostra città.
La risposta del Sindaco Pizzarotti, molto concentrata sulla necessaria sburocratizzazione che permetterebbe alle Amministrazioni di intervenire e decidere dal basso e sul territorio, tralascia completamente - a nostro avviso - un tema da estremamente delicato e fortemente impattante sia sulle condizioni di lavoro che sulla sostenibilità degli esercizi: quello degli orari e delle aperture domenicali e festive, ad oggi totalmente liberalizzate dal decreto Monti.
Tale tema, sottaciuto nello scambio social tra Ascom e Amministrazione, è in realtà in revisione nella DMO, ma in un'ottica tutta economica. Le notizie preoccupanti che arrivano dal fronte del retail (ZARA, H&M), di possibile riduzione della capillarità dei punti vendita sul territorio nazionalek prosciugati" dall'on-line, lasciano intravedere una revisione nelle grandi catene, che potrà riguardare anche orari e aperture. Lavoro agile, contrazione dei consumi, on-line spinto, impoverimento, "l'autunno che verrà" agiscono oggi sulla sostenibilità dei modelli organizzativi pre-covid, spinti sul tutto aperto, sempre e comunque.
Al Sindaco - di cui sono note ed apprezzate le posizioni argomentate di contrarietà alle aperture domenicali e nei festivi - sollecitiamo, quindi, l’inserimento nella sua agenda anche della possibilità di intervenire a livello di amministrazione locale su orari e calendario aperture, due elementi della cosiddetta liberalizzazione che hanno prodotto solo distorsione competitiva tra DMO e commercio tradizionale e il proliferare di contratti di lavoro "povero".
FILCAMS, FISASCAT e UILTUCS hanno sempre contrastato le riforme di liberalizzazione del commercio in tema di orari, spesso apostrofati come "corporativi" e non in linea con i tempi della città e dei servizi dei cosiddetti "centri storici"; centri storici che da anni assistono ad una impietosa desertificazione provocata dal diffondersi di centri commerciali, mall, oggi a loro volta - come in una struttura circolare - in crisi.
Proprio perché il tema degli orari e delle aperture dei negozi non diventi solo un pretesto per una profonda riorganizzazione dei format con pesanti ricadute occupazionale, come organizzazioni sindacali sollecitiamo un confronto tra Parti sociali ed Amministrazione vero, non virtuale. Un confronto che ci possa guidare fuori dall’emergenza sanitaria, che ha ridisegnato profondamente bisogni, consumi, socialità e mobilità, con un’idea chiara del cambiamento che deve passare per una sostenibilità non solo economica ma sociale.
p.la FILCAMS CGIL Parma
Silvia Avanzini, Paola Bergonzi
p.la FISASCAT CISL Parma e Piacenza
Giulia Avanzi, Marco Alquati
p.la UILTUCS UIL Parma
Cosimo Zumbo, Cataldo Giammella