A confermarlo è il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate, che ha risposto oggi in Senato ad una interrogazione parlamentare che chiedeva chiarimenti sulle intenzioni di rifinanziamento della cambiale agraria da parte del Ministero.
“Il prestito cambiario promosso da Ismea è stato accolto con molto favore dalle imprese agricole – dichiara il Sottosegretario Giuseppe L’Abbate – tant’è che i fondi messi a disposizione dall’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare sono stati esauriti. Alla luce delle diverse proposte normative di modifica che ne prevedono il rifinanziamento nell’ambito della conversione in legge del Dl Rilancio, attendiamo l’esito del confronto parlamentare sugli emendamenti”.
Accanto a questo strumento, le imprese agricole possono attivare i prestiti bancari con le garanzie Ismea, che dispongono di una dotazione di 350 milioni di euro, a cui si è aggiunto l’accesso diretto al Fondo di Garanzia di Mediocredito Centrale.
“La possibilità di avvalersi in maniera diretta, senza l’intervento dei confidi, entrerà presto nella fase operativa e consentirà un rapido e consistente afflusso di liquidità al comparto primario – spiega Giuseppe L’Abbate – Inoltre, con il Decreto Rilancio, ora in discussione alla Camera, abbiamo predisposto lo stanziamento di un fondo emergenziale a tutela delle filiere in crisi pari a 500 milioni di euro, aumentato al 70% la misura di anticipazione erogata in attuazione dei regimi di sostegno previsti dalla PAC e uno stanziamento di 100 milioni di euro per far fronte alla crisi di mercato nel settore vitivinicolo. Infine, la recente attivazione del “regime italiano” permette – conclude il Sottosegretario alle Politiche Agricole – nell’ambito del quadro temporaneo degli aiuti autorizzati dalla Commissione europea per l’emergenza Covid-19, a Regioni, Province autonome, altri enti territoriali e Camere di Commercio di concedere contributi (sotto forma di sovvenzioni dirette, agevolazioni fiscali e di pagamento, o in altre forme) fino a 120.000 euro per ogni impresa della pesca e dell’acquacoltura e fino a 100.000 euro per ogni impresa attiva nel settore primario”.