Roma, agosto 2013 -
- Su base annua il divario si restringe al +9,8% .
I prezzi agricoli invertono la marcia a luglio. L'indice Ismea delle quotazioni all'origine, dopo due mesi di rialzi, ha ripiegato a 139,5 (base 2000=100), facendo segnare rispetto a giugno una flessione del 4,8%. Il calo piuttosto netto, determinato da una caduta dei prezzi dell'8,2% per le coltivazioni (+0,4% le produzioni zootecniche), ha imposto un freno anche alla dinamica tendenziale. Su base annua (vale a dire rispetto a luglio 2012) il divario delle quotazioni resta positivo, ma l'aumento del 9,8% (+16,2% i prodotti vegetali; +2,2% la zootecnia) risulta più attenuato rispetto al +13,5% di giugno. Gli sviluppi congiunturali rivelano un calo generalizzato dei prezzi tra le coltivazioni. Nel caso della frutta fresca, che in un mese ha ceduto il 17,5%, l'andamento negativo di luglio riflette il progressivo ampliamento dell'offerta stagionale, seppure in un'annata di raccolti più scarsi rispetto al 2012. Quest'ultimo fattore spiega il forte divario tendenziale dei prezzi, che su luglio dell'anno scorso risultano in aumento del 43,2%. Negativa anche l'evoluzione mensile dei prezzi degli ortaggi (-6,1%), che su base tendenziale spuntano invece un più 17,9%. Per i cereali - spiega l'Ismea - i prezzi in Italia, che rispetto a giugno hanno perso il 6,2%, risentono del generale clima di distensione sui mercati internazionali. Il calo ha riguardato soprattutto frumento tenero e mais, mentre è apparso complessivamente più stabile il listino del grano duro. Rispetto a luglio 2012 le quotazioni segnano in generale una flessione del 3,7%, con perdite fino al 15,5% per il frumento tenero. In controtendenza solo risone e grano duro, in aumento rispettivamente del 10,4% e di quasi il 5% su base annua. Tra i prodotti di origine vegetale è proseguito il graduale assestamento al ribasso dei vini (-0,9%), i cui valori restano però superiori del 21,9% a quelli dell'anno scorso. In leggera contrazione a luglio anche oli di oliva (-0,4% il dato mensile), ma in un anno le quotazioni spuntano un forte aumento, calcolato mediamente da Ismea in un più 31,4%. Nel comparto delle produzioni animali a un incremento dei prezzi dello 0,8% mensile per il bestiame vivo, determinato essenzialmente dal forte rincaro dei suini da macello (negativa invece la dinamica congiunturale delle quotazioni di bovini e avicoli), ha corrisposto un meno 0,1% dei lattiero-caseari, in un mercato più debole soprattutto per i formaggi grana. Il dato tendenziale rivela una crescita dei prezzi del 2,9% per latte e derivati, riconducibile soprattutto ai forti rincari del burro (+56% circa rispetto a luglio 2012). Più elevate anche le quotazioni del bestiame vivo (+1,6%), con aumenti prevalenti nell'avicoltura (+10,7%).
(Fonte Ismea)