Allerta GIALLA per temporali per le province di PC, PR, per vento per le province di PC, PR, RE, MO, BO, FC, RN, per stato del mare per le province di FE, RA, FC, RN
Dal tardo pomeriggio di oggi 9 settembre previsto un peggioramento delle condizioni meteorologiche con temporali di moderata forte intesità sul settore occidentale in estensione nel corso della notte sul resto del territorio. Dal pomeriggio mare molto mosso al largo con altezza dell'onda tra 1,8 e 2,5 metri. Nella serata venti di moderata forte intensità sui rilievi fino 75km/h circa.
Descrizione meteo: Si prevede un peggioramento delle condizioni meteorologiche dal pomeriggio-sera con temporali di moderata-forte intensità sul settore occidentale (macroaree G,H), in estensione nel corso della notte sul resto del territorio. Dal pomeriggio mare molto mosso al largo con altezza dell'onda tra 1,8 e 2,5 metri. I venti saranno di moderata forte intensità sui rilievi nella serata, fino a 40 nodi sui rilievi (circa 75 km/h).
Per approfondimenti sul contenuto del presente documento e la consultazione dei dati in tempo reale: https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it
Piacenza - 8 Settembre 2017 - "L'urgenza e la tempestività di azione che gli effetti nefasti causati dalle più gravi emergenze ambientali come il terremoto impongono alle istituzioni richiedono sforzi, concretezza, competenze, capacità di sintesi e continua dedizione alla causa. E' proprio per questo motivo – ha sottolineato il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Fausto Zermani – che riteniamo strategica e opportuna la recente nomina della Sottosegretaria all'Economia Paola De Micheli – nel ruolo di nuovo commissario alla ricostruzione post sisma nel Centro Italia.
In prima linea nella più recente e distruttiva emergenza alluvionale piacentina del 2015 l'Onorevole De Micheli si è dimostrata non solo attenta conoscitrice delle singole realtà territoriali locali, ma ha saputo tener fede agli impegni presi facendo seguire alle parole fatti concreti e portando sul territorio risorse quanto mai indispensabili. Proprio pochi mesi fa a Piacenza, in occasione della presentazione alla cittadinanza della strategica Cassa di espansione della Farnesiana a protezione di buona parte del perimetro cittadino, Paola De Micheli ha rimarcato come: "sia fondamentale credere in un paese nel quale chi si sacrifica e lavora duro deve avere più opportunità di crescere e realizzarsi"; crediamo pertanto – ha concluso Zermani - che questa sia davvero una grande opportunità per concretizzare questa verità espressa dalla De Micheli, una verità che in questo caso specifico diventa necessità primaria per chi ha subito incolpevolmente.
Il perdurare di condizioni meteo climatiche sfavorevoli con assenza di precipitazioni e temperature elevate mantiene alto il livello di emergenza nei territori serviti da Montagna 2000 S.p.A; la riduzione della fruizione turistica soprattutto nelle frazioni ha permesso di sospendere il turno notturno di approvvigionamento con le autocisterne mentre sono ancora numerose le cisterne impiegate durante le ore del giorno e nei weekend.
La società ha completato quasi tutti gli affidamenti necessari per il cantieramento dei lavori previsti dai fondi stanziati dall'ordinanza del capo del dipartimento di protezione civile numero OCDPC468/2017. La natura pubblica della società impone il rispetto dei disposti del c.d. Codice degli Appalti e solo il forte impegno del personale ha permesso la redazione di tutti i progetti necessari ai bandi di gara che sono stati portati a termine a tempi di record nel corso del mese di agosto.
Lunedì 28 agosto verranno cantierati i primi lavori che sono stati individuati come prioritari ed attinenti il potenziamento di stazioni di sollevamento e rilancio, la ricerca d'acqua per nuovi pozzi al fine di diminuire la dipendenza da condizioni climatiche che sono certamente eccezionali ma all'interno di un mutato (in peggio) scenario climatico.
I fondi di cui all'ordinanza di protezione civile sono sufficienti a gestire il periodo della vera e propria emergenza stabilita in un ordine temporale di 90 giorni e che andranno, in grande parte, a finanziare i viaggi delle autocisterne ed i primi interventi di emergenza. Attraverso il POI (piano operativo degli interventi) finanziato dalla tariffa e, soprattutto, con fondi straordinari dovranno essere individuate quelle azioni, interventi, misure che permettano di affrontare la prossima estate con maggiore serenità.
Non sempre e non ovunque è stato compresa dagli utenti l'entità della grave emergenza idrica e sono stati registrati sul territorio comportamenti scorrenti in violazione delle ordinanze (a volte troppo light): irrigazione di orti, giardini e campi sportivi, riempimento di piscine, ecc. L'assenza di controlli strutturati da parte delle autorità delegate ha favorito questi comportamenti che sono andati in danno della collettività.
Ondata di caldo africano Sull'Italia. Le condizioni meteo di domenica - secondo il sito meteo.it - saranno dominate dall'alta pressione che garantirà una giornata in generale soleggiata e spingerà ulteriormente verso l'alto le temperature.
Allerta GIALLA per temperature estreme per le province di PC, PR, RE, MO, BO, FE, RA, FC, RN. Per la giornata di domani 27 agosto persistenza di alta pressione sull'Italia con aria calda di origine africana determinerà debole disagio bioclimatico sulle pianure interne più intenso nelle aree urbane.
Descrizione meteo: Persistenza di alta pressione sull'Italia con aria calda di origine africana determinano debole disagio bioclimatico sulle pianure interne della nostra regione. Tale disagio sarà più intenso ed avvertibile nei centri urbani della suddetta pianura.
Per approfondimenti sul contenuto del presente documento e la consultazione dei dati in tempo reale: https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it
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Da Meteo.it - Ondata di caldo africano Sull'Italia. Le condizioni meteo di domenica - secondo il sito meteo.it - saranno dominate dall'alta pressione che garantirà una giornata in generale soleggiata e spingerà ulteriormente verso l'alto le temperature, con valori ben al di sopra della media stagionale (in media registreremo 5-6 gradi in più rispetto ai valori tipici dell'ultima decade di agosto). In molte località, specie in Emilia, al Centrosud e in Sardegna, il termometro segnerà valori attorno ai 35 gradi, con punte anche di 36-37 gradi.
La situazione non vedrà cambiamenti sostanziali neppure la prossima settimana, quando sul mediterraneo insisterà l'alta pressione: fino alla fine del mese quindi le giornate rimarranno in prevalenza soleggiate e continuerà l'assenza di piogge di degne di nota, mentre le temperature, pur con una lieve flessione, rimarranno ovunque al di sopra dei valori medi stagionali.
Politiche sull'acqua nel Nord Italia: Meuccio Berselli nominato dal Governo alla guida del nuovo distretto che accorpa le vecchie autorità di bacino e ne unisce le funzioni.
La nomina è arrivata dalla Presidenza del Consiglio su proposta del Ministro dell'Ambiente Galletti. La sede del nuovo Distretto resterà a Parma. Il saluto del Consorzio di Bonifica Parmense del presidente Spinazzi.
Parma – 23 Agosto 2017 - E' un emiliano e arriva dal mondo dei Consorzi di bonifica la nuova guida del più ampio Distretto idrografico italiano, quello padano, che con i suoi 71 mila km quadrati di estensione, è stato varato dal Governo nel dicembre 2016 dopo l'accorpamento delle diverse Autorità di bacino e che sovrintende e coordina le politiche dell'acqua nei territori sottesi all'influenza del fiume Po in numerose regioni italiane.
Il nome del nuovo Segretario Generale del Distretto è quello di Meuccio Berselli, 56enne, nato a Sorbolo nel parmense e residente proprio sulle rive del Po a Mezzani paese di cui è stato anche sindaco per due legislature dal 1999 al 2009. Geologo di professione, fino ad oggi è stato impegnato nella direzione del Consorzio di Bonifica Parmense associato ad ANBI Emilia Romagna.
Laureato in Scienze Geologiche all'Università di Parma, Berselli è esperto di idrologia, geologia applicata, geotecnica, bonifica, bonifica dei siti inquinati e recentemente ha ideato e poi realizzato alcuni importanti progetti ispirati alla salvaguardia del territorio e alla mitigazione del progressivo fenomeno del dissesto idrogeologico (SOS Bonifica e Difesa Attiva Appennino). Scelto tra numerose professionalità di alto livello del settore delle politiche ambientali il suo nome è stato proposto alla Presidenza del Consiglio dal Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti e il Governo ha poi controfirmato l'atto ufficiale per la sua nomina come primo Segretario Generale del nuovo distretto padano.
L'ufficialità del nuovo rilevante incarico - che proietta un parmigiano in una funzione di prestigio e soprattutto strategica e fondamentale per la gestione degli equilibri territoriali del Nord del paese (soprattutto alla luce degli effetti dei cambiamenti climatici in atto) è arrivata proprio nei giorni scorsi e la sua attività inizierà subito a partire dal suo insediamento negli uffici della sede generale del Distretto che - pur allargando notevolmente la prospettiva di azione territoriale - manterrà la propria sede a Parma in Via Garibaldi avvalendosi di uffici periferici. L'ultimo Collegato Ambientale 2016 – voluto con decisione dal Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - ha attuato infatti una riforma che può tranquillamente definirsi "storica" per la gestione delle acque e per le Autorità di bacino italiane : incrementando l'influenza dei nuovi Distretti, accorpando funzioni con particolare attenzione alla spesa: da 37 Autorità si è passati infatti a 7 distretti.
La dichiarazione di Meuccio Berselli " Voglio ringraziare il Ministro Galletti, sono onorato dell'incarico e mi metterò da subito al lavoro per rendere operative le linee guida e le aspettative che il Governo ha per una migliore attenzione alla cura del territorio e delle acque. Ho tante persone da ringraziare a partire dal mondo delle bonifiche e da quello del comparto agricolo, il presidente del Consorzio di Parma Luigi Spinazzi e tutto lo staff dell'ente che mi hanno consentito di lavorare al meglio per il nostro territorio così bisognoso di salvaguardia e attenzione costante".
La dichiarazione di Luigi Spinazzi presidente del Consorzio di Bonifica Parmense "Il ruolo dei Consorzi di Bonifica ha avuto una crescente importanza negli ultimi anni nella gestione capillare del territorio. Grazie all'operatività tecnica che forniamo quotidianamente a supporto e sostegno di molte amministrazioni locali per la sicurezza idraulica e la mitigazione del dissesto abbiamo valorizzato notevolmente la nostra funzione: ringrazio Berselli per la professionalità dimostrata e per questi 6 anni di intensa e sinergica attività i cui risultati concreti a beneficio del nostro comprensorio sono sotto gli occhi di tutti e hanno guadagnato unanimi riscontri positivi".
A un anno dal sisma dell'Italia centrale riviviamo di nuovo il dramma del terremoto, che stavolta ha colpito l'isola d'Ischia, con epicentro a mare, al largo di Forio d'Ischia, epicentro a 5 km di profondità e magnitudo 3.6 (poi ricalcolata di magnitudo 4).
Lascia perplesso come un terremoto di tale magnitudo possa provocare danni e vittime nel nostro Paese, è possibile che la magnitudo possa essere stata leggermente sottostimata ma, ripeto, è francamente allucinante che si continui a morire per terremoti di questa entità.
Il nostro Paese si conferma estremamente vulnerabile, non ci facciamo mancare niente dal punto di vista dei rischi geologici, non solo rischio sismico, ma anche vulcanico e idrogeologico. Ora sarebbe facile parlare dei ritardi della ricostruzione in Italia centrale, della necessità di accelerare interventi e azioni, ma quello che lascia più interdetti è la mancanza di atti concreti per la prevenzione. Si è parlato di tante cose, dall'informativa alle popolazioni alle lezioni nelle scuole, dal fascicolo del fabbricato alle assicurazioni sui fabbricati, dal rifinanziamento della carta geologica a quello per la microzonazione sismica fino alla necessità di abbattere le case abusive, come ribadito ieri anche dal Ministro Delrio.
Tante chiacchiere, ma un anno dopo non è stato fatto quasi nulla. Il governo e il parlamento si assumano la responsabilità di decidere in proposito senza farsi distogliere da interessi e lobby varie, come a proposito del fascicolo del fabbricato: ma veramente qualcuno crede ancora alla favola dei tecnici che si arricchirebbero con il fascicolo del fabbricato? Far conoscere lo stato sicurezza delle case dove un cittadino abita o lavora è un fatto di etica innanzitutto, un principio morale prima ancora che una misura di salvaguardia e di prevenzione civile.
Le misure per la prevenzione non possono non essere al centro dell'agenda del prossimo governo.
Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi
Al Telegiornale di Rai 3 il docente del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell'Università di Parma
Parma, 8 agosto 2017 - Roberto Francese, docente del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell'Università di Parma, membro del Comitato Glaciologico Italiano ed esperto di geofisica in ghiaccio, è stato intervistato da Rai 3 nell'ambito di un approfondimento legato al tema della siccità.
Nel corso del servizio, andato in onda nei giorni scorsi sul TG3 nazionale e realizzato sul ghiacciaio della Marmolada, Francese si è soffermato sulla forte tendenza alla regressione dei ghiacciai che si registra a partire dal 2000. L'intervista si è svolta in un punto della Marmolada privo di ghiaccio ma in cui – ha precisato Francese – nei primi anni '80 il ghiaccio era ancora presente. Il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai, secondo Francese, riguarderà sempre più la vita dell'uomo nei prossimi anni e il problema non potrà essere affrontato con politiche locali ma dovrà essere affrontato con politiche globali e di cooperazione tra gli Stati.
I ghiacciai alpini da sempre rappresentano una risorsa naturale di enorme valore che ha un impatto diretto su innumerevoli attività umane. I ghiacciai, infatti, sono uno dei principali agenti di ricarica delle falde acquifere in quanto durante il periodo estivo, per la parziale fusione, alimentano con continuità torrenti e fiumi che nel loro corso dalle Alpi al mare disperdono l'acqua in profondità. Il ridottissimo apporto di neve durante l'ultima stagione invernale e le alte temperature estive che hanno portato lo zero termico a 5000 metri di quota sono la causa dell'accelerazione nel ritiro dei ghiacciai alpini, che quest'anno potrebbe essere superiore al 2003, anno in cui l'Europa fu colpita da una massiccia ondata di calore.
Il ritiro dei ghiacciai, iniziato nella seconda metà dell'Ottocento, ha subìto un notevole incremento negli ultimi anni, con arretramenti delle "lingue glaciali" di centinaia di metri e riduzioni di spessore tali da comportare in un secolo una riduzione che supera il 70% delle superfici glacializzate originarie. Questa situazione contribuisce al depauperamento delle risorse idriche del nostro paese, rallentando – come detto - l'alimentazione delle falde acquifere.
La superficie glacializzata alpina (dati della Società Meteorologica Italiana) è passata da 250 km2 nel 1850 a circa 150 km2 nel 1970 e a poco più di 80 km2 nel 2010. Seguendo questa tendenza, nel 2020 la superficie glacializzata potrebbe oscillare tra i 65 ed i 70 km2.
Il Comitato Glaciologico Italiano cura da più di 100 anni il monitoraggio dei ghiacciai italiani, coadiuvato oggi dai Servizi Glaciologici Regionali e Provinciali. Comunica al World Glacier Monitoring Service i risultati della Campagna Glaciologica che ogni anno si tiene a settembre ad opera di rilevatori volontari che misurano la distanza del fronte da segnali fissi. Il Comitato cura un catasto dei ghiacciai italiani, che è stato aggiornato più volte nel corso del tempo. Oggi l'ultimo censimento rivela che molti dei ghiacciai sono estinti e molti altri si sono frammentati in lembi di ghiaccio separati. Dalla Piccola Età Glaciale (terminata intorno al 1850) i ghiacciai sono in ritiro, con alcune brevi pulsazioni positive: l'ultima è stata tra la metà degli anni '60 e la metà degli anni '80. A partire dal 2000 il ritiro ha mostrato un'accelerazione.
La scomparsa del ghiaccio ha portato a far affiorare nuovi resti della Grande Guerra nella Marmolada e nei principali ghiacciai alpini prossimi al fronte della Prima Guerra Mondiale.
Di Paolo Errani - L'auto elettrica è sempre più di moda, non solo nei discorsi da bar o nei garage dei vip.
Se adottati su larga scala, i veicoli elettrici potrebbero mantenere la promessa di ridurre drasticamente le emissioni dei gas c.d. clima-alteranti che derivano dal trasporto su gomma. Hanno, dunque, iniziato a costituire un elemento importante delle strategie energetiche nazionali di diversi Paesi (in primis quelli c.d. sviluppati) per il conseguimento degli obiettivi vincolanti stabiliti nei vari accordi internazionali in tema di "lotta ai cambiamenti climatici".
Non ci stupisce trovarli citati nel documento di consultazione della Strategia Energetica Nazionale (SEN) pubblicato lo scorso 12 giugno 2017.
MiSE e MATTM attendono di ricevere attenzione e commenti da tutti i portatori di interessi, dal più grande al più piccolo. E a leggere sembra che anche nel nostro Paese i veicoli elettrici siano destinati ad avere un ruolo sempre più importante dal punto di vista economico e politico. L'occasione ci appare dunque più che mai propizia per elaborare alcune riflessioni sul tema.
Innanzitutto va sottolineato che per ottenere un impatto notevole e positivo sulla decarbonizzazione dei consumi energetici, i veicoli elettrici devono diventare l'opzione principale per la maggior parte degli automobilisti. È dunque necessario per i Paesi interessati orientare chiaramente la propria politica energetica verso lo sviluppo prioritario di norme, standard, protocolli ed infrastrutture per un uso diffuso dei veicoli elettrici. Altrimenti, il loro impatto sarà limitato, poco significativo, o peggio negativo. Nel lungo periodo potrebbe anche essere gravemente compromessa la capacità di raggiungere gli obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni, con extra-costi sostenuti a fronte di risultati scarsi o nulli per la salvaguardia dell'ambiente.
Va evidenziato, infatti, che mentre l'industria manifatturiera automobilistica sembra pronta ad affrontare la sfida dello sviluppo di veicoli elettrici per il mercato di massa, non sono ancora visibili progressi sia nello sviluppo di un'infrastruttura efficiente per la ricarica dei veicoli elettrici su larga scala, sia nell'implementazione dei relativi standard e protocolli. Mancano inoltre all'appello norme funzionali per la tariffazione in bolletta domestica o alla colonnina di ricarica. Tutti questi elementi sono essenziali al fine di rendere convincente la proposta dell'elettrificazione del trasporto su gomma agli occhi degli automobilisti proprietari ed eventualmente anche agli occhi di potenziali "clienti" interessati a nuovi modelli di proprietà/utilizzo/condivisione dei veicoli di trasporto personale.
In particolare, l'eventuale costruzione di un'infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici richiederà una collaborazione attiva di molte parti in un campo di gioco particolarmente complesso. Il Governo, il gestore della rete elettrica, varie autorità ed organi nazionali e locali, le società che producono e distribuiscono l'energia elettrica, ma anche le aziende esperte in IT, gli stessi fornitori di punti di ricarica (che, per esempio, potrebbero non coincidere necessariamente solo con gli attuali fornitori di carburante al dettaglio), e così via fino agli utilizzatori finali, tutti dovranno unire i loro sforzi e farli confluire nella realizzazione di una rete "intelligente" (quella famosa "smart grid" di cui si sente sempre più spesso parlare) – un'impresa enorme sia in termini di ingegneria di progetto che di gestione politica.
In secondo luogo va ricordato che, una volta costruite e messe su strada, le auto elettriche possono essere "verdi" solo quanto lo è l'elettricità utilizzata per caricare le loro batterie. Indubbiamente esistono vantaggi immediati in termini di riduzione dell'inquinamento, ma se vogliamo utilizzare le auto elettriche anche per decarbonizzare il nostro sistema energetico, dobbiamo spostare lo sguardo dalla marmitta (che non c'è) alla ciminiera della centrale elettrica (che c'è anche se non si vede).
Tenuto conto dell'intero ciclo di vita, tutte le fonti energetiche ed i relativi impianti utilizzati per la generazione di elettricità emettono nell'ambiente una certa quantità di gas-serra per chilowattora di energia prodotta. Le fonti rinnovabili moderne ed il nucleare sono quelle che producono elettricità con il più basso tenore di carbonio. Tra le fonti fossili, ovvero ad alto tenore di carbonio, il gas naturale è quella che comporta emissioni un po' più basse, ma comunque con livelli di un ordine di grandezza superiore a nucleare e rinnovabili.
Se consideriamo solo le emissioni associate al loro utilizzo, i risultati più recenti dei test sulle auto elettriche (pure) mostrano valori nella forchetta 20-120 gCO2eq/km (grammi di anidride carbonica equivalente emessi nell'ambiente per chilometro percorso) per i Paesi dell'Unione Europea più industrializzati e popolosi. In Italia si stimano circa 100 gCO2eq/km. Tali valori comprendono nel computo le emissioni dirette ed indirette associate alla generazione, trasmissione e distribuzione dell'elettricità. E come si può intuire variano molto a seconda del diverso mix di fonti ed impianti utilizzati per la produzione dell'elettricità, che può essere più o meno sbilanciato verso un alto tenore di carbonio. Per esempio il valore di 20 gCO2eq/km si riferisce all'utilizzo di veicoli elettrici in Francia, che è attualmente uno dei Paesi leader a livello mondiale nella decarbonizzazione del settore elettrico grazie al contributo preponderante della produzione elettronucleare (75%), associato ad una percentuale "sostenibile" di produzione da fonti rinnovabili (sostenibile in termini di gestione ottimale della rete elettrica).
Per confronto possiamo guardare alla forchetta 100-200 gCO2eq/km per i valori medi delle auto a benzina, e alla forchetta 80-160 gCO2eq/km per quelle diesel.
Non dobbiamo però dimenticare che, in termini di emissioni, mediamente i costi della fabbricazione degli autoveicoli sono pari a 40 e 35 gCO2eq/km per quelli alimentati a benzina e diesel rispettivamente. Per quanto riguarda invece la produzione di veicoli elettrici esistono allo stato dell'arte almeno tre scenari con valori compresi tra 50 e 90 gCO2eq/km. E questi scenari non tengono conto del tenore di carbonio associato alla produzione e smaltimento, ossia di un'analisi accurata dell'intero ciclo di vita (come si suol dire "dalla culla alla tomba" – con eventuale riciclo) delle batterie.
Volendo considerare un solo valore di riferimento tra quelli sopra esposti, è opportuno scegliere quello delle nuove generazioni di veicoli turbo diesel: nel medio termine infatti la "sfida automobilistica" più importante in termini di riduzione delle emissioni è quella tra elettricità e gasolio. Per le automobili alimentate a diesel più moderne le valutazioni delle emissioni si attestano attorno ai 90 gCO2eq/km; è quindi davvero difficile sostenere che le auto elettriche alimentate dall'attuale sistema elettrico italiano siano notevolmente migliori.
Bisogna fare di più e meglio.
L'attuale contributo della generazione elettrica rinnovabile e a basso tenore di carbonio all'approvvigionamento energetico del nostro Paese è uno dei più alti in Europa. Tuttavia, se l'Italia vuole soddisfare i propri obiettivi di decarbonizzazione anche attraverso l'utilizzo diffuso di auto elettriche, deve assicurare a queste una "alimentazione più verde" in modo costante. In altre parole, da una parte occorre aumentare la produzione e/o l'importazione dell'elettricità, dall'altra occorre fare in modo che la fornitura elettrica a basso tenore di carbonio sia costante nelle fasce orarie in cui la maggior parte dei veicoli elettrici sono in ricarica.
Il problema va affrontato con ragionamenti sul breve, sul medio e sul lungo periodo.
Inizialmente, i nuovi utilizzatori potranno essere ospitati con un piccolo impatto; ma, all'aumentare dei numeri, già nel medio termine diverrà sempre più concreta la possibilità di mettere in crisi le reti trasmissione e distribuzione dell'elettricità. Successivamente, con un'impennata della popolarità delle auto elettriche, i cambiamenti significativi nel tempo e nella dimensione dei picchi di domanda dell'elettricità potrebbero rendere inevitabile un maggiore utilizzo di generazione elettrica ad alto tenore di carbonio. Infatti, se il sistema di generazione elettrica non verrà rinnovato opportunamente ed in tempo, per soddisfare la richiesta massiccia di elettricità dei nuovi veicoli sarà inevitabile attivare o mantenere attive centrali termoelettriche a carbone o gas, ed usarle in finestre temporali in cui di norma sarebbe prevista una copertura quasi esclusiva dei consumi elettrici da parte delle fonti rinnovabili. Un aiuto potrebbe arrivare dalle importazioni. Oggi come oggi, però, considerato lo stato attuale dell'interconnessione delle reti elettriche europee e le strategie energetiche dei nostri vicini, è davvero difficile, se non azzardato, stimare un contributo efficace e risolutivo di un'eventuale importazione ad hoc dell'elettricità necessaria da Paesi produttori con mix fortemente sbilanciato verso rinnovabili e/o nucleare.
Dunque, se da una parte è vero che, in termini di consumo energetico annuo, teoricamente i requisiti di potenza aggiuntivi causati da un utilizzo su larga scala di veicoli elettrici sono gestibili; dall'altra è anche vero che fornire una sufficiente potenza elettrica a basso tenore di carbonio in momenti di picco di domanda sarà impresa assai più difficile. Si tratta infatti di adattare una domanda e dei requisiti di carica molto diversi e variabili nel tempo ad una offerta fluttuante ed imprevedibile; dato che la generazione elettrica integrata in Italia è già ora non facilmente controllabile e una buona percentuale della produzione a basso tenore di carbonio proviene da fonti rinnovabili aleatorie.
Ma attenzione, perché è su questo che si gioca il tutto: qualora non fosse possibile ottenere questo tipo di fornitura, nella realtà dei fatti verrà mancato del tutto l'obiettivo di riduzione delle emissioni tramite l'elettrificazione del trasporto su gomma, ovvero si otterrà solo un contributo minimo – per non dire irrilevante – a fronte di costi enormi, economici e politici.
L'inevitabile osservazione finale è che per avere un effetto importante, l'introduzione delle auto elettriche in Italia oltre che sui grandi numeri deve essere basata su di una decarbonizzazione pressoché totale dell'approvvigionamento elettrico. Questo significa attuare l'implementazione graduale e ben pianificata di un nuovo sistema energetico, ossia un enorme programma di cambiamento economico, supportato da una volontà politica salda.
Fonti principali consultate:
The Royal Accademy of Engineering - report "Electric vehicles: charged with potential", 2010
IPCC - special report "Renewable Energy Sources and Climate Change Mitigation", 2012
L. Wilson, Shrink That Footprint - report "Shades of Green: Electric Cars' Carbon Emissions Around the Globe", 2013
M. Noori et al., "Electric vehicle cost, emissions, and water footprint in the United States: Development of a regional optimization model" https://doi.org/10.1016/j.energy.2015.05.152
N. C. Onat et al., "Conventional, hybrid, plug-in hybrid or electric vehicles? State-based comparative carbon and energy footprint analysis in the United States" https://doi.org/10.1016/j.apenergy.2015.04.001
(Ekoclub International - sezione Energia)
Assenza di precipitazioni - Temperature decisamente sopra la media stagionale stanno provocando una situazione di vera e propria severità idrica in tutta la Regione Emilia Romagna.
Le verifiche effettuate in questi giorni dai Consorzi di Bonifica dell'Emilia Romagna ci consegnano un dato allarmante: i terreni agricoli hanno raggiunto il limite per la sopravvivenza delle coltivazioni agricole, al punto che l'acqua presente nel suolo è addirittura al di sotto dei livelli del dicembre 2016.
Bologna – 15 - 6 -2017 - L'Italia ha sete e l'Emilia Romagna purtroppo si trova in cima a questa speciale classifica e se il clima di questi ultimi sei mesi non lascerà immediatamente spazio a significative precipitazioni che il servizio meteo-clima purtroppo non prevede (se non a carattere temporalesco violento e oltremodo distruttivo come nel caso di ieri sera sull'Emilia Occidentale) nelle prossime due settimane quella che oggi è già una situazione di emergenza supportata da dati inequivocabili potrebbe trasformarsi, in poche settimane, in una emergenza catastrofica, scatenando conflitti per l'acqua tra i territori e danni colossali per l'intero agroalimentare regionale.
L'ANBI Emilia Romagna, forte degli ultimi rilievi registrati direttamente nelle locali falde acquifere superficiali dai suoi esperti (operanti nei Consorzi di Bonifica), aggiunge una ulteriore prova che l'iniziativa del Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini di chiedere lo Stato di Emergenza per tutta la regione non è stato allarmismo preventivo bensì un dato di fatto già conclamato. I dati rilevati in campo negli ultimi giorni ci dicono chiaramente che a livello regionale le falde sono completamente scariche e che i livelli raggiunti sono, in quasi tutti i territori della Regione, al di sotto di quelli registrati durante l'inverno.
A questo punto la situazione inizia ad essere davvero preoccupante: quantità di acqua nelle falde praticamente nulla, riserve negli invasi quasi azzerate e a differenza delle annate maggiormente siccitose 2011-2012 si aggiunge che tale stato di crisi è arrivata a giugno quando l'agricoltura ha bisogno di massimo apporto di acqua che si protrarrà fino a tutto il mese di agosto. I Consorzi di bonifica che trasportano la risorsa a quasi tutti l'agricoltura regionale lanciano l'allarme richiamando tutti i portatori d'interesse a "fare sistema" mettendo al centro delle loro scelte questa priorità, in caso contrario i prodotti tipici alla base del Made in Italy agroalimentare dell'Emilia Romagna quest'anno potrebbero venire colpiti duramente, provocando perdite enormi. Sotto il profilo della gestione dell'emergenza idrica i Consorzi di bonifica emiliano romagnoli, che approvvigionano di acqua un territorio a sud del Po e quindi chiaramente penalizzato se comparato alle pianure delle regioni più a monte, hanno maturato in questi anni una lunga esperienza elaborando sistemi di monitoraggio, maturato riconosciute competenze sull'utilizzo virtuoso della risorsa, praticato il risparmio idrico tramite la messa in punto di sistemi intelligenti come IRRINET-IRRIFRAME. Certo è che una situazione grave come quella che si è venuta a creare in questo inizio estate 2017 non offre spunti di particolare ottimismo e a questo si aggiunge il timore che le piogge , se arriveranno, siano più distruttive che rigeneranti per l'agricoltura.
Il presidente dell'ANBI ER Massimiliano Pederzoli non ha dubbi "Le falde scariche come mai prima dimostrano che la situazione è di emergenza reale e rischia anche di generare, oltre a danni colossali, anche situazioni di tensione tra i territori se non si metteranno a punto da subito, precise e condivise norme di comportamento in situazioni di tale gravità" .
Anche i grandi invasi presenti nella parte occidentale della regione, per la precisione le dighe piacentine di Molato e Mignano, sono ai minimi storici di capacità d'invaso.
In questo momento solo il Canale Emiliano Romagnolo (CER) conserva disponibilità di acqua ed è in grado di essere anticiclico, finchè gli sarà possibile il prelievo dal fiume Po che nelle ultime ore ha anch'esso registrato comunque un calo rilevante di quasi mezzo metro. Non và infine dimenticato che l'acqua del CER oltre ad essere fondamentale per l'agricoltura di 5 Province approvvigiona anche tre potabilizzatori in Romagna: quello di Ravenna-Bassette, Ravenna-Standiana e Forlimpopoli-Selbagnone. In cifre una fornitura che supera i 1300 litri al secondo (110.000 metri cubi di acqua al giorno) per soddisfare le esigenze di consumo di oltre 500 mila abitanti.
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Occupazione in crescita e nuovi progetti di green-economy: se ne è parlato agli Stati generali ieri a Bologna. Ecco alcuni dati significativi che riguardano l'Emilia-Romagna.
Bologna, 3 maggio 2017
Sono oltre 33mila le imprese dell'Emilia-Romagna che hanno investito, fra il 2010 e il 2015, nella green economy.
In percentuale, si tratta di un 27,7% che sarà ulteriormente implementato nei prossimi mesi. Perché sono sempre di più le aziende che progettano di puntare a al settore del 'verde'.
Il vantaggio di queste scelte riguarda prima di tutto l'occupazione.
Significativamente, sul totale dello scorso anno, le assunzioni nel comparto sono state l'11,3%.
Sono questi alcuni fra i dati incoraggianti che si riferiscono alle politiche "verdi" in Emilia-Romagna emersi durante gli Stati generali della green economy che si sono svolti ieri all'Opificio Golinelli a Bologna.
Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e gli assessori Palma Costi (Attività produttive, piano energetico, economia verde), Paola Gazzolo (Ambiente), Simona Caselli (Agricoltura) e Raffaele Donini (Trasporti, reti, infrastrutture) hanno illustrato le azioni per un modello di crescita sostenibile. Le stesse che costituiscono la spina dorsale del programma di governo della Giunta. Un programma che punta a un nuovo sistema produttivo in cui la sostenibilità ambientale è connaturata alla sostenibilità sociale (con al centro il Patto per il Lavoro), all'attrattività degli insediamenti produttivi per una sempre maggiore competitività delle aziende, senza tralasciare la messa in sicurezza del territorio e la valorizzazione delle risorse naturali. Ricerca, innovazione ed efficienza energetica, economia circolare e qualificazione ambientale, eco-innovazione in agricoltura e produzioni bio; mobilità sostenibile, sono i pilastri dell'azione regionale a sostegno della green economy.
La crescita in regione è testimoniata da alcuni dati. Ad esempio, con il 10,79% l'Emilia-Romagna ha un percentuale maggiore di brevetti verdi rispetto all'Italia (6,01%). Un forte impulso arriverà dall'approvazione del Piano energetico regionale (Per) che ha l'obiettivo della riduzione delle emissioni del 20% al 2020 e del 40% al 2030 rispetto ai livelli del 1990; l'incremento al 20% nel 2020 e al 27% nel 2030 della quota di copertura dei consumi attraverso l'impiego delle fonti rinnovabili; l'aumento dell'efficienza energetica al 20% nel 2020 e al 27% nel 2030.
Su questo punto, le parti sociali intervenute (Confindustria Emilia-Romagna, Tavolo permanente per l'economa, Cnr Bologna e organizzazioni sindacali) hanno sottolineato in modo unanime l'importanza del percorso partecipativo che la Regione ha messo in atto sul Per come modello di confronto sulla green economy.
A.K.
In un periodo di siccità diffusa nel nostro territorio il laboratorio tecnico-scientifico permanente del Canale Emiliano Romagnolo si arricchisce di una sezione dedicata ai manufatti dedicati alle reti consortili per la consegna dell'acqua irrigua.
Bologna, 19 Aprile 2017
Acqua Campus, laboratorio tecnico scientifico del Canale Emiliano Romagnolo a Mezzolara di Budrio (Bo) presenta un nuovo utile progetto. I ricercatori del CER infatti hanno ideato una vera e propria sezione innovativa dedicata in modo specifico alle reti di consegna delle acque irrigue, consegna che - proprio grazie alle nuove sperimentazioni pratiche in campo - è volta alla massima efficienza che in questo caso significa risparmio idrico e utilizzo sostenibile delle tecnologie più avanzate. Le diverse tipologie di reti di consegna saranno di sicuro interesse per i Consorzi di bonifica che in queste ore stanno perfezionando i progetti di sviluppo del Piano di Sviluppo Rurale nazionale. A breve saranno installate strumentazioni tecnologicamente innovative come una paratoia automatica telecontrollata, gruppi di consegna automatizzati dotati di sensori per il rilievo di parametri ambientali e di tutte le soluzioni tecniche all'avanguardia per la gestione da remoto. Inoltre anche grazie alla collaborazione fattiva con partner di certificata eccellenza qualitativa leader del settore che hanno fornito le apparecchiature, sarà assicurato il progressivo aggiornamento di tutte le attrezzature in mostra per garantire le soluzioni più vantaggiose e sostenibili.
Tutti i parlamentari del Parmense, assessori e consiglieri regionali, sindaci e istituzioni locali, consorzio di bonifica e portatori di interesse insieme per fare rete all'insegna di modelli di sviluppo per le Terre Alte, le loro comunità, l'economia.
Parma, 13 aprile 2017
Beni comuni, banca della terra, mercati competitivi, imprese sociali, connessione alla rete, progettualità idrica, turismo naturalistico e presa di coscienza collettiva di tutte quelle opportunità reali che potrebbero migliorare la vita delle comunità insediate nelle Terre Alte della nostra montagna ed evitare o mitigare il progressivo spopolamento che sta interessando un po tutto il nostro Appennino. Tra gli antidoti più concreti spicca la condivisione di modelli di sviluppo comuni e replicabili, in qualche modo resilienti che rappresentano una precondizione per una economia del tutto sostenibile.
Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista Andrea Gavazzoli, parteciperanno - al centro polivalente Le Ciliegie di Casarola di Monchio (PR) venerdì 14 Aprile 2017 a partire dalle ore 11 - gli onorevoli Patrizia Maestri, Giorgio Pagliari e Giuseppe Romanini, i sindaci Giuseppe Del Sante (Corniglio) Claudio Moretti (Monchio delle Corti), il presidente della Provincia Filippo Fritelli, i consiglieri regionali Barbara Lori, Alessandro Cardinali, Massimo Iotti, i presidenti dei Parco dell'Appennino Tosco Emiliano Fausto Giovannelli e del Ducato Agostino Maggiali, il direttore generale del Consorzio di Bonifica Parmense Meuccio Berselli, il presidente Unione Montana Parma Est Giordano Bricoli, il presidente del Consorzio Montano di Secondo Grado Giorgio Riani. Conclusioni di Paola Gazzolo Assessore Regionale all'Ambiente, Difesa del Suolo, Costa, Protezione Civile, Politiche Ambientali e della Montagna.
Tutti i parlamentari del Parmense, assessori e consiglieri regionali, sindaci e istituzioni locali, consorzio di bonifica e portatori di interesse insieme per fare rete all'insegna di modelli di sviluppo per le Terre Alte, le loro comunità, l'economia.
Parma, 12 aprile 2017
Beni comuni, banca della terra, mercati competitivi, imprese sociali, connessione alla rete, progettualità idrica, turismo naturalistico e presa di coscienza collettiva di tutte quelle opportunità reali che potrebbero migliorare la vita delle comunità insediate nelle Terre Alte della nostra montagna ed evitare o mitigare il progressivo spopolamento che sta interessando un po tutto il nostro Appennino. Tra gli antidoti più concreti spicca la condivisione di modelli di sviluppo comuni e replicabili, in qualche modo resilienti che rappresentano una precondizione per una economia del tutto sostenibile.
Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista Andrea Gavazzoli, parteciperanno - al centro polivalente Le Ciliegie di Casarola di Monchio (PR) venerdì 14 Aprile 2017 a partire dalle ore 11 - gli onorevoli Patrizia Maestri, Giorgio Pagliari e Giuseppe Romanini, i sindaci Giuseppe Del Sante (Corniglio) Claudio Moretti (Monchio delle Corti ), il presidente della Provincia Filippo Fritelli, i consiglieri regionali Barbara Lori, Alessandro Cardinali, Massimo Iotti, i presidenti dei Parco dell'Appennino Tosco Emiliano Fausto Giovannelli e del Ducato Agostino Maggiali, il direttore generale del Consorzio di Bonifica Parmense Meuccio Berselli, il presidente Unione Montana Parma Est Giordano Bricoli, il presidente del Consorzio Montano di Secondo Grado Giorgio Riani. Conclusioni di Paola Gazzolo Assessore Regionale all'Ambiente, Difesa del Suolo, Costa, Protezione Civile, Politiche Ambientali e della Montagna.
Le innovazioni su tecnologia e risparmio idrico in agricoltura, cura e salvaguardia del territorio nelle lezioni dei laboratori scolastici della Bonifica. Intervenuto anche il sindaco di San Secondo Dodi.
Parma, 11 Aprile 2017
Per l'Istituto Tecnico Galilei-Bocchialini, che conta quasi 1300 studenti (tra Parma e San Secondo) e che comprende un importante indirizzo di specializzazione in Agraria (comprensivo delle più attuali declinazioni di approfondimento a carattere ambientale e di applicazione tecnologica al comparto), l'importanza di confrontarsi periodicamente ed in modo produttivo con chi gestisce direttamente il territorio ed i suoi equilibri idraulici può risultare del tutto strategica.
Coloro che diventeranno, in breve tempo, i primi attori del domani di un comparto come quello agroalimentare – che nel territorio della pianura padana è essenziale per economia ed occupazione – hanno avuto l'opportunità di apprendere numerose ed utili novità per quella che sarà la loro professione all'interno dei laboratori del progetto Acqua e Territorio Lab.
I laboratori interattivi – che presentano alcune lezioni a carattere tecnico-scientifico in classe ed un simposio riassuntivo finale con esperti – fanno parte infatti di un progetto ormai collaudato nei diversi istituti della regione, già operativo da due anni e ideato da ANBI Emilia Romagna (l'associazione che unisce i Consorzi di bonifica) in collaborazione con il CER (Canale Emiliano Romagnolo) e con il patrocinio del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca-Ufficio Scolastico Regionale e Regione Emilia Romagna.
Così, nei giorni scorsi, grazie all'interessamento del docente dell'istituto e agronomo Giacomo Corradi le quarte classi hanno partecipato ad un incontro formativo completo sul valore dell'acqua per il nostro territorio organizzato dal Consorzio della Bonifica Parmense insieme ad ANBI E CER.
All'incontro è intervenuto anche il sindaco di San Secondo Parmense Antonio Dodi che non ha mancato di sottolineare come "l'estesa rete del Consorzio locale sia riuscita in molte occasioni ad arginare gravi fenomeni alluvionali e come oggi sia assolutamente essenziale per il mantenimento delle economia della Bassa grazie all'irrigazione.
Un'irrigazione che cambia, si adegua e perfeziona anche in conseguenza alle drastiche variazioni climatiche globali che influenzano pesantemente gli equilibri precostituiti: "Oltre l'80% del cibo della nostra terra – ha commentato il ricercatore del CER Gioele Chiari – è frutto dell'apporto di risorsa idrica che la rete di bonifica assicura alle colture".
Un dato assai importante che – come ha ribadito il coordinatore di ANBI Emilia Romagna Antonio Sangiorgi – "fa si che la nostra regione, a differenza della gran parte delle altre, sia considerata nei fatti un territorio al 100% di bonifica".
Il Consorzio di Bonifica Parmense è intervenuto con il presidente Luigi Spinazzi che ha approfondito – attraverso una dettagliata panoramica delle attività quotidiane svolte dall'ente che guida – tutte le sfere di azione reale in cui la Bonifica è impegnata: dalla difesa idraulica e prevenzione del dissesto idrogeologico al il risparmio idrico in agricoltura, fino al l'attualissimo laboratorio Bonifica Lab che, grazie al coordinamento dell'esperto Riccardo Franchini e all'ingegnere ambientale Elisa Trombi, consente di poter disporre di una vera e propria stazione ecologica itinerante che può effettuare analisi in tempo reale in tutto l'ampio sistema della rete di bonifica che, nel Parmense, raggiunge i 1500 km complessivi.
(Fonte: ufficio comunicazione Consorzio della Bonifica Parmense)
Di Paolo Errani – Roma 4 aprile 2017 - Secondo uno studio pubblicato di recente dal World Energy Council ("Variable Renewables Integration in Electricity Systems 2016 – How to get it right")
con il supporto del Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI, società italiana di testing e consulenza ingegneristica) "le energie rinnovabili, incluso l'idroelettrico, contano a livello mondiale per il 30% del totale della capacità di generazione installata e per il 23% della produzione totale di energia elettrica e con nuove tecnologie, nuove prassi operative e policy aggiornate ci può essere un incremento ulteriore."
Tali risultati nell'immaginario collettivo potrebbero facilmente essere associati a sterminati campi fotovoltaici o foreste di pale eoliche.
In realtà, esaminando la ripartizione per fonte rinnovabile della produzione di elettricità, si scopre che il ruolo dell'idroelettrico è ben saldo al 70%, seguito a grande distanza dal 16% dell'eolico, dal 9% delle biomasse e dal 5% del fotovoltaico. (Percentuali calcolabili da quelle del grafico qui sotto, che è fornito dalla rete di esperti e portatori di interessi nel campo delle rinnovabili riuniti sotto il nome di REN21.)

Fig.1 Ripartizione per fonte energetica della produzione di elettricità a livello mondiale. Stime a fine anno 2015. Fonte: Renewables 2016 Global Status Report, Renewable Energy Network for the 21st Century (REN21), 2016.
Se poi si considerano i consumi energetici mondiali nel loro complesso, ossia tenendo conto anche di quelli ad oggi non ancora alimentati dall'elettricità (e.g. riscaldamento degli edifici, acqua calda sanitaria, cottura dei cibi, ecc.), ecco che il ruolo delle biomasse diviene preponderante.
Infatti, quando parliamo di "energia rinnovabile" senza meglio specificare, c'è un buon 50% di probabilità che stiamo parlando di legna e sottoprodotti di agricoltura ed allevamento!
È un dato di fatto di cui abbiamo già discusso in occasione del Workshop di Ekoclub presso la manifestazione Fare i conti con l'Ambiente-Ravenna2016.
Per la precisione le fonti rinnovabili oggi come oggi coprono circa il 19% dei consumi energetici globali. E di tale percentuale ben più del 50% è dovuto alle biomasse, di cui la gran parte sono legna e sottoprodotti di agricoltura ed allevamento; mentre l'idroelettrico vale un buon 20%. Le altre fonti rinnovabili hanno solo un ruolo marginale.

Fig. 2 Copertura percentuale dei consumi energetici mondiali. Stime a fine anno 2015. Fonte: Renewables 2016 Global Status Report, Renewable Energy Network for the 21st Century (REN21), 2016.
Infine, è interessante notare che, sempre secondo le stime del REN21, confrontando i dati 2013-2014 con quelli 2014-2015 le rinnovabili hanno conquistato in un anno appena lo 0,1% della copertura dei consumi energetici mondiali, senza minimamente scalfire il ruolo dei combustibili fossili, ma limitandosi a sottrarre tale fettina di mercato alla produzione elettronucleare.
Insomma, c'è ancora molto lavoro da fare!
(Ekoclub International - sezione Energia)
Una straordinaria e spettacolare operazione di dragaggio del Po a Boretto consentirà alle imprese agricole di poter contare in anticipo sulle acque irrigue per le colture. Emilia Centrale e AIPO hanno collaborato per liberare gli impianti idrovori del Consorzio da una vera e propria penisola di 200 mt di sabbie e fanghi che impedivano il completo sollevamento delle acque per la distribuzione irrigua.
Borett, 4 aprile 2017
Il caldo da record del mese di Marzo e dei primi giorni di Aprile, secondo soltanto a quello del 2012 con punte di 26 gradi e 13-15 millimetri di pioggia caduta rappresenta un fatto eccezionale che ha significato quasi l'80% di precipitazioni in meno rispetto alla media del periodo. Un dato assolutamente non sottovalutabile soprattutto per le nostre colture in cui la siccità potrebbe diventare preoccupante se la tendenza non s'invertirà a stretto giro di posta fra la fine del mese in corso e quello di Maggio. Per queste ragioni la richiesta irrigua da parte delle imprese agricole reggiane è diventata sempre più crescente e il Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale si è reso subito interprete delle necessità manifestata con un'utile operazione straordinaria, anche spettacolare nella forma, per incrementare in modo rapido e proficuo la quantità di acqua disponibile per le nostre colture tipiche. In stretta sinergia e sotto alta sorveglianza di AIPO si è provveduto, mediante l'impiego di un'imponente draga, a spostare fisicamente una ingente quantità di sabbie dall'alveo del fiume Po che avevano creato una caratteristica penisola di quasi 200 metri di lunghezza. Questo corposo tratto di fanghiglia limacciosa impedivano che i due impianti idrovori di sollevamento dell'Emilia Centrale a Boretto potessero derivare i flussi per poi, attraverso la fitta rete di bonifica in gestione ai due Consorzi dell'Emilia Centrale e di Terre di Gonzaga, consegnarli alle aziende agricole reggiane, modenesi e mantovane che ne avevano e ne hanno tutt'ora necessità. L'operazione è durata circa tre giorni e ora il punto di insabbiamento e deposito che ostruiva la derivazione è stato completamente liberato a beneficio delle pompe idrovore che hanno ripreso a pieno ritmo la loro funzione garantendola fornitura della risorsa idrica in un comprensorio di circa 140mila ettari vocato a produzioni di pregio (Parmigiano Reggiano, vino, pere ecc.).
(Fonte: Consorzio Bonifica Emilia Centrale)
Uomo e Ambiente. Occorre rivedere le azioni di prevenzione e correggere rapidamente le storture del passato. Siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo per riportare equilibrio, per una più tranquilla condivisione degli spazi ed un migliore utilizzo delle risorse.
di Fabio Massimo Cantarelli Roma 24 febbraio 2017 -
La comunità internazionale, scientifica e politica, è divisa sul tema del riscaldamento globale. La maggiore contrapposizione è quella che vede da un lato i sostenitori della teoria che l'Uomo con le sue attività è il primo responsabile dell'innalzamento della temperatura media globale e che tale innalzamento ha solo conseguenze negative nell'immediato e catastrofiche nel futuro, e dall'altro quelli che osservano che nel lungo periodo geologico sia da considerarsi nella norma una variazione di 4-5 °C della temperatura media globale, ma soprattutto che nell'immediato non sono riscontrabili conseguenze negative, né prevedibili con la dovuta accuratezza quelle per il futuro. A sostegno delle tesi di questi ultimi ci sono ad esempio i dati del International Disaster Database che mostrano una chiara inversione di tendenza a livello globale negli ultimi 15 anni riguardo sia al numero dei disastri naturali sia al numero delle persone coinvolte.
A sostegno delle tesi dei primi abbiamo invece i dati di NOAA, NASA e IEA sull'aumento delle temperature medie e delle emissioni climalteranti di origine antropica. Et cetera. Il dibattito è rovente e non desideriamo alimentarlo qui. Ci preme piuttosto proporre una riflessione a lato della diatriba.
A pochi giorni di distanza dalla constatazione che il 2016 è stato l'anno più caldo di sempre (tra quelli registrati), superando anche il 2015 che stabilì il precedente primato, dalla California e più precisamente da Oroville, arriva la notizia dell'evacuazione di oltre 200.000 persone per la falla che stava minando la stabilità della più grande diga degli USA.
Dall'alto dei suoi 234 metri la diga di Oroville, indispensabile per alimentare buona parte della ricca pianura agricola californiana, era stata, soltanto pochi mesi prima, oggetto di svariati servizi giornalistici per testimoniare l'abbassamento del livello idrico del bacino a seguito di 5 anni consecutivi di siccità. Il lago di Oroville, 33 km quadrati (un po' meno di un decimo del Lago di Garda), a seguito delle abbondanti piogge si è rapidamente riempito e dopo una settimana di frenetici tentativi per regimare l'abbondanza d'acqua, le autorità hanno dovuto procedere con l'apertura, per la prima volta dalla sua inaugurazione (1968) di un canale di emergenza, oltre al canale principale aperto in precedenza ma non sufficiente a ripristinare il livello di sicurezza all'interno del bacino, il quale però non ha retto la furia dell'acqua e si è danneggiato mettendo a rischio la stabilità della diga stessa. Immediato l'allarme e il conseguente trasferimento di 200.000 persone in luoghi di maggiore sicurezza.
Un ennesimo episodio che sembrerebbe rinforzare la teoria che promuove la radicalizzazione degli eventi atmosferici come prova degli effetti del riscaldamento terrestre.
Ma se a livello globale occorre il contributo di tutte le Nazioni che fanno uso di combustibili fossili, così come espresso nelle varie conferenze sull'Ambiente (vedi COP 21 Parigi), cercando di operare per il mantenimento dell'innalzamento della temperatura media entro gli 1,5 °C; a livello locale, occorre fare una più rigorosa riflessione sull'impatto delle opere dell'Uomo in relazione ai rischi di ogni specifico ambiente.
L'esempio ce lo hanno drammaticamente proposto sia il caso Oroville sia il caso Abruzzo.
In entrambi i casi, le dighe in questione, quella di Oroville e di Campotosto sono a rischio sismico indotto dall'Uomo.
Per quanto riguarda la diga californiana, nel 1975, a seguito di un rapido svuotamento e di un successivo altrettanto rapido riempimento, ne conseguì un terremoto di magnitudo 5,9 che gli esperti hanno collegato al fenomeno sopra descritto. Per la più nostrana diga Abruzzese invece, proprio nei giorni in cui i soccorritori tentavano l'impresa di portare in salvo le vittime di "Rigopiano", il Vice Presidente della Commissione Grandi Rischi lanciava l'allarme di un pericoloso rischio sismico per la più grande diga nazionale. Una spada di Damocle che andava a aggiungersi alla disastrosa e interminabile sequenza sismica del centro Italia (oltre 50.000 scosse dal 24 agosto) , sul quale era calata la più grande nevicata della storia locale con muri di neve di oltre 4 metri che tutto hanno ricoperto isolando decine di villaggi e comunità già provate. Una nevicata catastrofica, culminata nella tragedia di Rigopiano, dove una valanga di straordinaria violenza (fronte di 300 metri e una massa pari a 4.000 TIR) si è abbattuta, alla velocità di 100 km/h sul resort dei Vip spostandolo di oltre 10 mt.
Ecco quindi l'importanza di prevedere ogni rischio, prima di realizzare opere di grande impatto ambientale, pur nell'urgenza di risolvere problemi contingenti; ma anche l'importanza di revisionare durante tutto l'arco di vita delle medesime opere i rischi ad esse associati tenendo conto delle mutate condizioni ambientali, nel più ampio senso del termine: sistema idrogeologico, eventi meteorologici, utilizzo del territorio per scopi agricoli, industriali o urbani.
Non è solo in fase di progettazione che ogni soggetto, privato e pubblico, ha il dovere morale di indagare ed eventualmente suggerire l'innalzamento dei fattori protettivi, per quanto attiene la loro specialità e competenza, specie in quelle zone ove la terra, oltre che frutti pregiati, potrebbe generare energia distruttiva. Ed è fondamentale che non siano mai trascurate le opportune operazioni di manutenzione ed adeguamento da parte dei soggetti gestori.
Il rapporto tra l'Uomo e le sue attività e l'Ambiente non è di conflitto a patto che ogni intervento sulla Natura non sia a sua volta "snaturante" per l'Ambiente; altrimenti, presto o tardi, la resa dei conti arriverà.
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Ekoclub International - 
Associazione nata negli anni 70 per ricostruire un modo corretto di vivere e pensare la natura. Fondata da profondi conoscitori dell'ambiente e delle sue più sane tradizioni, liberi da preconcetti e lontani da visioni disneyane. Assolutamente senza scopo di lucro e confermata tra le ONLUS, annovera tra i suoi iscritti diverse decine di migliaia di persone, con tendenza alla crescita. Attualmente il presidente è l'avvocato Fabio Massimo Cantarelli ed il vicepresidente dott. Roberto Lancini.
Fiore all'occhiello dell'associazione è l'oasi di Canneviè, che è lo sforzo maggiore profuso da Ekoclub per l'ambiente: un posto sicuramente da vedere e vivere. La differenza di Ekoclub da altre associazioni ambientaliste è la centralità dell'uomo rispetto all'ambiente e di conseguenza la sua possibilità di raccogliere i frutti vegetali ed animali della terra, con rispetto e per reale necessità.
Ufficio Stampa
Imprenditore on line
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Tel: +39 0521 1744919 Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Linee guida per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Nuova edizione delle Linee guida per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
Le "Linee guida per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari", presentate a livello nazionale nel 2011 e successivamente divulgate a livello regionale e locale a partire dal 2012, si sono imposte negli anni quale documento di riferimento di attività finalizzate al miglioramento delle conoscenze e dei comportamenti di agricoltori, tecnici e consulenti.
Nate da un intento comune, da parte di soggetti appartenenti al settore pubblico e privato, di esporre in una visione coerente le rispettive esperienze, le Linee guida hanno assolto al compito di avviare un processo di sviluppo verso un'agricoltura più consapevole e responsabile, in armonia con quanto previsto dall'assetto normativo in evoluzione (Direttiva 128/2009/CE e PAN). Attraverso una raccolta ragionata di obblighi, consigli e buone pratiche si è promosso concretamente l'uso sicuro e sostenibile dei prodotti fitosanitari in azienda agricola.
Questo approccio è ancora attuale e gradito dagli utilizzatori, come confermato dalle continue richieste della versione cartacea delle Linee guida I^ edizione.
Dopo cinque anni dalla prima edizione il Servizio Fitosanitario dell'Emilia Romagna, l'Università Cattolica del Sacro Cuore, OPERA, Horta e Syngenta Italia hanno costituito un gruppo di lavoro per realizzare una versione aggiornata che tenesse conto dei risultati raggiunti e dei progressi nell'implementazione della sempre più articolata e complessa normativa del settore.
La nuova versione delle Linee guida (II^ edizione – Dicembre 2016) mantiene la struttura "per fasi" del ciclo di vita del prodotto fitosanitario, dall'acquisto e trasporto fino alle operazioni successive al trattamento. I diversi capitoli sono sviluppati per punti chiave e priorità, integrati con diagrammi di flusso e quadri riassuntivi degli aspetti strutturali e comportamentali. L'aggiornamento è stato esteso anche alla sezione "Elementi preliminari" e agli "Allegati" che raccolgono nozioni utili e approfondimenti per meglio comprendere le indicazioni riportate nel testo.
La novità di questa versione del manuale riguarda il contenuto ma soprattutto il contesto che ha subito analoghe se non più radicali evoluzioni. Se nel 2011 la maggior parte dei potenziali utenti non era ancora consapevole delle esigenze formative e delle ingenti implicazioni pratiche indotte dall'applicazione del nuovo quadro normativo, oggi l'adozione di soluzioni concrete e di comportamenti virtuosi diventa vincolante per adempiere agli obblighi di legge. L'ulteriore necessità di espandere le attività di supporto e la dotazione tecnologica delle aziende ha guidato alcune Regioni a destinare specifici finanziamenti all'interno dei Piani di Sviluppo Rurale.
Per migliorare ulteriormente la gestione dei prodotti fitosanitari in tutte le aziende agricole, favorendo la massima diffusione e integrazione delle conoscenze, si è aggiornata anche la modalità di divulgazione e fruizione dei contenuti. Oltre alla consueta distribuzione di un certo numero di copie stampate, le Linee guida saranno infatti disponibili in versione digitale che potrà essere liberamente accessibile nei siti di tutte le istituzioni coinvolte. Inoltre, per chi volesse utilizzare i contenuti adattandoli alle diverse realtà locali o sviluppando approfondimenti specifici, è concessa ed auspicata la creazione di opere derivate, purché non finalizzate a scopi commerciali (per maggiori dettagli, fare riferimento alla licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 4.0).
Versione digitale disponibile al link:
https://www.syngenta.it/linee-guida-uso-sostenibile
http://www.opentea.eu
http://operaresearch.eu/en/home/
http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/fitosanitario/temi/difesa-e-diserbo
http://www.horta-srl.com/
Se fosse così facile come nelle fiabe, non saremmo qui a parlarne un giorno sì e l'altro pure.
di Aldo Caffagnini - Non esiste il pifferaio suadente che ammaestri i sacchi dei rifiuti o, meglio ancora, i latori degli stessi, convincendoli al rispetto delle regole.
Nella raccolta differenziata, Parma brilla a livello nazionale per i risultati sorprendenti del suo sistema (oltre il 75% di RD), tali da richiamare commissioni internazionali interessate a simili percentuali e da rinvigorire tutto il Movimento sostenitore della strategia "Rifiuti Zero", che oggi l'Europa reclama a gran voce, promuovendo al tempo stesso l'economia circolare: ogni genere di rifiuto rappresenta un errore di progettazione e non un destino ineluttabile; ogni oggetto deve poter essere recuperato e reimmesso al consumo attraverso le operazioni ormai note della riparazione, riuso, riciclo.
E' la lezione partita molti anni fa da Capannori (Lucca) e che oggi coinvolge 224 comuni italiani (4,7 milioni di abitanti) di tutti gli schieramenti politici, riuniti in Zero Waste, il movimento guidato da protagonisti assoluti come Rossano Ercolini, Paul Connett, Enzo Favoino, Patrizia Lo Sciuto.
Ma, ovviamente, non esistono sistemi perfetti e occorre tempo per raggiungere l'eccellenza (un valore prossimo al 100% di riciclo effettivo), considerato che senza il contributo legislativo nazionale e regionale, il traguardo non sarà facilmente raggiungibile nel breve periodo.
Va anche sottolineato che da quando a Parma è stato attivato il Porta a Porta sono stati introdotti diversi aggiustamenti per far fronte alle criticità emerse ed adattare il sistema alle esigenze dei cittadini dei vari quartieri (vedi ad esempio le eco station o i ritiri più frequenti in centro).
Il Porta a Porta (con tariffazione puntuale) è l'unico strumento davvero vincente se lo scopo concreto delle amministrazioni locali è quello di azzerare i rifiuti.
Il Porta a Porta affida la prima differenziazione dei rifiuti ai cittadini, che diventano "esperti di rifiuti", o meglio di materiali da scartare, indirizzando ogni oggetto e materiale al suo flusso specifico.
Una ricetta semplice che porta con sé 3 risultati eclatanti: si incrementa il tasso di riciclo, cala in modo drastico il rifiuto residuo, si verificano importanti benefici ambientali, oltre ad una sensibile riduzione dell'importo della Tari.
L'incremento dei materiali riciclati ha come diretta conseguenza maggiori introiti nelle casse comunali: i materiali prodotti dal Porta a porta hanno molto valore, perché sono più puliti e di conseguenza più pagati dai Consorzi del riciclo (Co.Re.Pla., Co.Re.Ve., etc.).
Il calo del rifiuto residuo fa risparmiare tanti soldi, perché diminuiscono in modo importante i conferimenti in discariche ed inceneritori e l'ambiente tira letteralmente un sospiro di sollievo, poichè si riducono gli inquinanti prodotti sia dall'una che dagli altri.
Ma nel Porta a Porta i pifferai non sono certo previsti.
Se un cittadino non rispetta le regole il sistema ovviamente ne risente.
Il sacco abbandonato, come i mozziconi buttati a terra o i rifiuti gettati dai finestrini sono gesti di inciviltà dei singoli, non imputabili al sistema adottato.
Con pazienza certosina va intercettato chi per motivi vari (per es.,utenti evasori) ostinandosi a non rispettare le regole, fa pagare alla collettività la propria personale indifferenza.
In materia di rifiuti oltre che richiamare la responsabilità dei produttori di imballaggi e beni di consumo, sicuramente occorre rimarcare il senso di responsabilità civica di ognuno di noi.
E per gli irriducibili del degrado nessun magico pifferaio, ma solo salate sanzioni.
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I negoziatori sull'accordo segreto del TTIP riuniti a Bruxelles stanno di fatto proponendo un testo che presenta scappatoie rispetto alla promessa fatta dai paesi del G20 di azzerare i sussidi ai combustibili fossili entro 10 anni.
di Virgilio, 20 luglio 2016 -
I negoziati europei del TTIP (Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti) continuano a fare discutere e questa volta in materia di clima. Secondo quanto è trapelato dagli incontri del 14esimo round di Bruxelles incentrato sull'energia, i negoziatori stanno di fatto proponendo un testo che presenta scappatoie rispetto alla promessa fatta dai paesi del G20 di azzerare i sussidi ai combustibili fossili entro 10 anni.
A rivelarlo è stato il sito specializzato rinnovabili.it su segnalazione del "The Guardian " che ha attentamente monitorato gli incontri di Bruxelles su uno dei più grandi segreti degli ultimi anni, quella proposta di Trattato di libero scambio che dovrebbe creare il più grande e appetibile mercato mondiale unendo USA e UE.
Alcuni passaggi del testo in discussione potrebbero permettere all'UE di continuare a sovvenzionare l'energia fossile. Una situazione che farebbe decadere le promesse sul clima stipulate alla COP21 di Parigi solo pochi mesi fa (dicembre 2015).
La sintesi dei punti contestati riportati da Rinnovabili.it
Le scappatoie sui sussidi alle energie fossili
Riguardo al taglio dei sussidi, la bozza riporta che ciò rappresenta obiettivo comune a UE e USA, ma è subordinato a "considerazioni sulla sicurezza delle risorse" e deve essere accompagnato da "misure per alleviare le conseguenze sociali associate con l'azzeramento dei sussidi". In pratica, il primo passaggio può essere impugnato dai paesi più dipendenti dall'energia fossile – che avrebbero così una scappatoia per non onorare i propri impegni sul clima – mentre il secondo passaggio potrebbe spalancare la porta a nuovi sussidi, stavolta mascherati adeguatamente.
Per Colin Roche di Friends of the Earth si tratta di una palese foglia di fico: "Prevenire la distruzione del clima dovrebbe essere la priorità numero uno, i sussidi ai combustibili fossili dovrebbero essere il nemico numero uno".
Il TTIP rende il commercio più importante del clima
Rispetto al secondo punto controverso, il Guardian riporta un passaggio dell'articolo 5 della bozza del capitolo sull'energia del TTIP, classificata come confidenziale e datata 23 giugno. Nel testo si legge: "Nello sviluppo dei sistemi di supporto pubblico, le Parti terranno in considerazione in modo appropriato il bisogno di ridurre le emissioni di gas serra e quello di limitare le alterazioni del commercio per quanto possibile".
L'equiparazione di clima e esigenze commerciali non è affatto un buon punto di partenza: tutto sta nell'interpretazione che ne verrà data. Certo una formulazione tale del testo del TTIP sembra escogitata ad arte per aprire vie di fuga dagli impegni sul clima, lasciando lo scettro al commercio e al modello imperante di crescita economica. La vaghezza del testo di sicuro non aiuta a ribaltare lo status quo.
(Fonti: Rinnovabili.it e The Guardian)
Limitato l'uso solo per attività professionali. Rinnovata l'autorizzazione per altri 7 anni invece degli attuali 15.
di Lamberto Colla - Parma, 22 aprile 2016 – Il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Come spesso accade sulle questioni delicate e dove una parte è particolarmente "forte" l'UE riesce a non decidere compiutamente. E' stato così per gli OGM e ora così è per l'utilizzo del Glifosato, da più parti e in diversi continenti ritenuto pericolosissimo.
Sulla materia però L'UE è in buona compagnia, infatti, se per l'EFSA (l'agenzia europea per la sicurezza alimentare) il prodotto è da considerarsi "non cancerogeno", per l'organismo internazionale IARC (International Agency for Research on Cancer) è considerato come "probabile cancerogeno per l'uomo".
Il Parlamento Europeo, con 374 voti favorevoli, 225 contrari e 102 astenuti, ha approvato solo parzialmente la richiesta di fermare l'autorizzazione all'uso dell'erbicida, approvata lo scorso 22 marzo in Commissione Ambiente. L'europarlamento ha richiesto alla Commissione Europea di limitare a 7 anni, invece degli attuali 15, il rinnovo dell'autorizzazione, raccomandando agli Stati membri di limitare o vietare la vendita del glifosato per usi non professionali. La Commissione Europea dovrebbe anche rivalutare l'approvazione in attesa della presentazione all'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di un fascicolo sulla classificazione armonizzata del glifosato.
Sulla base dell'incertezza scientifica per l'Adoc (associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori) "è importante che venga al più presto accertata la reale pericolosità dell'erbicida e del suo potenziale cancerogeno verso l'essere umano. Certo è che a seguito di questa risoluzione, molto criticata, ad uscirne sconfitti non sono solo gli ambientalisti e gli agricoltori biolgoici, che chiedevano a gran voce di vietare il rinnovo dell'autorizzazione all'uso e alla vendita degli erbicidi a base di glifosato, ma anche i consumatori europei, il cui diritto alla salute e all'informazione sulla pericolosità immessi nell'ambiente sono stati ancora una volta non rispettati a livello europeo.".
Tutto sommato ben venga questa prima presa di posizione del Parlamento Europeo e chissà che, prima o poi, un risultato certo e utile per i cittadini e la loro salute si possa raggiungere.
Il 19 Marzo 2016 il Sig. Andalini ha ricevuto dalla Camera di Commercio di Ferrara il "Riconoscimento alla Fedeltà al Lavoro e al progresso Economico. Un premio prestigioso per chi ha riservato la propria vita al lavoro e allo sviluppo dell'impresa.
Parma, 25 Marzo 2016
Il 19 Marzo 2016 rappresenta una data da ricordare per il Pastificio Andalini, una data che segna il riconoscimento della passione da sempre profusa nel lavoro.
La Camera di Commercio di Ferrara ha deciso di consegnare il "Riconoscimento alla Fedeltà al Lavoro e al Progresso Economico" proprio al Sig. Andalini, per il suo costante impegno rivolto alla crescita del settore e dell'azienda.
Si tratta di un premio prestigioso riservato a coloro che hanno dedicato la propria vita al lavoro ed allo sviluppo dell'impresa diventando delle vere e proprie eccellenze, portavoce del made in Italy.
Ed infatti, dal 1956 la famiglia Andalini produce con entusiasmo e impegno ottima pasta all'uovo e di semola, una specialità biologica preparata secondo la più autentica tradizione emiliana. Quella del Pastificio non è solo una filosofia di lavoro, piuttosto una missione: produrre una pasta che abbia i plus del prodotto "artigianale", realizzato con le migliori materie prime, con il sostegno e le garanzie delle tecnologie industriali.
Una missione che ogni giorno viene portata avanti da tutta la famiglia e dalle persone che operano nell'azienda, per fornire prodotti che racchiudano il massimo del sapore e della qualità.
Siglate in Ateneo due convenzioni per progetti che coinvolgono i Dipartimenti di Bioscienze e di Chimica. Obiettivi: individuazione di migliori tecnologie per la produzione di biometano da biogas e sviluppo di una tecnologia di trasformazione e riutilizzo della plastica da raccolta differenziata attualmente non recuperabile (Plasmix)
Parma, 22 marzo 2016
Firmate questa mattina due convenzioni tra l'Università di Parma e IREN S.p.A. per progetti di ricerca sulla filiera del recupero dei rifiuti che coinvolgono i Dipartimenti di Bioscienze e di Chimica.
Nella Sala del Consiglio del Palazzo Centrale dell'Università di Parma le convenzioni sono state firmate dal Rettore Loris Borghi, dal Presidente di IREN Francesco Profumo e dai Direttori dei Dipartimenti di Bioscienze e di Chimica, Nelson Marmiroli e Maria Careri. All'incontro hanno preso parte anche l'Amministratore delegato di IREN Rinnovabili Carlo Pasini, intervenuto anche in rappresentanza dell'Amministratore Delegato di IREN Ambiente Roberto Paterlini, e il Pro Rettore Carlo Quintelli.
La collaborazione si fonda su progetti di ricerca volti a una maggiore sostenibilità della filiera del recupero dei rifiuti, a beneficio dell'ambiente e dei cittadini. I filoni di ricerca principali saranno due. Il primo avrà come obiettivo l'individuazione delle migliori tecnologie di produzione di biometano da biogas, nella prospettiva di un miglioramento ambientale di processo e prodotto; la collaborazione prevede infine uno studio di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione e gestione su scala industriale di un impianto di "up-grading" di biometano su impianti IREN già esistenti.
Il secondo avrà come obiettivo la scelta di una tecnologia di trasformazione del Plasmix (gli scarti derivanti dai processi di selezione degli imballaggi in plastica) in un combustibile liquido con caratteristiche simili al gasolio, la realizzazione di un impianto pilota basato su questa tecnologia e la sua gestione e caratterizzazione durante un periodo di prova. L'obiettivo strategico di IREN Ambiente è di dotarsi della base di conoscenza necessaria a sviluppare una dotazione impiantistica tale da permettere il recupero della frazione di plastica da raccolta differenziata attualmente non recuperabile (Plasmix). I due progetti segnano l'inizio di un'ampia serie di iniziative già concordate che si potranno dispiegare nei prossimi mesi e che includeranno altri aspetti fondamentali della filiera rifiuti.
Gli accordi siglati oggi, certamente rilevanti per l'intero territorio, contribuiranno anche a livello nazionale al potenziamento delle azioni di ricerca congiunte pubblico-privato, nella direzione sostenuta dal Rettore Borghi e dalla nuova governance dell'Ateneo di una sempre più costante interazione tra Università e realtà produttive esterne.
Al termine dell'incontro è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle studentesse Erasmus vittime dell'incidente di Tarragona.
Foto di Francesca Bocchia
Dal Governo confermati quasi 400 milioni di euro. L'assessore Gazzolo: "Misure importanti, che consentono di operare in modo strutturale". Polveri sottili fuori limite per 14 giorni consecutivi: scattano le misure emergenziali in tutti i Comuni capoluogo sopra i 50mila abitanti.
Di A.K.
Bologna, 3 febbraio 2016
I fondi sono stati stanziati. Da questo momento in poi si dovranno attuare le misure che non solo dovranno fronteggiare l'emergenza aria inquinata, ma risolverla in modo strutturale.
Lo ha annunciato l'assessore regionale alle Politiche ambientali Paola Gazzolo al termine del Tavolo per la qualità dell'aria che si è svolto ieri a Roma. "Abbiamo analizzato i provvedimenti da assumere nel medio e lungo termine - afferma Gazzolo - . Si tratta di misure importanti per interventi strutturali e non solo emergenziali per migliorare la qualità dell'aria. Una più immediata efficacia delle azioni antismog necessita di interventi omogenei sull'intero territorio nazionale e le decisioni assunte oggi vanno proprio in questa direzione".
Sono stati confermati i 376,5 milioni di euro messi a disposizione per il miglioramento della qualità dell'aria e a breve verrà convocato il Tavolo del bacino Padano per l'attuazione di misure coordinate.
Nel dettaglio si tratta di 12 milioni di euro per incentivare il trasporto pubblico locale, 6 milioni per la mobilità condivisa e 35 per la mobilità casa-scuola, casa-lavoro. 50 milioni derivano dal Fondo Kioto, 252 milioni saranno destinati alle esigenze di miglioramento energetico delle scuole, a cui si aggiungono 21,5 milioni per la riqualificazione energetica degli edifici della Pubblica amministrazione. Rimangono da quantificare le risorse derivanti per gli incentivi al cosiddetto "conto termico". Il Comitato di coordinamento ambientale sarà convocato periodicamente, con cadenza possibilmente mensile, per tenere monitorati in modo coordinato i decreti attuativi delle risorse complessive i cui stanziamenti sono di competenza di diversi Ministeri.
I dati Arpae sulla qualità dell'aria in Emilia-Romagna
Tra il 20 e il 30 gennaio tutta la Pianura Padana è stata interessata da un episodio di inquinamento particolarmente intenso: in diverse zone della Lombardia e del Veneto sono stati registrati valori di PM10 prossimi a 200 ug/m3 per diversi giorni consecutivi. L'Emilia-Romagna è stata interessata in modo più marginale, ma le concentrazioni sono state comunque superiori al limite di legge (50 ug/m3) per l'intero periodo su gran parte del territorio. Una situazione simile a quella normalmente registrata nei mesi di gennaio dal 2012 al 2015. Questo episodio è legato alla presenza di un'area di alta pressione sull'Europa sud occidentale. Nella Pianura Padana i venti sono stati deboli e la situazione è stata aggravata da temperature particolarmente elevate (+ 3°C rispetto al clima), che hanno pesantemente influito sull'accumulo degli inquinanti. Ieri si è verificato a Modena il superamento per 14 giorni consecutivi del limite di legge per le polveri (PM10), con la conseguente estensione dei provvedimenti di limitazione della circolazione (la cosiddetta "domenica ecologica") alle aree urbane di tutti i Comuni capoluogo e dei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti, e l'introduzione di ulteriori misure emergenziali, fino alla successiva verifica di martedì prossimo, previste in questi casi: la riduzione delle temperature di almeno un grado centigrado negli ambienti di vita riscaldati (fino a massimo 19°C nelle case, negli uffici, nei luoghi per le attività ricreative associative o di culto, nelle attività commerciali; fino a massimo 17°C nei luoghi che ospitano attività industriali ed artigianali). Sono esclusi da queste indicazioni gli ospedali e le case di cura, le scuole ed i luoghi che ospitano attività sportive. Vietato l'utilizzo delle biomasse (legna, pellet, cippato, altro) in sistemi di combustione del tipo camino aperto. Saranno inoltre potenziati i controlli sui veicoli circolanti sulla base delle limitazioni della circolazione in vigore. Secondo le previsioni meteo, verso sera il transito di una veloce onda depressionaria favorirà un generale ricambio della massa d'aria presente sulla Pianura Padana, determinando una sensibile diminuzione delle concentrazioni di PM10 su tutto il territorio regionale.
La forestale cambia casacca. Le perplessità di questa operazione e le preoccupazioni per il futuro contrasto agli ecoreati. Il decreto governativo sancisce il passaggio ma la strada non è libera da ostacoli.
di Virgilio, 27 gennaio 2016 - La "Forestale" non ci sarà più. Lo storico Corpo di Tutela Ambientale entrerà a fare parte dell'Arma dei Carabinieri e in parte sotto il comando della Guardia di Finanza.
Due Forze di polizia dello Stato di altissima specializzazione che, con competenze diverse, in qualche misura sconfinavano negli ambiti di sorveglianza del Corpo Forestale.
Dispiace sempre quando un pezzo di Storia del nostro Paese viene immolato sull'altare della efficienza e dell'organizzazione, a patto che questa sia la reale giustificazione.
Auguriamoci che queste donne e uomini della "forestale", portatori sani di altissime specialità, oltre a quelle più strettamente legate al nome del corpo, possano proseguire con la medesima efficacia al contrasto delle eco-mafie e a tutti i crimini ambientali, piuttosto che ai crimini verso la salute e il benessere animale e la tutela, nel senso più ampio del termine, dell'ambiente.
La preoccupazione diffusa, almeno stando ai vari commenti qua e là pubblicati, sta proprio nella diffidenza circa la destinazione degli interventi, il timore che possa alleggerirsi l'azione determinata di contrasto ai crimini ambientali.
Una preoccupazione condivisa alla quale aggiungo la mia personale perplessità legata a quando e in che termini questo passaggio verrà attuato compiutamente affinché, nel periodo di transizione, non si determini uno scollamento di coordinamento tra le diverse armi e un pesante alleggerimento delle azioni fin qui condotte dal Corpo Forestale dello Stato.
La perplessità per il passaggio, soprattutto del maggiore contingente, al comando dell'Arma sta nella militarizzazione del corpo, è soprattutto connessa agli impiegati civili di cui il CFS è dotato a differenza dei Carabinieri.
Un passaggio che potrebbe trovare alcuni ostacoli nell'obiezione di coscienza ad esempio oltre ai più tradizionali problemi connessi a aspetti sindacali.
Un negoziato che non fa sperare in una soluzione a breve.
Il timore, secondo quanto scrive Roberta De Carolis su GreenMe.it nasce da "I retroscena dietro la decisione si basano su questioni meramente economiche. L'accorpamento potrebbe causare la perdita di posti di lavoro e la ricollocazione di alcune risorse fondamentali. Il Corpo Forestale dello Stato ha avuto sempre un ruolo centrale nella lotta agli ecoreati e alla salvaguardia delle Riserve, problematiche che ora appaiono quindi minacciate".
Ma nello stesso articolo si cita anche la posizione di Legambiente che appare più ottimistica. "Ci auguriamo – ha commentato infatti il direttore dell'associazione Stefano Ciafani – che questo cambiamento sia sfruttato nel modo più utile per realizzare finalmente un Corpo di Polizia specializzato nel contrasto delle illegalità ambientali".
Più preoccupato il WWF invece che si è mostrato perplesso e "auspica che i pareri obbligatori previsti da parte delle Camere e del Consiglio di Stato possano portare ad una serie di correttivi importanti. La repressione dei reati ambientali è certamente garantita all'interno dell'Arma dei Carabinieri, scrive l'organizzazione, ma con personale che potrebbe non essere più sufficiente. Inoltre la gestione delle Riserve Naturali dello Stato potrebbe soccombere in virtù di altre urgenze."
Dobbiamo quindi ancora una volta confidare sulla saggezza dei nostri parlamentari e sul senso di responsabilità dei tutori ambientali, le donne e gli uomini del CFS ai quali comunque va un ringraziamento per il lavoro svolto a favore della comunità.
Tonello (Coldiretti), non ci sta e interviene in merito alle notizie di annullamento delle elezioni della Bonifica Centrale dell'Emilia Romagna. "Siamo pronti a mettere in atto le azioni legali più utili a tutelarci" è la conclusione del direttore della Federazione Regionale Coldiretti.
di Virgilio, Reggio Emilia 20 gennaio 2016 -
Monta il caso sulle notizie di una ipotesi di commissariamento o di proroga del vecchio organo della Bonifica Centrale dell'Emilia Romagna.
Diverse testate avevano annunciato che "Le elezioni del consiglio di amministrazione - scriveva Reggionline.com il 13 gennaio scorso - del consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale (vinte dalla lista di Ugo Franceschini - leggi) non sono valide. Troppe le irregolarità emerse. Questa la decisione del comitato organizzativo dell'Ente, dopo i reclami presentati da 4 candidati."
"In mancanza di informazioni documentate – ha detto Mauro Tonello e riportato in un post di "Bonifica e Suolo" il profilo facebook della lista n° 2 – non ritengo sia opportuno per la nostra organizzazione esprimersi sull'operato del Comitato Amministrativo della Bonifica. Prendo atto con disappunto che c'è invece chi ritiene di essere bene informato e si sta prodigando a divulgare notizie in merito a delibere alle quali la lista Bonifica e Suolo non ha ancora potuto accedere. Prendo altresì atto con stupore che alcuni parlamentari che si appellano all'alto senso civico sulla correttezza delle forme di partecipazione e parlano in riferimento alle elezioni della bonifica esplicitamente di "annullamento", "modalità scorrette ed uso improprio delle deleghe", di "livello di degenerazione che deve essere rigettato ....", non citano mai nomi e fatti precisi nonché la fonte di tali informazioni. C'è anche chi già , attraverso sue note ufficiali, essendo evidentemente a conoscenza delle decisioni del Comitato Amministrativo del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale, che, ripeto, ad oggi non sono ancora divulgate malgrado l'esplicita ed ufficiale richiesta del capolista di Bonifica e Suolo, accusa apertamente la Lista 2 e Coldiretti di aver commesso irregolarità e di aver fatto votare povere persone defunte.
Tengo a sottolineare – ha concluso Tonello – che da parte nostra non abbiamo dato numeri, né ci siamo messi a conteggiare le schede, ma ci siamo limitati a prendere atto di come è stato gestito il momento elettorale e dei numeri che sono stati forniti non dalla commissione elettorale ma dagli organi di stampa. Tra l'altro aggiungo che, se risultassero confermati tali numeri, lo scarto tra le 2 liste risulterebbe minimo e allora come si fa a stabilire che, come apprendiamo sempre dalla stampa, i voti che risulterebbero irregolari sono andati tutti alla lista numero 2 dato che il voto è segreto? A difesa della onorabilità e rispettabilità di Coldiretti, dei suoi soci e, prima di tutti, di coloro che si sono impegnati a vario titolo in questa competizione elettorale a partire dai componenti della Bonifica e Suolo, siamo pronti a mettere in atto le azioni legali più utili a tutelarci".
Troppe chiacchere sul Consorzio di Bonifica, "Non c'è ancora nessuna delibera e nessun verbale del Comitato Amministrativo del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale in merito alla decisione sui risultati elettorali del consorzio stesso. È questa in sintesi la risposta ottenuta dal candidato della lista "Bonifica e Suolo", Ugo Franceschini, che ha presentato richiesta di visione del verbale della riunione del Comitato Direttivo che annulla le elezioni. Lo comunica Coldiretti Reggio Emilia sottolineando che il direttore generale del Consorzio, avvocato Domenico Turazza, ha comunicato "che la delibera del Comitato Amministrativo n. 5/2016 del 12 gennaio 2016, recante determinazioni in ordine al reclamo sulle operazioni elettorali e, più in generale, in ordine all'accertamento dei risultati delle elezioni, è in corso di stesura e verrà pubblicata a termini di statuto entro 15 giorni dalla sua adozione, vale a dire entro il 27 gennaio p.v."
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Mauro Tonello: Nato a Codigoro (Ferrara) il 9 aprile 1960, imprenditore agricolo, conduce a Codigoro un'azienda agricola di 150 ettari, coltivata con produzioni estensive a indirizzo orticolo e cerealicolo.
E' presidente di Coldiretti Emilia Romagna dal 1999.
E' vicepresidente nazionale dell'organizzazione e presidente di Unci-Coldiretti.
Allerta della NASA sui potenziali effetti de El Niño che sembrerebbe la replica del 1998. Pochissime le differenze e perciò elevatissima probabilità di vedere replicati gli effetti distruttivi.
di Virgilio Parma 03 gennaio 2016
El Niño è un fenomeno climatico periodico che si verifica nell'Oceano pacifico centrale con le acque più calde che si muovono verso est in direzione delle Americhe, a partire da dicembre fino alla primavera, e si ripete mediamente ogni 5 anni, una volta ogni due - sette anni.
Una combinazione di fattori climatici potentissima in grado di modificare la normale e consueta circolazione d'aria del pianeta innescando fenomeni estremi in ogni parte del globo.
Molto probabilmente, i primi effetti catastrofici si sono manifestati, per quanto riguarda l'europa, con particolare forza devastante in Scozia e Inghilterra nei giorni scorsi e registrata dalle cronache come "la peggiore alluvione degli ultimi 70 anni" .
Visto dallo spazio, l'attuale El Niño è un 'gemello' di quello che nel 1998 provocò fenomeni meteorologici estremi come la 'Grande tempesta di ghiaccio' su New York e tutto il Nord Est degli Stati Uniti e, nell'estate del '98, la violenta ondata di caldo in Europa. Lo indicano le immagini catturate quest'anno dal satellite Jason-2, che rivelano come El Niño in arrivo continui a 'crescere' mostrando molte analogie con quello record di 18 anni fa.
L'unica differenza è nel fatto che nel 1997 il calore della superficie dell'oceano era più intenso, mentre nel 2015 il calore è meno intenso ma più esteso.
La maggior parte degli effetti sugli Stati Uniti è prevista all'inizio di quest'anno.
"I meteorologi del National Oceanic and Atmospheric Administration, scrive la Nasa sul suo sito WEB, prevedono un turno di El Niño in un prossimo futuro, inaugurando diversi mesi di condizioni relativamente fredde ed umide in tutto il sud degli Stati Uniti, e condizioni relativamente calde e asciutte sulla Stati Uniti settentrionali" .