Il progetto sperimentale "Il Po d'AMare", predisposto da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, dai Consorzi Corepla e Castalia, realizzato in collaborazione con l'Autorità di Bacino per il Po e con il patrocinio del Comune di Ferrara e AIPO, per quattro mesi ha intercettato rifiuti e plastiche galleggianti sul più grande fiume italiano.
Roma, 26 marzo 2019 - Otto "big bags" pieni di rifiuti e circa 92 kg di plastica avviata completamente a riciclo sono il risultato della "battuta di pesca" contro il marine litter realizzata sul fiume Po per circa 4 mesi, tra luglio e novembre 2018.
I rifiuti portati dal più grande fiume italiano sono stati, infatti, intercettati da barriere galleggianti prima di arrivare al mare Adriatico e avviati al riciclo grazie al progetto pilota di raccolta e recupero dei rifiuti, "Il Po d'AMare", uno dei primi progetti al mondo di prevenzione dei rifiuti in mare, predisposto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, dai Consorzi Corepla e Castalia e realizzato grazie al coordinamento istituzionale svolto dall'Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e con il patrocinio del Comune di Ferrara e dell'AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po).
Un contributo per rafforzare e implementare le misure del piano di azione nazionale per la prevenzione e la mitigazione dei rifiuti marini e anticipare le nuove direttive sulla circular economy che prevedono impegni precisi anche per la riduzione dei rifiuti in mare.
Per arginare il marine litter è importante agire in primo luogo sui fiumi. Intercettare i rifiuti nei corsi d' acqua infatti, è più facile ed economico, facilita il riciclo e previene l'inquinamento marino e la possibile formazione di microplastiche. I rifiuti marini provengono per circa l'80% dalla terraferma e raggiungono il mare prevalentemente attraverso i corsi d'acqua e gli scarichi urbani, mentre per il 20% derivano da attività di pesca e navigazione.
Tra le principali cause del marine litter vi sono la non corretta gestione di rifiuti urbani e industriali, la scarsa pulizia delle strade, abbandoni e smaltimenti illeciti. Inoltre l'Italia, per la sua posizione al centro del Mediterraneo, un bacino chiuso, e l'estensione delle sue coste, è un Paese particolarmente esposto a questo problema.
Il progetto pilota, operativo dal 18 luglio al 16 novembre 2018 ha lavorato "a regime" per quasi cento giorni. Nel periodo di operatività ha raccolto circa 3 quintali di rifiuti, stipati in 8 big bags, di cui 92,6 chilogrammi, il 40%, di plastica. La frazione non plastica è costituita, per la maggior parte, da scarti vegetali e sono stati intercettati anche contenitori in vetro. La quota più rilevante in termini di peso del rifiuto plastico captato è rappresentata da PE proveniente da fusti di capacità maggiore a 25 litri, imballaggi utilizzati in ambito agricolo o industriale.
Il progetto "acchiappa rifiuti" ha realizzato la selezione e raccolta dei rifiuti galleggianti attraverso l'installazione di un dispositivo di raccolta (Seasweeper) con barriere in polietilene galleggianti che non interferiscono con la flora e la fauna del fiume, progettato da Castalia e posizionato nel tratto del fiume Po in località Pontelagoscuro (Comune di Ferrara) a 40 km dalla foce.
I rifiuti intercettati sono stati avviati al riciclo e con il supporto di Corepla, il rifiuto plastico è stato poi inviato al centro di selezione che ha separato e avviato a riciclo le diverse frazioni polimeriche. Il granulo di plastica ottenuto dalle operazioni di riciclo è stato poi inviato ad una azienda inglese per la realizzazione di una casetta rifugio.
Si tratta di una prima sperimentazione di un progetto che proseguirà con nuove iniziative anche nel corso del 2019, ma da cui si possono trarre alcune importanti conclusioni. In primo luogo il sistema di captazione funziona, avendo operato per l'83% del tempo e intercettato tutti i rifiuti galleggianti che hanno attraversato la sezione delle barriere. In secondo luogo tutta la plastica che è stata intercettata era in buone condizioni, non degradata, ed è stato possibile avviarla a riciclo e re-immetterla così nel ciclo produttivo risparmiando nuova materia prima. Terzo i quantitativi raccolti, anche se derivanti da un unico punto di intercettazione, sono limitati grazie anche a un buon sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in particolare plastici, a terra.
Commenta Sergio Costa, Ministro dell'Ambiente: "Credo molto nell'importanza di sperimentazioni come questa, alla luce soprattutto della loro possibile replicabilità. Complimenti, avete affrontato il problema a monte, prima che la plastica raggiunga il mare. Come sapete siamo ormai prossimi all'arrivo in Consiglio dei Ministri della legge Salvamare, dove è prevista la collaborazione dei pescatori per il recupero della plastica in mare, ma posso assicurarvi che stiamo già lavorando affinché sia possibile raccogliere la plastica anche nelle acque dolci. È un problema che mi sta enormemente a cuore, tutti insieme riusciremo a liberare dalla plastica il mare".
Dichiara il Segretario Generale dell'Autorità Meuccio Berselli - "Sperimentare ed individuare le possibili soluzioni in grado di mitigare, in modo virtuoso attraverso la pratica del riciclo, una criticità così diffusa come il marine litter significa già prendere coscienza del livello del problema e questo in numerose parti del mondo non è fatto scontato. L'impegno che l'Autorità Distrettuale del Fiume Po dedica e dedicherà alla lotta agli inquinanti è massima –e in particolare favorendo il progetto Po d'AMare desidera sensibilizzare e coinvolgere le comunità e tutti i portatori di interesse sul valore stesso dell'acqua e sulla maggiore attenzione che andrebbe dedicata da tutti al fine di preservarne l'utilità e la qualità. Proprio in questa direzione, oltre alle sperimentazioni in corso al Delta, vorremmo avviare altre sperimentazioni mirate in altrettante sezioni del fiume Po "sensibili" che ci potranno fornire ulteriori e decisivi dati ed elementi per pianificare un'azione fattiva concreta".
Dichiara Antonello Ciotti, Presidente Corepla: "Il Po é il piu' importante fiume italiano con 141 affluenti e 3200 Comuni italiani coinvolti. I risultati della sperimentazione de "Il Po d'aMare" sottolineano come una corretta gestione dei rifiuti a terra porti ad avere corsi d'acqua con una sensibile minor presenza di rifiuti, in plastica in particolare. Ad oggi a livello nazionale, 8 imballaggi in plastica su 10 immessi sul mercato vengono recuperati dal sistema Corepla. C'é ancora molto da fare ma un efficiente servizio di raccolta differenziata che facilita il riciclo, attento alle esigenze dei cittadini sempre piu consapevoli ed informati, è un potente antidoto all'inquinamento di fiumi e mari."
Osserva Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile: "Un progetto importante che è riuscito a dimostrare che è possibile intercettare i rifiuti prima che raggiungano il mare e diventino così un grave problema ambientale. Una volta in mare, infatti, i rifiuti a contatto con l'acqua salata, sono difficilmente riciclabili e nello stesso tempo le plastiche si trasformano nelle pericolose microplastiche. Ora per passare dalla fase sperimentale del progetto ad una operativa, replicabile su altri fiumi italiani, sembrerebbe utile introdurre nella legislazione nazionale un riferimento chiaro e esplicito alla classificazione dei rifiuti presenti nei corsi d'acqua (oltre che nei laghi e nel mare) in modo da superare qualunque possibile incertezza interpretativa".
Commenta Lorenzo Barone, direttore generale di Castalia: "Operations "Il Po d'Amare" è la realizzazione di un progetto sperimentale che ci ha dato la conferma di essere sulla strada giusta: i risultati hanno dimostrato, in primo luogo, che il sistema di barriere, concepito da Castalia per intercettare i rifiuti plastici, funziona appieno. Confidiamo che questa best practice venga valorizzata dalle istituzioni, anche alla luce del fatto che questo sistema può prevenire l'arrivo della plastica in mare ed è stato progettato per essere declinabile su qualsiasi corso d'acqua".
LINK VIDEO https://youtu.be/szyGjMWgl0s
Filippine, trovata balena morta con 40 kg di plastica nello stomaco. Si tratta della quantità di plastica «più grande mai vista in una balena». Da sacchi utilizzati per imballare il riso a numerosi sacchetti della spesa. Le foto strazianti lanciano l'ennesimo allarme "Stop all'inquinamento da plastica"
L'elenco, come le foto, è straziante: 16 sacchi utilizzati per imballare il riso, numerosi sacchetti della spesa, bottiglie e addirittura una vaschetta. Complessivamente 40 chili di plastica nello stomaco di una balena a becco di Cuvier trovata morta nelle Filippine. Lo hanno riportato i ricercatori del D'Bone Collector Museum, che hanno recuperato la carcassa del cetaceo all'inizio del mese nelle acque a est di Davao City. In un post Facebook, riporta oggi la Bbc online, i ricercatori hanno scritto che si tratta della quantità di plastica «più grande mai vista in una balena». Il museo ha reso noto che nei prossimi giorni pubblicherà online la lista completa degli oggetti rinvenuti nella carcassa della balena.
E' l'ennesima terribile e macabra cartolina, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", che arriva da un oceano sempre più devastato dall'inquinamento da plastica: sarà l'autopsia a dover decretare come è morta esattamente la balenottera, ma l'impressionante quantità di rifiuti rinvenuti al suo interno fa presupporre la complicità del materiale ingerito nel decesso del cetaceo. Peraltro, in Asia i ritrovamenti di questo tipo cominciano a diventare abbastanza comuni. Da sole le Filippine, sono una della nazioni del continente asiatico che contribuisce di più all'inquinamento degli oceani, secondo Ocean Conservancy.
(18 marzo 2019)
Piacenza, 18 marzo 2019 - Venerdì 22 marzo, dalle ore 10 alle ore 13, in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, il Consorzio di Bonifica di Piacenza e l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali) organizzano la seconda edizione del convegno: "Il Valore dell'Acqua - Coltiviamo insieme il nostro Futuro".
Il convegno si terrà presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza in via Emilia Parmense 84 (Piacenza) con partecipazione libera e gratuita.
Le ragioni e le motivazioni del convegno sono sottolineate da Fausto Zermani, Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza: "Con il convegno del 22 marzo vogliamo porre al centro del dibattito il tema legato all'utilizzo razionale dell'acqua e all'economia che ruota intorno alla risorsa che è alla base dello sviluppo del settore agricolo e industriale agroalimentare - e non solo – e che contribuisce a garantire quel benessere che troppo spesso diamo per scontato".
Prosegue Marco Trevisan, Preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza: "Affrontare il tema della risorsa idrica visto a 360 gradi e soprattutto discutere delle ricadute economiche che genera l'acqua è fondamentale per aumentare la consapevolezza del valore del territorio in cui viviamo".
Il Consorzio di Bonifica di Piacenza e la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza promuovono da anni momenti di confronto per porre al centro del dibattito politico locale il tema legato all'utilizzo efficiente dell'acqua, consapevoli che la stagionalità delle precipitazioni è stata alterata dall'andamento climatico e che accanto alla necessità di una manutenzione costante si apre una nuova era di pianificazione infrastrutturale. La volontà del Consorzio e della Facoltà è quella di far diventare un appuntamento fisso quello della Giornata Mondiale dell'Acqua per sviluppare il tema della risorsa idrica declinato con riguardo al suo impiego a scopo potabile, irriguo, industriale, e turistico, senza dimenticare la complessa e quanto mai attuale questione connessa alla sicurezza idrogeologica del territorio ed alla prevenzione degli eventi alluvionali.
La mattinata del convegno sarà articolata in quattro INTERVENTI e in una TAVOLA ROTONDA.
Gli interventi saranno a cura di:
Paolo Rizzi, Direttore del Laboratorio di Economia Locale, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Il suo intervento sarà focalizzato sulle ricadute economiche generate dal Consorzio di Bonifica e dall'acqua che transita sul territorio.
Successivamente seguirà l'intervento del professor Paolo Sckokai, Docente Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, che affronterà il tema delle nuove prospettive nell'economia dell'acqua. Sarà dunque la volta di Pierluigi Viaroli, Docente di Ecologia, Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale, Università degli Studi di Parma, che affronterà il tema dei fiumi del terzo millennio con vecchi problemi e nuovi scenari. Concluderà la prima parte della mattinata Francesco Vincenzi, Presidente dell'ANBI, con una panoramica sulle politiche dell'acqua in Italia.
La TAVOLA ROTONDA, che accoglierà in modo dinamico quanto emerso dagli interventi precedenti, avrà cinque protagonisti:
Simona Caselli, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca, Regione Emilia Romagna.
Meuccio Berselli, Segretario Generale dell'Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po.
Marco Crotti in rappresentanza della Camera di Commercio di Piacenza.
Marco Trevisan, Preside Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
Fausto Zermani, Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza.
E' stato invitato a partecipare Gian Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo.
Alle idi di marzo tutti dietro a Greta, la giovane svedese che è diventata il nuovo testimonial della lotta all'inquinamento globale e ai cambiamenti climatici. Gli studenti di ogni angolo della terra quest'oggi hanno incrociato le braccia per far sentire ancor più forte la voce di chi non vuole che questo nostro pianeta diventi invivibile.
Chissà che veramente questo movimento spontaneo, nato da un semplice e innoquo sittin della quindicenne svedese Greta Thunberg, possa trasformarsi in un efficace motivatore di coscienze.
Dal #FridaysforFuture a un movimento coordinato, il Global Climate Strike for Future, il passaggio è stato rapido e oggi anche il Consorzio d Bonifica Parmense e l'Autorità di Distretto del Fiume Po hanno aderito all'iniziativa.
A seguire le immagini che ritraggono i due Enti che hanno sede a Parma.
(il Segretario Generale di AdbPo Meuccio Berselli con alcuni esponenti dell'Autorità di Distretto che, questa mattina, rispondono all'appello del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, solidali con lo sciopero scolastico "Fridays For Future")
(Il personale del Consorzio della Bonifica Parmense in occasione del #FridaysForFuture di oggi.)
(L'ANBI Emilia Romagna e tutti i Consorzi di bonifica associati - da sempre in prima linea nella valorizzazione, gestione e difesa della risorsa idrica - aderiscono alla manifestazione #fridaysforfuture)
Autorità Di Distretto Del Fiume Po, riunito a Parma l'osservatorio sulle crisi idriche: ecco la situazione del comprensorio. Allegato il bollettino.
Parma, 14 Marzo 2019 – L'Osservatorio sulle crisi idriche all'interno del vasto comprensorio del Fiume Po (che si estende dalla Valle d'Aosta alle Marche) si è riunito nelle ultime ore per esaminare la situazione nell'intero territorio: una situazione non rosea dopo un esame attento dei valori emersi dai monitoraggi delle diverse agenzie regionali coinvolte dal Distretto.
Al tavolo hanno preso parte, tra gli altri, i rappresentanti di: AdbPo, AiPo, ANBI-Consorzi di bonifica, Arpa, A2A Energia, Consorzio del fiume Adda, Consorzio dell'Oglio, Consorzio del fiume Ticino, Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA)-Cnr, Enel Green Power, Elettricità Futura, Protezione Civile, Regione Emilia-Romagna, Regione Liguria, Regione Lombardia (DG Enti Locali, Montagna e Piccoli Comuni, DG Agricoltura), Regione Piemonte.
Esaminate tutte le criticità il Segretario Generale dell'Autorità Meuccio Berselli ha diramato un bollettino che riporta un livello di Severità idrica di colore giallo – ovvero, ancora piuttosto moderata nonostante numeri di insieme decisamente al ribasso – ma ciò che va considerato in modo puntuale è anche la stretta relazione tra le condizioni attuali (riportate nel bollettino in allegato) e il contesto di prelievo irriguo che ancora può ritenersi moderato. Se le condizioni di prelievo fossero a pieno regime la situazione sarebbe molto più grave.
In considerazione di quanto elencato l'Osservatorio, che in questa seduta ha coinvolto in maniera stabile per la prima volta le direzioni alle politiche agricole delle regioni del distretto, ha provveduto a concertare un regolamento di azione decisamente più snello tra i soggetti che hanno competenze sulla gestione delle acque in modo da modulare i singoli provvedimenti nei prossimi mesi a seconda delle necessità più urgenti: tra queste lo spostamento dei livelli del Lago Maggiore da quota 1,25 a 1,35 metri sullo zero idrometrico di Sesto Calende (25 milioni di metri cubi di risorsa idrica in più disponibili in presenza di quantitativi disponibili); e la conoscenza precisa del volume presente negli invasi alpini utilizzati per scopi idroelettrici, in particolare quelli della Valle D'Aosta.
A breve, tenuto conto dello scenario presentato e del trend meteo climatico preoccupante (temperature sempre in aumento) saranno ufficializzate le date del prossimo incontro sulla crisi idrica alla luce degli effetti dei cambiamenti climatici in corso.
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Previsione per la settimana compresa fra lunedì 18 e domenica 24 marzo 2019
Sulla base degli ultimi dati disponibili, la circolazione depressionaria che avrebbe dovuto interessare il
bacino del Mediterraneo sembra rimanere confinata tra il nord-Africa e la penisola iberica. La nostra
regione sarà quindi solo marginalmente interessata da precipitazioni, in particolare nella prima parte della
settimana, con quantitativi complessivamente previsti nella norma del periodo. Successivamente sembra
invece probabile l'espansione di un campo di alta pressione che andrà ad interessare l'Europa centrale. Le
temperature, anche se in calo ad inizio periodo, tenderanno a rimanere leggermente superiori alla media
climatologica.
Tendenza per i successivi 15 giorni (lunedì 25 marzo 2019 - domenica 07 aprile 2019)
Il periodo sembra caratterizzato da correnti occidentali con probabile alternanza di fasi di alta pressione e
passaggio di deboli onde perturbate. Saranno quindi probabili alcuni episodi di precipitazione ma i
quantitativi complessivi si prospettano inferiori alla norma. Le temperature tenderanno a rimanere
prossime o leggermente inferiori alla media climatologica.
Emissione 12 Marzo 2019, elaborazione sulla base del sistema di previsione mensile ECMWF
Durante un'esplorazione dei ricercatori del dipartimento di Biologia dell'Università di Bari, a due miglia della costa, si trova una fitta foresta di coralli finora mai vista, unica nel Mediterraneo. Lo Sportello dei Diritti: questo complesso e diversificato habitat corallino deve essere protetto dallo sviluppo di petrolio e gas. E' come quelle che popolano i fondali delle Maldive o di Sharm el Sheikh, nel Mar Rosso.
Una nuova barriera corallina al largo delle coste di Monopoli. Durante un'esplorazione dei ricercatori del dipartimento di Biologia dell'Università di Bari, guidati dal direttore Giuseppe Corriero, a oltre due miglia sotto la superficie dell'Adriatico, fra i 40 e i 55 metri di profondità, si trova una fitta foresta di coralli finora mai vista. Come quelle che popolano i fondali delle Maldive o di Sharm el Sheikh, nel Mar Rosso. L'eccezionale scoperta è stata annunciata dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Una vera e propria distesa di coralli finora rimasta celata all'uomo. Sulla base delle ultime osservazioni e della recente mappatura del fondo, i ricercatori hanno stimato che la nuova barriera scoperta abbia una lunghezza notevole, seppure non in modo uniforme, pari ad almeno 135 km: in direzione del capoluogo pugliese, da un lato, e fino a Otranto, dall'altro. Infatti da sempre i pescatori di palamiti e tramagli, soprattutto nell'area marina tra Cerano, Casalabate, Torre Chianca e San Cataldo, in Provincia di Lecce, ad una profondità di 50 metri, nel ritirare l'attrezzatura da pesca, hanno spesso tirato a bordo corallo vivo e spugne simili a quelle di memoria equatoriale.
"È la prima volta che nel Mediterraneo si scopre una barriera così, con caratteristiche molto simili a quelle che popolano i fondali delle Maldive o di Sharm el Sheikh, nel Mar Rosso", dice il professor Corriero al quotidiano pugliese. E aggiunge: "L'aspetto paradossale è che ce l'avevamo davanti agli occhi e non l'abbiamo mai vista". Fino a tre anni fa, le ricerche sarebbero partite allora, quando il docente si è imbattuto in "qualcosa di strano" e ha voluto vederci chiaro.
Se il modello sembra identico a quello di marca equatoriale, a rendere unica la barriera corallina pugliese sarebbero almeno due peculiarità. La prima: la profondità di circa 50 metri, stando a quanto riferisce l'esperto. Quindi l'habitat e i suoi colori: "Nel caso delle barriere delle Maldive o australiane, continua Corriero, i processi di simbiosi tra le madrepore (animali marini che costituiscono i banchi corallini) sono facilitati dalla luce, mentre la nostra barriera vive in penombra e quindi le madrepore costituiscono queste strutture imponenti di carbonato di calcio in assenza di alghe". Ecco, dunque, i colori più "soffusi, dati da spugne policrome con tonalità che vanno dall'arancione al rosso, fino al viola".
Alla ricerca hanno partecipato anche studiosi delle Università Tor Vergata di Roma e di quella del Salento, con robot e particolari tecnologie di immersione. E per difendere il tesoro nascosto, gli stessi ricercatori avrebbero già "allertato informalmente" l'Ufficio parchi e tutela della biodiversità della Regione Puglia.
Una scoperta, commenta Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", che non fa altro che prendere atto di quello che già era noto da tempo immemorabile agli amanti e professionisti del mare che frequentano i fondali del Basso Adriatico e che ci auguriamo che possa rappresentare una conferma della necessità di tutelare al massimo il nostro mare da ogni possibile aggressione perpetrata da attività umane.
(8 marzo 2019)
Concluse le operazioni dei carabinieri forestali di Forli Cesena, in collaborazione con ornitologi della lipu, su alcuni allevamenti di uccelli selvatici della provincia: sequestrati 2.000 uccelli vivi tra tordi, merli, cesene e allodole, cinque le persone deferite all'autorità giudiziaria - gli uccelli sono stati in parte gia' liberati in natura
Oltre 2mila uccelli sequestrati e 5 persone deferite all'autorità giudiziaria. E' l'esito di una grossa operazione che i Carabinieri Forestali del Gruppo Forli-Cesena, coadiuvati da esperti ornitologi della Lipu e da medici-veterinari dell'AUSL, hanno effettuato nel mese di gennaio di quest'anno in alcuni allevamenti di avifauna selvatica nella provincia di Forli-Cesena.
Gli uccelli sequestrati appartenevano alle specie tordo bottaccio, tordo sassello, merlo, cesena e allodola. Nello specifico i militari della Forestale hanno passato al setaccio diversi allevatori di avifauna selvatica accertando che numerosissimi uccelli detenuti per la vendita erano sprovvisti degli anelli identificativi chiusi che, per legge, devono essere apposti alle zampe degli animali entro 10 giorni dalla nascita diventando inamovibili con la crescita dell'animale, attestando così l'origine lecita degli esemplari in virtù del codice identificativo univoco impresso su ogni anello.
Altri animali erano provvisti di anelli di dimensioni superiori al consentito, che erano amovibili e pertanto non idonei a garantire che gli esemplari fossero nati negli allevamenti. E altri ancora avevano anelli manomessi, allargati per poter essere inseriti alle zampe di animali adulti catturati illegalmente in natura con reti o trappole, e poi ristretti attorno alle zampe per restituire all'anello le forme originarie ed ingannare i controllori.
Un'ulteriore pratica illegale rilevata è stata l'applicazione di "anelli identificativi chiusi" ma comunque irregolari in quanto di misure superiori al consentito, poiché destinati a specie avifaunistiche di dimensioni corporee maggiori: in questi casi i diametri maggiori interno ed esterno facilitano l'inserimento dell'anello ad animali già adulti. Questa pratica consente di registrare falsamente gli animali come "nati in allevamento" sui registri di carico e scarico in uso ai singoli allevamenti e poi avviati alla vendita a scopo ornamentale, come richiami vivi nell'esercizio venatorio da appostamento, come soggetti riproduttori per altri allevamenti oppure per essere utilizzati nelle mostre ornitologiche a fini espositivi.
Nel corso delle perquisizioni svolte sono state trovate e sequestrate anche pinze e presse, una ancora sporca di sangue, impiegate per le illecite operazioni di restringimento degli anelli nonché anelli alterati.
Alla base di queste prassi illecite ci sono precisi interessi economici: allevare e svezzare pullus di uccelli di specie selvatica in cattività risulta particolarmente oneroso in termini di tempo e risorse e quindi è diffusa fra alcuni allevatori la prassi illecita di acquisire esemplari adulti sul mercato nero degli uccelli selvatici, illegalmente catturati in natura con reti, trappole ed altri strumenti illeciti, per poi marcare gli animali già adulti con i contrassegni identificativi del proprio allevamento con le modalità illecite sopra descritte, registrarli come "nuovi nati in allevamento" sui registri di carico e scarico e come tali venderli. Tale commercio risulta particolarmente redditizio a livello economico con prezzi di singoli esemplari che raggiungono anche diverse centinaia di euro; il valore di mercato degli esemplari sottoposti a sequestro è stimato tra i 150.000 e i 200.000 euro.
Circa 500 volatili rinvenuti privi di anello all'interno delle voliere presenti negli allevamenti sono stati immediatamente rimessi in libertà in quanto, a seguito di esame medico-veterinario, ritenuti idonei al reinserimento in natura. I rimanenti sono stati trasportati presso centro di recupero "Il pettirosso" di Modena dove si procederà al delicato lavoro di rimozione degli anelli (che sarà effettuato da ornitologi specializzati) ed sl successivo reinserimento in ambiente naturale.
Le attività di polizia giudiziaria condotte dai Carabinieri forestali e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Trinunale di Forli' hanno interessato allevamenti di avifauna presenti nella provincia di Forlì-Cesena e gli illeciti riscontrati hanno portato all'inoltro della predetta Autorità Giudiziaria di un egual numero di denunce che hanno riguardato cinque persone coinvolte a vario titolo nella conduzioni degli allevamenti.
Alle persone denunciate sono stati contestai reati in violazione della normativa sulla protezione della fauna selvatica (articolo 30, coma 1, lettera "l" della legge 157/1992) con pene da due a sei mesi di arresto o l'ammenda da 516 a 2.065 euro e sull'alterazione dei sigilli (articoli 468 e 471 del codice penale in relazione alla contraffazione e all'uso abusivo degli anelli di identificazione equiparati a pubblici sigilli) con pene che variano da uno a cinque anni di reclusione e multa fino a 1.032 euro.
Con l'operazione "I Signori degli anelli" si ritiene di aver inflitto un significativo colpo alla attività illecita e che vedeva commercializzati e venduti a ignari cacciatori (che li usavano come richiami vivi per la caccia da appostamento), di varie regioni del Centro Italia, uccelli provenienti da catture illegali.
Paura per i proprietari di una villetta con giardino che si sono trovati ad affrontare un lungo rettile. Con l'intervento dei vigili del fuoco il problema si è prontamente risolto per gli abitanti della casa e anche per il rettile che, dopo la cattura, è stato liberato in aperta campagna, rientrando perciò nel complesso equilibrio dell'ecosistema chiamato catena alimentare.
Il serpente si è appurato che non era velenoso, un semplice e diffuso biacco, dalla lunghezza di 1,5 metri, ben superiore alla media.
Destinazione PO: a Parma giovedi' 7 marzo l'autorità di distretto presenterà il piano strategico per la difesa e lo sviluppo del territorio nell'area del grande fiume
All'iniziativa, che si terrà a Palazzo Soragna a partire dalle 9, realizzata con il supporto della L6 WP1 del Progetto Creiamo PA e con il sostegno dell'UPI, è prevista la partecipazione di numerosi e qualificati portatori d'interesse di tutta l'estesa area distrettuale, istituzioni e membri del Governo.
Parma, 28 Febbraio 2019 – L'Autorità di Distretto del Fiume Po presenterà agli stakeholder nazionali e locali il percorso di consultazione che porterà alla definizione del nuovo Piano Strategico di Gestione delle Acque per il triennio 2019-2021: Giovedì 7 marzo a Parma, nella sede e con il sostegno dell'Unione Parmense degli Industriali, si svolgerà il workshop tematico "Destinazione Po – Piano Strategico di Gestione delle Acque del Distretto – Attività 2019-2021" una sorta di riunione degli Stati Generali di tutta l'area interessata dalla rilevante azione di pianificazione.
Quella organizzata nella location di Palazzo Soragna, in Strada al Ponte Caprazucca a Parma a partire dalle ore 9,sarà una giornata di approfondimento dedicata alla conoscenza delle diverse attività di pianificazione e gestione della risorsa idrica nonché ai numerosi progetti di sviluppo ideati e realizzati dall'Autorità di Distretto del Fiume Po. Era dunque fondamentale coinvolgere tutti i soggetti direttamente interessati dall'aggiornamento dei nuovi Piani al fine di trarre una complessiva, ma approfondita valutazione di molteplici scenari socio-economico-ambientali.
Si parlerà di analisi e di gestione del rischio alluvioni, di bilancio idrico anche in relazione ai repentini mutamenti climatici e al ruolo operativo dell'Osservatorio e nel dettaglio sarà presentato il ricco calendario delle attività del prossimo triennio. Manifesto per il Po, il progetto di riciclo e lotta agli inquinanti da plastiche "Un Po d'Amare", il progetto Vento, la Consulta della Pesca e Lotta al bracconaggio, il mondo delle produzioni di eccellenza agro-industriali, la gestione di un'efficiente distribuzione delle acque dei Consorzi di bonifica e della candidatura del tratto del medio Po denominato Po Grande a Riserva Mab Unesco.
Vasta la platea di invitati, tra cui i principali stakeholder istituzionali e tecnici del settore idrico e non solo.
L'introduzione della giornata, dopo i saluti di benvenuto della Presidente dell'UPI Annalisa Sassi, sarà curata dal Segretario Generale dell'Autorità Distrettuale del Fiume Po, Meuccio Berselli. La mattinata, coordinata dal giornalista Andrea Gavazzoli, vedrà alternarsi al microfono diversi relatori sui vari temi indicati: ACQUA E PIANIFICAZIONE Michela Miletto, Unesco Deputy World Water Assessment Programme; MANIFESTO PER IL PO Luca Imberti, Presidente Manifesto per il Po; CONTRATTO DI FIUME Gabriela Scanu, Osservatorio Nazionale Contratti di Fiume MATTM; AGRICOLTURA TRA SVILUPPO E SOSTENIBILITÀ Ettore Prandini, Presidente Nazionale COLDIRETTI; CONSORZI DI BONIFICA: EFFICIENZA NELLA DISTRIBUZIONE DELLA RISORSA IDRICA Francesco Vincenzi, Presidente nazionale ANBI (Consorzi di Bonifica). Alla presenza di numerosi figure istituzionali la sessione sarà conclusa dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Guido Guidesi.
"Per il Distretto del Po – ha rimarcato il Segretario Generale Meuccio Berselli in sede di presentazione dell'iniziativa – quella del 7 marzo all'Upi sarà un'occasione rilevante per mostrare e concertare con i portatori di interesse i numerosi campi di azione e di programmazione all'interno dei nuovi ed estesi confini del neonato Distretto, che oggi vanno dalla Valle d'Aosta alle Marche, dopo il riassetto e l'accorpamento delle soppresse Autorità di Bacino".
L'evento, cui è invitata la stampa, sarà rivolto alle Amministrazioni regionali e locali, tra i quali Regioni, Province, Comuni, Anci, Uncem, Università, Ordini professionali, Cnr, Consorzi di Bonifica, Aipo, Consorzio del Ticino, Associazioni agricole e ambientaliste. Si tratta in larga misura dell'insieme degli stakeholder che saranno chiamati successivamente a portare i propri contributi e osservazioni proprio per migliorare la pianificazione distrettuale, la sua efficacia e il coinvolgimento degli attori che saranno chiamati a recepirne le indicazioni nei propri strumenti di settore.
All'evento è possibile iscriversi sulla piattaforma di Eventbrite (ISCRIVITI); oppure inviando una mail all'indirizzo: segreteriaorganizzativasogesid@pomilioblumm.it , specificando il titolo dell'evento "Destinazione Po".
Quando ai tempi di Maria Luigia costruirono la Reggia sul torrente Parma, le acque che scorrevano avevano poca escursione di portata tra l'estate e l'inverno. Le piene di allora non arrivavano mai a sfiorare il cortile della Reggia ed anzi, attraverso opportune traverse a valle, anche nei periodi di magra riuscivano a mantenere un livello di acqua tale da consentire l'utilizzo di barche. Tant'è che Maria Luigia da lì, via acqua arrivava al Po e poi a Venezia.
Poi costruzioni selvagge nei secoli successivi restrinsero l'alveo di monte e le portate aumentarono a dismisura, così che sotto le arcate della Reggia si costruirono muri a difesa dalle piene. Un obbrobrio architettonico di quelli che non vorresti mai vedere su un manufatto storico di inestimabile bellezza, non a caso soprannominato "la piccola Versailles". Un modus operandi che ha deturpato uno dei più importanti monumenti d'Italia. Riportare lo stato della Reggia ai tempi che furono, è da considerare assoluta priorità. Per farlo occorre mettere in sicurezza Colorno dalle piene, realizzano esondazioni controllate a monte, nell'ottica di un Federalismo Fluviale che obblighi i territori a trattenere le proprie preziosissime acque piovane il più possibile, rilasciando a valle solo la portata minima vitale o la massima ammissibile nei periodi più piovosi. Il concetto del federalismo fluviale è strettamente propedeutico allo sviluppo di un serio progetto di scolmatura delle acque, in aree non o poco antropizzate, al fine di ridurre le portate di acqua, e di consentire anche a mezzo di laghetti la possibilità di fare scorta d'acqua per i periodi siccitosi e ad uso irriguo per i campi.
Occorre ricordare che le aree controllate esondabili, non saranno mai sminuite nel loro valore. Non si andranno mai a creare territori di serie "A" o serie "B", anzi i luoghi scelti, grazie alla copiosa fornitura idrica saranno sempre più appetibili per uso agricolo. Non è possibile cementificare dappertutto. Occorre un rispetto doveroso di normative vigenti che prevedono aree verdi e/o "selvagge" per ogni tot. di mq di cemento gettato. L'uomo si sta continuando ad impossessare di aree naturali, privando di habitat le varie specie animali, e continuando a edificare senza nessuno scrupolo.
In pratica grazie alle esondazioni controllate, si riporterà il torrente vicino al corso che natura gli diede. Oggi purtroppo sempre più ingegneri si disinteressano del mondo in cui viviamo e della vera sicurezza dei territori, impegnandosi solo a realizzare opere idrauliche insufficienti, a volte poco sicure, ma di sicuro e forte nocivo imbatto ambientale. In molti ad esempio, dopo aver incanalato l'alveo, credono di porvi rimedio con immense casse di espansione. Casse che furono inventate, giustamente, per impianti fognari con acque bianche. Il nome "cassa" deriva dalla forma a parallelepipedo delle vasche in cemento armato a supporto delle fogne.
Casse di espansione che fermano solo temporaneamente il picco di piena, facendolo poi disperdere in mare, senza alcuna possibilità di conservazione o di rimpinguamento concreto delle falde. L'acqua, bene prezioso e sempre più raro. Basti pensare che la carenza idrica colpisce più di 4 miliardi di persone in tutto il mondo. E' si giusto impegnarsi ad educare la collettività sul "risparmio idrico", in special modo nei luoghi dove il consumo di acqua è nettamente superiore al fabbisogno effettivamente richiesto, ma altresì non ci si può più permettere di sprecarla.
Occorre quindi l'impegno da parte di tutti gli enti che si occupano di idrogeologia, a trovare il giusto compromesso tra salvaguardia dei territori e conservazione delle acque. Il tutto è possibile, ma solamente iniziando a lavorare davvero sul concetto di esondazioni controllate e di federalismo fluviale. Se ogni territorio riuscisse a trattenere il proprio "oro trasparente", non si vivrebbe più di emergenza e di paura delle alluvioni e nemmeno di siccità.
Il coordinamento del gruppo
AMO - COLORNO
Alluvione nella Bassa bolognese, il Canale Emiliano Romagnolo mitiga l'ondata di piena portando via l'acqua dalle aree colpite
BOLOGNA - 3 Febbraio 2019 – Un summit immediato tra i sindaci delle aree colpite nella Bassa bolognese ed il centro tecnico-operativo del Canale Emiliano Romagnolo ha consentito, nel giro di 24 ore, di individuare una soluzione idraulica in grado di poter contribuire in modo decisivo all'allontanamento dei flussi fuoriusciti dal Reno.
L'azione fondamentale che si è prospettata - per mitigare gli effetti nefasti dell'esondazione - è stata quella di convogliare rapidamente l'abbondante quantità di risorsa idrica (limacciosa e carica di detriti) che sopraggiungeva da monte verso la rete artificiale. In questo modo Castel d'Argile, Mascarino Venezzano e ampie aree limitrofe di San Pietro in Casale, San Donino e altri centri della Bassa bolognese - colpiti dall'alluvione – hanno visto diminuire corposamente i livelli usciti dal corso naturale del Reno proprio grazie all'azione degli impianti del Canale Emiliano Romagnolo.
Da 20 ore infatti , in modo ininterrotto, unitamente all'essenziale attività della Bonifica Renana, il CER sta contribuendo in modo assai rilevante ad allontanare le acque che hanno messo in ginocchio la comunità insediata nell'area.
Il presidente Massimiliano Pederzoli , il Direttore Generale Mannini e il Direttore tecnico Menetti, insieme alle maestranze dello staff tecnico del CER, (una ventina tra ingegneri, tecnici specializzati e operai) hanno da subito attivato gli impianti idrovori-irrigui del canale Pieve di Cento e Crevenzosa, pompando in media, ma con picchi spesso ancora più elevati, ben 20 metri cubi di acqua al secondo da oltre un giorno e in modo costante.
"L'azione idraulica – ha assicurato il presidente Massimiliano Pederzoli - consente al Canale Emiliano Romagnolo di contribuire all'attività di messa in sicurezza idraulica del territorio volta a far defluire, in modo progressivo, i flussi fuoriusciti dall'alveo del Reno. Il CER, nato essenzialmente per l'irrigazione, in questi frangenti di emergenza grave si dimostra sempre più fondamentale anche per assicurare un miglioramento di un contesto tutt'altro che roseo per le persone e le aree colpite. Continueremo nella nostra attività fino alla normalizzazione".
Conoscere e riconoscere gli elettrodomestici più energivori, cioè quelli che consumano più corrente, è il primo passo per sapere come risparmiare. Gli split dell'aria condizionata sono gli indiziati numero uno quando ci si mette in cerca dei responsabili delle bollette più salate, anche se è sufficiente adottare alcuni accorgimenti per migliorare la situazione: si può sfruttare, per esempio, la funzionalità di deumidificazione al posto di quella di raffreddamento. I risultati che si ottengono sono gli stessi, ma i consumi diminuiscono di quasi un terzo.
La lavatrice
Anche la lavatrice "mangia" un sacco di energia, e in più consuma anche grandi quantità di acqua. D'altro canto non si può fare a meno di questo elettrodomestico, fermo restando che la scelta dei modelli di ultima generazione permette di approfittare delle classi di efficienza energetica più elevate. Per limitare i consumi è opportuno anche provvedere a una manutenzione accurata e costante nel tempo, tramite la pulizia del cassettino per i detersivi e del filtro. Inoltre, ogni volta che se ne ha la possibilità vale la pena di sfruttare i programmi a basse temperature, possibilmente non sopra i 40 gradi, e quelli con lavaggio a freddo.
In cucina: il frigo e la lavastoviglie
In cucina è opportuno badare sia al frigo che alla lavastoviglie. Il frigorifero consuma tanto per la semplice ragione che non può essere spento. Ecco perché la sola via che si può percorrere in vista di consumi ottimizzati consiste nel compiere un investimento iniziale basato su un prodotto di classe energetica elevata. Un esempio di frigorifero che si contraddistingue per un rapporto qualità prezzo eccellente e che in più consuma "il giusto" è HDCN 204WD / 1 Frigorifero Combinato 340Lt No Frost Bianco Classe A++. Per quel che concerne la lavastoviglie, si calcola che si riesca a risparmiare quasi la metà di energia evitando di usare la funzione di asciugatura: soprattutto quando fa caldo basta aprire lo sportello per far sì che i piatti e le pentole si asciughino da soli.
Le abitudini casalinghe da correggere
A incidere sulla bolletta elettrica, comunque, non sono solo gli elettrodomestici energivori: anzi, si stima che essi influiscano solo per un decimo dei costi complessivi. Ecco perché non è sufficiente comprare degli elettrodomestici di alta classe energetica se tali acquisti non sono abbinati a quelli di lampadine a basso consumo. Inoltre, vale la pena di perdere un po' di tempo per individuare una tariffa di consumo in linea con le proprie esigenze e adeguata alle proprie preferenze. Sul web si possono trovare comparatori gratuiti grazie a cui è facile scoprire le tariffe più convenienti per le forniture di energia elettrica.
Una casa su misura, all'insegna del risparmio
In sintesi, per una casa davvero su misura e poco energivora sono numerosi gli aspetti che è opportuno valutare, specialmente nel corso della stagione estiva, quando il gran caldo induce ad azionare al massimo i ventilatori o gli impianti di aria condizionata. Una maggiore attenzione nei confronti degli sprechi di cui ci rendiamo protagonisti tutti i giorni non solo può far bene al nostro portafoglio, ma ha un effetto positivo anche nei confronti dell'ambiente e della salute del pianeta che lasceremo in eredità ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Piacenza, 24 gennaio 2019 - Si è riunito stamattina, presso la sede del Consorzio di Bonifica di Piacenza, il Nucleo Tecnico Politico per la Montagna - all'uopo istituito - per valutare il programma di interventi sul dissesto idrogeologico con le risorse derivanti dalla contribuenza montana, così come stabilito dall'art. 3 della Legge Regionale n. 7 del 6 luglio 2012.
All'incontro di stamane, per valutare il piano degli interventi per il 2019, e rappresentare l'intero comprensorio montano, sono stati invitati i Presidenti di Unione Comuni Montani Alta Val d'Arda, Unione Montana Alta Val Nure, Unione Montana Valli Trebbia e Luretta, Unione Montana Val Nure e Val Chero e i sindaci dei comuni di Alta Val Tidone, Pianello Val Tidone, Ziano Piacentino, Borgonovo Val Tidone, Agazzano, Gazzola, Rivergaro e Alseno; sindaci, questi ultimi, invitati in quanto il territorio da loro amministrato non è compreso nelle unioni dei comuni sopracitati ma ricade nel comprensorio montano.
Erano presenti il Sindaco di Bettola Paolo Negri (Presidente Unione Montana Alta Val Nure), il Vicesindaco di Gropparello Graziano Stomboli (Unione Val Nure e Val Chero), l'Assessore Andrea Aradelli con il tecnico Luigi Maserati di Alta Val Tidone, l'Assessore di Rivergaro Pietro Martini, il Sindaco di Coli Luigi Bertuzzi e il Sindaco di Morfasso Paolo Calestani in qualità di consiglieri del Consorzio di Bonifica di Piacenza.
A fare il punto della situazione, per il Consorzio, Angela Zerga (Direttore Generale), Filippo Volpe (Direttore dell'Area Tecnica) e i tre geometri del Consorzio Gianluca Fulgoni, Edorado Rattotti e Alex Bertonazzi.
Dopo l'ultimo incontro del Nucleo del 4 dicembre era stato chiesto agli amministratori del territorio di montagna di inoltrare al Consorzio le proposte di intervento relative alla lotta al dissesto idrogeologico.
Da inizio dicembre ad oggi, i tecnici del Consorzio, una volta raccolte le segnalazioni, hanno provveduto a fare decine di sopralluoghi (con i sindaci o i tecnici dei comuni), documentarli con materiale fotografico, compilare le schede con la descrizione dei lavori da eseguire, fare una stima dei costi degli interventi e compilare un elenco degli stessi ordinato per priorità (stabilita secondo tre criteri: alta, media e bassa).
Sono state così compilate una quarantina di schede, illustrate dal Consorzio nell'incontro di stamattina.
La tipologia di interventi comprende: drenaggi, briglie, sistemazione di versanti, difese spondali e regimazione, pulizia e risagomatura di fossi.
Dopo la discussione di tutti gli interventi segnalati e valutati, i tecnici hanno proposto l'elenco degli interventi da realizzare con i fondi disponibili nel 2019, quelli da realizzare con eventuali economie derivanti dagli affidamenti e, infine, quelli attualmente non programmabili.
L'elenco, così ordinato, verrà, come da iter previsto, trasmesso entro il 31 gennaio alle Unioni dei comuni e all'Agenzia Regionale di Protezione Civile.
La possibilità di spesa, derivante dalla contribuzione per la bonifica montana per il 2019, da parte del Consorzio, è di 370.000 euro.
La realizzazione dei lavori è prevista nel corso del 2019 e al più tardi nel primo semestre del 2020.
In aggiunta a quanto emerso dal tavolo odierno, sempre per la montagna, prosegue anche il lavoro dei tecnici del Consorzio finalizzato alla presentazione di interventi volti alla prevenzione di danni da fenomeni franosi rispondenti al bando PSR 2014/2020 misura n. 5.1.01 (linea di finanziamento regionale indirizzata a investimenti in azione di prevenzione volte a ridurre le conseguenze delle calamità naturali e avversità climatiche – prevenzione danni da fenomeni franosi al potenziale produttivo agricolo).
Soddisfazione, da parte degli intervenuti, sulla metodologia applicata, organica e con visione d'insieme, in grado di poter monitorare complessivamente il territorio e poterne programmare gli interventi in base alle priorità.
Buone notizie dal Consiglio locale di Atersir, l'Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti, che si è riunito questa mattina nella Sala del Consiglio provinciale per approvare il piano economico e finanziario 2019 sui rifiuti per i Comuni serviti da Iren e Sabar. "L'approvazione del piano finanziario, che condurrà fino alla gara per il nuovo affidamento della gestione dei rifiuti prevista per il 2020, ci ha portato a raggiungere un obbiettivo fondamentale: nessun aumento della Tari per il 2019", dichiara il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giorgio Zanni. Per il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, si tratta di "un risultato importante, anche alla luce della prosecuzione del potenziamento del servizio, tra cui l'introduzione per il 2019 della tariffa puntuale nei Comuni di Reggio Emilia, Correggio e Rubiera, che verrà nel tempo estesa al resto dei Comuni".
Subito dopo il voto in Consiglio locale, il rappresentante reggiano – l'assessore del Comune di Reggio Emilia, Mirko Tutino – ha provveduto a far approvare immediatamente in Consiglio d'ambito il piano economico e finanziario, rendendolo pienamente esecutivo.
"Grazie anche al minor costo di smaltimento dei rifiuti indifferenziati, pur mantenendo invariata la Tari sarà possibile attivare nuovi servizi attraverso la prosecuzione del piano provinciale, con l'introduzione del sistema di raccolta porta a porta nei comuni di Albinea, Casalgrande, Casina, Quattro Castella e Scandiano", aggiunge la coordinatrice del Consiglio locale di Atersir, Tania Tellini, ringraziando "la struttura tecnica di Atersir e le due aziende, Iren e Sabar, per la grande collaborazione".
Il piano economico e finanziario ha inoltre evidenziato una percentuale di raccolta differenziata – ormai al 75% - in ulteriore crescita, confermando la provincia di Reggio Emilia tra le realtà più virtuose a livello nazionale. "E' un primato ambientale di cui va dato atto all'impegno e alla sensibilità dei cittadini reggiani e ad un sistema di enti locali che da tempo lavora con determinazione per gestire al meglio e in autosufficienza i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti nei nostri territori", concludono Zanni, Vecchi e Tellini.
Nuovo allarme ambientale. Mare del Nord, nave cargo finisce nella tempesta, oltre 270 container cadono in mare. Una delle più grandi navi container nel mondo ha perso una parte del suo carico mentre navigava da Anversa a Bremerhaven. Almeno un container può contenere materiali pericolosi
Allarme ambientale al largo della Norvegia: martedì 1 gennaio 2019 onde alte 5 metri hanno sorpreso la nave portacontainer "MSC Zoe" nel Mare del Nord, al largo della costa olandese.
Il forte vento, unito alle onde, ha causato la caduta in mare di 270 container e il danneggiamento di altri 30. Il carico perduto, tra cui un container che può contenere materiali pericolosi utilizzati per la produzione di plastica.
Almeno 21 container, hanno invaso oggi le isole olandesi di Vlieland, Terschelling e Ameland. Testimoni oculari hanno postato su Twitter immagini di oggetti come giocattoli, lampadine, vestiti o mobili.
La "MSC Zoe", evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti",lunga 400 mt è una delle più grandi navi porta-container del mondo e può trasportare circa 19.000 contenitori standard. Batte bandiera panamense. Le autorità portuali olandesi hanno immediatamente inviato nella zona a nord-ovest di Borkum un imbarcazione, un elicottero delle Forze armate tedesche, una boa e la nave polivalente "Neuwerk" per localizzare il container e recuperare il carico pericoloso che non è stato ancora localizzato. Nel tardo pomeriggio di oggi sono stati individuati sei container.
(2 gennaio 2019)
Riceviamo e pubblichiamo la replica del gruppo AMO Colorno che peraltro si dichiara disponibile a un incontro pubblico con i vertici di AIPO, "al fine di aprire un serio dibattito" sulla questione, " al fine di mettere in sicurezza il centro storico di Colorno e l'intero paese fin da subito".
Con la seguente comunicazione, il gruppo AMO - COLORNO intende replicare alla nota emessa da AIPO e pubblicata sul gruppo ufficiale del comune di Colorno, presente sul social network Facebook, il giorno 31 dicembre alle ore 19:50.
In merito alle porte vinciane del Lorno sulle quali l'Ing. Roberto Colla, membro del coordinamento del gruppo per la parte rischi idrogeologici, aveva dimostrato perplessità sul corretto montaggio delle stesse, teniamo a precisare che è comprensibile che tutta l'acqua del Parma non possa essere deviata nel Lorno. L'acqua che dovrebbe passare è solamente la quantità in eccesso. Una minima parte di acqua al fine di evitare allagamenti del centro di Colorno, e della reggia. Già tempo fa l'ex assessore del comune di Colorno, Stefano Mori, aveva sottolineato in un articolo di stampa, la privazione della possibilità di regolare l'impianto in funzione di diversi scenari. A tal proposito torna doverosa la proposta dell'Ing. Colla, in merito all'installazione di paratie mobili regolabili e torna attuale la richiesta di commissionare uno studio atto a chiarire se il torrente Lorno possa essere realmente utilizzato come scolmatore della piena del Parma, nelle quantità minimi atte ad evitare allagamenti in paese. Ci preme ricordare che in passato anche il partito PSI aveva sottolineato l'importanza di valutare la possibilità di deviare una parte di acqua del torrente Parma.
Premesso che il gruppo AMO - COLORNO, non ha mai voluto sminuire l'utilizzo e l'importanza dei presidi idraulici oggi in funzione, in merito all'argine del Và e vieni, lato ovest, che è stato rialzato, vogliamo ribadire l'importanza del concetto precedentemente elaborato dai nostri antenati, che diede importanza all'argine più basso per, in casi eccezionali, salvaguardare il paese, deviando l'acqua in eccesso verso l'esterno, in aree poco antropizzate. Perfetto esempio di sfioramento laterale in zone poco antropizzate tramite stramazzo in parete grossa tipo Belanger.
In merito invece alla garanzia della gestione coordinata atta a diminuire drasticamente i rischi da esondazione che Aipo riporta nella sua comunicazione, pensiamo che sarebbe già dovuto essere così con il solo utilizzo della cassa di espansione del Parma, avendo la stessa, la possibilità di fermare un'ampia quantità di acqua, salvaguardando Colorno dalle alluvioni, come evinto dalle considerazioni fatte a suo tempo.
Infine sulle esondazioni controllate, siamo pienamente convinti che vi sia la possibilità di riconoscere e "sfruttare" aree non o poco antropizzate, senza danneggiare agricoltori o sporadiche aree residenziali. Il tutto non in sostituzione della costosa cassa di espansione sul Baganza, o del bacino di Armorano, ma in supporto e come "tampone" in attesa dei tempi tecnici e burocratici per la costruzione del manufatto idraulico. Tempi che potrebbero prolungarsi fino a dieci anni.
Siamo a chiedere quindi un incontro pubblico con i vertici di Aipo, al fine di aprire un serio dibattito in merito. Incontro pubblico incentrato sul tema atto a trovare soluzioni attuabili nell'immediato al fine di mettere in sicurezza il centro storico di Colorno e l'intero paese fin da subito, non potendo attendere tempi lunghissimi per una cassa di espansione che noi riteniamo insufficiente per il nodo idraulico di Colorno.
Il gruppo
AMO - COLORNO
Negli ultimi giorni del 2018 il gruppo AMO Colorno aveva realizzato, un video in diretta su Facebook, sulle Porte Vinciane del Lorno. Nel filmato, il tecnico del gruppo Ingegner Roberto Colla, esponeva le sue teorie sulla difesa idraulica di Colorno e sulle stesse porte Vinciane.
Il 31 dicembre è stata la volta della replica di AIPO per mezzo di una nota stampa indirizzata alla Amministrazione Comunale di Colorno e prontamente pubblicata sul profilo facebook ufficiale della amministrazione comunale, che di seguito riportiamo integralmente per dovere di informazione. https://www.facebook.com/urp.colorno/posts/2175495859367621
Il POST di Comune Di Colorno 31 dicembre alle ore 19,50 -
Ci è pervenuta dall'ufficio stampa di AIPO la seguente nota che rendiamo pubblica:
Riguardo alle porte vinciane poste sul canale Lorno, alla confluenza con il torrente Parma, giova ribadire che esse sono montate correttamente. Esse servono proprio ad evitare che la piena del Parma, dieci volte maggiore rispetto a quella del Lorno (500 mc/s – 40 mc/s al secondo) rigurgiti nel Lorno provocando l'allagamento delle aree limitrofe, come già accaduto nel corso della piena del 2000. Va infatti ricordato che il sistema difensivo del Lorno e le sue sezioni trasversali sono dimensionate per le portate del canale e non per quelle del torrente Parma e questo non consente il suo utilizzo come "canale scolmatore" del Parma.
Il progetto della cassa di espansione del torrente Baganza è frutto, come noto, di un lungo e trasparente iter tecnico-amministrativo (i cui documenti sono disponibili al link https://www.agenziapo.it/documentazione/115 ) che ha visto all'opera, insieme, le istituzioni nazionali, regionali e locali, i tecnici degli enti pubblici coinvolti, i progettisti. Il progetto, condotto da AIPo, ha richiesto l'apporto di alte e diversificare professionalità e ha ricevuto l'approvazione del Governo, dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, della Direzione Generale Dighe, del Ministero delle Infrastrutture, della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Parma. E' stato sottoposto a una rigorosa procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Come tutte le opere idrauliche, anche questa non può essere di dimensioni "infinite", ma viene tarata sulla base di un determinato scenario di riferimento, con l'obiettivo di garantire la più alta sicurezza possibile in modo compatibile con il contesto territoriale e i finanziamenti disponibili. Questo non significa assolutamente che la cassa del Baganza si possa definire insufficiente in modo generico. Il volume della cassa è stato dimensionato per laminare una piena duecentennale e la scelta tipologica effettuata ha il vantaggio di poterne garantire una gestione coordinata con la cassa di espansione del Parma, di cui il Baganza è affluente, riuscendo così a diminuire drasticamente i rischi di esondazione a Parma e a Colorno. Riguardo alle arginature della cassa, esse sono progettate e saranno realizzate in modo da garantire la massima sicurezza possibile in termini di tenuta e saranno soggette a verifiche puntuali – così come tutti gli altri impianti della cassa - con estrema accuratezza, così come sarà garantita una regolare e puntuale manutenzione. Si ribadisce che l'intera opera, arginature comprese, è sottoposta all'approvazione e ai controlli della Direzione Generale Dighe del Ministero delle Infrastrutture.
Il concetto di "tracimazione controllata", di cui si sta parlando in questi ultimi tempi, rappresenta un' interessante prospettiva di lavoro che non si pone in alternativa alle opere necessarie già realizzate o in corso di realizzazione, ma semmai le integra a favore di un ulteriore incremento del livello di sicurezza. Tale tema va però approcciato avendo ben presente le varie problematiche collegate (ad esempio il fatto di alluvionare aree agricole e proprietà private). Sono in corso studi e approfondimenti, in collaborazione tra AdbPo e AIPo - soprattutto, per ora, con riferimento all'asta principale del Po. Ci auguriamo che questo argomento, rilevante ma complesso, non venga utilizzato in modo semplicistico e strumentale per mettere in dubbio l'indispensabilità delle opere esistenti e programmate.
Per concludere, gli enti pubblici competenti in materia di sicurezza idraulica e gestione dei reticoli idrografici, siano essi Regione, AIPo, Consorzi di Bonifica e Comuni, sono stati sempre disponibili al dialogo e al confronto con tutti, anche in sede pubblica, come facilmente riscontrabile.
AIPo - Agenzia Interregionale per il fiume Po
Da qualche parte bisogna pur iniziare a risanare l'ambiente dalle plastiche. Dal 1 gennaio 2019 in Italia è vietata la vendita dei cotton fioc di plastica. Lo Sportello dei Diritti: "Non gettateli nel wc"
Il nuovo anno si preannuncia all'insegna della lotta alla plastica, con l'Italia in prima fila. Entra, infatti, in vigore il divieto di produrre e vendere cotton fioc con il bastoncino di plastica. L'Italia è il primo paese dell'Unione europea ad adottare questa misura, contenuta nella legge di bilancio del 2017.
Dal primo gennaio sarà possibile produrre e vendere solo cotton fioc biodegradabili e compostabili. Inoltre, i produttori dovranno indicare nell'etichetta le regole per smaltire i cotton fioc in maniera appropriata.
I bastoncini di plastica dei cotton fioc, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", rappresentano il 9% dei rifiuti ritrovati sulle spiagge italiane, una media di 60 per ogni spiaggia.
Quello che non si può monitorare, sono gli animali marini che muoiono per aver ingerito queste plastiche. Nella stessa legge di bilancio era contenuta anche un'altra misura, quella relativa alla bando delle microplastiche, particelle di diametro inferiore ai 5 millimetri, usate di solito nei prodotti cosmetici o per l'igiene. Si tratta di minuscoli granelli di plastica che finiscono nei fiumi e nei mari, vengono mangiati dai pesci e attraverso la catena alimentare finiscono sulle nostre tavole.
Un altro divieto che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2020 le microplastiche nei prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente. Altra previsione importante è l'autorizzazione ai pescatori a portare nei porti la plastica raccolta con le reti, invece che ributtarla in mare, come sono costretti a fare oggi dalla legge vigente.
Anche l'Unione europea sta lavorando da tempo per mettere al bando i prodotti di plastica monouso come cotton fioc, piatti e posate di plastica, tra le principali cause dell'inquinamento degli oceani e delle acque di superficie.
Lo scorso ottobre il Parlamento europeo ha approvato una proposta per vietare questi prodotti, proposta che ora dovrà essere negoziata con il Consiglio Ue, l'altro organo legislativo dell'Unione. Se non ci saranno intoppi le nuove misure dovrebbero essere approvate entro marzo, ma perché entrino in vigore nei paesi Ue bisognerà attendere fino al 1° gennaio 2021.
(1 gennaio 2019)
Il servizio di raccolta porta a porta verrà effettuato regolarmente. I dettagli dell'organizzazione del servizio.
Parma, 21 Dicembre 2018 - In occasione della festività natalizie, per tutte le zone della città di Parma, il servizio di raccolta rifiuti verrà EFFETTUATO REGOLARMENTE, come indicato nei calendari distribuiti agli Utenti. Pertanto, anche se il giorno di esposizione coincide con le giornate festive, i contenitori possono essere esposti regolarmente.
IL 25 e 26 DICEMBRE i CENTRI DI RACCOLTA ed il Punto Ambiente di Strada Santa Margherita resteranno CHIUSI.
Per agevolare i cittadini nelle operazioni di raccolta sono attive nuove Ecostation, ovvero ecostazioni fisse di conferimento dei rifiuti a servizio di tutte le utenze, sia domestiche sia non domestiche. Le Ecostation sono collocate presso il parcheggio della Villetta, il parcheggio scambiatore Est, il parcheggio scambiatore Ovest, il parcheggio San Leonardo, in via I.Bocchi, in largo Cesare Beccaria, in via Calabria e in via Pertini. In Centro storico sono anche attive le Mini Ecostation, che permettono il conferimento di rifiuto residuo e plastica/barattolame. Queste strutture rappresentano un ausilio fondamentale per soddisfare le esigenze dei cittadini che si trovino in difficoltà a conferire i rifiuti secondo il normale calendario per le esigenze più svariate (ferie, week-end, pendolari, turnisti, etc).
Ecostation e Mini Ecostation funzionano tramite l'utilizzo dell'ecocard (quella utilizzata per l'accesso ai centri di raccolta) o della tessera sanitaria dell'intestatario del contratto di igiene urbana, e sono dotate di sportelli per il conferimento dei materiali. Per il rifiuto residuo possono essere utilizzati comunissimi sacchi neri o borsine della spesa di volume non superiore ai 40 litri, compatibilmente con le dimensioni della bocchetta di conferimento.
Nei Comuni della provincia serviti da Iren le raccolte di rifiuto residuo, carta, vetro, plastica e barattolame previste per Mercoledì 26 Dicembre saranno regolari, mentre le raccolte previste per Martedì 25 Dicembre saranno anticipate a Domenica 23 Dicembre 2018, in base ai calendari distribuiti. Il rifiuto organico non sarà raccolto nei giorni 25-26 Dicembre 2018. I Centri di Raccolta rimarranno chiusi in tutti i Comuni della provincia serviti da Iren nei giorni 25 e 26 Dicembre 2018.
Per informazioni o segnalazioni è possibile contattare il Contact Center 800 - 212607 attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 17.00 e il sabato dalle 8.00 alle 13.00. e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Lunedì 24 e Lunedì 31 Dicembre il Contact Center svolgerà attività con orario ridotto dalle 8 alle 13 e resterà chiuso il 25, 26 Dicembre 2018 e 1° gennaio 2019.
La mozione chiede l'intervento economico della Regione. Consenso di tutti anche per le altre delibere sul Piano Partecipate e su una modifica del Piano dell'Offerta formativa per lo Zappa –Fermi di Bedonia. Rossi:"Un bel segnale di collaborazione nel Consiglio e un punto di partenza positivo per le relazioni con gli altri Enti."
Parma, 20 dicembre 2018 – Il Consiglio provinciale ha approvato all'unanimità la mozione in merito allo stato di erosione della sponda di sinistra del Taro nell'intero tratto che costeggia il Cepim di Parma, che era stata presentata la scorsa seduta dal gruppo Provincia Nuova, poi rivista e ampliata dalla Conferenza dei capogruppo, in base alla relazione dell'Ufficio provinciale Pianificazione.
Si è arrivati così ad un documento condiviso più ampio, che prende in considerazione numerose altre situazioni che riguardano l'asta del fiume, ragionando in una scala di bacino.
La mozione, tra l'altro, chiede alla Regione di impegnare "le proprie risorse economiche e tecniche al fine di risolvere con urgenza la criticità segnalata".
Sono intervenuti a favore i tre capigruppo: Benecchi di Provincia Nuova, De Maria di Insieme per il territorio e Delsante di Provincia Democratica Riformista.
Per il Presidente Rossi:"si tratta di un bel segnale di collaborazione all'interno del Consiglio. un punto di partenza positivo per le relazioni con gli altri enti."
Trevisan (Pdr) ha preannunciato una mozione su altri corsi d'acqua, dallo Stirone all'Ongina.
E' passata poi in discussione la delibera relativa alla revisione ordinaria delle partecipazioni societarie possedute dalla Provincia di Parma, presentata dal Delegato Cantoni e dal dirigente dott. Annoni.
La revisione straordinaria era già stata effettuata l'anno scorso, come da normativa.
Restano società direttamente partecipate dall'Ente: Alma Srl, Banca Popolare Etica Sca (in cui la partecipazione è minimale), Lepida Spa (società in house che gestisce le reti telematiche degli enti locali), Tep Spa, Smtp spa (Società per la Mobilità ed il Trasporto Pubblico), Fiere di Parma Spa, Sogeap Spa (Aereoporto di Parma Società per la gestione), di cui verranno cedute le quote a conclusione dell'investimento di potenziamento per 12 milioni di euro già deliberato dal Cipe.
Restano società indirettamente partecipate dall'Ente: Parmabus Scrl e Tep Services Srl (entrambe tramite Tep), KPE – Koeln Parma Exhibitions Srl (tramite Fiere di Parma )
Sarà avviata invece la procedura di liquidazione della partecipazione entro 31 dicembre 2019 per Cepim spa (Centro Padano Interscambio Merci) e Cal – Centro Agroalimentare e Logistica Srl. E' in corso la dismissione da Crpa spa - Centro Ricerche Produzioni Animali e da Parma Alimentare Srl.
Sono inoltre in liquidazione tre società per le quali si è in attesa di conclusione della procedura:
Parma Turismi Srl, Società di Salsomaggiore Srl in concordato preventivo, Soprip srl in concordato preventivo.
Cantoni, che ha partecipato ad un recente incontro a Bologna per discutere del futuro dell'aeroporto di Parma, ha riferito che la Regione sostiene l'intervento relativo ai 12 milioni per il potenziamento e la specializzazione nel trasporto merci ed è disponibile eventualmente anche a rafforzare l'investimento stesso per sostenere ulteriori interventi, tesi a fare di quello di Parma l'aeroporto dell'Emilia.
Anche questa delibera è stata approvata all'unanimità.
Consenso unanime ha fatto registrare anche l'ultima delibera della mattina, quella relativa a una modifica della programmazione territoriale in materia di offerta d'istruzione e rete scolastica per l'anno scolastico 2019/20, illustrata dal dott. Peri. Il Consiglio ha accolto la rinuncia dell'Istituto d'istruzione Superiore Zappa-Fermi, sede di Bedonia, all'attivazione dell'opzione "Gestione risorse forestali e montane" nell'indirizzo Servizi per l'agricoltura e lo sviluppo rurale sulle classi terze 2019/20, dopo i rilievi dell'Ufficio Scolastico provinciale e della Conferenza regionale, causa il numero di allievi insufficienti. Si è convenuto che per l'anno prossimo sarà attivato un tavolo di confronto per la riorganizzazione dell'offerta formativa nell'alta valle del Taro.
Il distretto del Po, insieme a Rio delle Amazzoni, Nilo, Niger e Danubio, inserito nel forum mondiale Unesco sulle politiche dell'acqua svoltosi in Cina
Il Segretario Berselli ha partecipato all'elaborazione di proposte per la gestione dei bacini e ha portato all'attenzione collettiva l'esperienza-modello di PoGrande che vuole guadagnarsi al più presto la valorizzazione da parte di UNESCO.
Wuhan (Cina) – L'Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po ha partecipato ai lavori della seconda edizione del Great Rivers Forum in Cina, una vera e propria full immersion mondiale sui corsi d'acqua e sul ruolo giocato dagli stessi negli equilibri socio-economici, ma anche storico-culturali dei paesi che attraversano. L'evento si è tenuto a Wuhan presso la sede del Museo della Civilizzazione del Fiume Azzurro ed è stato organizzato da UNESCO Pechino in sinergia con la municipalità di Wuhan (capoluogo della Provincia di Hubei) situata alla confluenza del Fiume Azzurro con il fiume Han.
Tema principale dell'incontro è stato: "Civiltà dei Grandi Fiumi – Sviluppo di alta qualità per un futuro sostenibile" e nel corso delle giornate di studio gli esperti provenienti da tutto il mondo si sono divisi in tre sessioni parallele e un tavolo di discussione approfondita con l'obiettivo generale di individuare le future linee di azione delle politiche UNESCO per la salvaguardia del patrimonio idrico mondiale. Sessione 1 – Cultura fluviale: conservare e lasciar evolvere il patrimonio ambientale e culturale dei grandi fiumi. Sessione 2 – Visualizzare "Mondi Acquatici" lungo i grandi fiumi: i musei dell'acqua, patrimonio, memoria e senso di appartenenza. Sessione 3 – Sviluppo urbano lungo i grandi fiumi: riconnettere la città con il suo fiume.
Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ha preso parte al tavolo di discussione di alto livello, assieme a rappresentanti delle autorità di gestione dei bacini del Rio delle Amazzoni, Niger, Nilo, Danubio, Sava, e altri bacini cinesi, cui è stata invitata a partecipare per la sua consolidata esperienza nell'integrazione degli aspetti socio-culturali e di protezione del patrimonio ambientale e storico all'interno delle politiche di gestione integrata del bacino idrografico del fiume Po, e per la recentissima (settembre 2018) candidatura della media valle del fiume Po a Riserva Unesco Uomo-Biosfera.
Il Forum si è concluso con diversi intenti da tradurre in linee di programma "take home messages" e all'elaborazione di "messaggi chiave" e diverse proposte di attività future condivise dall'ampia comunità di scienziati e amministratori presenti. In sintesi questi i punti salienti per le attività future: dal tavolo di discussione di alto livello è emersa la necessità di gestire i grandi bacini idrografici come complessi sistemi socio-ecologici quali sono, integrando le dimensioni ambientali, umane, culturali, economiche. Particolare attenzione deve essere posta nell'integrazione bacini idrografici – mare, acque superficiali - acque sotterranee, protezione del patrimonio ambientale e culturale. I partecipanti hanno anche evidenziato l'importanza di coinvolgere tutti i soggetti diversi portatori d'interesse: gli amministratori, il mondo scientifico della ricerca, le popolazioni locali e in particolare i giovani e le associazioni.
Al termine del Forum cinese il Segretario Generale dell'Autorità di bacino Po Meuccio Berselli ha sottolineato "la rilevanza dello scambio di esperienze di modelli di gestione volti a migliorare l'impatto e la buona conservazione della risorsa idrica e degli habitat che ne traggono beneficio e che, al contempo, devono ottimizzarne i livelli di difesa idraulica delle comunità insediate". Berselli ha evidenziato anche ai presenti che la candidatura di PoGrande a sito UNESCO, sostenuta con forza dal nostro Ministero ed ora al vaglio della commissione Unesco a Parigi, rappresenta un passo decisivo per rendere più utile, sostenibile, fruibile e turisticamente appetibile il nostro grande fiume.
Bonifica Parmense: il bilancio di previsione 2019 incrementa l'avanzo per complessivi 1,25 milioni da destinare alla manutenzione del territorio. Oltre ai grandi progetti per la sicurezza idraulica e lo sviluppo irriguo il Consorzio – in virtù dell'azione gestionale – incrementa l'avanzo dell'attività ordinaria, che nel 2019 è prevista per complessivi 1 milione 250 mila euro e annuncia che lo investirà subito nelle aree montane.
Parma, 10 Dicembre 2018 – La gestione virtuosa del Consorzio di Bonifica Parmense nel corso del 2018 consente oggi di pianificare una rinnovata, maggiore ed incisiva azione di manutenzione sul territorio grazie ad un bilancio di previsione 2019 – approvato nei giorni scorsi all'unanimità dal Consiglio di Amministrazione dell'ente – che permetterà un ulteriore investimento in opere di messa in sicurezza e difesa idraulica ed in particolare delle aree montane del nostro Appennino.
Il Consorzio di Bonifica, contando infatti sui contributi dei consorziati, è chiamato a pianificare anticipatamente la destinazione dell'eventuale frutto dei propri risparmi (maturati grazie alle puntuali azioni manageriali della governance), indicando interventi nel proprio comprensorio. E quest'anno l'azione tecnico-amministrativa che somma e compara componenti di bilancio positivi e voci di costo (che sfiorano nel complesso i 12 milioni di euro) porterà in dote un avanzo dell'attività ordinaria di oltre 1 milione e 258mila euro, che risulta incrementato di un 10% rispetto a quello previsto nel precedente anno. Una somma che andrà a beneficio inatteso di nuovi lavori in aree più disagiate della nostra provincia in montagna già a partire dalla prossima primavera.
Oltre a questo è rilevante sottolineare come la Bonifica Parmense rappresenti, nei fatti, un rilevante "collettore" di risorse essenziali per la manutenzione e lo sviluppo del territorio e proprio nel corso dell'ultimo CDA il presidente Luigi Spinazzi e il direttore generale Fabrizio Useri (alla presenza dei 23 consiglieri espressione allargata di categorie produttive (associazioni agricole, artigianali ecc. e sindaci del territorio), hanno evidenziato la strategicità di alcuni progetti mirati – finanziati o in corso di verifica e possibile finanziamento – che Ministeri, Regione e amministrazioni hanno condiviso su diretto interessamento della Bonifica, inserendoli successivamente tra le priorità per le comunità insediate nel territorio sotteso all'influenza dello stesso Consorzio.
La quasi totalità dei progetti è realizzata in housing dall'ente grazie agli studi ingegneristici dello staff tecnico e tra i più significativi si segnalano quelli legati ad opere di manutenzione e miglioria ed in particolar modo quelle strategiche su vasta scala, destinate a risolvere criticità di diversa natura legate alla gestione e alla presenza o meno della risorsa idrica: le condotte per invasi per l'irrigazione a Medesano (1,8 milioni di euro), SOS Bonifica, Difesa Attiva Appennino, sistemazioni idrogeologiche nei Comuni, ripristini, risezionamenti e sfalci arginali per 1500 km di canalizzazioni artificiali, Condotte irrigue sul Naviglio per contenere le perdite di rete (15,2 milioni di euro), Cassa di espansione del Canale Galasso e Battibue per la sicurezza idraulica area Fiere di Parma (2,7 milioni), progetto potenziamento impianto idrovoro Ongina (6 milioni), nuove centraline idroelettriche per la produzione di energia (Ramiola sul Taro e Guardasone sullo Spelta) e sicurezza contro le esondazioni nell'area Bocca d'Enza (6 milioni circa).
Per quanto concerne l'area amministrativa debutteranno anche in Bonifica lo split payment, la fatturazione elettronica e la firma digitale relativa ai pagamenti dei fornitori.
Si ricorda anche che l'ente consortile è stato tra i primi 5 in Italia nel settore ad aver completato gli adeguamenti strutturali alle nuove normative in termini di reati nel campo della sicurezza, definendo un modello organizzativo ai sensi del d.lgs 231; ha inoltre avviato i processi di rinnovi delle concessioni di prelievo da fiume e acque sotterranee in falda ed infine ha costituito un modello per garantire la sicurezza informatica di tutti i dati sensibili dei propri consorziati (General Date Protection).
In conclusione si può affermare che la gestione dei costi e l'impiego delle risorse, sia quelle dei contributi da bollettino che quelle da finanziamento progettuale, consegnano ai consorziati un quadro del tutto positivo delle attività della Bonifica Parmense, che si conferma così ente quanto mai presente ed attento alle necessità del territorio.
Finanziamento del piano invasi, numerose le opere che si realizzeranno nel bacino del po per l'irrigazione e la sicurezza dei territori sottesi. Soddisfazione del Segretario Generale dell'Autorità di Bacino del Po Meuccio Berselli per il decreto emanato dal Governo per mano dei Ministri Toninelli e Centinaio
Parma, 7 Dicembre 2018 – La recente approvazione del decreto che sostiene e finanzia il Piano Straordinario degli Invasi avvenuta nella serata di ieri ad opera del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti in accordo con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo permette di sbloccare circa 250 milioni di euro a beneficio diretto di una trentina di infrastrutture idraulico-irrigue. A tal proposito sono già in via di attivazione le convenzioni stipulate con i soggetti attuatori delle opere e la priorità nella scala dei valori individuata è l'assegnazione dei finanziamenti a quelle opere immediatamente cantierabili in tempi brevi.
Nell'elenco numerosi sono gli interventi che si realizzeranno all'interno del comprensorio di pianificazione dell'Autorità di bacino Distrettuale del Fiume Po e, tra questi, si segnalano:
Traversante Mirafiori e organizzazione relative derivazioni in Comune di Rivergaro e Gazzola Piacenza (8.753.200 euro) Consorzio di Bonifica di Piacenza, Adeguamento e ammodernamento sistemi irrigui aree sottese all'invaso di Pianfei e Chiusa Pesio (7.350.000 euro) Consorzio irriguo Bealearotto Mussi, Sovralzo della Traversa di presa del Canale Ferrari sul Tanaro a Felizzano e Masio (3.920.000 euro) Consorzio irriguo Canale de Ferrari, Interventi di riqualificazione del sistema irriguo media pianura Cavezzo, Mirandola, San Prospero, Medolla e Nonantola Modena (3.356.970 euro) Consorzio di Bonifica di Burana, Impermeabilizzazione Canale Ticino Villoresi nei Comuni di Somma Lombardo, Vizzola Ticino, Anconate Busto Garolto e Panbiago (20.000.000 euro) Consorzio di Bonifica Ticino Villoresi, La cassa di espansione sul torrente Baganza (cofinanziata per 6 milioni di euro su 61 di costo totale, il cui soggetto attuatore sarà AIPO), Recupero Volume utile Diga di Mignano Piacenza (3.500.000 euro) Consorzio di Bonifica di Piacenza, adeguamento funzionale delle opere di ritenuta e di distribuzione invasi Ingagna e Ravasanella (2.430.000 euro) Consorzio di Bonifica della Baraggia Billese e Vercellese.
Il Segretario Generale dell'Autorità del Bacino Distrettuale del Fiume Po Meuccio Berselli esprime soddisfazione per il decreto del Governo sul Piano straordinario degli Invasi, (sostenuto convintamente anche dall'associazione dei consorzi di bonifica nazionale ANBI), che possiede vari meriti strategici: accresce notevolmente l'attenzione collettiva sulla risorsa idrica e soprattutto consente di poter realizzare una parte corposa di quelle opere essenziali per la salvaguardia delle comunità insediate nei territori sottesi all'area Po e per la tutela dei valori agricoli e agroalimentari e ambientali del territorio.
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In allegato l'elenco dei progetti approvati
E' un condizionamento collettivo o ci sono realmente seri problemi di salute? E' quello che in molti si chiedono al Poggio, gli stessi che vorrebbero trovare risposta alle loro preoccupazioni e tornare "proprietari" dell'aria che respiravano un tempo, ormai remoto.
Di Redazione - Poggio S. Ilario B. - PR - giovedi 6 dicembre 2018 - Ci troviamo nella Val Baganza, in provincia di Parma, più precisamente al Poggio frazione del comune di Felino. Un splendido villaggio circondato da colline e fattorie, dove tutti si conoscono ed è facile incontrarsi e parlare del più o del meno col proprio vicino. Insomma il Poggio è un posto dove è bello vivere e dove, chi può, cerca rifugio trasferendosi dalla città caotica e inquinata.
A turbare il "sonno" dei residenti è però un nauseante odore che avvolge il paese e che contrasta con le bellezze delle colline che lo circondano. Un odore forte e fastidioso, una puzza tremenda e persistente, si sente dire in giro.
Un odore di fogna che potrebbe essere imputabile al mal funzionamento di qualche processo industriale.
Non ci sono ancora certezze ma solo sospetti, mentre quel che è certo è il fastidio, da un lato, e la preoccupazione per la salute dall'altro.
E' un condizionamento collettivo o ci sono realmente seri problemi di salute? E' quello che in molti si chiedono al Poggio, gli stessi che vorrebbero trovare risposta alle loro preoccupazioni e tornare "proprietari" dell'aria che respiravano un tempo, ormai remoto.
In attesa di risposte dagli organismi competenti, è possibile mandare nuove segnalazioni all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Campari (Lega) dal convegno "Opere Utili" di Legambiente a Parma ha parlato delle infrastrutture del Territorio.
Parma 25 novembre 2018 - "Il Ponte di Casalmaggiore è un problema serio per il territorio: la Provincia conta di finire i lavori entro l'autunno dell'anno prossimo, speriamo, ma ormai il danno è fatto. Si tratta di un restauro che durerà al massimo 10 anni, poi saremo da capo: il Governo sta provando con legge di bilancio già da quest'anno ad accantonare le risorse per iniziare a mettere di fianco un ponte nuovo, almeno la progettazione e l'inizio dei lavori, Se non sarà quest'anno, sarà il prossimo", lo ha detto il senatore parmigiano della Lega Maurizio Campari, vicepresidente della Commissione Lavori pubblici del Senato al Convegno "Opere Utili" organizzato da Legambiente a Parma in cui ha spiegato il punto di vista suo e del Governo su diverse opere cruciali del nostro territorio.
Il senatore leghista ha parlato anche del ponte di Ragazzola, della Ti-Bre e della Pontremolese: "chi ha programmato l'opera ha previsto la fine dei lavori per il 2019, non certo una priorità: Parma non è mai stata una priorità per la regione".
Venendo alla città, Campari ha parlato anche del Ponte Nord: "stiamo lavorando per farlo diventare il terzo ponte abitabile in Italia. E' un'opera che non avrei fatto, ma che c'è e per cui sono stati spesi soldi pubblici, dei cittadini. Non è abusivo, ma non è al momento utilizzabile: stiamo individuando una soluzione per recuperarlo e restituirlo alla città".
"Parma è senza aeroporto e senza Alta velocità pur avendo un tessuto imprenditoriale di primo piano e una vocazione turistica anche agroalimentare che andrebbero valorizzati. Stiamo lavorando perché le Ferrovie rispettino il contratto che prevede 4 convogli in entrata e in uscita al giorno in Stazione", ha aggiunto Campari.
Infine Campari parlando di priorità del Governo ha spiegato che "crollano i ponti, i cavalcavia, l'intero sistema viabilistico e quello idraulico sono in grande emergenza: la prima grande opera da fare in Italia oggi è mettere in sicurezza le opere esistenti".
Si torna a parlare della cassa di espansione sul torrente Baganza in provincia di Parma. Una ipotesi alternativa alla cassa di espansione. le posizioni degli esponenti PSI.
Di Nicola Comparato Felino 15 novembre 2018 -
La cassa, la diga artificiale, l'ecomostro, un progetto costosissimo e di enorme impatto ambientale. Abbiamo già trattato questo argomento in un precedente articolo che potete rileggere cliccando a questo link http://www.gazzettadellemilia.it/economia/item/20523-in-merito-alla-cassa-d-espansione-sul-baganza-una-posizione-contraria.html . Molti sono i pareri contrari su questo progetto e tra i cittadini della Val Baganza, in particolare i residenti di Casale di Felino, paese dove dovrebbe sorgere la cassa, molte sono le preoccupazioni per l'impatto ambientale dei lavori di costruzione e per il disagio che questi possono creare agli abitanti del luogo.
Anche da molti cittadini di Colorno la cassa di espansione sul Baganza non è vista di buon occhio. Si cerca una strada alternativa alla cassa, un progetto meno costoso e meno impattante.
Una valida opzione potrebbe essere quella proposta da Stefano Orlandini, professore ordinario di costruzioni idrauliche all'Università di Modena e Reggio Emilia. La sua idea, commissionata dall'Unione Parmense Industriali in seguito ad una valutazione delle associazioni agricole, consiste nel creare un serbatoio, sbarrando la valle con una diga ad Armorano, sopra Calestano. Così facendo, il territorio potrebbe trarne molti benefici, evitando molti disagi e portando guadagni di vario genere, anche di tipo turistico. Ma sentiamo il parere dei socialisti che da molto tempo seguono l'evolversi della situazione.
Cristiano Manuele Segretario Provinciale del PSI Federazione di Parma: "Non portare a termine opere infrastrutturali è uno sperpero di denaro pubblico che il nostro Paese non può più permettersi, il nostro Paese non può permettersi di pagare sanzioni per opere incompiute e non usufruire dei vantaggi legati all'utilizzo pubblico. Le soluzioni per risolvere i problemi del Baganza possono essere diverse, il patto di fiume, già auspicato dalla Segreteria del Psi e siglato dai Comuni della Val Baganza pochi mesi orsono, è un buon viatico ma non deve restare un bel progetto su carta intestata!"
Manuel Magnani Consigliere Comunale PSI Collecchio e Consigliere Unione Pedemontana Parmense: "I socialisti della Pedemontana parmense rilevano con soddisfazione gli studi compiuti dal professor Orlandini, professore ordinario di Costruzioni idrauliche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il progetto illustrato dal professor Orlandini permetterebbe, oltre che a mettere al sicuro Parma e i paesi a valle quali Colorno, anche di proteggere il medio corso del Baganza e quindi i paesi e i territori di Calestano, Felino, Sala Baganza e Collecchio; di produrre inoltre energia completamente rinnovabile, garantisce inoltre un importante riserva di acqua assai utile per le necessità dell'agricoltura a valle in particolare per la coltivazione del pomodoro, può generare un importante richiamo turistico con possibilità di portare lavoro nelle terre di montagna. Tutti coloro che difendevano il mastodontico e assai invasivo progetto promosso dalla Regione Emilia Romagna dicevano "lasciate parlare gli ingegneri!" a screditare le nostre convinzioni di liberi cittadini. Ebbene, ora che un professore univesitario ha parlato cosa hanno da dire costoro? Chiediamo quindi che si vada verso una revisione del progetto, il progetto della cassa di espansione cosi come pensato avrà forti impatti nella zona di costruzione con sbarramenti fuori terra alti fino a 16 metri equivalenti ad un palazzo di 4 – 5 piani, lavori che si protrarranno, salvo imprevisti, per almeno 5 anni con pesanti ripercussioni ambientali per il traffico di camion generato."
Paola Biacchi Capogruppo PSI a Colorno: "Pur rispettando le preoccupazioni degli amministratori di Collecchio, Sala e Felino, mi auguro che non ci siano rallentamenti ulteriori nell'iter relativo alla realizzazione della cassa di espansione del Baganza. Potrà infatti laminare ben 4,7 milioni di metri cubi di acqua ed eleverà il grado di sicurezza dei centri urbani di Parma e di Colorno anche a fronte di una piena eccezionale. Sono consapevole che servono anche monitoraggi continui e ulteriori lavori anche nel territorio colornese. Gli amministratori comunali socialisti per questo tengono sempre alta l'attenzione sul problema idraulico e hanno organizzato o condotto diversi incontri con Aipo e Bonifica per portare le nostre preoccupazioni e sollecitare risposte."
Dottoressa Rosina Trombi socialista ed ex vicesindaco di Felino: "Il PSI di Pedemontana ha espresso la sua posizione in un ordine del giorno posto al Consiglio dell'Unione da Manuel Magnani , consigliere del PSI a Collecchio ... in sostanza a tutti sta a cuore la tutela di Parma e Colorno ma nello stesso tempo vorremmo la tutela delle popolazioni a monte della cassa .... Quando nel 2011 si è votato il protocollo tra i vari comuni interessati non vi era l'ipotesi di un'opera così mastodontica, impattante sull'ambiente e sull'abitato a monte.... Nel progetto presentato nel marzo 2017 a Felino si è constatato il costo esorbitante ma non sono state previste tutele lungo tutto l'asse che con l'alluvione dell'ottobre 2014 si sono rese evidentemente necessarie per la tutela del territorio e delle industrie di Felino, Sala Baganza, Calestano e Collecchio.... La preoccupazione a Felino è inoltre legata alla gestione della cantieristica e realizzazione dell'opera relativamente ai disagi alla viabilità e all'ambiente dove sorge l'abitato di Casale.... Speriamo che la recente costituzione del Patto di fiume possa prendere in considerazione e rispondere alle preoccupazioni di cui sopra."
Cassazione Civile: il gestore dell'autostrada deve risarcire i residenti degli immobili confinanti l'inquinamento acustico se non realizza la barriera antirumore. Per i residenti è legittimo agire innanzi al giudice civile e non al tribunale amministrativo
Chi vive vicino ad un'autostrada e subisce pregiudizi conseguenti alle permanenti e a dir poco fastidiose immissioni rumorose rivenienti dal traffico veicolare, potrà tirare un sospiro di sollievo dopo l'importante sentenza 28893/18, pubblicata in data odierna dalla Corte di Cassazione. I giudici della seconda sezione civile, infatti, tra gli altri principi espressi nella decisione, ne hanno statuito uno che è da ritenersi molto significativo e che per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", costituirà un precedente favorevole per tutti coloro che si trovano in analoghe situazioni senza che il gestore dell'autostrada confinante abbia sinora mosso un dito per migliorare le condizioni di vita di chi ha la sfortuna di risiedere a due passi dall'arteria di sua competenza.
Per i giudici di legittimità l'ente autostradale deve risarcire i proprietari degli appartamenti vicino al tratto incriminato per i danni da inquinamento acustico se non realizza un'apposita barriera antirumore. Nella fattispecie, i giudici di Piazza Cavour hanno rigettato il ricorso di una S.p.A. che gestisce un tratto autostradale, ed hanno confermato la condanna emessa dalla Corte d'Appello di Torino, all'obbligo di costruire una barriera antirumore di 400 metri e alta 6 in favore di una coppia proprietaria di un fabbricato adibito ad abitazione per le immissioni rumorose.
La Suprema Corte ha, quindi, respinto il ricorso dell'ente, specificando che la Corte di merito ha ritenuto correttamente che in primo luogo è legittimo agire innanzi al giudice civile. Peraltro, «l'inquadramento normativo individuato dal tribunale nell'azione risarcitoria extracontrattuale (articoli 2043 e 844 Cc) fosse giuridicamente ineccepibile, in quanto il dpr 142/04 non è suscettibile di elidere la valenza precettiva dell'articolo 2043 Cc e della tutela del diritto di proprietà prevista dall'articolo 844 Cc».
D'altronde - specificano gli ermellini - in tema di immissioni acustiche, «la differenziazione tra tutela civilistica e tutela amministrativa mantiene la sua attualità anche a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 6 ter del decreto legge 208/08, convertito con modificazioni in legge 13/2009, al quale anche non può aprioristicamente attribuirsi una portata derogatoria e limitativa dell'articolo 844 Cc, con l'effetto di escludere l'accertamento in concreto del superamento del limite della normale tollerabilità, dovendo comunque ritenersi prevalente il soddisfacimento dell'interesse a una normale qualità della vita rispetto alle esigenze della produzione».
(12 novembre 2018)
Piena del Po, la Bonifica Parmense regola il flusso delle acque. L'attivazione degli impianti di sollevamento e le manovre dei tecnici sulle chiaviche hanno regolato gli abbondanti flussi nel corso della piena transitata nel Parmense
Parma, 9 Novembre 2018 – Quaranta, tra tecnici e operai, del Consorzio della Bonifica Parmense sono attivi full-time da due giorni per effettuare le operazioni di difesa idraulica del territorio attraverso l'azionamento di sessanta chiaviche che consentono la regolazione del flussi delle acque che hanno caratterizzato la portata di piena del Po transitata dalla nostra provincia.
Fondamentali per il sollevamento dell'abbondante quantità d'acqua (530.000 metri cubi) si sono confermati gli impianti idrovori governati dal Consorzio. Nel dettaglio, rilevante, è stato il contributo nello smaltimento della piena dell'impianto Travacone di Colorno che ha pompato acqua nel Canale Naviglio, di quello di Mezzani che ha pompato nel torrente Enza, l'impianto di Coltaro che ha riversato acqua del Canale Fossetta dell'Abate, l'impianto Foce Naviglio e Chiavica Rossa nel torrente Parma e infine l'impianto Rigosa Bassa nel Taro.
Altra operazione idraulica risultata essenziale per quell'area è stata l'attivazione, a Mezzani, dei 3 sifoni Bigone che per caduta portano acqua nel Parma Morta e poi nell'Enza.
Chiavica a Sanguigna (Colorno)
Nuovo allarme ambientale. Mare del Nord, collisione tra navi. L'incidente è avvenuto in acque della Norvegia tra una petroliera e una fregata della marina norvegese.
Allarme ambientale al largo della Norvegia: la collisione tra la petroliera greca Aframax SOLA TS e la fregata della marina norvegese HNOMS HELGE INGSTAD ha causato uno squarcio di diversi metri nello scafo della nave militare, mentre una chiazza di petrolio è stata osservata attorno a entrambe le navi, anche se la sua natura deve ancora essere confermata. L'autorità marittima di norvegese, ha comunicato che la collisione di stamattina 8 novembre è avvenuta probabilmente intorno alle 0300 UTC, nel mare del nord a nord di Bergen, in Norvegia. La collisione ha causato uno squarcio di 10 metri sul lato destro della poppa della fregata che rischia l'affondamento. Secondo gli ultimi rapporti, la fregata è stata portata in acque poco profonde per evitare l'affondamento, l'ingresso di acqua è incontrollabile.
Tutti i 137 membri dell'equipaggio sono stati evacuati, 7 sono rimasti leggermente feriti. La Aframax SOLA TS è una petroliera di fabbricazione 2017, con una portata lorda di 112.939 tonnellate, lunghezza 250 mt, battente bandiera maltese, direttore Tsakos Columbia Shipmanagement (TCM) SA. Mentre la Fregata della marina norvegese HNOMS HELGE INGSTAD (F313), ha un dislocamento di 5290 tonnellate, lunghezza 134 m, fabbricata nel 2009. Le autorità portuali hanno immediatamente inviato nella zona un imbarcazione e nel giro di un'ora, una squadra di esperti dovrebbe essere presa a bordo.
L'autorità inoltre ha fatto sapere che le condizioni meteorologiche sono buone. Stando alla dinamica, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", sembra che la fregata stesse all'ancora con il pilota automatico e che nessuno fosse sveglio sulla nave. Non è invece ancora chiaro come sia stato possibile che nessuno si sia accorto per tempo della petroliera, considerato che i protocolli prevedono che ci siano almeno tre uomini di vedetta in diversi punti della nave e altri impegnati a tenere sotto controllo i radar.
(8 novembre 2018)
"Mai tanta violenza era arrivata sin qui" ... "Qui da Noi una cosa così è totalmente nuova", "Neanche il carico della neve in piena stagione aveva mai fatto danni del genere"
da L'Equilibrista - Moena, Trentino Alto Adige 02-11-2018 -
E' toccato anche al Trentino, quel tanto adorato paesaggio che ha sempre ospitato feste e momenti gioiosi di tanti di Noi, farci comprendere come le situazioni a volte siano davvero appesa ad un filo, quanto le circostanze possano cambiare radicalmente la vita di ognuno senza preavviso e senza una ragione.
Arrivo sul posto pensando di registrare qualche sporadico cedimento del terreno e magari dare voce all'Amministratore di turno che condanna una situazione protratta per anni e che, magari per mancanza di fondi, non è mai stata sanata prima.
Stavolta invece si tratta di arrendersi nuovamente davanti a Madre Natura, accettando come non ci sia proprio nulla da fare nonostante manutenzioni periodiche, efficienza e scelte strategiche siano buona pratica di queste Amministrazioni. Sul territorio trentino infatti sono risultate ininfluenti stavolta e nulla si è potuto fare al fine di prevenire qualcosa che non era scritto e che ha condannato un paesaggio ed una Comunità a prendere atto di quanto accaduto limitandosi solo ad arginarlo alla bene meglio.
Soprattutto nelle serata di Lunedì, si è registrato infatti un vero e proprio incubo per gli abitanti della val di Fassa e della val di Fiemme che sono stati letteralmente investiti da una progressione di vento e pioggia senza precedenti e che ha letteralmente sradicato alberi centenari dal suolo facendoli cadere privi di vita mettendo a repentaglio tutto quanto fosse sulla loro discesa incontrollata agevolata da dirupi e sentieri montani.
Solo grazie alla celerità dei Corpi forestali, dei Vigili del Fuoco e delle Prefetture è stato possibile evitare danni peggiori ma certamente questo grave avvenimento ha mostrato quanto una zona tanto efficiente e così ben gestita non possa essere indenne dalla forza della Natura.
Il tutto ha generato una reazione a catena che ha interessato circa 1800 piante ad alto fusto che sotto le sferzate del vento sono cadute come birilli. Questi alberi sono tesori per la gente locale tanto che, come tutti sappiamo, nelle Valli sono assai numerosi e ricoprono le colline caratterizzando queste zone sia in estate quando sono verdi brillanti o in inverno quando sono splendidamente imbiancati.
Si è quindi creata una situazione che non ha precedenti e che ha riportato questi territori, fortunatamente solo per alcuni giorni, indietro di cento anni privando le Comunità locali di luce, energia e tagliando alcune vie di comunicazioni con le altre zone circostanti.
L'evento di proporzioni ancora incalcolabili ha creato dissesti terribili anche nelle vicinanze di Dimaro e in Val di Sole. Già nella giornata di oggi le cose sono visibilmente migliorate e l'umore della gente incontrata, da atterrito si è fatto incredulo ma conservando il proverbiale pragmatismo e spirito di iniziativa che ha sempre contraddistinto queste persone generose ed unite.