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Il CONSORZIO ONORANZE FUNEBRI PARMENSI – COF è nato 20 anni fa dall’unione di alcune prestigiose realtà operanti nel settore delle onoranze funebri in tutta la provincia di Parma.

Sito ufficiale: http://www.cofonoranzefunebri.com/ 

Di Manuela Fiorini Parma 26 maggio 2019 - Rodolfo Lapidario stava sonnecchiando seduto alla scrivania del suo ufficio. Nessun cliente, voleva dire nessuna perdita, nessun dolore o sofferenza in qualche famiglia, dal momento che lui gestiva un'Agenzia di Onoranze Funebri. A un tratto, annunciata dal suono gentile del campanello agganciato alla porta per rivelare l'ingresso di qualcuno, entrò una donna che Lapidario conosceva.

Si trattava della signora Cesira, vecchia conoscenza della sua famiglia e, per qualche anno della sua infanzia, era stata anche una sua vicina di casa. La donna era ormai anziana e il padre di Lapidario prima e lui stesso in tempi più recenti, si erano occupati dei funerali di una lunga serie di suoi congiunti. Se ci pensava bene, la signora Cesira aveva sepolto parenti molto più giovani di lei. E anche stavolta, evidentemente, non doveva occuparsi del suo funerale, perché la donna gli si era presentata...in carne e ossa e non sotto forma di spirito. Rodolfo Lapidario, infatti, divideva la sua "clientela" in due categorie, quella dei vivi, che in genere si occupavano degli aspetti più pratici, e quella dei defunti, che si manifestavano a lui con ogni genere di richieste per il loro commiato.
"Buongiorno, Rodolfo...", esordì la signora Cesira guardandosi intorno per assicurarsi che nell'ufficio non ci fosse nessuno tranne loro due.
"Cesira...a che cosa devo la visita?", le rispose Lapidario.
"Hai due minuti, caro?".
"Certo, oggi è una giornata tranquilla. Si accomodi pure. Le preparo un caffè alla macchinetta..."
La signora Cesira si abbandonò sulla poltroncina rossa di fronte alla scrivania di Lapidario.
"Orbene? Di che cosa voleva parlarmi?", iniziò lui porgendole un bicchierino uso e getta con un profumato caffè bollente.
"Prima di tutto, voglio rassicurarti sul fatto che...in famiglia, ci siamo ancora tutti...", esordì la signora Cesira. "Però c'è una questione di cui vorrei parlarti...per avere un tuo consiglio ed eventualmente un aiuto".
Lapidario si sedette e cominciò a sorseggiare il caffè.
"Si tratta di mia figlia, Lara...Lei e suo marito Giacomo, qualche tempo fa, hanno acquistato un antico casale, quasi un castelluccio, con l'intenzione di farci un Bed & Breakfast. Hanno speso un patrimonio per metterlo in sesto, ristrutturarlo, realizzare le camere per gli ospiti, la cucina, la sala...Alla fine, è venuto una meraviglia...e la zona dove si trova, in montagna, è turistica...Tutto insomma, all'inizio faceva pensare che l'attività sarebbe andata a gonfie vele...Invece..."
Lapidario era tutt'orecchie. La signora Cesira gli lanciò un'occhiata eloquente.
"Invece, quando i clienti hanno cominciato ad arrivare, non solo se ne andavano molto prima delle notti prenotate, accettando anche di pagare le penali, ma hanno iniziato a scrivere recensioni molto negative sul B&B di mia figlia su internet...Insomma, sai come vanno queste cose oggi. Un'opinione si trasforma in pubblicità negativa che passa di bocca in bocca...Così mia figlia ha avuto un sacco di disdette...".
"Ne sono molto dispiaciuto, Cesira, ma non vedo come io potrei essere d'aiuto a lei o a sua figlia, che peraltro mi ricordo benissimo, da quando era bambina..."
"Arrivo al punto, Rodolfo...La ragione di tutte quelle recensioni negative non stanno nella gestione dell'albergo, o nel servizio...ma tutte concordano nel dire che nel B&B, si aggirano...strane presenze...soprattutto di notte. E la gente è terrorizzata!".
"Insomma, il casale che sua figlia ha rilevato sarebbe...infestato dai fantasmi?!". Lapidario sgranò gli occhi, poi rivolse uno sguardo affettuoso alla donna che gli stava davanti.
"È assurdo che la gente oggi creda ancora a queste...favole...", commentò, non credendo lui stesso alla bugia che stava raccontando.
"Rodolfo caro, mi meraviglio davvero che proprio tu mi stia dicendo questo...". Ora la signora Cesira lo stava trafiggendo con lo sguardo. "Come tu sai, io ero molto amica della tua defunta mamma, e lo sono stata fino al giorno in cui lei è passata a miglior vita..."
"Sì, certo, lo so..."
"Orbene, tua madre mi parlava spesso delle "bizzarrie" di sua suocera, di come lei sostenesse di vedere le anime dei trapassati e di come le persone che avevano perso un proprio caro si rivolgessero a lei per...comunicare con gli spiriti dei defunti...".
Lapidario deglutì.
"Tua madre mi raccontava anche che il "dono" di tua nonna era stato molto utile negli affari di tuo padre, quando rilevò l'Agenzia di Onoranze Funebri che ora hai ereditato tu...Ma, soprattutto...tua madre mi confidò, un giorno, di essere preoccupata per te..."
"Per me?"
"Aveva origliato per caso una conversazione fra te e tua nonna...che le aveva fatto pensare che tu avessi ereditato da lei quel "dono", quello di vedere le anime dei trapassati e di interagire con loro..."
Rodolfo impallidì. Non aveva parlato con nessuno di questa sua...caratteristica. Evidentemente, sua madre lo aveva fatto per lui. Era molto indeciso se negare la cosa e minimizzare quello che la signora Cesira sapeva, o farle una confidenza che, di fatto, ammettesse il suo "dono".
"Anche io mi sono rivolta a tua nonna per avere notizie di mio marito appena passato a miglior vita, anni e anni fa...In quell'occasione, be', ho avuto modo di appurare che quello che si diceva sulle sue...facoltà non era affatto una diceria...Quindi non ho ragione di dubitare che anche tu sia in grado di interagire con gli spiriti di chi non c'è più".
Lapidario sospirò.
"Che cosa dovrei fare, Cesira?"
"Potresti, per esempio, recarti al B&B di mia figlia, trascorrervi tutto il tempo necessario, naturalmente spesato, e capire se realmente l'antico casale è...infestato, da chi, e che cosa lo spirito irrequieto chiede per andarsene".

*****
Rodolfo Lapidario arrivò nella splendida località di montagna dove si trovava il B&B gestito dalla figlia della signora Cesira e da suo marito. Scese dall'auto e prese una grossa boccata di aria pura e leggera. Dopo tutto, qualche giorno di ferie gli avrebbe fatto bene. Pensandoci bene, erano anni che non si concedeva una vacanza. La giovane Lara, che ricordava bambina, si era fatta davvero una bella donna, con gli occhi luminosi e un sorriso dolce, anche se il suo sguardo non nascondeva una certa preoccupazione. Accanto a lei, c'era il marito Giacomo, che gli venne incontro tendendogli la mano.
"Non si preoccupi, signor Lapidario, sappiamo tutto...mia madre ci ha messi al corrente del suo...dono...ancora prima di contattarla...Sarà nostro ospite in tutto e per tutto...Non abbiamo molti clienti, ultimamente..."
"Già, qualcuno che non ha letto le recensioni, o qualche turista di passaggio, ogni tanto si ferma, ma il mattino dopo pagano il conto in fretta e furia e se ne vanno a gambe lavate".
"Voi avete mai...visto nulla?"
"In realtà, noi alloggiamo nella dependance...", disse Lara voltandosi verso una piccola casetta di mattoni situata dall'altra parte del giardino. "Per lasciare più libertà e privacy agli ospiti. E...no, non abbiamo mai visto nessun...fantasma, o sentito rumori strani, come invece affermano i nostri clienti".
"Non avete mai pensato al fatto che questa faccenda possa essere stata orchestrata apposta per...danneggiarvi?", chiese Lapidario.
"In realtà, sì, ci abbiamo pensato...ma non abbiamo nemici e non ci sono state in passato situazioni tali da farcelo pensare...Nemmeno la concorrenza, siamo l'unica struttura nel raggio di una trentina di chilometri".
"Capisco...Be', allora, facciamo calare la sera e vediamo che cosa posso fare per aiutarvi".
Rodolfo Lapidario prese alloggio in una delle quattro camere del B&B, quella ricavata nella torretta della costruzione. Era davvero un bel posto, caldo, accogliente, rustico, circondato dalla natura e dall'aria pulita. Si sistemò e cenò con Lara e suo marito. Poi, si congedò e si ritirò nella sua camera. Attese. Stava quasi prendendo sonno quando udì un rumore forte e sordo, simile a quello di una porta che sbatte. Si volse verso il pesante uscio della sua camera, ma lo trovò esattamente come lo aveva lasciato. In quel momento, il pavimento di legno cominciò a scricchiolare come sotto il peso di passi. Lapidario scorse un'eterea figura di fanciulla dal volto antico e sofferente. Le sue membra erano quasi trasparenti...La figura si diresse verso la finestra e con gesto deciso la spalancò, facendo entrare l'aria fredda della notte. Poi, emise un lungo lamento...
"Posso sapere perché fai questo?", le domandò Lapidario, mettendosi a sedere sul letto.
La fanciulla si voltò sbigottita verso di lui. I loro occhi si incontrarono.
"Come fai a vedermi? E, soprattutto, a non avere paura di me?"
Lapidario le sorrise bonario.
"Posso vedere le anime dei trapassati da quando ero piccolo...E per me i "fantasmi" sono sempre stati...di compagnia".
L'entità lo guardò stupita.
"Piacere, mi chiamo Rodolfo, Rodolfo Lapidario. Gestisco un'Agenzia di Onoranze Funebri e...aiuto chi ha lasciato fisicamente questa terra a realizzare i suoi ultimi desideri..."
"Che cos'è un'...Agenzia di Onoranze Funebri?", domandò incuriosita la fanciulla.
Lapidario ebbe un'intuizione.
"Da quanto tempo sei...qui?"
"Sono morta nel 1785...Il mio nome è Beatrice..."
"E...posso chiederti come sei morta?"
"Sono stata uccisa...da mio marito...cioè, dal tizio che avevano voluto farmi sposare per ragioni di interesse. Non l'ho mai considerato tale, non l'ho mai amato...perché nel mio cuore c'è sempre stato...il mio vero amore..."
In quell'istante, una folata di vento gelido irruppe nella stanza. Era diversa dalla brezza notturna, pur fresca, che entrava dalla finestra spalancata.
La sagoma di un uomo aleggiò nella stanza. Lanciò un'occhiata a Beatrice, poi a Lapidario, seduto sul letto.
"Lui può...vederci?", domandò con voce profonda, "Anche se non siamo noi a volerci fare vedere da lui?".
"Non è straordinario, Romualdo? Dopo secoli possiamo parlare con qualcuno che non abbia paura di noi...", disse Beatrice, mentre a sua figura impalpabile sembrava emettere luce.
Romualdo si presentò a Rodolfo con un inchino.
"Perché...siete ancora qui?", chiese lui con discrezione.
"Perché questa è...la nostra casa...il luogo dove siamo morti...ma proprio da morti, abbiamo potuto finalmente stare insieme". I due spiriti si sorrisero radiosi.
"Quindi, se ho ben capito, voi due in vita vi amavate, ma il vostro era un amore impossibile, così siete stati scoperti e...uccisi".
"Proprio così...", ammise Romualdo, mentre Beatrice gli si stringeva quasi fino a fondersi con lui.
"Però, miei giovani amici, posso dirvi che c'è un "Oltre", un luogo dove voi potete stare insieme per sempre, evolvervi, completarvi, dimenticando le sofferenze e le questioni terrene...ed è là che avreste dovuto andare, da tempo, ormai..."
"Ma questa è casa nostra, ci viviamo da secoli...se non fosse che ogni tanto, qualcuno di vivo viene a disturbare la nostra quotidianità...", protestò Beatrice, "Per questo facciamo di tutto per spaventarlo e mandarlo via".
"E poi, qui ci sono i nostri resti mortali...chi ci ha ucciso non ci ha dato una degna sepoltura, ma ha gettato le nostre spoglie in un dirupo. Una frana le ha sepolte e da allora giacciono senza una benedizione o un conforto...", aggiunse sdegnato Romualdo.
"Ascoltate...", si fece serio Rodolfo, "ci sono due ragazzi, due giovani sposi, Lara e Giacomo, che hanno comprato questo posto e hanno fatto mille sacrifici per trasformarlo in un...albergo e sperano di guadagnare abbastanza per mantenersi e formare una famiglia. Sono innamorati, come voi...ma la vostra...presenza, sta tenendo le persone alla larga. Si è sparsa la voce che la casa è infestata...e questi due sposi stanno andando in rovina...". Lapidario calcò un po' la mano, ma doveva giocarsi il tutto e per tutto per sistemare la situazione.
"Oh, Romualdo...due giovani sposi...", sussurrò Beatrice. "Non possiamo fare loro questo...non possiamo permettere che altri giovani innamorati soffrano quello che abbiamo dovuto passare noi...e per giunta per colpa nostra".
"Che cosa proponi, uomo che parla con gli spiriti dei morti?", lo sfidò Romualdo.
"Ho un'idea..."

****
Il giorno successivo, Lapidario parlò con Lara e suo marito e raccontò loro gli avvenimenti di quella notte. I due lo ascoltarono molto colpiti. Probabilmente, in fondo, non avevano creduto a quello che la signora Cesira aveva detto loro sul "dono" di Lapidario. Rodolfo chiese loro di convocare il parroco del paese. Nel pomeriggio, il prelato arrivò con la sua vecchia e rumorosa Fiat Cinquecento al borgo dove si trovava il B&B.
"Buonasera, Don...come le ho spiegato al telefono, dovrebbe benedire un luogo, oltre quella collina...Spiegarle i dettagli sarebbe piuttosto impegnativo...Le basti sapere che sono...uno studioso di storia e sto conducendo una ricerca su questi luoghi. Ebbene, da quello che ho saputo, circa tre secoli fa due giovani innamorati furono uccisi dai parenti e i loro colpi gettati da un dirupo, senza avere una degna sepoltura...La consideri una bizzarria, se vuole...ma penso che, anche dopo tanto tempo, le anime di quei due ragazzi debbano riposare in pace".
Si recarono quindi tutti insieme oltre la collina. Il sacerdote, indossando i paramenti sacri, e ai piedi un paio di robusti scarponi da montagna, benedisse il luogo dove le spoglie terrene di Romualdo e Beatrice si erano consumate senza il conforto di una tomba. Solo Rodolfo Lapidario riuscì a scorgere, alle sue spalle, le eteree figure dei due giovani, visibilmente commossi. Lui sorrise loro e si scambiarono uno sguardo pieno di gratitudine. Non era ancora finita, però. Rodolfo aveva chiesto a Lara e a Giacomo la cortesia di poter rimanere ospite ancora per una notte.

****
Il buio della stanza si rischiarò alla tenue luce emanata da due sagome umane. Beatrice e Romualdo aleggiarono fino al suo cospetto.
"Bene, ragazzi...come vi ho detto, tecnicamente siete entrambi vedovi, poiché i vostri rispettivi sposi sono ormai trapassati da tempo...". Lapidario si schiarì la voce... "E io...sono un consigliere comunale con delega a ufficiale di stato civile da parte del mio sindaco..."
I due spiriti lo stavano ascoltando con attenzione, anche se dalle loro espressioni era chiaro che non stavano capendo una parola di quello che Lapidario stava dicendo loro...
"...Insomma, posso celebrare il vostro matrimonio..."
"Ma...è meraviglioso!", squittì Beatrice. E quell'espressione di giubilo risuonò in tutto l'antico casale.
Fu una cerimonia molto...intima. Lara e Giacomo fecero da testimoni ai due sposi invisibili. Rodolfo Lapidario, invece, celebrò il suo primo, strano matrimonio...dopo tanti funerali.
Beatrice e Romualdo, che avevano desiderato quel momento per tutta la vita, e anche molto oltre, dopo averlo ringraziato e avergli rivolto un ultimo sguardo colmo di gratitudine, si presero per mano e, insieme, se ne andarono verso la luce...

****
La signora Cesira irruppe nell'ufficio di Rodolfo Lapidario con una cesta regalo piena di ogni ben di Dio.
"Rodolfo! Un piccolo pensiero per ringraziarti...da parte mia, di Lara e di Giacomo...Loro non sono potuti scendere qui in città per ringraziarti, perché il B&B è...pieno di clienti. E anche le prenotazioni fioccano! Molti curiosi hanno prenotato galvanizzati dalla storia dei fantasmi, ma quando hanno appurato che di spettri...non ce n'è traccia...hanno scritto bellissime recensioni sul servizio, sul luogo, sulla professionalità degli avventori, sulla bontà della cucina...Insomma, hanno fatto buona pubblicità! Se hai un attimo di tempo...voglio che mi racconti tutti i dettagli..."
Rodolfo Lapidario sorrise...Proprio mentre la signora Cesira parlava, era stato colto da un brivido, dettato da una sferzata di vento gelido. E lui sapeva benissimo che cosa voleva dire...
"Magari, un'altra volta, Cesira...è appena entrato un...cliente".

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Racconto proposto da
C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense

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Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.

Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
Monticelli Terme – Via Spadolini – Tel. 0521.659083
Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
Fornovo Taro – Via Solferino, 14 – Tel. 0525.39873
Felino – Via Roma, 6 – Tel. 0521.833143
Medesano – Via F. Santi, 14 – Tel. 0525.420695

 

 

Di Manuela Fiorini Parma 4 maggio 2019 - Rodolfo Lapidario lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete del suo ufficio. Ancora due minuti e poi sarebbe arrivato il momento di chiudere la saracinesca e salire nel suo appartamento, ubicato proprio sopra la sua agenzia di Onoranze Funebri.

La puntualità era uno dei valori che suo padre, da cui aveva ereditato il mestiere, gli aveva insegnato. "La nostra è un'attività dove i clienti non ti mancheranno mai!", soleva ripetergli il genitore. "La morte è l'unica certezza che abbiamo". Ripensò a quelle parole, insieme al fatto che ormai tre generazioni di Lapidario si erano occupati di accompagnare le persone nel loro ultimo viaggio. Il nonno di Rodolfo si era invaghito di una bizzarra signora dell'alta società, che oltre a indossare abiti sgargianti, si vantava di poter vedere le anime dei trapassati e di parlare con loro. E nonostante la famiglia lo invitasse a desistere, i due erano convolati a nozze. Dall'unione era nato il padre di Rodolfo, che aveva sposato una tranquilla dattilografa. Rodolfo, fin da piccolo, aveva tuttavia scoperto di avere molto più in comune con la bizzarra nonna che con i suoi genitori. Era stata lei, infatti, a insegnargli a non aver paura di quelle figure eteree che gli si presentavano nell'agenzia del padre ogni volta che si stava preparando un funerale, ad ascoltare le loro richieste e, dove possibile e con discrezione, accontentarle. "Spesso le ultime volontà dei defunti non coincidono con quelle dei loro parenti", gli aveva sempre detto sua nonna. E Rodolfo aveva fatto di quell'insegnamento uno dei cardini della sua deontologia professionale. Sicché, i suoi veri "clienti" non erano i vivi che si occupavano della burocrazia, della scelta della cassa, dei ricordini e dei necrologi, ma i defunti stessi, che quando non erano soddisfatti, si facevano sentire eccome!

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I due minuti erano passati. Poteva chiudere l'agenzia. Il giorno dopo avrebbe dovuto accompagnare nel suo ultimo viaggio un uomo che era passato a miglior vita nella maniera più dolce possibile, quella che lo stesso Lapidario si augurava per se stesso: andare a dormire e non svegliarsi più. Naturalmente, a un'età avanzata e dopo una vita trascorsa in buona salute. L'uomo, che aveva superato abbondantemente l'ottantina, tuttavia, era stato ritrovato dopo tre giorni, grazie ai vicini. Viveva infatti solo, i due figli adulti avevano da tempo costruito la loro vita in altre città e facevano visita al padre di rado. Aveva un ex moglie, persa di vista dopo il divorzio, avvenuto più di trent'anni prima. I figli, saputo del suo decesso, avevano optato per un funerale "di base", quello più economico. Niente loculo, niente posto a terra...una bella cremazione e dispersione delle ceneri nell'area consacrata nel locale cimitero. Polvere alla polvere, insomma...nessuna foto davanti alla quale mostrare i propri rimpianti, la propria malinconia, le parole non dette...Lapidario sospirò, il passaggio di quell'uomo su questa Terra sarebbe stato come un alito di vento.
Proprio in quel momento, sentì un soffio gelato sulla nuca. Conosceva bene quella sensazione. Rodolfo si trovò davanti a un uomo tra i quaranta e i cinquanta, con addosso un completo demodé, un cappello e lo sguardo severo.
"Mi vede?", gli domandò l'uomo.
Lapidario annuì con un sorriso.
"E non è spaventato?"
"Ci sono abituato. Vedo le anime dei trapassati fin da bambino. È stata l'eredità di mia nonna", gli rispose bonario.
Lo spirito parve distendersi.
"Sono qui per parlarle del mio funerale...quello di domani", cominciò deciso.
Solo allora, guardandolo bene in viso, nonostante i contorni sfumati e il leggero bagliore che solitamente emanano le anime, Lapidario riconobbe l'anziano a cui doveva dare degna sepoltura il giorno seguente. Gli spiriti, infatti, hanno la facoltà di assumere le sembianze del periodo della loro vita che preferiscono. Le manifestazioni spirituali possono essere quelle di adolescenti, donne e uomini nel fiore degli anni. A Rodolfo non era infatti mai capitato di trovarsi uno spirito che avesse le stesse sembianze di una persona deceduta in tarda età. La vecchiaia non si ricorda mai volentieri.
"Mi dica, l'ascolto..."
"So che i miei figli hanno disposto la cremazione..."
"Esatto...ma se non è quello che desidera..."
"No, a me va bene. La cosa non mi dispiace...Tuttavia, ecco, vorrei che le mie ceneri fossero disperse insieme a quelle dell'unico essere che mi è stato fedele per tutta la sua vita, che non mi ha mai tradito e che mi è stato accanto fino al suo ultimo respiro..."
Lapidario cominciò a pensare che forse l'uomo aveva nascosto una relazione extraconiugale alla famiglia e che questa ne sarebbe venuta a conoscenza. Questo avrebbe spiegato il divorzio e la successiva solitudine...
"Rolf, il mio cane...il mio fedele amico a quattro zampe. Un meticcio spelacchiato che trovai bagnato come un pulcino lungo una strada di campagna. Era solo un cucciolo, allora, ma lo portai a casa e lo feci diventare una bellezza, nonostante le proteste di mia moglie, che temeva che il cane attaccasse qualche malattia ai bambini".
Al ricordo del suo fedele amico, l'uomo sorrise.
"Mi è stato accanto per quindici anni. Sono stato meglio con lui che con quella strega di mia moglie. E quando è venuto a mancare, ho sofferto così tanto che non ne ho voluti più...perché come Rolf...c'era solo Rolf. Lo feci cremare. Buffo vero? A me toccherà la sua stessa sorte... Conservai le sue ceneri in una cassettina...Ecco, io vorrei che le mie ceneri fossero mescolate a quelle di Rolf e disperse...non in un cimitero, è un luogo troppo triste, ma in cima al monte dove andavamo insieme, alla domenica, per sfuggire a quella strega di mia moglie e a quei viziati dei miei figli. Li ha cresciuti a sua immagine e somiglianza, sa...".
L'uomo tacque, mentre Lapidario radunava i pensieri. La richiesta era sicuramente fattibile. Dopotutto, bastava solo trovare la cassettina con le ceneri di Rolf. Di sicuro il defunto le teneva in casa. Avrebbe chiesto ai figli.
"Mi sembra una richiesta ragionevole. Chiamerò subito uno dei suoi figli e gli chiederò di passare da casa sua a prendere la cassettina con le ceneri del suo fedele amico...Sa dirmi dove le teneva?".
"Oh, le ceneri di Rolf non sono a casa mia...è morto più di trent'anni fa...prima del divorzio. Dovrebbe averle la mia ex moglie...".

****
Rodolfo Lapidario non chiuse occhio tutta la notte. Doveva trovare un modo per posticipare il funerale e, nello stesso tempo, fare sì che le ceneri del cane Rolf fossero ritrovate. Da come il defunto gli aveva parlato dell'ex moglie, quest'ultima avrebbe anche potuto disfarsi della cassettina con i resti mortali del quattro zampe. Solo quando gli venne un'idea che sembrava decente, riuscì a prendere sonno. Si svegliò comunque prestissimo. Chiamò uno dei figli dell'uomo il cui corpo giaceva nella camera ardente del vicino ospedale.
"Buongiorno, dottor Pili, so che sono fuori tempo massimo, ma ieri sera ho ricevuto la visita di...un caro amico di suo padre...un amico di vecchia data, fin da quando erano ragazzi..."
Attese. Il dottor Pili non gli chiese chi fosse questo amico...evidentemente non era partecipe della vita del padre e un nome sarebbe valso un altro.
"Ebbene...quest'uomo è venuto apposta per confidarmi che suo padre aveva un ultimo desiderio...che le sue ceneri fossero disperse sulla cima della montagna dove amava passeggiare...insieme a quelle del suo cane...Rolf".
Dall'altra parte del telefono si udì un sospiro...come se il figlio del defunto volesse solo sbrigare la faccenda e tornare alla sua vita.
"E sia...mi dica dove sono le ceneri di quell'animale e si proceda..."
"Il fatto è che le ceneri di Rolf si trovano in una cassettina dorata...che è rimasta con sua madre...quando i suoi genitori hanno divorziato...".
"Da mia madre? Chissà allora che fine ha fatto Lei è molto anziana e non ha più memoria di quello che ha mangiato ieri sera, figuriamoci se si ricorda di un cofanetto con dentro le ceneri di un cane...".
"Pare che per suo padre fosse molto importante...ha amato molto quella bestiola".
"Lo so eccome! Amava più quel pulcioso che i suoi figli...Passava tutto il suo tempo con lui...".
Lapidario sospirò. A poco a poco stavano emergendo incomprensioni e litigi familiari.
"Crede che potrebbe...andare a dare un'occhiata a casa di sua madre...e magari chiedere. Facciamo un tentativo, no? L'amico di suo padre mi ha riferito che Ernesto Pili ha trascorso una vecchiaia in solitudine...".
Suscitare il senso di colpa nei parenti era una delle tattiche psicologiche che aveva appreso da sua nonna. E di solito funzionava sempre.
"E va bene. Mi descriva quella cassettina".
"È un cofanetto dorato a strisce rosse, sigillato, con inciso il nome di Rolf".
Lapidario riattaccò.
"E ora...incrociamo le dita", disse lanciando uno sguardo all'eterea figura che stava ascoltando trepidante quella conversazione telefonica.
"Senza Rolf, non me ne andrò! E passerò l'eternità a tormentare quella megera di mia moglie e quegli ingrati dei miei figli, e i nipoti dei nipoti..."
Rodolfo Lapidario sapeva che a volte gli spiriti possono diventare dispettosi e vendicativi. E se non avessero seguito la loro naturale evoluzione, che li portava ad abbandonare la Terra e andare verso la dimensione spirituale, c'era il rischio che finissero intrappolati, senza trovare la pace. E senza darne nemmeno ai vivi.
"Mi ascolti, signor Pili, c'è anche la possibilità che le ceneri del suo Rolf siano andate perdute...Sono passati tanti anni".
Lo spirito emise uno sbuffo gelido e si mise ad aleggiare per l'ufficio, mentre Lapidario si mise a fare telefonate su telefonate per posticipare la cerimonia, ormai fissata per la tarda mattinata. Non aveva mai inventato tante bugie e scuse in vita sua.

****
Era stata una giornata senza alcun cliente. Il ché non era un male. Nel tardo pomeriggio, il dottor Pili entrò di spinta nell'agenzia tenendo in mano una cassettina rossa e dorata.
"Devo ringraziare la badante di mia madre! Era finita in soffitta, insieme a tutta la roba di mio padre. Per fortuna, mia madre è una che non butta via nulla, ha sempre sostenuto che tutto può tornare utile. Evidentemente, anche le ceneri di un vecchio cane morto da trent'anni...".
Posò la cassettina sulla scrivania di Lapidario. In quel momento, una folata di vento scompigliò i capelli dell'uomo, che si voltò alla ricerca di una finestra. Lapidario sorrise.
"Bene. Adesso possiamo procedere".
"Senta...io mi sono preso già troppi giorni di ferie per occuparmi delle esequie di mio padre. Può occuparsi lei della dispersione delle ceneri sul monte? Ovviamente, dietro compenso...".
"Non si preoccupi. Ci penserò io, siamo a posto così. Faccio volentieri un'escursione per respirare un po' d'aria buona.

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A mano a mano che si avvicinava alla vetta, il sentiero era sempre più stretto e irto. Rodolfo Lapidario dovette fermarsi più di una volta per prendere fiato. Nello zaino, oltre alla borraccia, a un paio di panini e un impermeabile, aveva l'urna con le ceneri di Ernesto Pili e la cassettina con quelle di Rolf. Fece un ultimo sforzo e raggiunse la cima.
"Eccoci qua...". Si guardò attorno e rimase per qualche minuto in contemplazione dello splendido panorama. "Avevi proprio ragione a voler disperdere qui il tuo abito terreno...", pensò rivolgendo il pensiero al suo ultimo cliente.
Il momento era solenne. Rodolfo Lapidario tolse con delicatezza dallo zaino l'urna con le ceneri dell'uomo e la cassettina con quelle del suo migliore amico. Le aprì entrambe e cercò la posizione meglio battuta dal vento. Fu un attimo. Le ceneri di entrambi si levarono in volo, come risucchiate da una forza misteriosa, disegnando due vortici che ben presto convogliarono in uno solo. E mentre Lapidario osservava stupefatto quello spettacolo soprannaturale, nel vento udì un grazie appena sussurrato, insieme all'abbaiare lontano di un cane.

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Racconto proposto da
C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense

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Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.

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Di Manuela Fiorini - 20 aprile 2019 -  Una mattinata intera senza che nessun cliente si fosse presentato nel suo ufficio per Rodolfo Lapidario era una buona notizia.

Gestire un'agenzia di Onoranze Funebri voleva dire avere a che fare quotidianamente con il dolore delle persone. Un sentimento a cui Lapidario, nonostante gestisse quell'attività da tantissimi anni, era ancora abituato a metà. Da un lato c'erano i parenti dei defunti, alle prese con pratiche burocratiche e preparazione delle esequie, dall'altra le anime dei defunti stessi, che Lapidario era in grado di vedere. Un "dono" che aveva ricevuto in eredità da sua nonna, a cui nessuno aveva mai creduto. Tranne lui, nel momento stesso in cui aveva cominciato, appena bambino, a vedere le stesse cose: figure eteree, evanescenti, circondate da un'aurea di luce cangiante, che spesso lo avvicinavano con richieste, o anche solo per chiacchierare o avere delucidazione sul loro nuovo status. Con il tempo, aveva imparato a mettere a frutto quella sua facoltà, cercando di venire incontro alle esigenze dei suoi clienti, vivi e...trapassati. L'estremo saluto era infatti un passaggio molto importante per chi aveva lasciato questo mondo, uno spartiacque attraverso il quale potevano lasciarsi alle spalle la vita terrena, passare oltre e iniziare un'evoluzione spirituale. Per questo era importante che nulla rimanesse irrisolto: rimpianti, rancori, parole non dette...persino le ultime volontà e la modalità delle esequie.

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Il campanello che aveva appeso alla porta di ingresso tintinnò annunciandogli l'arrivo di qualcuno. Si trovò di fronte un uomo piccolo piccolo, scuro di pelle e di capelli, con gli occhi all'orientale e il naso un po' schiacciato. Insieme a lui c'era una donna anziana, che dalla similitudine dei lineamenti doveva senz'altro essere sua madre. L'uomo congiunse le mani all'altezza del petto e fece un inchino in segno di saluto, la donna fece altrettanto.

"Mi chiamo Agung...e questa è mia madre Ayu..."
La donna sorrideva, ma era evidente che non capiva una parola d'Italiano.
"È appena arrivata dall'Indonesia, per aiutare mia moglie con il bambino che sta per arrivare..."
La donna continuava a sorridere...
"...Io invece sono qui da qualche anno, lavoro in fabbrica, mia moglie lavora in fabbrica...così noi abbiamo comprato casa più grande per stare tutti insieme. Con mia madre è arrivato anche mio padre..."
Rodolfo Lapidario ascoltava con pazienza. L'uomo sarebbe presto arrivato a un punto della narrazione che gli avrebbe consentito di capire il perché si stava rivolgendo a un'agenzia di Onoranze Funebri.
"Noi volevamo chiedere quanto poteva venire a costare una grotta di pietra in giardino per fare casa a mio padre..."
Lapidario ebbe un sussulto.
"Mi faccia capire...suo padre vuole vivere nel giardino di casa sua?"
"Mio padre non può vivere in casa con noi, mio padre è...morto".

Madre e figlio si lanciarono uno sguardo d'intesa e di amore. Lapidario non percepì, tuttavia, il dolore che di solito segue la recente perdita di una persona cara. Era come se il lutto fosse già stato superato.
"Quindi, mi sta dicendo che suo padre è deceduto...e vuole organizzare il funerale?".
"No! Il funerale glielo abbiamo fatto dieci anni fa...quando è venuto a mancare!"

L'italiano elementare dell'uomo non lo aiutava a capire la situazione.
"Mi scusi...dove si trova suo padre, ora?"
"Lui è qui fuori, nel mio furgone! È arrivato con mamma in aereo. Ha viaggiato nella stiva!"

L'uomo continuava a sorridere, mentre Lapidario era sempre più sconcertato. Cominciò a mettere insieme i pezzi. Probabilmente, dopo essere emigrato e aver trovato lavoro in Italia, Agung aveva optato per il ricongiungimento familiare, facendo arrivare dall'Indonesia la madre, viva, e il padre, morto da dieci anni. Solo che gli stava chiedendo di seppellirlo in giardino. E la cosa non era assolutamente fattibile!

"Ascolti, qui i morti non si possono seppellire nei giardini delle case, e nemmeno nelle grotte...devono riposare in pace, nei cimiteri".
"So che cosa sono i cimiteri, ma le tombe vengono chiuse per bene, murate...in questo modo non si possono tirare fuori i propri cari per festeggiare insieme Ma'Nene..."

Al suono di quella parola, l'anziana madre annuì...
"Siamo originari di Tana Toraja", continuò l'uomo, "Noi mummifichiamo i nostri cari defunti, li mettiamo a riposare nelle grotte, e ogni anno li riesumiamo, li vestiamo a festa con abiti nuovi, mangiamo, beviamo, balliamo insieme per Ma' Nene...tutto questo non sarebbe possibile se mettessi mio padre in uno dei cimiteri di qui".

Lapidario si ricordò di avere visto un servizio televisivo su quella tradizione. Tuttavia, si rese conto che questa volta non poteva proprio accontentare i suoi clienti. Doveva solo trovare il modo per farglielo capire.

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Lanciò un'occhiata fuori dalla vetrina dell'agenzia e vide un vigile che si stava aggirando con fare sospetto attorno al furgone bianco di proprietà dell'indonesiano. Un brivido gli corse lungo la schiena immaginando la faccia dell'agente nel caso avesse aperto il mezzo e si fosse trovato di fronte alla mummia del padre di Agung. Si scusò con madre e figlio e uscì in strada.

"Qualcosa non va agente?"
"È suo questo furgone?"
"No, di un mio...fornitore. Mi ha appena consegnato...dei fiori per un funerale".
"Va bene. Gli ricordi di esporre il disco orario per il "carico e scarico" e di rispettare i tempi della sosta".

Lapidario tirò un sospiro di sollievo e tornò dentro.
"Ascolti, Agung...qui, non è legale seppellire i defunti in una grotta in giardino...e nemmeno riesumarli..."

La donna anziana lo guardò interrogativa. Il figlio tradusse per lei e la vedova scoppiò a piangere.
"Mia madre non potrebbe sopportare di vivere lontano da mio padre. Al villaggio gli portava fiori e frutta alla grotta tutti i giorni".
"Lasciatemi pensare...nel frattempo...siate discreti con...il capofamiglia. Almeno finché non troveremo insieme una soluzione..."
Appena la coppia uscì, Lapidario si mise le mani nei capelli. Poi si mise a fissare il soffitto. Che cosa poteva inventarsi questa volta per convincere quei due? Solo allora si rese conto che la temperatura della stanza era scesa in maniera repentina. Seduto di fronte alla sua scrivania c'era la figura evanescente di un uomo molto simile al "vivente" che era uscito poco prima.

Si fissarono per un istante, entrambi sospesi tra il panico e lo stupore.

"Come fai a essere...ancora qui?", domandò Lapidario. Da quello che gli era stato raccontato, il defunto aveva abbandonato la sua dimensione terrena da dieci anni. E il suo spirito avrebbe dovuto passare alla dimensione spirituale da diverso tempo. Eppure, ora era lì, davanti ai suoi occhi, forse richiamato dalla presenza del figlio e della moglie, oppure dalle sue spoglie mortali. Di solito, tuttavia, gli spiriti non tornavano, semplicemente, chi era ancora sulla Terra dopo tanto tempo...non se ne era mai andato.
Dopo quell'attimo comune di sbigottimento, la figura gli rivolse la parola in una lingua che Lapidario non conosceva. Indonesiano. O qualche dialetto della provincia di Tana Toraja, ancora più difficile da capire. Chissà che cosa gli stava dicendo? Che voleva essere sepolto in giardino per stare insieme ai suoi cari ed essere riesumato per festeggiare insieme il culto dei defunti o qualcos'altro? Lapidario tentò di fargli capire a gesti che lo vedeva, ma non capiva la sua lingua. Lo spirito scosse il capo desolato, poi cominciò a battere i piedi stizzito, fino a colpire il muro a testate.
Lapidario tentò di calmarlo, cercando di fargli capire che, con un po' di pazienza, potevano tentare di capirsi a gesti. L'entità, che continuava a proferire probabili improperi in indonesiano, iniziò a indicare in alto, simulando con la mano il passaggio di un aereo e scuotendo il capo in segno di diniego. Chiuse poi gli occhi e appoggiò la testa con le mani. Lapidario comprese. Quell'anima voleva essere lasciata in pace, era già in ritardo nel suo percorso spirituale, trattenuto per dieci anni dall'attaccamento dei suoi cari al suo involucro terreno. Se loro non erano in grado di staccarsi da lui, nemmeno lui sarebbe stato libero di staccarsi da loro. Doveva solo farsi venire una buona idea per comunicare alla famiglia la volontà del defunto. Quella sera si ricordò di sua nonna, dalla quale aveva ereditato la facoltà di interagire con le anime dei trapassati, e di quel vecchio registratore a cassette.

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Il mattino dopo, Agung e sua madre tornarono all'agenzia di Onoranze Funebri. Lapidario li aveva convocati nella speranza che il suo piano per convincerli a dare al congiunto una degna sepoltura avrebbe dato i risultati sperati. Accanto a lui, lo spirito scalpitava e dava segni di impazienza, inveendo in indonesiano all'indirizzo della moglie e del figlio. Lapidario prese il vecchio registratore a cassette e lo mise sulla scrivania, di fronte ai due.

"Vorrei farvi ascoltare una cosa...", disse, incrociando le dita.
I due si misero in attesa. Spinse il tasto di avvio e dal vecchio apparecchio cominciarono a uscire dei fruscii... A un tratto, si udì distintamente una frase pronunciata da una voce maschile. Lapidario non ne comprese il significato, ma la vedova scoppiò in un pianto dirotto, subito consolata dal figlio. Il registratore tornò muto.

"È sicuramente la voce di mio padre...vuole essere lasciato andare...", disse il giovane Agung. "Come ha fatto a..."
Lapidario non aveva mai confessato a nessuno il suo "piccolo" segreto. Tuttavia, ebbe l'impressione che, questa volta, non lo avrebbero preso per matto.

"Riesco a vederli...ho parlato con lui. Ma non riuscivo a capirlo...così mi sono ricordato di una vecchia registrazione che mi aveva fatto ascoltare mia nonna. La chiamava "la voce dei morti". Così ho fatto un tentativo. Gli ho chiesto di rivolgersi direttamente a voi, nella vostra lingua, e di dirvi qual era la sua volontà".

"Mio padre...non voleva nemmeno lasciare il suo villaggio...", constatò Agung con rammarico. "Sarò fatto come lui desidera. Sarà sepolto in un cimitero, dove potremo andarlo a trovare tutte le volte che vorremmo. Avrà il suo piccolo altare in casa nostra. E resterà sempre nei nostri cuori".

Così fu. E quando tutto fu compiuto, Rodolfo Lapidario vide la figura di Adi congiungere le mani al petto e salutarlo con un inchino, prima di sparire nella luce.

 

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Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.

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