I più loquaci? I gatti...I più emotivi? I cani...I più chiacchieroni? Gli uccelli.. Sorprendenti storie di animali e dei loro sentimenti nel nuovo libro di Diego Santini, "Emozioni bestiali". Qualche assaggio....
di Alexa Kuhne
Parma, 12 marzo 2016
Gli animali sanno sempre come sorprenderci. Da loro non si finisce mai di imparare.
Se ci mettessimo ad osservarli, scopriremmo molte cose che ci farebbero sorridere e ci stupirebbero.
Soprattutto, dal loro linguaggio, apprenderemmo l'arte, tutta 'bestiale', del sapere trasmettere emozioni. In un modo unico: senza parlare, con l'intensità di un linguaggio spesso non verbale. E forse, da loro, impareremmo a sapere ascoltare...
Perché il linguaggio animale custodisce un segreto: racconta emozioni.
Lo dice Diego Santini, veterinario e scrittore, nel suo ultimo libro, "Emozioni Bestiali", in cui dimostra che anche chi si esprime in modo diverso, come gli animali, prova sentimenti ed emozioni e riesce a trasmetterli con l'intensità che spesso noi umani non siamo in grado di dimostrare.
Sono riflessioni che invitano, in senso lato, alla comprensione della diversità.
In natura la sincerità è alla base di ogni rapporto. Agli animali non serve proteggere ciò che provano.
"L'ascolto – racconta Santini - è la chiave per entrare nel loro mondo e gioire di ciò che ci trasmettono. È un esercizio indispensabile per la comprensione reciproca ed è utile anche in una relazione fra persone.
Non è certamente un segno di debolezza o di inferiorità, ma un passaggio importante per creare un vero rapporto tra mondi vicini e lontani. Non prevede prevaricazione e permette di entrare empaticamente nel cuore altrui. Per capire con chi si ha a che fare non servono grandi discorsi: il corpo parla e il più delle volte è il silenzio che racconta. Attraverso l'osservazione possiamo capire cosa sta succedendo ai nostri animali, cosa stanno provando e da quali esperienze è segnata la loro vita e siccome ognuno di loro è diverso dobbiamo stare attenti a tradurre i segnali di ciascuno senza aver fretta di ottenere risposte".
Per comunicare prediligono il linguaggio corporeo, ma in certe situazioni sanno usare molto bene anche quello verbale.
Le espressioni vocali sono differenti da specie a specie, però in molti casi il significato è simile.
Il nitrito del cavallo ci può sorprendere. Nei film spesso accompagna i rumori di battaglia; in realtà il cavallo ne fa un uso molto parco e certo meno di quanto si creda.
Vi è mai capitato di entrare in una scuderia piena di cavalli e non sentire volare una mosca?
Il nitrito è un'espressione di richiamo e di desiderio che può variare di intensità, difficilmente di significato.
"È un S.O.S. che un cavallo impaurito o che si sente solo può rivolgere ai compagni o più genericamente a qualcuno che lo può
aiutare. – spiega lo scrittore nel libro - Gli equini sono animali da branco e in natura stare soli o isolati equivale a mettere a rischio la propria vita. È il richiamo della giumenta al puledro se questo si allontana troppo, oppure quando, dopo mesi di vita insieme, vengono separati per la fine dello svezzamento. In quel caso partono dei richiami così violenti da poter essere uditi a distanze siderali. È l'espressione del desiderio di uno stallone che alla vista e soprattutto all'odore di un'invitante giumenta non sa trattenersi.
È la manifestazione di piacere di tutti i cavalli quando sentono il profumo del fieno".
Fedele allo spirito di sopravvivenza e a una dignità eroica, nel cavallo la sofferenza è muta...
Fra gli animali domestici, il più amante dei discorsi è senza dubbio il gatto che è dotato di centinaia di vocalizzazioni.
"Alcune teorie sostengono che – dice Santini -, in quanto predatore notturno, abbia dovuto sviluppare un sistema di comunicazione immediato per agire in condizioni di scarsa visibilità. È più probabile invece che la sua loquacità sia legata al bisogno di interagire con i propri simili e in parte pure con noi, che costituiamo dei soggetti estremamente stimolanti per il suo sistema vocale. Un modo semplice per decifrare il miagolio felino è quello di associarlo al comportamento. Spesso conviene lasciarlo agire per interpretare ciò che ci dice".
Un racconto che sottolinea quanto saper ascoltare sia un'arte quanto saper parlare!
Forse non tutti sanno che il vocabolario felino è ricchissimo. Ha "parole" per salutarci, per comunicarci la felicità, la solitudine, la paura, il dominio del territorio, per richiamare la mamma o per rivelare il proprio desiderio sessuale.
"Sembra assodato – ci fa scoprire l'esperto - che i felini domestici usino molte più parole rispetto a i loro parenti selvatici e di questo fenomeno ne siamo in parte responsabili. In casa hanno potuto ampliare la propria lingua "ufficiale" con dei nuovi suoni, proprio come succede in ambito umano, dove i neologismi sono all'ordine del giorno".
I gatti non solo sanno come si chiamano ma rispondono in modo diverso a chi pronuncia il loro nome.
Anche i cani dimostrano tanta fantasia verbale.
"Come i felini domestici, non possedevano prima di incontrare l'uomo la gamma di vocaboli attuali, ma la vita a contatto con noi e la loro importanza sociale ha favorito lo sviluppo di una serie di messaggi vocali, un tempo sconosciuti nell'ambito della comunicazione canina. In pratica si può pensare che, in seguito all'evoluzione, oggi abbaino più per noi che per loro. Una cosa però è certa: quando un cane abbaia o emette suoni lo fa per una ragione ben precisa... Nel tono che usa, se acuto, potremo scorgere preoccupazione o insicurezza, se basso e gutturale percepiremo soprattutto un senso di minaccia. Nelle manifestazioni di felicità la frequenza degli abbai è elevata, quando si abbassa il nostro amico è invece in fase di difesa. Il ringhio indica un avvertimento, è un suono che nasce dal profondo e significa che non si sta scherzando. Il guaito può essere un segnale di dolore o di paura, ma se ha una tonalità bassa anche eccitazione o gioia. Infine c'è l'ululato, che indica la "tristezza" e che lo fa sentire più umano rispetto a tutti gli altri modi di esprimersi dei cani".
Il premio per la specie animale più chiacchierona va agli uccelli, alcuni dei quali sono dei veri artisti.
"Gli uccelli – spiega lo scrittore - potenziano i loro irresistibili messaggi canterini inarcando il collo o facendo il pennacchio con la coda. Ad arte si aggiunge arte, in questo caso perseguendo quella della conquista!
Le loro vocalizzazioni sono differenti e indispensabili per richiamare i compagni, per delimitare il territorio o per trasmettere
messaggi d'amore.
A questo proposito anche il canto del gallo andrebbe rivisitato nella sua interpretazione. In realtà il suo squillo non è caratteristico solo delle prime luci dell'alba; esso si ode anche in piena notte, a dispetto delle molte leggende.
Il suo squillo autoritario è una dichiarazione di supremazia nel pollaio che va fatta in qualsiasi momento del giorno o della notte. Il suo richiamo di sfida può proseguire per ore, in modo che sia chiaro che non tollera la presenza di concorrenti".
Anche i pesci si parlano e si ascoltano. "I più ciarlieri abitanti acquatici sono i delfini, soprannominati per questa loro loquacità i canarini del mare – scrive Santini nel suo ultimo libro - . Sono in grado di attribuire, attraverso un vocalizzo di riconoscimento, un vero nome a ogni componente del branco. Niente a che vedere con i più comuni e numerosi abitanti del mondo sommerso, che si esprimono attraverso particolari vibrazioni ottenute con il movimento delle branchie e della vescica natatoria. I suoni ricorderebbero dei rumori gutturali che funzionano da segnali di pericolo, di corteggiamento o di orientamento nell'immensità del mare. Il pesce rospo sarebbe tra i più loquaci".
Anche le rane utilizzano le vibrazioni per comunicare.
"Oltre al loro più consueto gracidare esse si servono di onde, non sonore ma...sismiche – racconta il veterinario - . L'origine del suono in questa specie anfibia avverrebbe attraverso un ritmico e velocissimo movimento delle zampe posteriori contro i rami, capace di produrre un'onda della forza di 12 hertz. Questa comunicazione vibratoria, tipo accompagnamento ritmico di un ballo moderno, sarebbe riservata ai maschi della raganella per avvisare gli invasori del proprio territorio, in particolare nel periodo degli amori".
"La ragazza del treno" di Paula Hawkins: un thriller considerato un vero e proprio caso editoriale, che ha ottenuto un successo strepitoso negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Una storia che tiene incollato il lettore alle pagine, fino all'ultima riga trascinandolo tra gli intrecci della mente dei personaggi del romanzo.
Di Cecilia Novembri
Parma, 4 marzo 2016
Londra è lo sfondo di "La ragazza del treno" di Paula Hawkins, uscito nel gennaio 2015 e ancora tra i primi posti nelle classifiche di vendita e di apprezzamento.
La protagonista è Rachel, ragazza dalla vita poco invidiabile, vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città.
Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, in totale anonimato, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente ad una fermata, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda, immagina la loro vita, i loro pensieri, senza conoscerli gli ha perfino dato un nome, Jason e Jess, nella sua mente sono la coppia perfetta.
Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere, da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia.
Ma cos'ha visto davvero Rachel?
Scorrendo le pagine di questo thriller, considerato un vero e proprio caso editoriale, non ci si stupisce assolutamente del successo che ha ottenuto finora negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
L'autrice esordiente riesce, con uno stile di scrittura veloce a tenere i lettori con il fiato sospeso dall'inizio alla fine, cucendo la storia attorno a un tema che rende quasi impossibile non identificarsi nei protagonisti.
L'autrice inglese alterna il punto di vista principale di Rachel con quello delle altre due donne protagoniste, tiene incollato il lettore alle pagine, fino all'ultima riga trascinandolo tra gli intrecci della mente dei personaggi del romanzo, tra passato e presente, rimorsi e rimpianti.
Impossibile non appassionarsi anche per i non amanti del genere, presto un film!
Scala, Melli, Minotti, Apolloni, Pizzi. Basta leggere questi nomi per far riaffiorare nella mente di ogni tifoso crociato con qualche capello grigio, ricordi dolci e nostalgici di un calcio sano e genuino che ormai non c'è più. Tutti insieme accanto all'ex presidente Fulvio Ceresini, figlio dell' indimenticato presidente Ernesto Ceresini, per tornare a parlare di quel miracolo calcistico creato a Parma nei primi anni novanta.
Di Luca Gabrielli
Parma, 2 marzo 2016
La storia vincente del Parma racchiusa in un libro
Ieri si è tenuta nella sala stampa dello stadio Tardini la presentazione del libro "Il Parma di Scala. La cronaca di un Sogno", edito da Officine Gutenberg, scritto dai giornalisti Mattia Fontana e Guglielmo Trupo. Un libro che racconta i sette fantastici anni della gestione Scala, tra l'estate del 1989 e la primavera del 1996, che portò la promozione in Serie A, la qualificazione in Coppa Uefa e quattro Coppe vinte (Coppa Italia, Coppa delle Coppe, Supercoppa Europea e Coppa Uefa). Un evento aperto al pubblico che ha visto la presenza di moltissimi tifosi di tutte le età, da chi quel Parma l'ha visto con i propri occhi, a chi invece se lo è fatto raccontare o è andato a spulciare quelle indimenticabili notti europee su YouTube. Emozioni raccontate con estrema cura dai due autori che rimandano alla sfida promozione con gli "odiati" cugini della Reggiana, alle numerose sfide al vertice contro la Juventus quando il Parma dominava in Italia e soprattutto in Europa.
La prefazione di Faustino Asprilla è solo una delle tante chicche che si possono trovare nel libro. Il giocatore colombiano è stato forse lo straniero che più di tutti si è fatto amare dai parmigiani, per le sue interminabili cavalcate in campo, le capriole dopo ogni goal e le innumerevole gesta tecniche mostrate in campo. Ma era ed è tutt'ora amato per quel suo essere un po' pazzo nella vita di tutti i giorni, adottato dalla città come nessun altro campione. Grazie a questo libro ogni tifoso potrà vedere riaffiorare nella sua mente quegli attimi in cui una piccola squadra di provincia, composta da giovani ragazzi sconosciuti di belle speranze, vinceva le sue prime coppe stupendo per il gioco e la spensieratezza. Quel Parma era una ventata di aria fresca nel campionato italiano dove le solite squadre di vertice erano spiazzate dalle nuove idee di gioco e dal rapporto paterno che Nevio Scala era riuscito a creare con i suoi ragazzi.
Ritorno al futuro
Paradossalmente quel legame viscerale tra squadra e tifosi è riaffiorato in quest'ultimo anno. Il Parma, fallito da una sciagurata gestione Ghirardi-Leonardi (definirla sciagurata è una carineria gratuita nei riguardi dei due soggetti in questione) è fallito e sprofondato in serie D. Una società nuova, composta da persone serie e con idee chiare, ha fatto risorgere il Parma Calcio dalle proprie ceneri e con vecchi miti gialloblù nei ruoli nevralgici della società sta ritornando al calcio che conta, conquistando la promozione in Lega Pro.
Due piccoli amici per la pelle, un gatto e un topolino, che accompagneranno i vostri bimbi in un viaggio alla volta di Londra, per imparare l'inglese divertendosi. Ascoltando il cd con le volete dei due protagonisti si possono imparare tante parole.
Di Susanna Voliani
Prendete due inconsueti amici per la pelle, un gatto americano curioso ed un topolino inglese un po' pigro, e mandateli a visitare Londra per un giorno: vivranno una divertentissima e vera giornata British!
Il libro è l'ultimo arrivato della serie "Imparo l'Inglese con Cat and Mouse" (Editrice Curci), scritto dai francesi L. Méhée e C. Jean ed illustrato da S. Husar.
Provate ad accompagnare con i vostri bambini quei due buffi animaletti come veri turisti sulla London Eye, a Buckingam Palace, a Hyde Park e da Hamleys e vi divertirete un mondo, imparando l'inglese dai loro piccoli dialoghi.
L'itinerario è ricco, colorato, accattivante: tra una passeggiata in centro, un pranzo con fish and chips, un giro sul red bus ed uno in metropolitana, un po' di shopping e decine di selfie scattati ad ogni angolo, la scoperta di Londra risulta dinamica e piacevole.
Ascoltate anche il CD con quelle strane vocette, ripetete tutte le parole, se siete bravi anche le frasi intere, ed il gioco è fatto: pronuncia perfetta per genitori e figli!
I Love London!
Dai 6 anni.
Per il fine settima un buon libro della scrittrice inglese Jane Austein: "Mansfield Park". Un romanzo dalla grande complessità e profondamente diverso rispetto a tutti gli altri romanzi della scrittrice inglese, da cui è stato tratta anche un film.
Di Cecilia Novembri
Janeites!! Il 2015, appena concluso, ha ricordato il romanzo forse più amato di Jane Austen "Emma". Ma c'è un altro romanzo, sicuramente meno plateale di "Orgoglio e Pregiudizio" e meno "capriccioso" di "Emma", il più sfuggente, e forse proprio per questo il più incompreso e spiazzante dei romanzi austeniani, penso però che la sua bellezza stia nella grande complessità ma anche nella sua profonda diversità rispetto a tutti gli altri romanzi della scrittrice inglese.
Sto parlano di "Mansfield Park".
La protagonista è Fanny Price, che viene affidata, ancora bambina, agli zii che l'accolgono nella tenuta di Mansfield Park dove vivono. Fanny cresce insieme ai cugini, malgrado spesso sia infelice, matura con un forte senso della virtù e della compostezza, mantenendo rapporti epistolari con la famiglia.
Considerata la parente povera in un ambiente d'élite Fanny raffronta il proprio modello educativo, fondato sul senso del dovere, l'abnegazione, la virtù, a quello della spregiudicata Mary Crawford.
Diventa osservatrice involontaria dei giochi ed intrecci amorosi tra i Bertram ed i Crawford, non riuscendo a formarsi una buona opinione né di Henry né di Mary Crawford e soffrendo in silenzio per la predilezione che Edmund dimostra nei confronti di Mary.
Alla fine la protagonista coronerà il suo sogno e sposerà il cugino Edmund, figlio di Sir Thomas, e con lui si stabilirà definitivamente a Mansfield Park.
Accanto alla vittoria della morale tradizionale nella narrazione si può cogliere un'implicita critica alla cultura del primo Ottocento: Fanny realizza infatti l'ascesa sociale al prezzo della negazione della propria libertà e spontaneità. Con "Mansfield Park", l'intramontabile scrittrice inglese, dimostra ancora una volta ai suoi lettori una grande modernità.
Il cardine del romanzo di Jane Austen resta sempre il tema dell'educazione femminile!
Tornano gli appuntamenti emiliani della rassegna "Mangia come scrivi": serata "Mister Chef" venerdì 26 febbraio, alle ore 21, presso l'Antica Tenuta Santa Teresa di Parma. Protagonisti tre dei cuochi italiani più giovani, affermati e simpatici, Daniele Persegani, Leonardo Lucarelli e Marco Dossi.
Di Chiara Marando
Parma, 20 Febbraio 2016
Tornano gli appuntamenti emiliani della rassegna Mangia come scrivi, incontri d'autore che coniugano il piacere della letteratura con quello per il buon cibo.
Questa volta toccherà a dei veri e propri chef lasciare a casa pentole e coltelli, per presentarsi e mangiare insieme al pubblico che parteciperà alla serata "Mister Chef" di venerdì 26 febbraio, alle ore 21, presso l'Antica Tenuta Santa Teresa di Parma.
I protagonisti saranno tre dei cuochi italiani più giovani, affermati e simpatici, Daniele Persegani, Leonardo Lucarelli e Marco Dossi, tutti e tre pronti a firmare copie dei loro libri e a svelare, con ironia, schiettezza e gusto, i segreti del loro mestiere attraverso le presentazioni "Incrociate" che da sempre caratterizzano gli appuntamenti di "Mangia come scrivi".
Il piacentino Persegani, volto storico di Alice Tv, introdurrà l'aquilano Lucarelli e il suo nuovissimo "Carne trita – L'educazione di un cuoco" (Garzanti), romanzo autobiografico porta i lettori nel mondo anche oscuro e infinitamente affascinante delle cucine italiane.
Nel secondo "round" sarà Lucarelli a prendere la parola e presentare il social chef varesino Marco Dossi (in arte Marco Chef), autore, con Raffaella Candelli, di "Love in the kitchen" (Damster).
Infine, Dossi presenterà Persegani parlando delle sue esperienze televisive e della trilogia "Il pranzo della domenica", "A tavola in 60 minuti", "L'occasione fa lo chef" (LT Editore).
Insomma, chiacchiere, libri e cibo gourmet con il menù appositamente studiato e preparato dallo chef della Tenuta Paolo Dall'Asta per omaggiare i colleghi, attraverso ricette liberamente ispirate ai loro libri.
Come sempre, a selezionare i vini, uno diverso per ogni piatto, ci sarà Claudio Ricci de "Il Bere Alto". Per informazioni e prenotazioni: 0521 462578.
Manca davvero pochissimo alla festa degli innamorati. Se ancora non vi siete procurati il regalo per il vostro partner, un libro è un regalo sempre gradito. Eccone alcuni che vi faranno immergere in un fine settimana di amore e passione.
Di Cecilia Novembri
Parma, 12 febbraio 2016
Chi trascorrerà la giornata dedicata da sempre agli innamorati in un romantico tête-à-tête enogastronomico, chi invece sfrutterà le innumerevoli proposte che offrono musei gratis o a prezzi ridotti, viste notturne da questo o quel posto panoramico, ma il regalo sempre gradito è un libro.
Se poi tratta d'amore. Indimenticabili Lucy Honeychurch e George Emerson i due protagonisti del romanzo di Edward Morgan Forster, "Camera con vista". Intorno alla loro contrastata vicenda sentimentale l'autore affronta uno dei suoi temi preferiti: perbenismo ed emotività.
La protagonista femminile è la tipica donna inglese dell'età edoardiana, divisa tra due uomini diametralmente opposti e oppressa dalle convenzioni dell'epoca e dai tentativi di suggestione delle donne di famiglia.
Da sfondo l'Italia d'inizio Novecento vista con gli occhi di un inglese! Dal romanzo è stato tratto un bellissimo film di James Ivory con Helena Bonham Carter, Julian Sands e Maggie Smith.
Nicholas Sparks "Nei tuoi occhi", uscito all'inizio del 2016, ha come protagonista maschile Colin Hancock, un uomo con un passato di violenze e scelte sbagliate che, con la triste prospettiva della galera che pende sulla sua testa, è determinato a rigare dritto, anche a causa del passato, non pensa minimamente a lasciarsi coinvolgere in una relazione seria con una donna.
La protagonista femminile è Maria Sanchez, figlia di immigrati messicani, è il ritratto del successo: laureati alla Duke Law School e con un ottimo lavoro, l'incontro casuale, per strada, tra Colin e Maria cambierà profondamente le loro vite.
Buona lettura e buon San Valentino!
San Valentino è l'occasione giusta per indagare le diverse forme dell'amore. "Tutti i baci in cielo e in terra": è un libro per grandi e piccini per giocare scoprendo il bacio più bello. Divertente ed educativo, per bambini dai tre anni.
Di Susanna Voliani
Tradotto dal francese dall'Editore Gribaudo, questo libro di grande formato è in grado di conquistare tutti, grandi e piccini. L'autrice Kimiko, franco-giapponese specializzata in testi per i piccolissimi, illustra con queste coloratissime pagine una sorta di enciclopedia del bacio, organizzata secondo il succedersi dei mesi e dei giorni.
Un calendario in cui in ogni doppia pagina si apre un panorama diverso in sintonia del mese e quindi della stagione corrispondente: ci sono le pagine dei baci polari, quelle dei baci della spiaggia, quelle dei baci della fattoria, una situazione per ogni mese insomma.
Ed in ogni mese, una coppia che si bacia per ogni giorno, con la corrispondente definizione della tipologia di bacio, per scoprire chi si bacia 365 giorni all'anno!
Dodici scenari diversi, tutti ricchissimi di dettagli. I più piccoli esamineranno ogni pagina alla ricerca degli animali conosciuti: a gennaio gli animali del Polo Nord, a febbraio il paesaggio preistorico dei dinosauri, ad agosto l'ambiente marino, a settembre la città, a ottobre il mondo delle fiabe, a dicembre un innevato paesaggio natalizio.
I più grandicelli apprezzeranno anche lo svolgersi temporale e stagionale dei panorami. Il tutto con il piacere di apprendere grazie alla tenerezza di un gesto d'amore.
Ma qual è il bacio più bello? Quello fra i delfini, quello delle coccinelle, quello dei trichechi o forse quello fra Cappuccetto Rosso e la sua mamma? E chi si bacia il 10 gennaio? E il 15 agosto?
Un gioco divertente ed educativo, perfetto nel giorno di San Valentino, per gli innamorati di ogni età. E per tutto l'anno!
Dai 3 anni.
Sarà presentato a BUK, festival del piccola e media editoria, a Modena, oggi, sabato 20 febbraio alle 17. "Lettere di Corsa" (Damster Edizioni) un libro che attraverso le lettere che Bruno Solmi, tecnico della Ferrari, inviava alla sua famiglia, dipinge il ritratto di un'epoca. L'autore è Enrico Solmi, figlio di Bruno.
Di Manuela Fiorini – foto Enrico Solmi
Modena, 13 febbraio 2016
Ferrari è un brand conosciuto in tutto il mondo. Le auto, la velocità, le gare, i piloti, ora anche i parchi tematici. Dietro al successo del Cavallino Rampante, tuttavia, ci sono uomini e donne che hanno lavorato e lavorano "dietro le quinte", dando il loro indispensabile contributo alla fama della celebre casa di Maranello. Tra di loro c'era anche Bruno Solmi, che per vent'anni ha seguito le corse delle "rosse", sia in Formula Uno che in altre categorie, come cambista per la prima squadra. Era stato assunto da Enzo Ferrari a 16 anni, nel 1943, durante la guerra, quando la allora Auto Avio Costruzioni si era trasferita a Maranello. Aveva poi frequentato una scuola di professionale, che poi sarebbe diventato l'Istituto Ferrari e si era specializzato meccanico. Nel 1945, era sfuggito a un rastrellamento, grazie alla misericordia di un sergente di origini polacche, che si era impietosito vedendo sua madre pregare per il figlio con in mano un crocifisso, era riuscito a fuggire sugli Appennini, dove si era unito alle Brigate Partigiane. Dopo la fine della Guerra, era tornato a lavorare alla Ferrari per iniziare la sua carriera di meccanico da corsa sempre in giro per il mondo. Dalle città in cui si svolgevano le gare, Bruno Solmi inviava lettere alla famiglia lontana. Erano missive piene di sogni, speranza, passione, umanità, nostalgia di casa, che si mescolavano alla cronaca degli avvenimenti sportivi.
Quelle lettere rivivono oggi nel volume "Lettere di Corsa. Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari", pubblicato da Damster Edizioni e scritto dal figlio di Bruno, Enrico Solmi. Il volume, che sarà presentato a BUK, festival della piccola e media editoria, sabato 20 febbraio alle ore 17.30, presso la Sala Longo Samuele Chimisso, è diviso in capitoli, uno per ogni anno e i ordine cronologico, secondo la data della lettera. All'inizio di ogni capitolo, una breve introduzione aiuta il lettore a inquadrare meglio le lettere nel loro contesto storico. "Lettere di Corsa" non è un libro sulla Ferrari, anzi è "anche" un libro sulla Ferrari, ma il mito del Cavallino Rampante cede qui il passo alla storia familiare di un uomo che ha vissuto con passione e sacrificio il suo lavoro, che lo ha tenuto spesso lontano dalla famiglie e dagli affetti. E' anche l'omaggio di un figlio al padre, scomparso troppo presto e un affresco che descrive la vita di quegli uomini umili, fortemente legati alla loro terra.
Ne abbiamo parlato con l'autore.
Come nasce Lettere di Corsa e perché hai deciso di raccogliere in questo libro le lettere di tuo padre Bruno?
"Il plico di lettere mi è stato consegnato da mia madre che le conservava gelosamente. Me le consegnò poco prima di morire qualche anno fa, raccomandandosi di averne cura dicendomi «leggile e ricordaci, perché è tutto quello che resterà di noi dopo che me ne sarò andata». Non ebbi il coraggio di leggerle subito e le misi da parte per riprenderle solo qualche tempo dopo. La spinta alla pubblicazione è arrivata per diversi motivi: far conoscere la storia di mio padre, uomo umile e schivo ma pieno di passione e di fame di conoscenza; dare uno sguardo al mondo Ferrari negli anni eroici, uno sguardo da dietro le quinte dei riflettori; infine, e soprattutto, il mio istinto di scrittore mi aveva fatto intravedere in questa raccolta di lettere, un vero e proprio romanzo di formazione, una storia esemplare di un ragazzo italiano nell'immediato dopoguerra, che partendo dal nulla si costruiva una vita anche grazie a un mestiere molto particolare come quello del meccanico da corsa di un mito mondiale come Ferrari, che portò lavoro in una zona dove la guerra civile era stata particolarmente cruenta".
Cos'hai provato rileggendo le lettere di tuo padre?
"Certamente una forte emozione: stavo rileggendo la storia della mia famiglia, narrata da mio padre e da mia madre. Quelle parole erano talmente vivide che quasi potevo sentire la loro presenza al mio fianco.
Alcuni episodi mi erano noti, molti altri no. Ho potuto inoltre capire diverse cose, all'interno delle
dinamiche famigliari, a cui non avevo fatto caso in passato".
La lettura della corrispondenza tra i tuoi genitori ti ha aiutato a conoscere meglio tuo padre o ha rivelato aspetti del suo carattere che non conoscevi?
"Diciamo che in parte hanno confermato la persona che mi ricordavo fosse. Una persona sensibile, molto legata alla famiglia. Ha sempre dimostrato una grande passione per il suo lavoro. Ricordo il suo orgoglio e la sua soddisfazione quando raccontava aneddoti dei suoi viaggi. Una cosa però traspare dalle lettere e che non avevo percepito: la grande sofferenza nello stare lontano da casa e della frammentarietà delle notizie che riusciva ad avere. Ricordiamoci che la lettera era un mezzo piuttosto precario. Spesso arrivavano in ritardo, magari quando si era già spostato. Poteva passare un mese senza che ricevesse notizie. Direi che il ritratto che ne esce rispetto a come lo ricordo è di una persona combattuta tra la passione e la necessità del lavoro, un lavoro importante che dava soddisfazione, e la nostalgia della famiglia".
Tra i documenti storici riportati nel libro, c'è anche il telegramma che Enzo Ferrari scrisse alla tua famiglia per fare le condoglianze in seguito alla scomparsa di tuo papà. Un gesto che sottolinea l'importanza di ogni lavoratore aveva allora per l'azienda per cui lavorava. Approccio che oggi, è venuto meno.
"Il periodo in cui padre iniziò a lavorare in Ferrari era proprio l'inizio dell'avventura, erano tempi eroici, terribili, difficili, incoscienti ma indubbiamente pieni di fascino e più ingenui o genuini. I rapporti umani erano molto più stretti, anche perché l'elemento umano era fondamentale e indispensabile. Come ho detto si trattava solo di una piccola officina all'inizio, basta confrontare le foto dei meccanici di allora con quelle di adesso. Certo le condizioni di lavoro erano più dure e la sicurezza lasciava a desiderare. Credo che quello che si possa recuperare di quei tempi sia lo spirito, l'amicizia e i valori in cui quegli uomini credevano. Oggi tutto è migliorato, ma è tutto più asettico, complici anche gli enormi interessi in ballo".
Che cosa ti auguri per "Lettere di corsa"?
"Innanzitutto spero possa piacere a un pubblico il più vasto possibile e non solo ai semplici appassionati. Libri sulla Ferrari ne sono stati pubblicati migliaia e non sentivo il bisogno di farne un altro. La mia intenzione era di parlare di un uomo, di un ragazzo uscito dalla guerra senza nulla tranne la sua voglia di fare e di imparare. Un ragazzo che ha contribuito, per la sua parte, a creare il mito che è la Ferrari oggi. Una storia italiana esemplare direi, piena di emozioni, sentimenti genuini, dolori, amori, delusioni, gioia. Il tutto senza nessuna retorica e assolutamente vero, realmente accaduto. Il messaggio che vorrei lasciare al lettore è che l'esempio di mio padre possa far riflettere su come si possa vivere facendo qualcosa di grande continuando ad amare le cose semplici e fondamentali della vita, con umiltà e senza l'arroganza di volerlo mostrare".
Info
Enrico Solmi
Lettere di corsa.Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari
Damster Edizioni 2016, 190 pag, € 14
Oggi, Sabato 6 febbraio, presentazione del thriller "Il grido della verita'". Un evento di letture, musica con aperitivo letterario organizzato dall'Associazione I SEMI NERI e dal Centro Culturale Giacomo Alberione.
Modena, 6 febbraio 2016
La Modena dell'Ottocento è protagonista sabato 6 febbraio 2016 dalle ore 17,30 di un evento di letture, musica con aperitivo letterario organizzato dall'Associazione I SEMI NERI e dal Centro Culturale Giacomo Alberione. Il pomeriggio, condotto da Daniela Ori, sarà incentrato sulle vicende narrate ne Il Grido della Verità (Artestampa 2015), il thriller, scritto da Gabriele Sorrentino, ambientato nella Modena nel 1860 che da pochi mesi ha smesso di essere capitale e dove le vicende dei protagonisti si intrecciano con quelle di personaggi reali del Risorgimento modenese. Un giallo che vede il primo di vari delitti sotto al torrione occidentale del Palazzo Ducale, dove un tempo si trovava la Fonte d'Abisso e che svelerà una città sotterranea, celata dietro le eleganti facciate dei palazzi dell'antica capitale estense.
L'evento (biglietto di ingresso 5,00 euro) si articolerà in letture, conversazioni con l'autore e brani musicali e canti dell'ottocento. Le letture saranno eseguite da Daniela Ori, Paolo Bocelli e don Dino Mulassano. Al pianoforte il Maestro Paolo Gattolin accompagnerà le melodie interpretate dalla soprano Giuliana Notolini. Nel corso del pomeriggio faremo la conoscenza della figura del musicista modenese Angelo Catelani (1811-1866), protagonista della scena musicale ottocentesca che collaborò anche con Antonio Peretti (1815-1858), poeta di corte e autore del verso Dalle fosche cittadine mura che da' il nome all'evento. Il pomeriggio sarà concluso dalla proiezione del video di immagini di Modena ottocentesca realizzato da Giuseppe Mucci e dall'aperitivo tradizionale modenese curato da Serena Caselli. Per informazioni e prenotazioni, telefonare allo 059.236853 (da Lunedì a Venerdì 16.00-19.30) o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Interesse, Odio, Ansia. Sono questi i sentimenti che albergano a Modena nel 1860, dopo che i plebisciti hanno consegnato la città al nuovo Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia e il governo provvisorio di Luigi Carlo Farini ha emarginato gli intellettuali fedeli al Duca Francesco V d'Austria Este in esilio dal giugno 1859. In questo clima i modenesi attendono il 4 maggio, data fatidica quando Vittorio Emanuele II giungerà in città, in treno, per visitare i suoi nuovi sudditi. Mentre fervono i preparativi per la visita del Re nella notte tra domenica 22 e lunedì 23 aprile la Guardia Nazionale rinviene un cadavere nella piazza antistante il Palazzo Ducale. La vittima, un patriota, è adagiato come in croce con cucito in bocca un ritaglio di giornale. Un rituale inquietante che spinge le autorità modenesi a chiedere aiuto a Torino: il Re sta arrivando, la città è in subbuglio e si teme per la sicurezza del sovrano. Il Governo manda in città Urbano Platini che fingendosi un giornalista dovrà indagare sull'omicidio e sulla fedeltà della città alla Causa. Comincia così una frenetica caccia all'uomo dove personaggi di fantasia interagiscono con altri realmente esistiti per offrire uno spaccato realistico della città in un periodo cruciale della sua storia.
L'autore
Gabriele Sorrentino (Modena 1976). È laureato in Scienze Politiche con indirizzo storico – politico e una tesi in Storia Medievale. Vive e lavora a Modena dove è addetto stampa e responsabile della comunicazione di un ente pubblico. Da anni si occupa di storia locale scrivendo per riviste quali Modena Storia, Il Ducato, Rassegna Frignanese. È membro dell'Associazione Terra e Identità. Ha all'attivo fortunate monografie storiche: I Tempi del Duca Passerino (TEI 2007) e L'Affaire Giuseppe Ricci (TEI 2010), Quando a Modena c'erano i Romani (TEI 2013). All'attività storica affianca da tempo quella di narratore. È coautore del romanzo storico Francigena. Novellario AD 1107 (Fabrizio Filios 2007, ripubblicato in e-book nel 2014 con Go-Ware) e vanta partecipazioni in numerose antologie tra cui, per citare solo le ultime, Toscana tra crimini e misteri (Felici 2009) Presenze di Spirito (Damster 2011), L'Enigma del Toro (Damster 2013). Membro dell'associazione di scrittori "I Semi Neri" fa parte del Laboratorio di Scrittura XOmegaP, con il quale ha all'attivo diversi progetti di scrittura collettiva, svolti anche in collaborazione con le Biblioteche di Modena e, soprattutto ha pubblicato la trilogia fantasy Finisterra (Le sorgenti del Dumrak, Il Risveglio degli Obliati, L'Ultimo Eroe, Edizioni Domino) il cui secondo episodio ha vinto il Premio Cittadella 2013, mentre la trilogia completa ha trionfato al Trofeo Cittadella 2015; dalla saga è stato tratto un Gioco di Narrazione presentato a Play, la fiera del gioco di Modena. Ha partecipato il 5 luglio 2014, come relatore, al Convegno Il medioevo tra noi. Un itinerario tra storia e immaginario, organizzato dall'Università degli Studi di Urbino presso la Rocca di Gradara e il 18 luglio 2015 al Convegno Antichi Vestini: dalla terra ai sapori e alle tradizioni organizzato dall'Archeoclub di Cepagatti (PE). Il suo sito è www.gabrielesorrentino.it.
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