I più loquaci? I gatti...I più emotivi? I cani...I più chiacchieroni? Gli uccelli.. Sorprendenti storie di animali e dei loro sentimenti nel nuovo libro di Diego Santini, "Emozioni bestiali". Qualche assaggio....
di Alexa Kuhne
Parma, 12 marzo 2016
Gli animali sanno sempre come sorprenderci. Da loro non si finisce mai di imparare.
Se ci mettessimo ad osservarli, scopriremmo molte cose che ci farebbero sorridere e ci stupirebbero.
Soprattutto, dal loro linguaggio, apprenderemmo l'arte, tutta 'bestiale', del sapere trasmettere emozioni. In un modo unico: senza parlare, con l'intensità di un linguaggio spesso non verbale. E forse, da loro, impareremmo a sapere ascoltare...
Perché il linguaggio animale custodisce un segreto: racconta emozioni.
Lo dice Diego Santini, veterinario e scrittore, nel suo ultimo libro, "Emozioni Bestiali", in cui dimostra che anche chi si esprime in modo diverso, come gli animali, prova sentimenti ed emozioni e riesce a trasmetterli con l'intensità che spesso noi umani non siamo in grado di dimostrare.
Sono riflessioni che invitano, in senso lato, alla comprensione della diversità.
In natura la sincerità è alla base di ogni rapporto. Agli animali non serve proteggere ciò che provano.
"L'ascolto – racconta Santini - è la chiave per entrare nel loro mondo e gioire di ciò che ci trasmettono. È un esercizio indispensabile per la comprensione reciproca ed è utile anche in una relazione fra persone.
Non è certamente un segno di debolezza o di inferiorità, ma un passaggio importante per creare un vero rapporto tra mondi vicini e lontani. Non prevede prevaricazione e permette di entrare empaticamente nel cuore altrui. Per capire con chi si ha a che fare non servono grandi discorsi: il corpo parla e il più delle volte è il silenzio che racconta. Attraverso l'osservazione possiamo capire cosa sta succedendo ai nostri animali, cosa stanno provando e da quali esperienze è segnata la loro vita e siccome ognuno di loro è diverso dobbiamo stare attenti a tradurre i segnali di ciascuno senza aver fretta di ottenere risposte".
Per comunicare prediligono il linguaggio corporeo, ma in certe situazioni sanno usare molto bene anche quello verbale.
Le espressioni vocali sono differenti da specie a specie, però in molti casi il significato è simile.
Il nitrito del cavallo ci può sorprendere. Nei film spesso accompagna i rumori di battaglia; in realtà il cavallo ne fa un uso molto parco e certo meno di quanto si creda.
Vi è mai capitato di entrare in una scuderia piena di cavalli e non sentire volare una mosca?
Il nitrito è un'espressione di richiamo e di desiderio che può variare di intensità, difficilmente di significato.
"È un S.O.S. che un cavallo impaurito o che si sente solo può rivolgere ai compagni o più genericamente a qualcuno che lo può
aiutare. – spiega lo scrittore nel libro - Gli equini sono animali da branco e in natura stare soli o isolati equivale a mettere a rischio la propria vita. È il richiamo della giumenta al puledro se questo si allontana troppo, oppure quando, dopo mesi di vita insieme, vengono separati per la fine dello svezzamento. In quel caso partono dei richiami così violenti da poter essere uditi a distanze siderali. È l'espressione del desiderio di uno stallone che alla vista e soprattutto all'odore di un'invitante giumenta non sa trattenersi.
È la manifestazione di piacere di tutti i cavalli quando sentono il profumo del fieno".
Fedele allo spirito di sopravvivenza e a una dignità eroica, nel cavallo la sofferenza è muta...
Fra gli animali domestici, il più amante dei discorsi è senza dubbio il gatto che è dotato di centinaia di vocalizzazioni.
"Alcune teorie sostengono che – dice Santini -, in quanto predatore notturno, abbia dovuto sviluppare un sistema di comunicazione immediato per agire in condizioni di scarsa visibilità. È più probabile invece che la sua loquacità sia legata al bisogno di interagire con i propri simili e in parte pure con noi, che costituiamo dei soggetti estremamente stimolanti per il suo sistema vocale. Un modo semplice per decifrare il miagolio felino è quello di associarlo al comportamento. Spesso conviene lasciarlo agire per interpretare ciò che ci dice".
Un racconto che sottolinea quanto saper ascoltare sia un'arte quanto saper parlare!
Forse non tutti sanno che il vocabolario felino è ricchissimo. Ha "parole" per salutarci, per comunicarci la felicità, la solitudine, la paura, il dominio del territorio, per richiamare la mamma o per rivelare il proprio desiderio sessuale.
"Sembra assodato – ci fa scoprire l'esperto - che i felini domestici usino molte più parole rispetto a i loro parenti selvatici e di questo fenomeno ne siamo in parte responsabili. In casa hanno potuto ampliare la propria lingua "ufficiale" con dei nuovi suoni, proprio come succede in ambito umano, dove i neologismi sono all'ordine del giorno".
I gatti non solo sanno come si chiamano ma rispondono in modo diverso a chi pronuncia il loro nome.
Anche i cani dimostrano tanta fantasia verbale.
"Come i felini domestici, non possedevano prima di incontrare l'uomo la gamma di vocaboli attuali, ma la vita a contatto con noi e la loro importanza sociale ha favorito lo sviluppo di una serie di messaggi vocali, un tempo sconosciuti nell'ambito della comunicazione canina. In pratica si può pensare che, in seguito all'evoluzione, oggi abbaino più per noi che per loro. Una cosa però è certa: quando un cane abbaia o emette suoni lo fa per una ragione ben precisa... Nel tono che usa, se acuto, potremo scorgere preoccupazione o insicurezza, se basso e gutturale percepiremo soprattutto un senso di minaccia. Nelle manifestazioni di felicità la frequenza degli abbai è elevata, quando si abbassa il nostro amico è invece in fase di difesa. Il ringhio indica un avvertimento, è un suono che nasce dal profondo e significa che non si sta scherzando. Il guaito può essere un segnale di dolore o di paura, ma se ha una tonalità bassa anche eccitazione o gioia. Infine c'è l'ululato, che indica la "tristezza" e che lo fa sentire più umano rispetto a tutti gli altri modi di esprimersi dei cani".
Il premio per la specie animale più chiacchierona va agli uccelli, alcuni dei quali sono dei veri artisti.
"Gli uccelli – spiega lo scrittore - potenziano i loro irresistibili messaggi canterini inarcando il collo o facendo il pennacchio con la coda. Ad arte si aggiunge arte, in questo caso perseguendo quella della conquista!
Le loro vocalizzazioni sono differenti e indispensabili per richiamare i compagni, per delimitare il territorio o per trasmettere
messaggi d'amore.
A questo proposito anche il canto del gallo andrebbe rivisitato nella sua interpretazione. In realtà il suo squillo non è caratteristico solo delle prime luci dell'alba; esso si ode anche in piena notte, a dispetto delle molte leggende.
Il suo squillo autoritario è una dichiarazione di supremazia nel pollaio che va fatta in qualsiasi momento del giorno o della notte. Il suo richiamo di sfida può proseguire per ore, in modo che sia chiaro che non tollera la presenza di concorrenti".
Anche i pesci si parlano e si ascoltano. "I più ciarlieri abitanti acquatici sono i delfini, soprannominati per questa loro loquacità i canarini del mare – scrive Santini nel suo ultimo libro - . Sono in grado di attribuire, attraverso un vocalizzo di riconoscimento, un vero nome a ogni componente del branco. Niente a che vedere con i più comuni e numerosi abitanti del mondo sommerso, che si esprimono attraverso particolari vibrazioni ottenute con il movimento delle branchie e della vescica natatoria. I suoni ricorderebbero dei rumori gutturali che funzionano da segnali di pericolo, di corteggiamento o di orientamento nell'immensità del mare. Il pesce rospo sarebbe tra i più loquaci".
Anche le rane utilizzano le vibrazioni per comunicare.
"Oltre al loro più consueto gracidare esse si servono di onde, non sonore ma...sismiche – racconta il veterinario - . L'origine del suono in questa specie anfibia avverrebbe attraverso un ritmico e velocissimo movimento delle zampe posteriori contro i rami, capace di produrre un'onda della forza di 12 hertz. Questa comunicazione vibratoria, tipo accompagnamento ritmico di un ballo moderno, sarebbe riservata ai maschi della raganella per avvisare gli invasori del proprio territorio, in particolare nel periodo degli amori".