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La “Trattoria Da Vito “ è una delle osterie del fuori porta bolognese, un luogo che racconta la storia artistica degli anni settanta-ottanta. Qui numerosi artisti come Guccini, Dalla e Gaber avevano sempre il loro tavolo prenotato.

Di Chiara Marando –

Sabato 16 Gennaio 2016 -

Ci sono luoghi che riescono a resistere allo scorrere del tempo, che mantengono un sapore tutto particolare e raccontano una storia fatta di cose semplici, ma al tempo stesso significative, testimoni di un’epoca che non c’è più.

Ecco perché, scoprire quasi per caso uno dei locali che rappresentano un pezzo della storia culturale di Bologna è stata una sorpresa più che piacevole. Già, perché la “Trattoria Da Vito” non è solo un ristorante, è “IL” ristorante dove dagli anni settanta in poi gli artisti bolognesi si ritrovavano per mangiare e trascorrere la serata. Una delle osterie del fuori porta, quella tra via Mauro Musolesi all’angolo con via Paolo Fabbri, quella dove tutto avveniva nella più totale casualità e, proprio per questo, genuina e fuori dagli schemi convenzionali.

Qui, artisti come Francesco Guccini, Lucio Dalla, Giorgio Gaber , Red Ronnie ed anche Fabrizio De Andrè avevano il loro tavolo prenotato. Oggi lo storico padrone di casa Vito non c’è più, ma le redini dell’attività le ha prese suo figlio Paolo che è riuscito a mantenere intatta quell’atmosfera di ruvida rusticità tanto amata dagli affezionati clienti.

E quando si dice che nulla è cambiato, vuol dire che anche le tende sono le stesse dei tempi che furono: lunghe e verdi, un po’ da ospedale ma insostituibili per tutti coloro che non vogliono rinunciare all’anima di questo posto.

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Il menù ripropone tutto il gusto della tradizione con piatti come Tortellini in brodo, Tortelloni al ragù, Lasagne, oppure i mitici Spaghetti alla Carbonara che farebbero invidia ai più noti ristoranti di Roma. Per i secondi la carne fa da padrona: coniglio alla cacciatora, stinco di maiale, spezzatino e pollo. I dolci sono quelli più tipici e golosi, perché il tiramisù e la zuppa inglese non possono mai mancare, ma anche la torta di riso è un must irrinunciabile e la macedonia di frutta ha quel tocco in più. E che dire delle porzioni? Bene, come potete immaginare sono più che abbondanti.

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La cameriera rispecchia esattamente la semplicità e la schiettezza del luogo, sembra quasi che sia lei a farei un favore servendoti, ma la realtà è che si ricorda perfettamente ogni ordine a memoria, è veloce, gentile e quasi irreale. Difficile dimenticare la sua affermazione “ in realtà i piatti scritti sulla lavagna non sono dei fuori menù del giorno, sono quelli che facciamo sempre solo che non abbiamo voglia di ristampare la lista”.

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Insomma, una tappa gastronomica in questa trattoria spartana, per certi aspetti anche troppo, non può mancare durante una visita a Bologna. Non aspettatevi fiori sul tavolo, una sala impeccabile e l’ambiente più raffinato, ma siate pronti a mangiare le vere bontà del territorio facendovi conquistare dalla sua essenza conviviale.

 

 

Trattoria da Vito

Via Mario Musolesi, 9,

40100 Bologna

Tel. 051 349809

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“Italy in the Box” è la nuova iniziativa di crowdfunding promossa attraverso il sito Kickstarter per esportare le tipicità italiane in Usa: i protagonisti sono piccoli produttori, il gruppo Colavita ed un esperto di strategie di marketing digitale come Alessio Rossi.

Di Chiara Marando -

Sabato 09 Gennaio 2016 -

Il cibo italiano, un’eccellenza  conosciuta in tutto il mondo, una varietà culturale e di sapori che tanti ricercano ed altrettanti tentano di imitare. Ma ammettiamolo, non si può imitare qualcosa che affonda le sue radici nelle tradizioni più profonde di un territorio dalla storia millenaria.

Ecco perché l’Italian Food non smette mai di sorprendere, ed ecco perché tante sono le attività volte ad esportare le sue delizie. Come nel caso della nuova iniziativa di «crowdfunding» del sito Kickstarter, un progetto lanciato da Alessio Rossi, esperto in strategie di marketing digitale, e da Giovanni Colavita, amministratore delegato della società Usa del Gruppo Colavita.

Si tratta di “Italy in the Box”, un’idea certamente affascinante che vuole aiutare i produttori di nicchia a farsi spazio nel mercato internazionale, abbassando i costi di gestione, comunicazione e distribuzione.

Ma chi sono i veri protagonisti?

Pensate ad un gruppo di piccole aziende alimentari italiane, quelle che producono tipicità tradizionali eccellenti ancora secondo i metodi più artigianali, ma che non riescono a sostenere i numeri richiesti da un vero mercato d’esportazione. Aggiungete a questo quadro una realtà di origini molisane, che ha iniziato la sua esperienza dalla produzione di olio ed è riuscita a diventare il maggior esportatore di cibi italiani negli Stati Uniti. Infine, non poteva mancare un esperto di marketing digitale.

Ed eccoci al vero motore di tutta questa iniziativa, ovvero la raccolta di crowdfunding che renderà possibile l’intero progetto.

Italy in the box 2

In sintesi, la scommessa era di raccogliere entro fine dicembre scorso alcune decine di migliaia di dollari provenienti da finanziatori che sostengono Kickstarter, sito che in cinque anni ha raccolto una cifra pari a due miliardi di dollari utilizzati per sviluppare 96mila progetti.

A seconda del denaro versato, i consumatori Usa attivi nell’iniziativa riceveranno una o due volte al mese la tanto desiderata scatola di “Italy in the Box”, contenente ben 6 specialità alimentari italiane di alta qualità selezionate a sorpresa. Una scelta di bontà che spazia, ad esempio, dalle acciughe siciliane, ai torroni piemontesi, ma anche a formaggi toscani e pasta molisana. Insomma, una scatola delle meraviglie.

italian food

Sarà proprio il gruppo Colavita ad aiutare le imprese nell’organizzazione, nella gestione delle spedizioni, nonché nell’ottenere tutte le autorizzazioni sanitarie indispensabili per introdurre prodotti alimentari in USA.

E dato che ogni tradizione ha la sua storia, non mancherà uno specifico documento di storytelling che descriverà origini, caratteristiche e peculiarità dei diversi prodotti, così che l’anima made in Italy possa essere compresa al meglio, assorbita ed amata.

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I fiori sono una fonte di profumo, gusto e fantasia da sfruttare anche in cucina: ad ogni tipologia il suo sapore, aroma e potere energizzante. Quindi, ecco qualche consiglio per sceglierli, conservarli ed utilizzarli al meglio in ricette e preparazioni particolari.

Di Chiara Marando –

Sabato 26 Dicembre 2015 -

Ormai in numerosi ristoranti è sempre più comune notare piatti preparati con ingredienti particolari come i fiori, tocchi di colore, ma anche di sapore, in grado di rendere una preparazione culinaria veramente particolare.

Forse non tutti ne sono a conoscenza, ma la pratica di utilizzare i fiori in cucina risale a migliaia di anni fa, lo insegnano le testimonianze di popoli come quello cinese, romano o greco. Si tratta di accorgimenti che racchiudevano un significato simbolico, piccoli scrigni di energia, colore, fragranze ed addirittura gusto. Già, perché ogni tipologia possiede determinate caratteristiche distinguibili al palato: alcuni sono speziati, altri freschi e delicati, altri ancora dolci e, per finire, erbacei e più decisi.

Quindi, fiori in tavola non solo per un uso creativo, come guarnizioni per piatti oppure cocktail, ma anche come fonte di un gusto tutto al naturale, nonché di proprietà antiossidanti ed oligo-elementi. Certamente, è importantissimo saperli scegliere, conoscere gli abbinamenti più azzeccati a seconda degli alimenti che si desidera cucinare, nonché trattarli con cura per non alterarne le peculiarità.

Cominciamo con il fare un piccolo elenco per capire quali sono alcune tipologie da acquistare per scopi gastronomici.

Basilico: conosciutissimo per il suo aroma intenso ed ingrediente principe in alcuni piatti tradizionali…in questo caso gli esempi si sprecano. Il suo fiore è  disponibile in diversi colori ed il sapore è simile a quello delle foglie, solo più debole.

basilico in cucina

Aneto: fiori gialli dal sapore erbaceo

Calendula: non dovrebbe mai mancare in cucina perché il suo gusto piccante e pepato arricchisce le ricette, mentre il suo colore dorato aggiunge un tocco elegante alle presentazioni in tavola.

Coriandolo: esattamente come le foglie, anche i fiori si distinguono per un sapore erbaceo. Il consiglio è quello di consumarli freschi.

Finocchio:  deliziosi fiori gialli con un leggero sapore di liquirizia

Garofano:  petali dolci e profumati

Gelsomino: perfetti per aromatizzare il thè, ma anche per personalizzare dolci.

Girasole : molto più che conosciuti ed utilizzati, i suoi petali sono commestibili,  ed il suo germoglio può essere tostato o cotto al vapore.

girasole

Fiordaliso: tendenzialmente dal sapore amaro ed erbaceo.

Citrus:  I fiori sono dolci e molto profumati.

Cerfoglio: dal gusto delicato con una nota di anice.

Borragine: Il fiore sa di cetriolo!

Dente di leone: I boccioli si possono mettere sottaceto per dare un carattere più acidulo ad antipasti e crostini.

bocche di leone

Allium:  Tutti i fiori di questa famiglia, ovvero porri, aglio, erba cipollina etc, sono più che gustosi ed aromatici.

Margherita: Il sapore dei petali non è proprio da ricordare, ma la loro presenza decorativa fa la differenza in un piatto.

Menta: la sua fama precede qualsiasi possibile spiegazione.

Rosa: petali dal sapore profumato, consigliato per impreziosire bevande, dolci e marmellate.

Ibisco: un sapore avvolgente abbondantemente utilizzato per thè e tisane, ma perfetto anche per dolci e crostate.

Monarda: fiori di colore rosso che ricordano il sapore della menta.

Salvia: il sapore dei fiori è simile a quello delle foglie, ma più lieve.

Viola: quel sapore delicato di menta che regala colore e gusto ad insalate, pasta, risotti, frutta e cocktail.

viole per cucinare

Prima di cucinarli, però, ci sono alcune semplici raccomandazioni preventive da tenere presenti. Cominciamo con il dire che è sempre bene utilizzare fiori coltivati personalmente ma, in particolar modo, che è importante non prendere in considerazione di acquistarli da un fiorista, perché trattati chimicamente. Esistono negozi appositi nei quali poter trovare molteplici varietà fresche oppure secche da poter consumare senza alcun problema.

Infine, ci sono determinate tecniche per conservarli. Ad esempio, in frigorifero non devono superare i 2 o 3 giorni di permanenza; è consigliabile non congelarli perché se ne perderebbe buona parte delle caratteristiche; si possono far seccare all’aria mettendoli su uno strofinaccio o un pezzo di cartone; meglio sistemarli in vasetti di vetro, ma anche in buste di carta, in un luogo lontano dal sole o fonti di calore.

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Il Natale si avvicina, ecco qualche consiglio utile e ricette gustose per una tavola delle feste total vegan: dall’antipasto al dolce per realizzare piatti saporiti, con tocchi tradizionali e tipici regionali, ma anche particolari ed originali.

- Di Chiara Marando -

Sabato 19 Dicembre 2015 -

Il Natale si avvicina e tradizione vuole che questi giorni si trascorrano con la famiglia, intorno ad una tavola imbandita da un tripudio di bontà tipiche delle feste che variano di regione in regione. Ma se alcuni si indirizzano verso pesce, paste ripiene e dolci artigianali come panettone e torrone, altri vivono la tavola delle feste in un modo diverso, alternativo, ma altrettanto gustoso e piacevole.

Proviamo a pensare ad un menù interamente vegano, piatti che seguono la filosofia del biologico, dei prodotti privi di derivati animali, ma anche dei prodotti regionali, soluzioni che riescono a sorprendere il palato con sapori e profumi piacevoli anche per chi solitamente storce il naso davanti all’argomento.

Quindi ecco qualche idea per un Natale “total vegan”, partendo dagli antipasti fino ad arrivare al dolce.

Si comincia con degli stuzzicanti crostini di pane con hummus di ceci e salsa guacamole che non delude mai, ma anche con una fragrante Focaccia colorata, Pittule salentine e verdure in pastella.  

focaccia colorata

Focaccia Colorata

Ingredienti

- 250 g di farina “00”

- 250 g farina di grano duro

- 200 g di patate

- Acqua

- 1 cucchiaio di zucchero

- 1 cucchiaio di sale

- 1 cubetto lievito di birra

- Olive nere

- Pomodori pachino

- origano

- olio

Preparazione:

Cuocere le patate in acqua bollente e salata per circa 40 minuti. Quando saranno pronte schiacciatele aiutandovi con una forchetta fino a creare una purea omogenea.

Mentre aspettate che si raffreddino, unite la farina 00 e quella di grano duro; mettetevi il lievito precedentemente sciolto in acqua tiepida, lo zucchero, il sale ed impastate il tutto. Infine, aggiungete le patate continuando ad impastare.

A questo punto, oliate bene una teglia da forno, stendete la pasta, copritela con un panno e lasciatela lievitare per circa 2/3 ore in un luogo caldo ed asciutto.

Scaldate il forno a 220 gradi e, nel frattempo, guarnite la focaccia con i pomodori pachino, le olive, l’origano e l’olio. Infornate per 30 minuti fino a quando la superficie non si sarà dorata.

Pittule salentine

Si tratta di un piatto tipico della tradizione contadina pugliese, semplice da realizzare ed estremamente sfizioso da assaporare. Il consiglio è quello di preparare una dose maggiore di impasto durante la preparazione della focaccia. Quello che rimarrà potrà essere arricchito con verdure oppure olive e fritto a pezzi grossolani nell’olio bollente.

verdure-pastellate

Verdure pastellate

Un grande classico irresistibile che non passa mai di moda, Prepararlo è semplicissimo: basta tagliare le verdure scelte a listarelle, o tocchetti piccoli, e passarle in un composto di farina e birra prima di friggerle in olio di semi.

Dopo gli antipasti è il momento dei primi. A consigliare ricette da copiare è Sonia Peronaci, ex volto di Giallo Zafferano, nonché chef esperta ed attenta a fornire sempre suggerimenti utili, idee gustose ed in linea con le diverse esigenze. Sul suo blog www.soniaperonaci.it propone interessanti soluzioni rivolte a chi sceglie la cucina vegana come il Curry di verdure con riso pilaf, aromatico, saporito ed originale.

E come secondo? Un semplice ma ottimo Spezzatino di seitan:

Ingredienti

- 300 gr di seitan naturale
- 200 gr di arachidi tostate e salate
- pepe rosa
- 1 cucchiaino di cumino
- 3 Chiodi di garofano
- 400 gr di pomodori rossi maturi
- 2 cipolle rosse

- 200 ml di acqua
- Sale
- Olio

 Preparazione

Tagliate a cubetti i seitan e mettetelo in una ciotola. Passate poi  a preparare la salsa speziata: in una pentola capiente versate le arachidi tostate e salate, aggiungete due chiodi di garofano, un pizzico di cumino ed una manciata di pepe rosa. Fate cuocere il tutto per circa una decina di minuti mescolando.

Quando le spezie saranno pronte frullatele con la cipolla ed il pomodoro; mettete il composta in una pentola, aggiungete l’acqua, un filo d’olio ed un pizzico di sale. Lasciate quindi cuocere per circa 15 minuti per poi completare con il seitan, facendo cuocere per altri 15 minuti.

Infine, eccoci al dolce di Natale per eccellenza: il Panettone. Già, perché non si deve rinunciare a questa bontà, è possibile trovarne in commercio numerose varianti con ingredienti vegani, ma comunque golose e stuzzicanti.

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Anche quest’anno si è svolta la sfida che ha eletto il miglior panettone dell’anno: La Tenzone del Panettone. Ad aggiudicarsi il titolo per questa edizione 2015 è stato lo chef Matteo Berti, docente della pasticceria di ALMA.

Parma, 16 Dicembre 2015 -

 - Di Chiara Marando

E’ uno dei dolci di Natale per eccellenza, morbido, fragrante, con o senza canditi, il Panettone rappresenta la conclusione ideale per i pasti durante le feste natalizie. Una tipicità la cui ricetta ha caratteristiche e segreti che cambiano da pasticcere a pasticcere, ingredienti e tecniche che rappresentano una vera firma capace di fare la differenza al primo morso.

Ecco perché un prodotto così importante merita la sua sfida del gusto, una gara che ogni anno elegge il miglior Panettone tra quelli preparati da veri maestri pasticceri: la Tenzone del Panettone, evento ideato da Massimo Gelati, che nel corso degli anni ha visto la partecipazione di numerosi chef professionisti.

matteo berti

Ad aggiudicarsi il titolo per l’edizione 2015 è stato lo chef Matteo Berti, Coordinatore didattico e docente della pasticceria di ALMA, La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, che ha presentato una sua personale interpretazione del panettone tradizionale.

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Il negozio Barazzoni I Love My House di Parma ha ospitato un pomeriggio tra i fornelli molto particolare: Ilaria Bertinelli ha proposto un delizioso menù per la tavola delle feste completamente gluten free. Dall’antipasto al dolce, con ricette sfiziose tutte da provare.

Di Chiara Marando - 14 Dicembre 2015  - (Foto gallery by Lorenzo Moreni)

Lo aveva promesso ed ha mantenuto pienamente la parola data: Ilaria Bertinelli, nota per il suo impegno come cuoca nell’ambito dell'alimentazione per celiaci e diabetici, nonché autrice del libro “Uno Chef per Gaia”, ha proposto un menù per le feste stuzzicante, gustoso e completamente gluten free.

Sabato scorso, nella sempre suggestiva cornice del negozio Barazzoni I Love My House di Parma, Ilaria è riuscita ad incuriosire con ricette da veri gourmet, facili da realizzare, appetitose e prive di glutine.

Un pomeriggio tra i fornelli che ha unito teoria, pratica e degustazione finale dei piatti preparati, davanti ad un pubblico attento di signore pronte a carpire ogni singolo segreto e mossa.

IMG 3242 Foto Lorenzo Moreni

Ilaria, con la sua consueta simpatia e fluidità di movimenti, è riuscita a fornire spunti interessanti, idee e consigli utili, oltre ad un menù completo da riprovare subito a casa.

Una ricetta più buona dell’altra: Tartellette di farina di teff con squacquerone e verdurine saltate, Rotolini di crepes ai tre colori, Maiale in crosta di Parmigiano e patate dal cuore morbido, Mini cheesecake con cioccolata e arancia amara e, per finire, Alberelli di Natale in pasta frolla.

Giusto per incuriosire, e fornire un’idea golosa, ecco la ricetta delle Tartellette di teff con squacquerone e verdurine:

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Ingredienti per la pasta brisè:

110 gr. di burro

100 gr. di farina di teff chiara

75 gr. di farina di mandorle

20 gr. di farina di riso

1 cucchiaio di latte

1 pizzico di sale

Ingredienti per la farcitura:

150 gr. di Squacquerone

1 carota

1 zucchina

1 porro

1 pezzo di verza cappuccio

q.b  di olio, sale e pepe

Preparazione:

Prima di tutto,  mescolare il burro ed il latte aiutandovi con le fruste fino a quando non si saranno amalgamati ed ammorbiditi; aggiungere poi al composto le farine di riso, teff e mandorle con un pizzico di sale e continuare ad impastare. Quando avrete ottenuto un impasto liscio e compatto, avvolgerlo nella pellicola trasparente e farlo riposare in frigorifero per circa un’ora.

Ricoprire gli stampi da tartelletta con la brisè appena preparata e cuocere il tutto in forno preriscaldato per 10-15 minuti a 180°C. Sfornare e lasciare intiepidire.

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Nel frattempo, tagliare a julienne carota e zucchina, a rondelle fini il porro ed a striscioline sottili la verza cappuccio. Mettere un filo d’olio in una padella antiaderente, meglio se tipo Wok, e cuocervi le verdure, aggiustando di sale e pepe, fino a quando si saranno ammorbidite.

Prima di servire le tartellette, comporle mettendo un cucchiaino di squacquerone sul fondo di ciascuna  e ricoprirlo con le verdurine tiepide.

 

Guarda la Gallery:

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Dopo tanto lavoro ed attesa oggi è arrivata la conferma: Parma è stata nominata “Città Creativa per la Gastronomia” UNESCO. Un riconoscimento importante, per una città che ha fatto del food uno dei suoi veri punti di forza in tutto il mondo

Di Chiara Marando- Venerdì 11 Dicembre 2015

La notizia è ufficiale: Parma è stata nominata “Città Creativa per la Gastronomia” UNESCO.  Una decisione che è arrivata dopo un lungo lavoro che ha visto impegnati il Comune di Parma, le istituzioni e le associazioni della città, insieme al grande contributo fornito dall’associazione regionale di cuochi “Chef to Chef” e dal sostegno della Regione Emilia Romagna.

Si è trattato di un percorso fatto di incontri, conferenze, manifestazioni promozionali ed iniziative dedicate che è culminato con la visita della delegazione parmigiana al meeting promosso per gli ambasciatori UNESCO che si è tenuto a Parigi a Novembre. Un’occasione unica per far toccare con mano, e soprattutto assaggiare, tutta la qualità dei prodotti d’eccellenza che hanno reso il territorio di Parma noto in tutto il mondo.

 “Questo riconoscimento – commenta il sindaco Federico Pizzarotti rafforza la vocazione internazionale di Parma e può aprire la strada ad importanti sviluppi per la nostra economia, soprattutto in campo turistico. E' anche la conferma che il futuro del territorio parmense passa in primo luogo attraverso la valorizzazione dei suoi prodotti di eccellenza e la capacità di trasformarli in cibo – e continua - sono anche convito che, se saremo bravi, potremo utilizzare questo riconoscimento come volano per far conoscere Parma nel mondo anche come città d'arte, carica di storia, che si appresta a celebrare i suoi primi 2.200 anni di vita”.

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Sabato, 12 Dicembre 2015 09:34

A scuola di...tortellini

Partirà il prossimo 11 gennaio a Castelfranco Emilia il "Corso di arte gastronomica" per imparare a tirare la sfoglia, a preparare il ripieno dei tortellini, ma anche a conoscere il Parmigiano Reggiano nelle sue stagionature, l'Aceto Balsamico e i suoi gradi di acidità, i quattro Lambruschi modenesi e altri segreti della tradizione emiliana. -

Di Manuela Fiorini – foto di Claudio Vincenzi -

Modena, 12 dicembre 2015 -

Un corso per imparare a fare i tortellini, da come si tira la sfoglia con il mattarello a come si prepara il ripieno, fino alla "tecnica" per confezionarli piccoli, uguali e perfetti, come l'ombelico di Venere, di cui, secondo la leggenda, sarebbero la riproduzione.

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Partirà il prossimo 11 gennaio a Castelfranco Emilia, "patria" del tortellino, a cui è dedicato persino un monumento ed è organizzato dall'Associazione "La San Nicola", che ha come finalità quella di promuovere e diffondere la sapiente arte delle "sfogline" e delle "rezdore.

Il Corso di Arte Gastronomica si articolerà in sei lezioni bisettimanali, al lunedì e al giovedì, dalle 20 alle 23. Insieme alle "sfogline", il corso si avvale anche della collaborazione dei Consorzi dei prodotti tipici della tradizione modenese, come il Consorzio del Parmigiano Reggiano, che insegnerà ai partecipanti a distinguere il formaggio dalle stagionature, il Consorzio del Lambrusco, che presenterà i quattro tipi di Lambruschi (Sorbara, Salamino, Grasparossa e Reggiano), il Consorzio del Prosciutto, che illustrerà le caratteristiche organolettiche e le tipicità del Prosciutto di Modena, e il Consorzio dell'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, che, grazie alla presenza di esperti assaggiatori, insegnerà a degustare l'Aceto Balsamico e a distinguerlo a seconda dell'acidità.

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"Attraverso i nostri corsi", spiega Gianni Degli Angeli, presidente dell'Associazione San Nicola, "vogliamo valorizzare quella che è la nostra cultura, il nostro sapere e i nostri sapori, che poi sono quelli che ci tramandano le nostre rezdore e le nostre sfogline. Nello stesso tempo, vogliamo dare la possibilità ai giovani di apprendere l'arte di tirare la sfoglia e di preparare tutti i prodotti che ne derivano, come le tagliatelle, le farfalle, i quadrucci e, soprattutto, i tortellini, piatto principe della cucina tradizionale modenese".

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I corsi della San Nicola sono frequentati soprattutto da giovani con un'età media di 30 anni, anche se non mancano i giovanissimi di 20 e le coppie sui 40.
"Credo che, in questi tempi dove tutto è frenetico, ci sia la voglia di ritornare alla genuinità delle cose, continua Degli Angeli. "Sempre più giovani apprezzano i prodotti preparati alla maniera artigianale, "come una volta". Il Parmigiano Reggiano "si fa", i tortellini "si fanno" tirando la sfoglia a mano e preparando il ripieno secondo la ricetta della tradizione, con lonza di maiale, Prosciutto di Modena, Mortadella di Bologna, Parmigiano Reggiano 24 mesi, uova e noce moscata".

Un'altra notizia curiosa è che il 40% dei partecipanti ai corsi di cucina sono uomini.
"C'è una passione per la cucina che coinvolge il sesso maschile. Nelle famiglia giovani, oggi, ci si aiuta di più e si dividono i compiti. Quindi, agli uomini tocca anche cucinare e si scoprono molto portati. Per alcuni diventa una vera e propria passione. Rispetto alle donne, poi, hanno meno impegni e possono dedicare più attenzione e passione alla preparazione dei piatti. Hanno la possibilità di curare meglio gli aspetti culinari e agro alimentari, come la ricerca di prodotti genuini, la tracciabilità degli alimenti, la provenienza. Durante i nostri corsi, notiamo che i maschi sono più attenti ai dettagli e seguono di più i consigli rispetto alle signore, spesso oberate da lavoro, casa, figli e con sempre meno tempo da dedicare alla cucina".

INFO
www.lasannicola.it 
www.facebook.com/tortellinotradizionale 
tel 059/926517 - 059/921576
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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Sabato 12 Dicembre, a partire dalle ore 15, presso il negozio Barazzoni I Love My House di Parma, si terrà il corso di cucina tenuto da Ilaria Bertinelli: dall’antipasto al dolce con ricette che vogliono arricchire la tavola delle feste di gusto e colore, il tutto rigorosamente gluten free

Di Chiara Marando - Martedì 08 Dicembre 2015 -

Dolce e salato, dall’antipasto fino al dessert per una tavola delle feste sfiziosa, stuzzicante e golosa ma rigorosamente gluten free.

Un menù completo che verrà realizzato sabato 12 dicembre, a partire dalle ore 15, presso il negozio Barazzoni I Love My House di Parma. L’artista ai fornelli è Ilaria Bertinelli, cuocaesperta specializzata nella cucina  per diabetici e celiaci. Suo è il libro di  successo “Uno chef per Gaia: La gioia della cucina per diabetici, celiaci ed appassionati”, diario che raccoglie ricette senza glutine da veri gourmet, del quale è da poco uscita una seconda edizione.

Un pomeriggio all’insegna del gusto nel quale poter non solo osservare la preparazione di invitanti delizie, ma anche apprendere piccoli segreti su ingredienti e tecniche di lavorazione. Il tutto, ovviamente, con la possibilità di degustare ogni piatto, assaporandone la pienezza di sapore e profumo.

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Per l’occasione Ilaria ha pensato a proposte semplici da comporre ma di grande impatto per occhi e palato: le friabili Tartellette alla farina di teff guarnite con squacquerone e verdurine saltate in padella, le delicate Crespelle ai tre colori con un cuore morbido di formaggio e verza stufata, il corposo Maiale in crosta accompagnato con Tortini di patate dal cuore morbido e , per finire in dolcezza, la cremosa Cheesecake al cioccolato e arancia amara, ed i simpatici Alberelli di Natale in pasta frolla da decorare a piacere.

Un mix che guarda alla tradizione, proponendo alcuni must in cucina, come la pasta brisé, ma  rivisitandoli in una chiave diversa, dando nuovi tocchi di gusto grazie all’utilizzo di ingredienti che ancora sono poco utilizzati, ma permettono di creare sinfonie di sapore molto interessanti.

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Tutte ricette realizzate interamente con prodotti privi di glutine, accuratamente scelte per offrire interessanti idee da sfruttare in tavola, per dare ancora più colore e personalità ad ogni pasto e riscaldare l’atmosfera rendendo più confortevoli le fredde giornate invernali.

Il costo di partecipazione è di 20 euro a persona.

Per maggiori informazioni, o per iscriversi al corso, basta chiamare il numero 0521 487626

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Lo chiamano “The Food Buddha” ma il suo nome è Rodelio Aglibot ed è sbarcato a Roma con un nuovissimo ristorante che mixa ingredienti Made in Italy con ricette asiatiche per dare vita ad una esperienza di gusto unica e particolare: ME GEISHA Japanese Fusion Restaurant

Di Chiara Marando – Sabato 05 Dicembre 2015 -

Il viso sorridente ed aperto, il modo di fare gentile e tranquillo e la simpatia che lo contraddistingue sono i suoi caratteri distintivi, insieme ad una grande capacità di rendere il cibo un vero percorso in bilico tra gusto ed estetica.

Lui è Rodelio Aglibot, meglio conosciuto come “The Food Buddha”, chef originario delle Filippine, cresciuto alle Hawaii e vissuto in California dove ha cominciato a crescere professionalmente. La passione per la cucina è iniziata imparando dai genitori, ma la sua carriera si snoda tra le migliori scuole internazionali e ristoranti rinomati come il “Koi Reastaurant” di Los Angeles, che lo ha consacrato vera celebrità ai fornelli, e lo “YiCuisine”, eletto uno tra i migliori ristoranti asiatici nel 2013 dalla rivista Food&Wine.

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La sua tecnica culinaria è un mix di influenze che strizza l’occhio alla tradizione asiatica mescolando i sapori per creare accostamenti diversi, rivisitazioni che seguono tre cardini principali: piatti buoni da mangiare, realizzati con ingredienti ricercati e selezioni, ma anche belli da vedere. Lo scopo è quello di offrire una sorta di esperienza sensoriale che conquista la vista ed il palato, il tutto all’interno di un ambiente estremamente curato e zen, ma diciamolo, anche un po’ fashion.

Dopo l’apertura a Salerno, ora è sbarcato a Roma con un locale tutto nuovo, il ME GEISHA Japanese Fusion Restaurant in via Filippi 4, a due passi da Piazza Navona. Qui è bandita l’omogeneità di sapore, ogni ricetta coniuga note dolci, piccanti e salate che si equilibrano perfettamente già dal primo assaggio.

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Quello che propone nel suo menù è una fusione tra ingredienti Made in Italy e ricette asiatiche che seguono la stagionalità e si presentano in continua evoluzione. Proposte come il Crispy Rice con tonno rosso della Sicilia, lardo di Colonnata e Chili, che fa incontrare tre specialità in un unico piatto, oppure il saporito Ramen in brodo di maiale, pollo e prosciutto, i cui aromi derivano da 36 ore di cottura, ed ancora i Sushi trio, tre diverse portate per gli amanti degli stuzzicanti Nigiri, Roll e Hamachi, per poi finire con un profumato Budino di riso, zenzero e frutta fresca.

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Ma perché proprio l’Italia?

Certo rappresenta una sfida nuova ma Rodelio sostiene di avere tanto in comune con gli italiani, in particolare l’amore e la passione per la cucina, l’attenzione verso le materie prime, che ama studiare passeggiando tra i banchi del mercato, ed il rispetto dei valori più tradizionali che per lui rappresentano una vera ispirazione.



ME GEISHA Japanese Fusion Restaurant
via dei Filippini 4, Roma
www.megeisha.it

Pubblicato in Dove andiamo? Emilia