Vittorio Sgarbi ha offerto un excursus sugli artisti etichettati come "fascisti", spesso relegati nell’ombra per paura e ignoranza. “Siamo tutti antifascisti e post-fascisti, ma poiché il fascismo non esiste più, non ha senso continuare a nascondere artisti illustri degli ultimi 80 anni per timore di un’ideologia ormai scomparsa”, ha dichiarato Sgarbi, sottolineando l’importanza di riscoprire figure dimenticate.
L’arte prodotta a partire dagli anni '30 rappresenta un periodo fervido che tuttavia, per molto tempo, è stato volutamente ignorato. Sgarbi ha messo in luce il valore di questi artisti dimenticati, confrontandoli con altri considerati "politically correct", dimostrando che il riconoscimento del valore di un artista non esclude quello di un altro.
Nel corso della sua presentazione, Sgarbi ha evidenziato l'importanza del mecenatismo ricordando figure come Peggy Guggenheim e Margherita Sarfatti, amante di Mussolini, che fu una promotrice dell’arte fascista, dando spunto a un'epoca che ha lasciato il segno in pittura, scultura, letteratura e architettura. Mario Sironi fu tra gli artisti del gruppo della Sarfatti venne definito "fascista" solo perché attivo in quell’epoca.
In uno dei passaggi più discussi, Sgarbi ha menzionato una frase attribuita a Mussolini: “In un paese come l’Italia sarebbe deficiente un governo che non si interessasse degli artisti”. Secondo Sgarbi, questa osservazione rimane oggi di grande attualità, suggerendo come molti artisti del periodo fascista siano stati ingiustamente messi a tacere, soprattutto dal critico d’arte Giulio Carlo Argan come portavoce di questo "silenziamento".
Sgarbi ha inoltre raccontato di come Pablo Picasso, presentando la sua celebre Guernica, abbia lodato proprio Sironi, un artista italiano straordinario del suo tempo, ma ignorato dal pubblico nazionale. La critica del dopoguerra ha cercato di oscurare l'arte del periodo fascista, spostando l’attenzione e quasi fingendo che nulla di rilevante fosse stato creato. Tuttavia, la recente mostra al MART di Rovereto e il libro “Arte e fascismo” puntano a restituire luce e dignità a coloro che hanno lasciato un’impronta significativa nell’arte di quell’epoca.
Sgarbi ha concluso citando Pier Paolo Pasolini, che comprese come la battaglia contro il fascismo non avesse più senso una volta debellata l’ideologia.
Il libro di Sgarbi, con la prefazione di Pierluigi Battista, chiude con una riflessione importante: “Nell’arte non c’è fascismo e nel fascismo non c’è arte”, riaffermando l’indipendenza della creatività individuale e il suo valore universale, al di là di ogni contesto politico.
Soddisfatto il pubblico presente a Palazzo Tarasconi che ha potuto far firmare il nuovo libro all’eclettico critico d’arte.