Domenico Sola, protagonista dell’opera, è un suo concittadino morto eroicamente nella Grande Guerra, a soli venticinque anni.
Soda non poteva non imbattersi nella vita e nelle gesta dell’illustre compaesano, anche perché l’abitazione di quest’ultimo, dove vi è apposta una targa che lo ricorda, dista ad appena centro metri dalla propria casa.
Domenico nacque ad Amendolara, un piccolo paese della Calabria che si affaccia sul Golfo di Sibari, il 19 gennaio del 1891. Frequentò il liceo-ginnasio Archita, a Taranto. Dopo aver vinto una borsa di studio, si iscrisse alla facoltà di filosofia di Roma nell’anno accademico 1911-1912. Dotato di grande intelligenza, si distinse, già durante gli anni universitari, per le sue idee futuriste.
“Dalla Calabria al Pasubio è la narrazione della morte di un futurista calabrese, certo: ma è anche il dissolversi delle grandi energie del primo Novecento europeo”, si legge nella prefazione. Viene raccontata l’Italia che nasce dalla guerra.
A proposito del suo romanzo, lo stesso Santino Soda dichiara: “Nel libro, in cui hanno un posto preminente i valori eterni di Dio e della Patria, vi è il richiamo ad un Nuovo Risorgimento, affinché la nostra Italia si liberi dai falsi liberatori, di cui siamo diventati schiavi dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale”. Ed aggiunge: “I fatti e i personaggi raccontati sono tutti reali, tranne alcune eccezioni frutto di invenzione”.
La vita di Domenico Sola fu breve ma intensa. Aderì alla corrente culturale che faceva capo alla più importante rivista del secolo scorso, La Voce, fondata da Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini. Durante la fase antecedente al primo conflitto mondiale, si rivelò un fervente interventista: prova ne fu la partecipazione a comizi in varie città d’Italia.
Il Futurismo, infatti, si era diffuso ovunque in Europa provocando accese contestazioni, e l'orizzonte del suo capo – Marinetti – era internazionale. Ma Marinetti era un ardente nazionalista, divenendo perciò uno dei protagonisti delle manifestazioni interventiste. La sua scelta interventista fu trasmessa a tutti i suoi compagni. Le università divennero il principale centro della mobilitazione interventista.
Come Marinetti, anche Domenico Sola si arruolò con il grado di sottotenente in Trentino, dove trovò la morte “purificatrice” il 29 maggio 1916, “mentre alla testa del suo plotone, dopo aver perso due dita per ciascuna mano, andava all’attacco delle postazioni austriache, che avevano nel frattempo sferrato contro gli italiani una violenta controffensiva, nota come Strafexpedition, ovvero spedizione punitiva”. Fu questo gesto eroico che gli valse una Medaglia d’Argento al Valor Militare. A guerra finita, e precisamente il 4 novembre 1921, l’Università di Roma gli conferì la laurea ad honorem in filosofia.
Potremmo chiederci, così come ha fatto Santino Soda, che cosa spingeva quei giovani ad abbracciare con tanto entusiasmo la prospettiva della guerra? Il conflitto contro l’Austria rappresentava, per questi giovani patrioti, l’occasione per concludere l’epopea risorgimentale, aggiungendo così un ultimo tassello all’eroica opera dei loro nonni. Sarebbe stata la Quarta Guerra di Indipendenza, l’ultima guerra del Risorgimento, con loro in qualità di protagonisti. E non potevano tradire la patria.
La scelta di combattere era sostenuta dall’amor di patria, dal senso del dovere e da una solida etica della responsabilità. Erano i valori a cui i giovani di allora venivano educati e che oggi sono solamente un lontano ricordo. Già da piccoli apprendevano che, quando necessario, bisognava essere disposti a morire per la patria; che compiere il proprio dovere era una regola che non consentiva eccezioni; che ognuno doveva assumersi sempre le proprie responsabilità.
Mentre allora si sacralizzava l’amore per la Patria, l’Italia di oggi arretra progressivamente verso altri paradigmi: convenienza, comodità, piacere, interesse individuali.
E’ un dovere di tutti noi ricordare chi, come Domenico Sola, ha sacrificato la propria vita per la Nazione. Soda, l’autore, lo ha fatto con le sue 100 pagine dedicate all’eroe calabrese.