La "pandemia" è stata il pretesto per innescare una crisi, ossia per porre le premesse di un nuovo umanesimo che le crisi successive (energetica, climatica, alimentare etc.) non fanno altro che consolidare.
L'uomo, a causa di Governi perfettamente "assemblati", con alla guida figure politicamente irrilevanti, non all'altezza di tradurre in atto un pensiero forte dal momento che non sono neppure in grado di elaborarlo, subisce una prospettiva che mescola realismo e volontà di potenza e che ha come fine quello di "riprogettare" gli esseri umani e di stabilire regole comuni per il "parco uomini" (che auto acquistare, quali folli parametri verdi le abitazioni devono possedere, che cosa dire e non dire nel dibattito pubblico etc.).
Ci lasceremo alle spalle "l'ultimo uomo" (è questo il titolo del capitolo iniziale del libro del biologo statunitense Gregory Stock "Riprogettare gli esseri umani. L'impatto della ingegneria genetica sul destino biologico della nostra specie") passando ad una specifica pianificazione delle caratteristiche individuali grazie ad una "antropotecnica" il cui scopo è unicamente il "funzionamento dell'uomo" ed il soddisfacimento dei suoi appetiti.
In questo contesto, non sono mancate le voci di alcuni autori, ad esempio il prof. Stefano Rodotà (1933-2017), le quali hanno rimarcato il ruolo del diritto nel porre limiti, nello stabilire quali confini possono o non possono essere valicati. Si tratta, però, di una visione che non può non scontrarsi sia con il formalismo giuridico, sia con lo schmittismo sociale: questi fanno delle Costituzioni del secondo dopoguerra dei "documenti" da realizzare evolutivamente con la conseguenza della continua messa in discussione di quelle "colonne d'Ercole" che si ritiene di non dover superare oggi, ma che domani possono tranquillamente essere messe in discussione in nome di una "maggiore funzionalità" per l'uomo.
Da qui, allora, la necessità di ripensare il fondamento del diritto e, prima ancora, la stessa concezione di uomo assunta dalla post-modernità.
Bisogna tornare all'essere ed al realismo metafisico (e interrogarsi sul suo rapporto con il neorealismo) per superare la decostruzione del pensiero contemporaneo. Contro l'ideologia transumanista che, in fondo, è il coronamento di un vecchio sogno dell’umanità, quello di riprodurre e meccanizzare il processo della vita dell'uomo oltre che eliminare la mente, entità misteriosa e inafferrabile, a favore del cervello, ente fisico sul quale si può sperimentare, si deve contrapporre un pensiero che sfugge al processo di riduzione dell’essere al nulla, del trascendente al trascendentale e all’insormontabilità del finito a cui ha portato la modernità.
(Daniele Trabucco)