Domenica, 17 Ottobre 2021 07:34

Giorgio Castriota Scanderbeg, l'eroe nazionale albanese In evidenza

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Di Nicola Comparato Parma, 17 ottobre 2021 - Come potete vedere dalle immagini di questo articolo, dal 2019 anche la città di Parma può vantare orgogliosamente una statua di Giorgio Castriota Scanderbeg, l'eroe nazionale albanese, esposta all'interno del parco Eunice Kennedy in via Montebello.

Un fatto degno di nota per la comunità albanese della città Ducale e per tutte le persone che sentono il bisogno di saperne sempre di più sull' Albania, il paese delle aquile, la piccola e grande perla dei Balcani. Ma ora vediamo di conoscere meglio questo personaggio storico di grandissima importanza attraverso le informazioni in nostro possesso. 

Anche se la data risulta incerta, Giorgio nasce nel 1405 da una importante famiglia feudale di fede cristiana, i Castriota. Il padre di Giorgio, Giovanni, all'epoca signore di Kruja, in una piccola Albania situata in una posizione strategica al confine con l'impero Ottomano, quest'ultimo in rapida espansione e con la forte ambizione di riuscire ad invadere il mondo occidentale, era solito intrattenere stretti rapporti con la Repubblica di Venezia. Per anni l'avanzata degli ottomani incontra la forte resistenza di Giovanni Castriota appoggiato dalla Serenissima, ma un giorno, anche per il signore di Kruja arriva il momento della resa.

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La sconfitta prevede come tributo la consegna dei quattro figli maschi di Giovanni Castriota nelle mani del Sultano Murat. Le sorti dei quattro fratelli sono tutte diverse tra loro: Costantino diventa monaco, Reposio e Stanislao vengono uccisi, mentre invece Giorgio, lontano ormai dalla religione cristiana e più vicino a quella islamica, viene inviato ad Adrianopoli e sottoposto ad una rigorosa istruzione militare, dove ha la possibilità di farsi notare per la sua grande abilità nella strategia e nell'utilizzo delle armi, cosa che gli consente di guadagnarsi la fiducia del Sultano Murat, che gli conferisce incarichi speciali e che lo ribattezza con il nome islamico di Iskender Bej, ovvero Principe Alessandro e da qui il soprannome con il quale tutto il mondo impara a conoscerlo, Scanderbeg. Nonostante le sue origini, il valore di Scanderbeg viene riconosciuto all'interno dell'impero Ottomano e persino lui non osa mettere in dubbio le sue gesta per conto del Sultano Murat, tanto da diventare generale dei terribili corpi della morte turchi: I Jeniçer. Grande combattente e uomo colto e poliglotta, la fama di Scanderbeg non tarda ad arrivare in Albania, e nel cuore del suo popolo cresce sempre di più il desiderio di vederlo combattere per la sua patria e non per l'impero Ottomano. Cosa che accade dopo la morte di suo padre Giovanni ed in seguito alla sconfitta del Sultano Murat a Nissa nel 1443. Finalmente Giorgio Castriota Scanderbeg si converte al cristianesimo e si schiera al fianco degli albanesi, radunando un esercito di fedelissimi che per 25 anni porta gloriose vittorie agli albanesi e a tutto il mondo cristiano occidentale.

Con astuzia e speciali  tecniche militari riesce a tenere testa al Sultano Murat e nel marzo dell'anno 1444 un' adunanza di principi albanesi a Venezia lo proclama guida assoluta della "Lega dei popoli albanesi" con un esercito di 10000 uomini al suo seguito.

Ma Scanderbeg riesce anche a prendersi gioco del nemico, come quando durante un attacco notturno contro gli ottomani, lega delle torce alle corna di un gruppo di capre spaventando a morte l'esercito islamico. Per un quarto di secolo il grande Giorgio Castriota Scanderbeg riesce ad ottenere numerose vittorie, ma dopo la sua morte, a causa di una febbre malarica nel campo di Alessio nel 1468, nessuno riesce a sostituirlo sul campo di battaglia e di conseguenza la gloriosa Albania cade nelle mani del nemico.

Prima della sua morte Scanderbeg combatte anche al fianco degli Aragonesi nelle Puglie, e nel 1462 ad Orsara sonfigge Giovanni d'Angiò. Ferdinando I di Aragona per riconoscenza gli affida alcuni feudi nelle zone del Sud Italia e dopo la morte dell'eroe albanese ospita alla corte di Napoli il figlio Giovanni e la moglie Marina Donica Arianiti,  ma anche numerose famiglie albanesi in fuga dalla loro terra per le persecuzioni contro di loro da parte dell'esercito Ottomano. Queste migrazioni in seguito danno vita alle comunità albanesi presenti ancora oggi nel sud Italia, gli Arbereshe, che dopo 500 anni mantengono ancora intatte le loro tradizioni, i loro costumi e la loro lingua, il Toske, un dialetto parlato nel sud dell'Albania.

E questa, anche se in breve, era la storia di Giorgio Castriota Scanderbeg, l'eroe nazionale albanese, l'uomo con l'effigie di una testa di capra sull'elmo.... Il condottiero dalla pesante spada con l'elsa forgiata a forma di drago.

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