Sentiamo cosa ne pensa un’insegnante.
Le difficoltà di collegamento a internet, la mancanza di socialità ecc hanno creato non poche difficoltà alla scuola e all’insegnamento in questi anni di pandemia e in questi giorni siamo invasi dalle statistiche che mostrano un quadro desolante. I nostri ragazzi sono sempre più ignoranti
Però… però… forse non sempre è così, forse i test Invalsi mostrano solo numeri e non persone e forse le persone possono raccontare storie diverse. Forse si può mettere alla berlina la DAD ma pure gli Invalsi (e non sarebbe la prima volta). Forse la scuola è anche altro…
Questo che vi proponiamo è una lettera di Fabiana Mercantini, insegnante di lettere in una scuola secondaria di primo grado.
Volevo tacere, ma poi ho scritto, di Invalsi, di scuola e di altre sciocchezze!
X non parlava, non parlava neanche con i compagni... timido, in difficoltà, schiacciato dalla presenza dei "migliori", se ne stava buttato sul banco… "invisibile", poi, è arrivata la Dad e ha iniziato a scrivere, ha trovato un canale per disegnare contorni, per trovare un posto in quel mondo e tornare... e ridere con i compagni, e avere qualche valutazione decente, ed essere richiamato perché "chiacchierava" e coltivare un sogno, un'idea e scoprire e farci scoprire che sa disegnare bene. X a fine anno mi ha scritto "grazie prof, ho imparato ad essere felice di venire a scuola".
A J la Pandemia ha dato uno schiaffone potente in faccia... e non ha potuto salutare suo nonno. Poi, però, si è innamorato della poesia "Soldati" di Ungaretti e vestito elegantissimo, emozionato, sicuro e preparato, suo nonno lo ha presentato a tutti noi, commissione attenta e partecipe e ci ha spiegato anche come quella poesia, quello che ha studiato sulle trincee, il discutere di resilienza e coraggio, di perdite ed emozioni lo abbiano così tanto colpito e appassionato da fargli credere di se stesso che non cederà mai di fronte a nessun ostacolo.
Y è sempre stato bravo... bravissimo, il migliore anche senza volerlo sembrare... uno che trasforma in oro qualsiasi cosa tocchi, uno che potrebbe scalare una montagna scalzo, uno che, oltre a essere bravo, è anche bello, un "vincente" insomma. Y ci ha irretito agli esami con un percorso sulla forza della fragilità, sulla bellezza dell'essere diversi, sul coraggio e la determinazione di chi sembra perduto e invece custodisce un sogno e ce la fa. Y non se li è scelti facili gli eroi: Leopardi, Luca Panichi, Van Gogh, Chopin e Mozart, Zanardi... Y ci ha spiegato che la fragilità e le emozioni sono l'arma più potente che abbiamo per realizzare l'idea di un sogno collettivo, per poterci definire uomini con la U maiuscola.
Z ha avuto un percorso personalizzato, mostrando sempre una grinta e una tenacia fuori dal comune. Z è molto critica con tutto, ha idee definite che matura con attenzione, pretende che il mondo sia giusto, non si capacita... Z agli esami ci ha strabiliato, appollaiata su uno sgabello sul quale non ha voluto farsi aiutare a salire, lei che ne avrebbe avuto il diritto (come sta scritto). Ci ha parlato appunto di diritti, soprattutto quelli negati, soprattutto quelli delle donne... perché Z sa cosa vuol dire essere donna, straniera e come nutrire idee che possano cambiare le cose. Z con la sua passione e la sua competenza ci ha fatto piangere quel giorno esplodendoci attorno come una supernova.
V era tiratissima e parlava velocissima. Triturava sillabe su sillabe in un secondo perché temeva di non poterci spiegare tutto quello che aveva studiato e ricercato e compreso, soprattutto della guerra... da Vegezio, a Tacito, a Ungaretti, a Berlinguer, a Gino Strada…
Ce lo ha spiegato talmente bene, lo ha capito talmente bene che, alla fine, m'è scappato di consigliarle di cambiare scelta della scuola e di pentirmi subito dopo di questa piccola vanità perché insieme avevamo deciso che il traguardo era essere felici e non perfette.
E poi R, F, H, E, B… ognuno a modo suo, ognuno a suo modo su una strada che è solo all'inizio e che ha già fatto lo slalom tra frane e slavine...ognuno a modo suo...non ognuno a modo Invalsi.
E sapete che c'è? Che se non avete fiducia, se non avete fede questo mestiere non lo dovete fare, si rileva la carica virale di un virus, non si standardizzano gli apprendimenti di una persona perché il punto di arrivo di ciascuno può essere paragonato a quello altrui solo se quello di partenza e le condizioni di viaggio lungo il percorso sono state assolutamente identiche...e non lo sono mai, figuriamoci di fronte a una pandemia.
Dunque, a chi giova questa narrazione del fallimento? Chi la fomenta? La scuola del dopoguerra serviva a sfornare burocrati efficienti e ubbidienti, lavoratori a capo chino pronti a far ripartire l'Italia e a consumare... a me piacerebbe che la scuola di oggi sfornasse ribelli capaci di custodire sogni, cambiare realtà immobili, creare inimmaginabili soluzioni... crescere in modo etico, critico e consapevole ognuno a suo modo. Perché ci preoccupiamo tanto di standardizzare i livelli e troppo spesso restiamo ciechi, inconsapevoli e ignari di fronte al talento, alle idee, ai progetti di vita che non collimano con gli standard.
Davvero ci serve questo dibattito scaturito dai risultati Invalsi? Davvero vogliamo affidare ai risultati dei test Invalsi una riflessione matura e critica sul ruolo della scuola prima e dopo la Pandemia?
A chi giova questa narrazione del fallimento?
Alla scuola e a chi ci lavora no di certo. E, per fortuna, a crederlo non siamo pochi.
Libri consigliati:
Il maestro
di Fabrizio Silei, Simone Massi. Orecchio Acerbo Editore
La Gallina Volante
Di Paola Mastracola. Ed. Guanda
A cura di Di Fabiana Mercantini
(team parliamodilibri.it)