Venerdì, 19 Giugno 2020 10:23

Rubrica sul Sociale, l'Angolo d'Intesa - A proposito di lavoro In evidenza

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Dopo il coronavirus serve il Lavoro, non solo assistenza, giusta e doverosa per le persone che si trovano in difficoltà. Per raggiungere la dignità di un uomo e di una donna, in un sistema che funziona, il lavoro deve anche essere un ascensore sociale che prende chi è in difficoltà.

Non possiamo subire uno scivolamento verso la cultura - a mio avviso - sbagliata dell’assistenzialismo, ma serve uno scatto d’orgoglio affinché si possano mettere in campo misure serie e concrete per la piena occupazione, che è divenuta la prima priorità. Il Paese si dovrebbe rilanciare con gli investimenti, la ricerca, l'innovazione e le infrastrutture, necessarie per colmare finalmente la distanza che ancora esiste tra Nord e Sud. Si sono persi tanti anni, tempo prezioso per rendere competitivo il nostro sistema Paese, per dare risposte alle imprese, ai territori e soprattutto ai cittadini, e per creare tanti posti di lavoro.

Non tutti gli italiani girano le spalle al lavoro, anzi, quelli che in questi anni sono stati pronti ad accettare occupazioni all'insegna della precarietà e della totale insicurezza, ora giustamente lo rivendicano, con tutta la loro rabbia, con proposte che siano all'interno di garanzie, seppur minime, di condizioni quantomeno possibili e soprattutto vere e chiare. Il lavoro è la più importante "condizione per uscire dalla crisi", è una condizione concreta, fatta di salario e soprattutto di dignità, per rilanciare i consumi, rendere credibile la crescita e sereni quei cittadini in cerca di occupazione. Per questo non può essere trascurato o mercificato ma deve tornare ad essere lo strumento fondamentale per la conquista di una autentica cittadinanza. Il lavoro per chi non ce l'ha, per chi lo sta perdendo, per chi lo cerca e non lo trova, o lo trova solo precario, di pessima qualità; il lavoro come senso, dignità, strumento essenziale di integrazione sociale.

Occorrerebbe, quindi, un sostegno economico alle imprese che non riescono a ripartire, ma con finanziamenti reali a fondo perduto, fondi della cassa integrazione e direttamente sul conto corrente di chi ne ha diritto, oltre ad un congruo periodo di sospensione delle tasse che gravano sulle imprese, ovviamente allentando la burocrazia.

Rino Basili, Segretario Intesa San Martino