Domenica, 07 Giugno 2020 08:05

Così ricordo Roberto Gervaso, intellettuale col papillon In evidenza

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A 82 anni, lo scorso 2 giugno, con quasi sei decenni di professione sulle spalle, ci ha lasciati Roberto Gervaso, uno dei più arguti e pungenti giornalisti italiani, scrittore e straordinario aforista. Di origine piemontese, Gervaso si trasferisce a Milano dopo gli studi superiori. Qui si avvicina al mondo del giornalismo, diventando allievo e formandosi alla scuola di Indro Montanelli che da subito crede in lui. Così all’età di 23 anni lo scrittore viene assunto al Corriere della Sera.

Di Laura Corallo Modena 7 giugno 2020 - Brillante e dotato di una intelligenza vivacissima. Tanti amici lo ricordano così, tra questi anche Gian franco Borelli, editore modenese e dirigente, per oltre vent’anni, presso le più importanti case editrici milanesi, come la Bietti e successivamente la Rusconi Editore e poi Rusconi Libri. Una grande passione per i libri e l’editoria, condivisa anche con Roberto Gervaso, che lo ha portato ad essere insignito della Medaglia d’Oro consegnata pubblicamente sul palco del premio Bancarella a Pontremoli. Abbiamo incontrato Gian Franco Borelli a Modena per farci raccontare storie e aneddoti legati alla sua amicizia con il grande scrittore.

Borelli, la scomparsa di Gervaso ci priva di una delle penne più incisive e colte del giornalismo italiano. Può raccontarci come l’ha conosciuto?
Ho conosciuto Roberto nel 1978 a Milano. All’epoca lavoravo alla Rusconi Libri come direttore commerciale e direzionale. Gervaso, tra l’altro grande divulgatore storico, stava terminando la sua opera “Nerone”, la biografia del grande imperatore romano, tra i suoi più grandi successi. Era in cerca di un editore, dopo la fine della sua collaborazione con la Rizzoli. Decise così di appianare alla Rusconi Libri, la cui organizzazione commerciale e rapporti con i librai era una delle migliori in campo nazionale. Venne da me in ufficio prima della firma del contratto. Parlammo a lungo e da lì nacque un'amicizia consolidata e mai interrotta. Era interessato a conoscere i librai più importanti in Piemonte e Lombardia e iniziammo così un viaggio tra le librerie del nord Italia. “Nerone” ebbe un grande successo: ricordo che la sola prenotazione libraria ammontava a circa 50.000 copie.

Gervaso è stato riconosciuto da tutti un grande talento del giornalismo italiano. Lei lo ha conosciuto anche nella veste di amico. Cosa ricorda di lui?
Gervaso è diventato bravo anche grazie a Indro Montanelli, giornalista e fondatore, nel 1974, del quotidiano nazionale Il Giornale. Insieme, dal 1965 al 1970, scrissero i primi sei volumi della Storia d’Italia (Rizzoli), un’opera monumentale composta da 22 volumi, ognuno dedicato a un'epoca della storia italiana, dal crollo dell’Impero Romano d’Occidente fino al 1997. Era uno capace, una penna pungente, forse un po' prolisso. Era allegro di carattere, vivace, divertente, un amico piacevolissimo. Erano famosissimi i suoi papillon, dei quali aveva una collezione di oltre 300 esemplari, e si è sempre distinto per una eleganza appariscente ma di classe. A Milano, negli anni Ottanta, uscivamo fuori alla sera per andare ai concerti ma anche per discorrere dei classici della letteratura, una passione comune, e dei suoi prediletti Platone e Seneca. Roberto rendeva interessante ogni dialogo con la sua ironia pungente, l’intelligenza vivace e la sua profonda cultura che lo ha portato a incontrare personaggi del calibro di George Simenon, Salvator Dalì, Andres Segovia, Arthur Miller, Lauren Bacall, Michail Gorbaciov, David Rockfeller.

La vostra collaborazione e amicizia è continuata negli anni, anche dopo il suo distacco dalla Rusconi per diventare libraio a Modena ed editore indipendente.
Con la mia casa editrice, la Borelli Editore, conobbi e collaborai con nomi illustri dell’editoria. Gervaso vinse due premi Bancarella: uno insieme a Montanelli grazie alla Storia d’Italia e un altro lo vinse da solo, qualche anno dopo, con uno dei suoi generi letterari preferiti: le biografie storiche. Nella sua fertile produzione troviamo i ritratti di Cagliostro, Nerone, Casanova, i Borgia, Claretta Petacci e la Monaca di Monza.

Gervaso fu uno dei fortunati scrittori che presentò i suoi libri alla “Vincenzi”, una delle librerie più antiche a livello mondiale e culla della cultura modenese, diventata da alcuni anni, un locale-bar.      Gervaso era abilissimo promotore dei suoi libri, dopo il Premio Bancarella non smise di girovagare alla conoscenza dei librai e bancarellai di Pontremoli e Montereggio e non solo. Girò per tutta Italia e venne anche a Modena, negli anni ’80, a presentare i suoi libri alla mia libreria, la storica “Vincenzi 1796” la libreria più antica del mondo in attività, sotto il Portico del Collegio, nello stabile di proprietà della Fondazione Collegio San Carlo. Successivamente vendetti la libreria alla Famiglia Franco Cosimo Panini. Gervaso amava molto quel luogo e ricordo ancora la sua frase caratteristica che diceva ai librai per conoscere l’andamento delle vendite dei suoi libri: “Come va la mia saponetta?” utilizzando il termine saponetta per indicare i suoi libri. Sono inoltre molto affezionato ad una dedica molto spiritosa che Roberto mi scrisse durante una delle ultime presentazioni alla Vincenzi: “Al principe dei librai, il tuo suddito e scudiero. Roberto Gervaso, Modena 3-11-1989”.

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