Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, una data scelta non a caso: in questo stesso giorno del 1960 furono uccise le tre sorelle Mirabal che si opposero alla dittatura dominicana.
È una data importante per ricordare a tutti che il rispetto è alla base di ogni rapporto e che non possiamo continuare a veder crescere il numero delle donne che subiscono violenza sia fisica che psicologica. La violenza, però, non è solo ascrivibile alla devianza criminale e ai fatti di cui quasi quotidianamente ci mette al corrente la cronaca.
C’è una violenza di altra natura, più sottile e difficile da decifrare. Sono violenza gli ostacoli che impediscono alle donne di entrare nel mercato del lavoro e di avere continuità lavorativa, lo è quella di dover scegliere tra desiderio di maternità e carriera, la mancanza di pari opportunità nella vita sociale, economica e politica di un Paese. È violenza una cultura totalmente sbilanciata sulla donna in termini di responsabilità familiari e di carichi di lavoro da sostenere, nonché la differenza salariale tra uomini e donne a parità di condizioni.
Rappresentare l'emancipazione della donna come frutto di semplificazioni e di scorciatoie sistematicamente mediate dal potere e dal suo sistema di concessioni e di concezioni, anche questo è violenza. Lo è tutto ciò che trasforma la vita lavorativa e sociale delle donne in un campo minato, in una prova continua che spinge a mollare e a ritirarsi in una dimensione personale e professionale.
La nostra società è sempre più instabile e frammentata e la grave insicurezza che investe le nuove fasce generazionali sono il frutto di mutamenti sociali enormi: l'allentamento di legami di vicinato che da sempre hanno consolidato il senso di comunità, la precarietà lavorativa, sociale ed economica non hanno fatto che aumentare un profondo senso di solitudine.
Così spazi come la Biblioteca Sociale Roberta Venturini diventano non solo luoghi dove si fa cultura, ma punti di aggregazione in cui incontrare sempre qualcuno con cui parlare.
Karthiga, Jothika, Indhumati, Dhanalakshmi, Harini sono cinque delle oltre 1.500 ragazze scampate da una pratica crudele, purtroppo frequente nell’India meridionale: l’infanticidio femminile. La mostra allestita nella nostra Biblioteca Sociale e tratta dal reportage di Stefano Stranges, espone le vivide istantanee delle cinque ragazze, e ne restituisce un ritratto poetico di ciò che caratterizza oggi la loro vita.
L'impegno individuale si riflette in tutta la collettività; allestire mostre che sensibilizzino la cittadinanza sul delicato tema dell'infanticidio femminile è un piccolo passo che noi, come associazione, svolgiamo perchè reputiamo fondamentale parlare di fenomeni che sono distanti dal nostro quotidiano, ma che rientrano nel radicato problema sociale della discriminazione di genere.
L’esposizione 'Le bambine salvate', promossa da Terre des Hommes Punto Parma, in collaborazione con Terre des Hommes Italia e finanziata dal bando 'Donne tutte l'anno' emesso dall'Assessorato Pari Oppurtinità del Comune di Parma, potrà essere visitata dall'11 al 30 novembre in Via Venezia 123, Parma.
Progetti del genere nascono e si sviluppano perché per ricostruire serenità ed equilibrio per il vivere sociale, per noi stessi e per chi ci sta intorno, è necessario riflettere al fine di ricercare nuovi stimoli.
Rino Basili, Segretario di Intesa San Martino