È un inseguimento impegnativo quello che Mario Ferraguti tenta di compiere nel suo ultimo saggio “La ballata del vento”, edito da Ediclo Editore e presentato giovedì sera al Centro culturale di Langhirano all’interno della rassegna Il Maggio dei Libri.
Lo scrittore, originario di Faviano e da sempre legato al nostro territorio, dopo essersi dedicato alle creature leggendarie e alle tradizioni popolari del nostro Appennino, rivolge ora la sua attenzione ad un elemento naturale che ha più volte stimolato l’immaginazione di diversi letterati: il vento. È proprio dalle suggestioni, dalle paure e dai racconti da esso suscitati nel corso dei secoli e giunti fino a noi, infatti, che Ferraguti ha trovato l’ispirazione e, se vogliamo, il coraggio di trattare un tema così complesso e inafferrabile, nel tentativo di definirlo, di raggiungerlo, di dargli concretezza attraverso la parola.
Molte le storie e i personaggi da lui ascoltati in questa sua ricerca: c’è per esempio la signora che, al confine tra Parma e Pontremoli, imprigionava l’aria del Passo della Cisa in piccole bottiglie da vendere come ricostituenti, oppure Baldo che in Normandia rifilava fazzoletti annodati ai marinai, assicurando che sarebbe stato sufficiente scioglierli per sprigionarne una brezza leggera, un vento più sostenuto o una bufera, o ancora il pastore che in Sardegna per scaramanzia soffiava nelle orecchie degli agnelli appena nati. Tra gli incontri più affascinanti del suo viaggio c’è però quello con un griot senegalese, conosciuto proprio a Langhirano, che Ferraguti immagina perfetta personificazione del “vento uomo”. Infatti, così come l’aria dell’Artico ci racconta del freddo delle terre glaciali e lo Scirocco ci porta la sabbia del deserto, trasportandola per chilometri, allo stesso modo il griot è colui che, conservando la tradizione orale del suo popolo, senza mai darle forma scritta, le permette di essere libera di viaggiare nel tempo e nello spazio.
Così, pagina dopo pagina, racconto dopo racconto, l’inseguimento descritto da Ferraguti non solo offre tantissimi temi su cui riflettere, tra cui il rapporto che intercorre tra vento e anima, l’esigenza dell’uomo di dare forma a ciò che lo spaventa e la sua difficoltà di accettare la mutevolezza della vita e del mondo, ma permette anche al pubblico e ai lettori di entrare in contatto con l’esperienza dell’autore, in quanto, come lui stesso afferma, quella de “La ballata del vento” “è una storia assolutamente intima che ha a che fare con la propria percezione e con la propria personalità”.
Con questa serata Il Maggio dei Libri langhiranese si prepara a volgere al termine: un ultimo appuntamento letterario si terrà infatti venerdì 31 maggio alle 20:45 al Centro Culturale di via Battisti, con la presentazione della silloge “Come clessidra d’acqua” della poetessa reggiana Simona Sentieri, accompagnata per l’occasione dalle fotografie di Debora Costi e dall’editore Emanuele Ferrari.
Di Cinzia Bocci