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Il presidente della Regione oggi a Pavullo, nel modenese, al convegno 'Comunità e benessere dei cittadini fragili: un difficile equilibrio tra complessità e sostenibilità'. "Solo per la non autosufficienza, nel 2016 abbiamo investito oltre 470 milioni di euro".

22 settembre 2017

Qualità della vita delle persone, intesa come benessere fisico, sociale e ambientale, con particolare riguardo alle persone anziane e fragili. L'impegno di istituzioni e associazioni per sostenerlo e favorirlo. Di questo e delle politiche di assistenza, prevenzione e promozione della salute si è discusso oggi al convegno "Comunità e benessere dei cittadini fragili: un difficile equilibrio tra complessità e sostenibilità" che si è svolto a Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, al Centro servizi per la terza età "Francesco e Chiara". A parlare degli strumenti messi in campo dalla Regione Emilia-Romagna a favore delle persone più deboli, anziane in particolare, è stato, in apertura dei lavori, il presidente Stefano Bonaccini.

"In una regione come la nostra, con una forte presenza di anziani, il cui numero, secondo le previsioni demografiche, aumenterà nei prossimi vent'anni di oltre il 22%, credo sia compito della politica investire in un welfare in grado da una parte di coinvolgere e valorizzare le capacità e le aspirazioni che le persone non più giovani hanno in grande quantità, e dall'altra di garantire un invecchiamento attivo, buone condizioni di salute e servizi di cura e assistenza all'altezza dei bisogni. A questo obiettivo- ha aggiunto Bonaccini- guarda il nuovo Piano socio-sanitario, con cui abbiamo ridisegnato alcuni dei principali servizi rivolti agli anziani: in primo luogo l'assistenza domiciliare, la prevenzione dei rischi per la salute, il sostegno alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie. In quest'ultimo ambito, solo considerando il 2016, abbiamo investito oltre 471 milioni di euro".

Il progressivo invecchiamento della popolazione rappresenta il trend demografico con cui deve misurarsi sempre più anche l'Emilia-Romagna, così come l'Italia e i Paesi occidentali. Allo stesso tempo, sempre in Emilia-Romagna si stima che i cittadini over 65 possano contare su un'aspettativa di vita in buona salute di circa 10 anni.

L'impegno della Regione

In Emilia-Romagna sono oltre 1 milione gli anziani residenti (23,4% della popolazione), di cui più di 565 mila gli ultra 75enni (12,7%); questi ultimi, secondo le previsioni attuali, nel 2035 supereranno i 625 mila. È il quadro demografico in cui si collocano le politiche della Regione, finalizzate a sostenere la partecipazione attiva di questi cittadini alla vita della comunità, favorire le opportunità di aggregazione e di scambi intergenerazionali, promuovere stili di vita sani e ricchi di relazioni nel corso di tutta la vita.

Sul piano dell'assistenza, tra gli strumenti più significativi c'è il Fondo regionale per la non autosufficienza, attraverso il quale la Regione, con oltre 471 milioni di euro investiti nel 2016, sostiene lo sviluppo della rete di servizi socio-sanitari, residenziali e semiresidenziali e la realizzazione di interventi di natura assistenziale ed economica per il mantenimento al domicilio degli anziani non autosufficienti. L'Emilia-Romagna, inoltre, è anche una delle pochissime Regioni ad avere avviato, già dal 1999, un Progetto demenze - al quale partecipano Ausl, Aziende ospedaliere, Comuni, associazioni dei familiari e di volontariato - che garantisce ai malati, non solo di Alzheimer, assistenza sanitaria, sociale e socio-sanitara.

Con il Piano regionale della prevenzione e Programmazione locale per il benessere sociale e la salute, la Regione sostiene da anni programmi e interventi specifici che vedono impegnate in modo diretto le comunità locali, non solo istituzionali, come le Case della Salute. Esse rappresentano per i cittadini un unico punto di riferimento per l'accesso alle cure primarie, gestione delle patologie croniche e percorsi diagnostici che non necessitano di ricorso all'ospedale. Proprio dalle equipe presenti nelle Case della salute - composte dal medico di medicina generale, infermiere dell'ambulatorio per la gestione integrata della cronicità, assistente sociale e, a seconda del bisogno emergente, dallo specialista - vengono elaborati i Profili di rischio di fragilità (Risk-ER) che consentono di identificare precocemente i cittadini in condizioni di salute più a rischio e quindi di intervenire in modo appropriato.

Infine, tra gli strumenti più innovativi messi in campo dalla Regione c'è il Progetto di telemedicina, che consente di offrire assistenza sanitaria e costante monitoraggio di parametri vitali, prevalentemente in caso di patologie a rischio, ai cittadini anziani o vulnerabili residenti in aree della regione particolarmente disagiate e difficili da raggiungere. /Ti. Ga.

(Fonte: Regione Emilia Romagna)

Nuova sede dell'Ente nazionale per l'assistenza e per la protezione dei sordi. La sezione provinciale di Modena sorgerà nello storico edificio dell'Educatorio per sordomuti intitolato a monsignor Tommaso Pellegrini. 

Modena, 19 settembre 2016

E' stata inaugurata sabato, alla presenza del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, la nuova sede dell'Ente nazionale per l'assistenza e per la protezione dei sordi diffusa in Emilia-Romagna con numerose sedi provinciali. Presenti il presidente dell'ente, Christian Marini e il consigliere regionale Giuseppe Boschini, particolarmente impegnato proprio sul tema dei miglioramento delle condizioni di vita delle persone sorde.

La struttura andrà a occupare parte dello storico edificio dell'Educatorio per sordi "Tommaso Pellegrini" di Strada Contrada, 12 a Saliceta San Giuliano (Mo), che per anni ha ospitato un'attività educativa e scolastica per bambini affetti da questo tipo di disabilità e oggi utilizzato come centro di ritrovo per attività culturali e ricreative.

"La realizzazione anche a Modena di una sede provinciale di questa associazione- ha sottolineato Bonaccini- dà una risposta importante alle persone sorde e alle loro famiglie. La Regione Emilia-Romagna è impegnata da sempre per l'integrazione delle persone con disabilità in tutti i principali settori di intervento come la salute, le politiche sociali e quelle socio-sanitarie, la mobilità e l'accessibilità." - si legge nella nota della Regione.

L'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi aderisce alla Federazione delle associazioni nazionali disabili, Fand, con la quale la Regione ha rapporti consolidati e anche un protocollo, approvato nel 2015, che prevede la collaborazione con entrambe le grandi Federazioni delle associazioni, Fish e Fand. Attualmente è in atto un confronto con Ens e le altre associazioni del settore per garantire una sempre maggiore accessibilità (anche attraverso progetti di adeguamento tecnologico della sede dell'Assemblea legislativa per favorire l'accesso dei sordi ai lavori), per un'intensificazione delle attività del tavolo previsto dalla delibera di Giunta del 2011 sui percorsi clinici e sociali e per giungere al riconoscimento formale della Lis, la lingua dei segni italiana.

Pubblicato in Cronaca Modena
Mercoledì, 07 Settembre 2016 09:46

Videosorveglianza sul luogo di lavoro: le nuove regole

La tutela del patrimonio aziendale? Oggi è possibile grazie all'installazione di telecamere di videosorveglianza. L'aggiornamento dell'art. 4 dello Statuto dei Lavoratori introduce importanti novità sui controlli a distanza del lavoratore. E' così che d'ora in avanti sarà possibile installare, ad esempio, una videocamera in magazzino al fine di prevenire i furti, che tuttavia necessariamente riprenda l'ingresso e l'uscita dei dipendenti che vi accedono per l'ordinario svolgimento delle loro mansioni.

La novità introdotta autorizza i cosiddetti controlli difensivi, ovvero quelli destinati alla difesa dell'impresa e del suo patrimonio da condotte illecite di terzi o dei lavoratori stessi. Il datore di lavoro potrà utilizzare le informazioni raccolte tramite la videosorveglianza per tutti i fini connessi al rapporto di lavoro (es. provvedimenti disciplinari), a condizione che sia stata data adeguata informativa al lavoratore delle modalità d'uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli, nel rispetto della vigente normativa privacy. In breve, il datore di lavoro deve segnalare l'obiettivo che intende perseguire con la raccolta dei dati tramite il sistema di videosorveglianza.

Non è consentita l'installazione di impianti di videosorveglianza in luoghi riservati esclusivamente ai lavoratori o non destinati all'attività lavorativa quali bagni o spogliatoi. Quale la procedura per la richiesta d'installazione? L'impresa che decide di installare impianti di controllo deve ottenere preventivo accordo con le organizzazioni sindacali e impegnarsi a rispettare le linee guida obbligatorie presenti nel "Modulo Unificato Istanza di Autorizzazione".

Il datore di lavoro deve compilare l'apposito modulo sul sito www.lavoro.gov.it  accedendo al link Uffici Territoriali. Lo stesso deve essere spedito all'indirizzo di posta elettronica o PEC dell'ufficio competente. L'ufficio effettua il controllo sulla documentazione ricevuta e rilascia all'impresa il provvedimento di autorizzazione. Il provvedimento ha lo scopo di tutelare il datore di lavoro e il lavoratore stesso da eventuali comportamenti illeciti.

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Pubblicato in Lavoro Emilia
Martedì, 23 Agosto 2016 11:08

Le problematiche delle dimissioni online

Le difficoltà procedurali on-line e le proposte dei consulenti del lavoro per abbattere il fenomeno di "scorciatoie" che possono portare alle irregolarità le conseguenti sanzioni.

Reggio Emilia, 23 agosto 2016 - 

Per ridurre il fenomeno delle dimissioni in bianco (dimissioni firmate dal lavoratore già al momento dell'assunzione), dal 12 marzo è entrata in vigore la nuova procedura esclusivamente telematica di dimissioni. A distanza di 5 mesi però la procedura ha riscontrato non poche difficoltà di attuazione, tanto che il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro ha proposto alcune modifiche. Andiamo per ordine. Quali le difficoltà incontrate dalla procedura telematica? Poca dimestichezza con il pc.

Tempi lunghi per ottenere il Pin dall'Inps. Dubbi sulla data da indicare nel modulo. Ma anche difficoltà a trovare assistenza, o errori nell'inserire l'e-mail o la Pec del datore di lavoro, fino a riscontrare problemi con la pagina del portale. Stessa sorte è capitata ai lavoratori che hanno deciso di affidarsi ai cosiddetti enti certificati.

E così alcuni lavoratori scelgono semplicemente di non presentarsi più al lavoro.

Quali le conseguenze per il datore di lavoro se il dipendente si dimette senza la procedura online e abbandona il posto di lavoro? Il datore dovrà contestare l'assenza ingiustificata e procedere al licenziamento. Sarà quindi costretto a pagare il cosiddetto ticket di licenziamento introdotto dalla riforma Fornero: l'aggravio economico è pari a circa 490 euro (rivalutato annualmente) per ogni anno di lavoro effettuato, fino ad un massimo di 3 anni. E per il lavoratore?

Il lavoratore invece usufruirà di una NASPI a cui non avrebbe diritto per via della scelta volontaria di dimettersi. In questo modo tutta la procedura rischia di creare una distorsione della volontà del lavoratore e del datore di lavoro.

Cosa propongono i Consulenti del Lavoro? Di reintrodurre la possibilità di procedere, in alternativa alle dimissioni e risoluzione consensuale del contratto di lavoro con modalità telematica, alla convalida presso la DTL competente, come già previsto dalla Legge Fornero, al fine di ridurre gli oneri a carico dell'azienda derivanti da tale allontanamento. La proposta dei Consulenti del Lavoro risponde a una chiara necessità di modifica di una procedura che ha riscontrato troppe difficoltà di recepimento.

(a seguire le domande più frequenti)

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Le domande più frequenti sulla procedura telematica di dimissioni
1) Devo presentare le dimissioni o la risoluzione consensuale, come accedo alla procedura telematica in qualità di cittadino? È necessario essere in possesso del PIN INPS dispositivo e dei requisiti di accesso al portale cliclavoro.gov.it ove occorre compilare il modulo telematico che contiene dati del lavoratore, del datore di lavoro e del rapporto di lavoro.
2) Non conosco l'indirizzo PEC del datore di lavoro, cosa devo inserire? E' possibile inserire come recapito e-mail anche una casella di posta non certificata.
3) I lavoratori con contratto a tempo determinato che intendano dimettersi dovranno usare la nuova procedura? Sì, come indicato al punto 1.1 della circolare n. 12/2016 le dimissioni da rapporto di lavoro a tempo determinato rientrano nel campo di applicazione della nuova procedura.
4) L'interruzione anticipata del tirocinio prevede l'applicazione della procedura per le dimissioni volontarie? No, perché il tirocinio non si configura come un rapporto di lavoro subordinato
5) Per i rapporti di lavoro in somministrazione si applica la nuova procedura? Il rapporto di lavoro in questa ipotesi intercorre tra l'agenzia di somministrazione ed il lavoratore. La procedura telematica deve essere quindi seguita dal lavoratore in somministrazione, in quanto tale rapporto non rientra tra le fattispecie escluse, di cui all'art. 26, comma 7, D.lgs. 151/2015 e riprese dalla circolare n. 12 del 4 marzo 2016.
6) Le aziende come possono visualizzare le comunicazioni relative alle dimissioni volontarie o alle risoluzioni consensuali dei propri dipendenti? Accedendo alla propria Area riservata del portale Cliclavoro, le aziende possono ricercare le comunicazioni nella sezione "Dimissioni volontarie".
7) Dovranno utilizzare la procedura anche i lavoratori che presentano le proprie dimissioni per il raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia o anticipata? Sì.
8) Qual è la data di decorrenza da indicare nella compilazione del modello telematico? La data di decorrenza delle dimissioni è quella a partire dalla quale, decorso il periodo di preavviso, il rapporto di lavoro cessa. Pertanto la data da indicare sarà quella del giorno successivo all'ultimo giorno di lavoro.
9) Il modulo telematico ha la funzione di convalidare delle dimissioni già presentate con altra forma o quella di comunicare la volontà di dimettersi? Il modello telematico non ha la funzione di convalidare dimissioni rese in altra forma bensì introduce la "forma tipica" delle stesse che per essere efficaci devono essere presentate secondo le modalità introdotte dall'articolo 26 del Decreto Legislativo n.151/2016.
10) Se il lavoratore rassegna le proprie dimissioni e, nonostante i solleciti, non compila la prevista procedura online, il datore di lavoro come si deve comportare? Le dimissioni vanno rassegnate esclusivamente con il modello introdotto dal DM 15 dicembre 2015. Diversamente il datore di lavoro dovrà rescindere il rapporto di lavoro.
11) Posso rivolgermi solo ad un soggetto abilitato presente nel mio luogo di residenza?No, l'assistenza di un soggetto abilitato potrà essere richiesta sull'intero territorio nazionale, indipendentemente dalla propria residenza o sede lavorativa.
12) Nell'ipotesi in cui lavoratore e datore di lavoro si accordino per modificare il periodo di preavviso, spostando quindi la data di decorrenza indicata nel modello telematico, come si può comunicare la nuova data se sono trascorsi i 7 giorni utili per revocare le dimissioni e variare la data di cessazione? Come indicato nella circolare n.12/2016, la procedura online non incide sulle disposizioni relative al preavviso lasciando quindi alle parti la libertà di raggiungere degli accordi modificativi che spostino la data di decorrenza delle dimissioni o della risoluzione consensuale. Sarà cura del datore di lavoro indicare l'effettiva data di cessazione nel momento di invio della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro, senza che il lavoratore revochi le dimissioni trasmesse.

Selezione di Archimede delle principali FAQ (domande ricorrenti) pubblicate sul sito del Ministero del Lavoro

 

 

Pubblicato in Lavoro Emilia
Mercoledì, 20 Luglio 2016 15:07

Welfare aziendale alla portata di tutti

Welfare Aziendale: tutte le imprese possono ottenere un ritorno in termini di produttività, di capacità di attrarre e mantenere talenti, di aumento della fidelizzazione del personale dipendente e di benefici fiscali.

Reggio Emilia, 20 luglio 2016

Il Welfare Aziendale consiste nell'introduzione di un sistema di prestazioni non monetarie al fine di incrementare, migliorare e sostenere la vita economica e sociale dei dipendenti e del loro nucleo familiare. Prestazioni che si estendono a diversi aspetti della vita aziendale e personale: da quelli più tradizionali, quali la salute e sicurezza dei dipendenti, per arrivare alla valorizzazione delle persone, la promozione e la ricerca di un equilibrio fra tempi di vita lavorativa e familiare.

L'osservatorio di Easy Welfare, realtà specializzata nella progettazione, gestione ed erogazione di servizi per sistemi di welfare, ha evidenziato che il mercato dei servizi ai dipendenti risulta diffuso in maniera trasversale su aziende piccole, medie e grandi. "Hanno implementato politiche di welfare il 30% delle aziende con meno di 200 dipendenti, il 25% delle aziende tra 1000 e 5000 dipendenti, il 14% di quelle con più di 10.000 dipendenti, il 12% tra 200 e 500, l'11% tra 500 e 1000 dipendenti e l'8% delle aziende tra 5000 e 10000 dipendenti" racconta Andrea Verani Masin, Sales Director di Easy Welfare durante l'incontro organizzato da Archimede sul tema lo scorso 29 giugno a Reggio. Questo vuol dire che il Welfare aziendale è alla portata di tutti. La dimensione aziendale non rappresenta un vincolo.

Tutte le imprese possono ottenere un ritorno in termini di produttività, di capacità di attrarre e mantenere talenti, di aumento della fidelizzazione del personale dipendente e di benefici fiscali. Lavorare sullo sviluppo di queste politiche significa soprattutto ragionare in un'ottica di lungo termine. La forza di un sistema di welfare si percepisce nel lungo periodo, grazie ad un aumento e miglioramento della brand reputation e dalla generazione di un clima e di benessere aziendale che stimola la produttività. Oggi è importante fare cultura nelle aziende, spiegare perché si può fare welfare e quanto sia semplice farlo. Il welfare aziendale, infatti, non va inteso come un semplice benefit da erogare, ma come una vera e propria leva motivazionale utile ad accrescere la competitività e di conseguenza ad incrementare i risultati economici e finanziari dell'azienda.

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Mutuo Mon Amour. Cereali e Dintorni. Lattiero caseario. Carni e salumi. Export Vino. Suinicoltura. Sicurezza alimentare. Salute e benessere. Prezzi agricoli. Promozioni.

SOMMARIO Anno 15 - n° 24 19 giugno 2016 (In allegato il formato PDF scaricabile)

1.1 editoriale Mutuo mon amour!
3.1 Cereali e dintorni. I dati USDA di giugno
4.1 Lattiero Caseario Latte e derivati in forte ripresa.
5.1 carni e salumi Salumi italiani: produzione (+0,9%) e fatturato (+0,7%) in lieve crescita, trainati dall'export
5.2 export vino L'Export italiano del vino cresce ancora in valore
6.1 suinicoltura Tavolo suinicoltura, Alleanza delle Cooperative: etichettatura d'origine e sostegno all'export per contrastare la crisi
6.2 salute e caffè Il caffè non provoca il tumore
6.3 salute e sicurezza alimentare USA, Kellogg's ritira 23 prodotti diversi
7.1 Cereali e dintorni. Non si attenua la tensione sui mercati delle commodities
8.1 prezzi agricoli Ismea, rallenta a maggio il calo dei prezzi agricoli
9.1promozioni "vino" e partners
10.1promozioni "birra" e partners

Cibus-24-19giu16-COP

Domenica, 19 Giugno 2016 12:19

Mutuo mon amour!

Tutti pazzi per il mutuo. Soprattutto dopo una vita di tribolazioni e sofferenze ecco che un mutuo ventennale che grava sulla coscienza al tramonto della vita è ciò al quale tutti ambiscono.

di Lamberto Colla Parma, 19 giugno 2016.
Non si può dire che i nostro politici manchino di fantasia e tantomeno di gusto sadico.

La soluzione proposta per aumentare la flessibilità in uscita dal lavoro è sicuramente originale, finanziariamente favorevole e economicamente sostenibile dallo Stato.

Se il ragioniere del governo, Ministro Pier Carlo Padoan, si sente di licenziare la proposta, allora nulla da eccepire sul piano tecnico.

Ma...

Ancora una volta si è affrontato un tema delicato e destinato a categorie deboli, seppure dall'apertura della crisi a oggi la categoria dei pensionati sembra essere diventate una categoria forte sulla quale fanno affidamento, in famiglia i figli disoccupati e lo Stato per fare cassa, con un approccio ragionieristico e non politico né sociale.

La legge Fornero non si tocca, si critica ma, a quanto pare, non si tocca.
Si toccano invece quei lavoratori, a fine carriera, che per proprie ragioni o a causa di crisi aziendale sono costretti a abbandonare anzitempo il lavoro.
Quella classi '51-'55, talmente abituate a soffrire con i mutui, quello della prima casa e poi quello che si sono trovati a dover onorare in subordine ai figli rimasti impanati a metà del guado per l'improvvisa e perdurante crisi, che sarebbero disponibili a anticipare l'età pensionabile di tre anni, accettando un assegno ridotto e per di più con un mutuo ventennale al ragionevole tasso del 15% garantito da un premio assicurativo.

La proposta governativa è di fatto una sorta di "mutuo subrime", o di credito al consumo, che oggi si vorrebbe applicare alle pensioni.
Una scommessa sul futuro; così come fu una scommessa persa l'emissione di quella massa di prodotti derivati, poi rivelatisi tossici, che hanno messo in crisi il sistema economico occidentale in men che non si dica e databile in quell'anno funesto che fu il 2008.

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E' quello che tutti desiderano!
Un provvedimento che, a dire del governo, servirà anche a creare posti di lavoro per i giovani.

Ma dove? Se una azienda è in crisi e i lavoratori più anziani e con maggiore esperienza, dovessero accettare il male minore e raccogliere il salvagente "buco" del governo, quali posti di lavoro verranno occupati dai giovani?
No, ancora una volta non ci siamo.

Una offerta improponibile e irricevibile che offende il cittadino e il lavoratore, che non apre sbocchi di lavoro ai giovani e tende a aumentare la fascia di soggetti prossimi alla soglia di povertà, se non subito entro pochi anni dal pensionamento anticipato.

Una risposta al problema certamente originale e fantasiosa ma molto pericolosa. Ipotecare il futuro stipulando un prestito in banca per andare in pensione prima non è una risposta intelligente al problema e metterebbe ancor più a rischio la sostenibilità sociale.

Personalmente dico: meglio la galera che un cappio al collo.

Il Manifesto (Quotidiano Comunista) l'ha definita una operazione che trasforma il Welfare in Bankfare.

Che sia una manovra "renziana" per creare un governo di larghe intese facendo avvicinare l'estrema destra con l'estrema sinistra del Parlamento?

C'è qualcosa di sgranato, direbbero i nostri vecchi traducendo in italiano una tipica frase parmigiana, "A ghé quel ed sgrané!"

 

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Pubblicato in Politica Emilia
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