Prende il via il 20 novembre un interessante rassegna organizzata dall'assessorato alle pari opportunità del comune di Parma, con l'aiuto di Mismaonda, intitolato: "A cura delle donne".
Parma 18 novembre 2020 - In occasione della giornata contro la violenza di genere, l'assessore Dott.ssa Nicoletta Paci e il suo staff hanno organizzato una tre giorni per celebrare una ricorrenza che fu istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 e che da allora non ha perso nulla in termini di attualità e di significato.
Ogni 25 novembre in tutto il mondo si ricordano le tante violenze subite dalle donne in ogni angolo del pianeta e tutti i governi si adoperano per sensibilizzare l'opinione pubblica circa tale tematiche.
In questa occasione riascoltiamo sempre storie di soprusi, sopraffazioni, discriminazioni in base al sesso e assistiamo a tanti eventi che si svolgono nelle maggiori città. Anche Parma, nonostante la pandemia, vuol far sentire la propria voce e invitare tutti a riflettere circa le tante violenze fisiche e psicologiche che vengono ancora perpetrate nei confronti del gentil sesso.
Così, grazie a facebook e al canale YouTube della città di Parma ci si potrà collegare e seguire preziosi ed illuminanti interventi a partire da quello di venerdì 20 con le parole di Michela Murgia e Chiara Valerio che alle 18.30 e alle 21 daranno luogo a una loro performance sulle donne "amanti". Sabato 21 sarà di scena, sempre live streaming alle 18.30 e alle 21, l'istrionica Lella Costa e le attiviste di Action Aid che parleranno delle donne "resilienti"; infine, domenica alle 11 e alle 18.30 ci sarà un intervento molto atteso di Cathi La Torre, e più interviste di Serena Dandini con storie di donne che stanno cambiando l'Italia nel presente perché "valorose".
L'assessore Paci ci ha tenuto a sottolineare non solo la valenza culturale della rassegna ma anche la pregnanza che ha in questo periodo così difficile dove molte donne sono costrette a sottostare, a subire e a convivere con i loro aguzzini o con i loro molestatori. Inoltre, la serie di incontri non vuole essere fine a se stessa ma vuol dare un segnale tangibile di quanto sia determinato l'impegno dall'assessorato parmigiano alle pari opportunità, perché gli sponsor Conad e Proges daranno 1 euro per ogni collegamento via streaming; la somma raccolta sarà donata al centro anti violenza di Parma per sostenere le nobili iniziative che promuove.
Ancora una volta Parma è impegnata in prima linea per debellare questa piaga che nell'ultimo anno ha registrato diversi casi anche in città e pertanto dire no alla violenza sulle donne vuol dire portare avanti una gran battaglia di civiltà.
(Raffaele Crispo & Elvis Ronzoni)
Continuano ad aumentare le adesioni per la prima “Maratona Social” organizzata dalle associazioni “Source Of Emotions” e “Associazione Vittime Riunite d’Italia” in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Donne vittime di violenza. In Emilia-Romagna oltre 800 le chiamate al numero verde 1522 durante i mesi del lockdown. L'assessore Lori: "Richieste più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo del 2019. Subito destinato oltre 1 milione di euro a sostegno dell'attività dei Centri antiviolenza e quasi 2 milioni con un bando per favorire percorsi verso l'autonomia delle vittime"
Jasmine (nome di fantasia) è una donna tunisina di 32 anni che qualche anno fa arriva in Italia fa per ricongiungersi al marito. Ha un bambino di due anni ed è incinta del secondo.
Il marito, però, non la vuole con sé e inizia a picchiarla. Intervengono i servizi sociali, Jasmine e il suo bambino vengono collocati in una struttura protetta, dove lei partorisce il secondo figlio (è una bambina).
Arriva un momento nella vita in cui bisogna rinunciare a qualcosa, un momento in cui si deve cambiare senza se e senza ma. In questa emergenza Coronavirus ci viene chiesto di rispettare le regole imposte dal governo, regole semplicissime, che forse per molti sono un grande sacrificio, ma per tutti quanti noi sono l'unica via di salvezza dal contagio.
Uscire solo per lavoro, per fare la spesa o per motivi sanitari, indossare guanti e mascherina, mantenere un metro di distanza dalla persone, evitare abbracci e strette di mano. A conti fatti se pensiamo al beneficio che può portare il rispetto delle regole, non è poi un grande sforzo cambiare le nostre abitudini di vita, se questo alla fine può permetterci di vivere. Non sempre però restare a casa è un sacrificio ricompensato per alcune persone. In particolar modo per quanto riguarda le donne. In questo periodo di isolamento sono aumentati i casi di violenza domestica.
Madri, mogli, fidanzate, non solo preoccupate per la situazione attuale, costrette a non uscire per le restrizioni imposte dal governo, ma anche percosse e maltrattate dai loro compagni e mariti tra le mura di casa.
La cosa più preoccupante di tutto questo, è il notevole calo delle telefonate al centralino antiviolenza. Molte donne temono ritorsioni dai loro compagni, altre sono convinte che si tratti solo di un errore dovuto a questo stressante periodo di emergenza e che finito tutto questo non si ripeterà mai più. Donne, non dovete avere paura.
La prima volta può essere l'inizio di una lunga serie di episodi di violenza. Uno schiaffo, uno spintone, un insulto vanno fermati immediatamente. Fatevi coraggio e denunciate senza paura.
AVRI (Associazione Vittime Riunite d'Italia)
L’episodio è accaduto lo scorso 22 gennaio a Bibbiano, ma ora, dopo una serie di indagini, l’uomo è stato oggetto di una misura restrittiva con l’accusa di tentato omicidio. Alla base del gesto la fine del matrimonio e il sospetto che la donna lo tradisse.
BIBBIANO (RE) – Ha tentato si uccidere la moglie nel sonno, prima sferrandole un pugno, poi premendole con forza un cuscino sul viso per soffocarla. Ma le urla di aiuto della donna sono state sentite dal figlio minorenne della coppia, che prontamente ha chiamato i Carabinieri, salvando, di fatto, la vita alla madre, una quarantenne residente a Bibbiano.
I fatti risalgono allo scorso 22 gennaio e, inizialmente, l’uomo era stato denunciato. Ora, però, dopo una serie di indagini, la Procura di Reggio Emilia ha ottenuto dal gip un provvedimento di custodia cautelare e l’uomo è stato tratto in arresto con l’accusa di tentato omicidio. Gli approfondimenti hanno fatto emergere, infatti, una personalità violenta e incapace di gestire la fine del proprio
La Polizia di Stato, con le competenze specifiche del Questore, applica per la prima volta a Parma la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale nell’ambito dei reati che rientrano nella cosiddetta violenza di genere.
Alla fine del mese di dicembre il Tribunale di Bologna – Sez. Misure di prevenzione - ha applicato la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale così detta “qualificata” a carico di M.D., italiano classe 1974, originario della provincia di Napoli e residente in provincia di Parma, già sottoposto all’obbligo di dimora nella provincia di Napoli – e alla misura del divieto di avvicinamento alla persona offesa – dall’ottobre u.s.
La proposta di tale misura, che è uno strumento disposto dall’Autorità Giudiziaria nei confronti di soggetti che denotino una pericolosità sociale concreta ed attuale, è stata presentata dal Questore di Parma, per il tramite della Divisione Anticrimine , che ha ricostruito la vicenda processuale dell’uomo, indicando analiticamente tutte le denunce presentate nei suoi confronti dalla sua ex compagna, da gennaio 2019 fino all’ultimo episodio di giugno 2019 nonché gli accertamenti e i riscontri effettuati dalla Polizia fino all’ordine di custodia cautelare emesso nel giugno 2019 dal GIP del Tribunale di Parma per il reato di Stalking, provvedimento preceduto dall’Ammonimento del Questore emesso nel maggio 2019; nel luglio 2019 la custodia cautelare in carcere era stata sostituita con la misura degli arresti domiciliari presso l’abitazione della madre, in provincia di Napoli.
L’ordinanza del GIP riguarda condotte persecutorie commesse da M.G. , consistenti in pedinamenti ripetuti, intrusioni anche nell’abitazione dell’ex marito della compagna - ritenuto responsabile dell’allontanamento della donna da lui – l’ invio di ripetuti messaggi sul cellulare, telefonate sul posto di lavoro nonché minacce inerenti la pubblicazione di fotografie che ritraevano la donna in atteggiamenti intimi, oltre a minacce rivolte anche all’ex marito e al figlio minore della compagna, mimando addirittura il gesto della pistola e del taglio della gola. Infine, un gesto ecclatante, che ha evidenziato la particolare pericolosità sociale del soggetto, nel giugno scorso, un tentativo di speronare l’auto condotta dalla ex compagna, ove la stessa stava viaggiando insieme al figlio e all’ex marito, con lo scopo di farli uscire di strada, minacciandoli di morte e proferendo chiaramente le parole “stavolta vi uccido”.
Alcuni di questi gravi comportamenti sono stati posti in essere da M.G. nonostante la notifica dell’Ammonimento del Questore.
Si tenga anche presente che l’uomo era recidivo, poiché era stato allontanato dall’abitazione familiare a seguito di un provvedimento giudiziario emesso nell’ambito di un procedimento per maltrattamenti in famiglia a danno della ex moglie; proprio a seguito di tale allontanamento era iniziata la convivenza con la nuova compagna, convivenza cessata poi, tra alcuni ripensamenti, 4 anni dopo, nel 2018, quando la donna aveva deciso di trasferirsi presso l’abitazione dei genitori. Si erano poi verificati alcuni episodi molto gravi, quali, nell’aprile 2019, l’incendio dell’abitazione della ex compagna quando la stessa, il figlio e i genitori si trovavano all’estero, nonché, nel maggio 2019, l’incendio dell’autovettura di proprietà della ex moglie di M.G., episodi per i quali non si è riusciti a trovare riscontri probatori a carico di M.G., ma che hanno creato nella ex compagna e nel suo ex marito la percezione di un concreto e persistente pericolo per la loro incolumità e per quella del figlio minore, oltre a costringere tutti i destinatari delle condotte persecutorie dell’uomo a cambiare radicalmente le proprie abitudini di vita.
Quanto raccontato dalla parte offesa trova riscontro nelle dichiarazioni rese da altri soggetti, dalle verifiche effettuate dalla Polizia Giudiziaria e dai riscontri del sistema di videosorveglianza, verificati anche dalla Polizia locale.
Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP nel giugno 2019 si dà atto che l’uomo è un soggetto ossessivo, pericoloso e incapace di arginarsi , con tendenza alla prevaricazione domestica, né nei suoi confronti ha sortito efficacia dissuasiva l’ammonimento del Questore, né l’intervenuta condanna per maltrattamenti a danno della ex moglie.
Questa Divisione Anticrimine ha recentemente proposto poi un’altra Sorveglianza Speciale a carico di un soggetto, P.G., italiano, classe 1968, anch’esso residente in provincia di Parma e anch’egli già sottoposto dal GIP alla misura cautelare degli arresti domiciliari per i comportamenti persecutori protratti nel tempo, dalla fine del 2012,quando la compagna aveva deciso di interrompere la relazione sentimentale fino a quando la stessa, a marzo 2018 si recava al Pronto Soccorso dopo che l’uomo aveva usato violenza nei suoi confronti. In questo lungo lasso di tempo si sono protratti comportamenti persecutori, pedinamenti sotto casa e sul posto di lavoro, continue molestie telefoniche e anche in questo caso un tentativo di “speronamento”, quando la donna si trovava alla guida della sua autovettura e, dopo ripetuti sorpassi, l’uomo le aveva tagliato la strada, costringendola a fermarsi.
Questo episodio aveva spaventato notevolmente la donna, tanto che, alcuni giorni dopo, la stessa decideva finalmente di sporgere denuncia nei suoi confronti. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bologna anche in questo caso, all’inizio di settembre 2019, ha applicato nei confronti dell’uomo la misura di prevenzione proposta dal Questore di Parma, per la durata di due anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, evidenziando come l’uomo non era evidentemente in grado di porre un autocontrollo verso il suo comportamento violento ed ossessivo, atteso che, dopo essere stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla parte offesa, era stato sorpreso dalle forze dell’ordine proprio mentre era appostato proprio sotto l’abitazione della ex compagna.
L’Uomo aveva poi dichiarato in udienza camerale di avere compreso il disvalore della propria condotta, tanto da volere intraprendere presso l’AUSL di Parma un percorso di sostegno psicologico di gestione dell’aggressività in campo relazionale, ma il Collegio, valutata la pericolosità sociale manifestata e l’attualità della stessa, ha ritenuto che tale decisione non valesse ad escludere la “portata criminale” evidenziata, posto che il programma di riabilitazione può realisticamente sortire effetti positivi solo nel tempo.
L’applicazione della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale cosiddetta “qualificata” risponde in entrambi i casi sopra descritti all’esigenza di individuare una nuova forma di prevenzione contro le condotte di atti persecutori, tanto che il legislatore nella riforma introdotta con la L.n.161 del 2017 ha emendato l’art.4 del D.Lgs n.159/2011, riferito ai soggetti destinatari di misure di prevenzione personali, prevedendo l’applicabilità della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza non solo nei confronti di coloro indiziati di appartenere ad associazioni di stampo mafioso, ma anche agli indiziati del delitto di cui all’art.612 bis C.P. – Atti persecutori – i quali diventano altresì possibili destinatari, per effetto del combinato disposto degli artt.4 e 16 del medesimo D.Lgs, delle misure di prevenzione patrimoniali.
L’applicazione della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale può essere inoltre accompagna da specifiche prescrizioni : tra queste si evidenzia anche l’applicazione di un “percorso trattamentale” nei confronti del proposto, pur con il necessario consenso dello stesso, che volontariamente decide di intraprendere un “… percorso di osservazione e di confronto con esperti…con evidente finalità di eliminazione del fattore criminogeno”. Oppure, su proposta del Questore, nei confronti dello stalker, vi può essere la prescrizione del divieto di frequentare i luoghi normalmente frequentati dalla persona offesa, l’obbligo di mantenere una determinata distanza dalla stessa, il divieto di comunicare con la stessa, con ogni mezzo, nonché il temporaneo ritiro del passaporto e la sospensione della validità d’espatrio per ogni altro documento equipollente.
Per valutare il peso specifico di questa misura di prevenzione vale inoltre la pena sottolineare che l’inosservanza delle prescrizioni imposte con il decreto applicativo della Sorveglianza Speciale è sanzionata, ai sensi dell’art.75 del D.Lgs n.159/2011, con l’arresto da tre mesi a un anno.
Va inoltre evidenziato come in entrambi i casi citati il Collegio giudicante ha valutato che non osta all’applicazione della misura di prevenzione richiesta la sussistenza a carico del preposto della misura cautelare degli arresti domiciliari. E’ infatti utile precisare, in merito ai “rapporti” tra procedimento penale e misura di prevenzione, che tali strumenti sono reciprocamente autonomi, collegabili al fatto che nel procedimento di prevenzione si giudicano condotte complessive, ma significative della pericolosità sociale, mentre nel procedimento penale si giudicano singoli fatti da rapportare a tipici modelli di antigiuridicità; non sussiste quindi alcuna pregiudizialità tra il procedimento penale e quello di prevenzione ed è possibile utilizzare nella misura di prevenzione, ai fini del giudizio di pericolosità del destinatario la misura, elementi di prova scaturenti dal procedimento penale ancora pendente.
In sintesi le misure di prevenzione personali, quali l’Ammonimento e la Sorveglianza Speciale, introdotta con l’art.4 e ss delle leggi Antimafia – che sono provvedimenti\ la cui proposta è di esclusiva competenza del Questore - costituiscono un ottimo strumento di controllo anche per gli autori di delitti in danno di donne o delle cosiddette “fasce deboli”, potendosi inserire anche prescrizioni mirate a programmi di trattamento finalizzati all’acquisizione della piena consapevolezza del crimine commesso.
Convegno a Colorno, a tutela delle vittime di violenza e delle loro famiglie, spesso abbandonate.
Venerdì 13 dicembre, presso la Venaria di Colorno, si è svolto l'evento a tutela delle vittime di violenza e delle loro famiglie, dal titolo "Dai diritti dei carnefici al silenzio per le vittime".
Titolo quantomai emblematico su cui si è articolata l'intera conferenza, con lo scopo di trovare reali soluzioni atte a garantire certezza della pena e l'istituzione di un fondo governativo atto ad aiutare le famiglie delle vittime a sostenere le spese legali, ad oggi spesso costrette a sostenerle di propria tasca.
L'evento organizzato dall'Associazione Vittime Riunite d'Italia (Avri) e patrocinato dal comune di Colorno, grazie alla proposta e alla partecipazione del gruppo Amo - Colorno), ha visto tra i relatori illustri personalità tra cui l'avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro, 18enne con problemi psicologici, brutalmente stuprata, torturata e uccisa, sezionata e nascosta in una valigia abbandonata in strada, con ogni probabilità dalla mafia nigeriana. Verni ha voluto ricordare come la sofferenza e la morte di Pamela sia stata "screditata" da alcuna stampa che ha sostenuto il suo essere "tossicodipendente o addirittura prostituta". Ha voluto ricordare che l'efferatezza di tale assassinio non può e non deve trovare giustificazioni di nessun tipo.
Durante l'evento a seguito dell'introduzione di Domenico Muollo, referente Avri Emilia che ha ribadito la necessità di trattare questi argomenti al fine di tenere alta l'attenzione, hanno interloquito con il pubblico in sala, dopo i saluti dell'assessore dell'amministrazione comunale di Colorno, Ivano Zambelli, il presidente di Amo Colorno, Nicola Scillitani e la coordinatrice al sociale di Amo Colorno, Luisa Fiamma. Scillitani ha voluto ricordare alla presenza della sorella Rosangela e della loro mamma le cui lacrime hanno commosso il pubblico e i relatori, il terribile episodio di cronaca avvenuto a San Polo di Torrile, quando Filomena Cataldi venne brutalmente picchiata e uccisa da un vicino di casa, ad oggi assolto per totale incapacità d'intendere volere e detenuto in una Rems (residenza per le esecuzioni di sicurezza), chiedendo ai relatori di dare risposte a tutte queste famiglie massacrate dal dolore. Famiglie come quella Cataldi, che da sole stanno sostenendo tutte le spese legali e medico - psicologiche. Una beffa che si aggiunge all'incolmabile dolore per la perdita di una persona cara e amata alla follia.
Luisa Fiamma ha parlato di bullismo, altro grosso problema dell'attuale società sostenendo l'importanza della formazione nelle scuole come possibile soluzione per arginare il fenomeno. Il presidente dell'Avri, Angelo Bertoglio ha espresso la necessità di istituire un "garante delle vittime" ricordando la necessità di lavorare per rivedere il sistema delle strutture alternative al carcere, come le Rems, che non dovrebbero ospitare soggetti ad alta pericolosità sociale e assassini.
La d.ssa Lucia Mosca, direttore del giornale LaNotizia.net ha moderato l'evento, ricordando come ormai troppo frequenti siano le ingiustizie della legge Italiana. La Criminologa Manuela Marchetti, l'avvocato cassazionista Mario Pavone, e la psicologa e opinionista tv Francesca Cenci, hanno elargito al pubblico importanti spunti delle loro attività, sia a livello giuridico che psicologico, ricordando l'importanza di portare alla società il messaggio della sacralità del "corpo della donna" che non deve essere visto come oggetto, ma come fonte di vita.
Infine sono state ricordate le tante vittime delle forze dell'ordine che hanno perso la vita cercando di proteggerci, ricordando anche l'ingiusta revoca della scorta al capitan Ultimo. Ultimo che ha combattuto per una vita intera le mafie e che quotidianamente è costantemente a rischio della vita.
Uno Stato dovrebbe difendere i propri servitori e i propri cittadini, non abbandonarli come purtroppo sempre più spesso avviene.
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