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Due truffatori dicevano di duplicare banconote grazie a un portentoso liquido. Ecco come avveniva la truffa.

di A.K.

Reggio Emilia, 3 Maggio 2017

Convincenti dovevano esserlo per forza, se riuscivano a farsi affidare i risparmi per clonarli.
Questo era quanto promettevamo ai negozianti che, puntualmente ci cascavano, nella convinzione di vedersi moltiplicati i risparmi. Veniva loro spiegato, mostrando tanto di strumenti miracolosi come provette, che, immergendo le banconote vere, sovrapposte a un foglio bianco delle stesse dimensioni, in un liquido, 'magicamente' sarebbero state riprodotte.
A scoprire la truffa sono stati i carabinieri di Novellara, nel Reggiano, che hanno indagato su dieci commercianti contattati dai due imbroglioni.
Un paio di negozianti sono effettivamente caduti nella loro rete, consegnando per la 'duplicazione' uno 23.000 euro, l'altro 19.000, per poi rimanere con in mano fogli di carta straccia, abilmente sostituiti per tempo con le banconote vere.
I militari dell'Arma sono risaliti velocemente ai responsabili del raggiro. Si tratta di due camerunensi di 47 e 43 anni, abitanti a Bologna, che sono stati denunciati per concorso in truffa.
I carabinieri li hanno ritrovati in paese a un paio di mesi dai primi colpi, probabilmente alla ricerca di altri 'clienti'. Avevano tra l'altro con loro provette 'magiche' identiche a quelle sequestrate due mesi fa per mettere a segno le truffe e sono stati poi riconosciuti dalle vittime.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia

L'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni mette in guardia e segnala i siti online che propongono polizze r.c.auto temporanee false. Di seguito alcuni segnali d'allarme per riconoscere i siti irregolari. 

13 marzo 2017

Sono in aumento i casi di polizze r.c.auto temporanee false, proposte on line da siti irregolari. L'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) mette in guardia i consumatori su questo tipo di truffa e sui rischi che si corrono. Questi siti irregolari offrono delle polizze di breve durata, da pochi giorni a pochi mesi, presentandole come proposte vantaggiose per chi usa l'automobile solo per brevi periodi di tempo o per chi deve ritirare il veicolo e farlo immatricolare. Spesso vengono utilizzati nomi di imprese di assicurazione inesistenti o vengono sfruttati impropriamente nomi di imprese regolari o di intermediari regolarmente iscritti. Attratti dalle prospettive di risparmio, facilmente si cade nella rete-truffa ma il rischio è di guidare senza copertura, di vedersi sequestrare il veicolo o ritirare la patente o di essere esposti a richieste in caso di sinistro.

Tra i più recenti casi scoperti e segnalati dall'Ivass, i seguenti siti:

· assitempo.it

· contibroker.it

· assicurazionibrevi.it

· studiobovio.com

· assipuntodrive.com

· galloassicurazioni.com

Possibili segnali di allarme 

1) assenza sul sito web dei dati identificativi dell'intermediario assicurativo, e cioè del soggetto autorizzato dalla legge a distribuire polizze di assicurazione. Sul sito devono essere presenti l'indirizzo della sede, recapiti telefonici e postali, compresa la PEC, il numero e la data di iscrizione al RUI (il Registro tenuto dall'IVASS degli intermediari assicurativi e riassicurativi con sede o residenza in Italia), l'indicazione che l'intermediario è soggetto al controllo dell'IVASS. Per gli intermediari UE iscritti nell'Elenco annesso deve essere indicata anche l'eventuale sede secondaria e il possesso dell'abilitazione all'esercizio dell'attività in Italia, con indicazione dell'Autorità di vigilanza dello Stato membro d'origine. Poiché i dati possono essere presenti, ma falsi, è bene controllare la corrispondenza dei dati sul RUI o sull'Elenco annesso.

2) Presenza del sito nell'Elenco dei siti web irregolari pubblicato dall'IVASS;

3) Assenza sul sito del nome dell'impresa assicurativa che emette la polizza;

4) Nome di un'impresa di assicurazione che non compare nell'Elenco delle imprese italiane né nell'Elenco delle imprese estere ammesse ad operare nella r.c.auto. 

In caso di dubbi meglio contattare l'impresa assicurativa (non utilizzando i recapiti presenti sul sito, ma cercandoli altrove) per avere conferma della regolarità dell'operazione proposta e qualsiasi necessità di assistenza rivolgersi al Contact Center IVASS, numero verde 800-486661 dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 14.30.

Pubblicato in Cronaca Emilia
Venerdì, 10 Marzo 2017 14:58

La truffa si aggira nel web

È l'ultima trovata per "spillare" agli utenti il credito telefonico, con addebiti in bolletta che, in alcuni casi, sono arrivati a diverse centinaia di euro. Sono i cosiddetti "servizi in abbonamento", che si attivano senza che l'utente li abbia richiesti. Nella maggior parte dei casi, infatti, è bastato "navigare" su normalissimi siti per ritrovarsi abbonati. Ospitiamo la testimonianza della scrittrice Eliselle.

Di Manuela Fiorini & Eliselle

La maggior parte degli utenti se ne accorge perché riceve un sms che lo avvisa che il suo abbonamento è stato attivato al costo di 5 euro a settimana. Il tempo (perso) di telefonare al gestore, capire come disattivare il servizio e...voilà! I 5 euro hanno preso il volo. I meno fortunati, invece, non ricevono nemmeno l'sms di avviso e si ritrovano ogni settimana con 5 euro (a volte anche 7) di meno sul cellulare. I più sfortunati ancora, che ricevono periodicamente la bolletta telefonica, invece, possono scoprirsi "alleggeriti" anche di diverse centinaia di euro.
Quella dei servizi in abbonamento indesiderati è la nuova frontiera della truffa, legalizzata (finora), dal momento che non esiste ancora una legislazione a riguardo, che coinvolge gli abbonati delle principali compagnie telefoniche (TIM, Vodafone, Wind e Tre). Sono proprio queste che, a fronte di un guadagno, stipulano accordi commerciali con società terze che offrono servizi a pagamento che spaziano dai giochi alle suonerie, dalle previsioni meteo a video e foto erotiche. Fin qui non ci sarebbe nulla di male. Basterebbe scrivere ben chiaro che l'utente sta acquistando un servizio a pagamento, chiedere conferma, magari facendogli inserire il proprio numero, per verificare che non abbia cliccato accidentalmente il link e non desideri effettivamente quel servizio...invece no. E qui scatta il comportamento fraudolento. Perché molti "nuovi abbonati" (loro malgrado) stavano semplicemente navigando su internet con il proprio cellulare. C'è chi è finito per caso su un banner, chi non ha cliccato proprio nulla, e chi si è visto reindirizzare su una schermata dalla quale è subito uscito...Tutti, però hanno avuto la medesima sorte, quella di ritrovarsi abbonato a un servizio non richiesto. La pratica, che nel linguaggio informatico si chiama malvertising, consente addirittura di simulare il click dell'utente per "giustificare" la richiesta di abbonamento al servizio. E tutto senza che le compagnie telefoniche muovano un dito per tutelare i loro clienti.

Tra gli abbonati "a loro insaputa", c'è anche la scrittrice Eliselle, che ci ha mandato la sua testimonianza, che riportiamo di seguito.
Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. In Italia, invece, ogni mattina, quando un consumatore si sveglia, la prima cosa a cui deve pensare è a come sfuggire alla nuova truffa che è stata inventata e messa in atto alle sue spalle senza che lui ne avesse minimamente sentore.
Nello specifico, questa mattina, mi alzo al solito orario, e come mio solito do un'occhiata al cellulare, trovando ad attendermi un bel messaggio nella cartella dei messaggi ricevuti che recita così: Da MobilePay, GOcontent: abbonamento attivato. Costo 5 euro a settimana.

servizio non richiesto-TIM 2

Ora di ricezione, le 2.11 del mattino.
La consapevolezza di trovarmi davanti a un servizio attivato di mia volontà o anche solo per errore non mi è nemmeno passata per l'anticamera del cervello: a quell'ora non stavo navigando, non stavo maneggiando il cellulare né ricevendo o facendo chiamate, ma me la stavo dormendo della grossa dopo una serata passata piacevolmente fuori con delle amiche a festeggiare i nostri compleanni. E come capita sempre ormai in automatico in queste situazioni, tipo quando ricevo chiamate da numeri che non risultano sul mio radar e si scoprono essere call center fraudolenti, vado su Google e scrivo l'unica parola che mi sembrava sensato dover cercare per scoprire quale grana mi era arrivata da risolvere questa volta: GOcontent. Come immaginavo, si apre un mondo di risultati che recitano più o meno tutti così:

GoContent è un servizio offerto da BBENGO s.r.l con sede legale in Via Isole Samoa 15, Roma ed è disponibile per compagnie di telefonia mobile, TIM, Vodafone, Wind e H3G riservato ad un pubblico maggiorenne. Il servizio è un m-site per video che offre la possibilità di scaricare contenuti multimediali ottimizzati per dispositivi mobili, a scopo di intrattenimento.

Il problema è che, come andremo a leggere in alcune delle esperienze dirette raccolte nei commenti nessuno (o quasi) chiede spontaneamente l'attivazione dei servizi sopracitati e, soprattutto, al momento dell'attivazione il tutto non viene minimamente notificato da parte dei servizi (ad esempio tramite un SMS di avvenuta sottoscrizione).

"Oggi 02/02/2017 ho ricevuto sul cellulare il messaggio "GOcontent abbonamento attivato.Costo 5E a settimana" mai richiesto. Chiedo come è possibile disattivare tale abbonamento ed avere relativo rimborso e come fare se ricapita", chiede un utente.

"30.01.2017. GOcontent (Chiamata fraudolenta) daniela - sono dei ladri truffatori. Mi sono trovata un msg in cui venivo informata di avere attivato un servizio -cosa non vera- a 5 euro a settimana. Ho provato a chiamare il nr 02 899 83 618 per ben 2 volte e dopo essere stata al telefono per oltre 5 minuti ho inviato una mail a selfcare.mobilepay.it Attendo notizie non ancora pervenute". Testimonia un'altra.

"Il numero di telefono 02 899 83 618 ha una valutazione negativa. Abbiamo 16 valutazioni e recensioni per questo numero. 14 degli utenti lo hanno marcato con negativa valutazione, un utente con neutra valutazione e un utente con positiva valutazione. Questo numero di telefono è segnato come 8x Call center, 3x Chiamata fraudolenta, 2x Chiamata non richiesta, 1x Servizi finanziari, 1x Servizio, 1x Operatore di telemarketing", si legge su Tellows, uno dei principali siti di recensione e denuncia dei numeri truffa o indesiderati.

Nella ricerca, finisco su diversi siti web di tutela di consumatori che spiegano esattamente come devo fare per procedere a chiedere cancellazione e rimborso, così, alle 8 del mattino, quando dovrei riprendermi con calma dal sonno, fare colazione e cominciare bene la mia giornata, mi ritrovo a chiamare il numero indicato sull'sms di attivazione (che io, come tutti gli altri prima di me, non avevo mai richiesto). Mi risponde la vocetta preregistrata che mi dice che gli operatori non arrivano prima delle 9 del mattino, e che mi invita a richiamare "nell'orario di lavoro".
Faccio colazione, mi preparo, vado al lavoro.

Alle 9 in punto rifaccio la chiamata, mi mettono in attesa, e dopo un po' mi risponde una fanciulla a cui impongo di rimuovere immediatamente il servizio dal mio abbonamento telefonico, e a cui chiedo le modalità di rimborso per un servizio mai richiesto. Risposta: "Non esistono modalità di rimborso." Col cavolo che vi lascio i miei soldi, penso io. Butto giù il telefono, torno a cercare in rete. Il metodo più veloce consigliato pare venire da un sito di tutela che si occuperebbe tramite un form di aprire una pratica di rimborso, ma dato che chiede troppi dati sensibili non me la sento e cerco un metodo alternativo: chiamare il mio operatore telefonico (in questo caso TIM), parlare con un operatore e richiedere in direttissima il rimborso dei 5 euro. Ma è evidente che parlare con il call center della TIM è diventato impossibile, ci sono addirittura siti che ti consigliano numeri e formule magiche per guidarti nei meandri delle risposte preregistrate e preconfezionate e tentare di arrivare a un umano (o quantomeno un umanoide) che ti risponda con una voce reale, a cui puoi spiegare che cosa è successo, a cui chiedere come risolvere il problema senza chiamare lo spirito di Salvatore Aranzulla a proteggerti. Niente. Anche così, risulta tutto inutile.

Così leggi che sulla pagina facebook ufficiale della TIM ci sono operatori che ti rispondono ai messaggi privati e ti risolvono il problema: basta mettere nome, cognome, codice fiscale, numero e reclamo e nel giro di un'oretta o poco più qualcuno in teoria dovrebbe dirti cosa è accaduto e appianare la questione. Tentar non nuoce, dicono. Così, tento. In effetti, scrivo un messaggio alle 9.55 allegando anche la schermata del cellulare che attesta l'arrivo dell'sms, chiedendo rimborso e blocco di questi servizi sul mio numero di cellulare, e ricevo una gentile risposta alle 12.27 che conferma le mie richieste.

Ora. Il problema è che ho perso una mattinata per cancellare un servizio che non avevo richiesto e recuperare soldi che non ho mai avuto intenzione di spendere, sottratti in modo subdolo, con un metodo che sul web viene definito senza mezzi termini truffa da chiunque ne parla. Chi mi rimborsa le 4 ore di tempo e le telefonate che ho fatto? Perché a questo punto diventa una questione di principio. E non c'è modo di tutelarsi davvero da queste società, che col beneplacito delle aziende telefoniche attivano abbonamenti a destra e a manca senza chiedere il permesso: sono stata fortunata perché me ne sono accorta subito, ma facendo ricerche in rete ho trovato testimonianze di gente a cui sono state scucite migliaia di euro perché non si sono resi conto per mesi dell'addebito in bolletta, con conseguente accumulo della spesa mai richiesta.

Insomma, mentre in Africa la gazzella è ben consapevole che tutte le mattine dovrà correre più veloce del leone o verrà uccisa, in Italia i consumatori non possono mai sapere che cosa li aspetta, perché i truffatori sono sempre un passo avanti a loro".

Per cercare di "salvare il salvabile" il consiglio è quello di non chiamare i numeri di telefono contenuti nel messaggio di conferma di attivazione dell'abbonamento, poiché potrebbero essere anch'essi a sovraprezzo. Si deve invece contattare immediatamente il proprio gestore telefonico (119 per TIM, 190 per Vodafone, 155 per Wind, 133 per Tre) e richiedere: la disattivazione del servizio indesiderato, il rimborso dell'importo, il blocco permanente di tutti di servizi digitali a pagamento.

Molte compagnie sono restie a concedere il rimborso, soprattutto se è passato parecchio tempo dall'avvenuto pagamento (eh, sì, il povero utente si è accorto tardi della truffa ai suoi danni). È bene non mollare la presa e insistere. Nel caso il rimborso non venga concesso ci si può rivolgere al CO.RE.COM della propria regione, o altra associazione di consumatori, per avviare un tentativo di riconciliazione ai sensi del regolamento 173/07/CONS, relativo alla risoluzione delle controversie tra utenti e operatori di comunicazione telefoniche.

Pubblicato in Cronaca Emilia

L'uomo si aggirava asserendo di raccogliere fondi per una associazione Onlus cattolica avente lo scopo di sostenere persone disagiate e bambini abbandonati: denunciato dalla Guardia di Finanza di Parma.

Parma, 27 febbraio 2017 

La Guardia di Finanza di Parma ha denunciato alla locale Procura della Repubblica un 60enne disoccupato di origini campane per il reato di truffa.
I militari sono intervenuti nella zona antistante l'ingresso dell'Ospedale Maggiore di Parma, su segnalazione giunta al numero di pubblica utilità "117", da un addetto alla sicurezza della struttura che ha segnalato la presenza di un individuo sospetto che si stava aggirando in zona, asserendo di raccogliere fondi per una associazione ONLUS cattolica avente lo scopo di sostenere persone disagiate e bambini abbandonati.
A quel punto i finanzieri intervenuti sul posto hanno identificato il soggetto e, a seguito degli accertamenti effettuati, hanno constatato che l'uomo non lavorava in realtà per nessuna Onlus.
Infatti dalla perquisizione personale sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro un blocchetto di ricevute, alcune decine di euro derivanti dalla raccolta fondi, un tesserino con data di validità scaduta e alcuni volantini di una associazione ONLUS cattolica operante a Milano, che l'uomo utilizzava per trarre in inganno gli ignari cittadini per percepire somme di denaro in donazione.
Il soggetto è risultato avere a carico numerosi precedenti penali specifici proprio per truffa e, da un confronto avuto con il presidente della Onlus, si è appreso che il soggetto da tempo non era autorizzato a raccogliere fondi in nome e per conto dell'Associazione.
Il fenomeno delle false raccolte di fondi per scopi benefici si ripete spesso in provincia ed i luoghi preferiti sono i parcheggi dei centri commerciali e case di cura.
Il cittadino, in caso di dubbio, potrà, come in questo caso, chiamare la Guardia di Finanza per la segnalazione al fine di individuare soggetti poco raccomandabili che approfittano della buona fede e della generosità dei cittadini.

Pubblicato in Cronaca Parma

M.T. 49enne residente a Reggio Emilia si spacciava titolare di un'agenzia per il disbrigo pratiche per stranieri. Indagato dalla Polizia di Stato per 58 truffe in danno di cittadini guineani che tentavano di ottenere il nulla osta per lavoro subordinato stagionale.

20 febbraio 2017

Sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Modena le indagini condotte dalla Squadra Mobile su un giro di truffe in danno di cittadini stranieri che richiedevano il nulla osta all'ingresso sul territorio nazionale per lavori stagionali.
Le indagine scaturite da una denuncia, presentata a gennaio scorso, da parte di un cittadino straniero, in regola sul territorio nazionale, che ha segnalato le truffe consumate da un italiano M.T. di 49 anni, residente a Reggio Emilia, che spacciandosi titolare di un'agenzia per il disbrigo pratiche per stranieri prometteva il rilascio di visti per lavoratori stagionali in agricoltura.
Sono al momento 58 i cittadini guineani truffati dall'uomo. La truffa consisteva nella falsa emissione di nulla osta all'ingresso sul Territorio Nazionale che l'uomo spediva agli interessati contro pagamento di denaro. Il pagamento delle somme avveniva rateizzato, 250,00 euro al momento del deposito della falsa pratica, 500,00 euro al rilascio del nulla osta telematico e 500,00 euro all'arrivo in Italia.
Sono stati gli accertamenti incrociati effettuati dall'ambasciata italiana a far emergere alle vittime, inconsapevoli dell'avvenuta truffa, l'inesistenza di un nulla osta necessario per l'ottenimento del visto per lavoro stagionale.
Questa mattina in sede di perquisizione domiciliare, avvenuta a Bagno (RE), è stato rinvenuto tutto il materiale utilizzato dall'uomo: timbri, moduli in bianco della Prefettura di Verona; nulla osta telematici.
Nel corso della perquisizione sono emersi anche altri documenti riguardanti cittadini stranieri di altre nazionalità che, probabilmente, sono incorsi nella medesima truffa.
M.T. risulta avere precedenti in materia di truffe.

La Questura comunica a tutti che nelle attività di nulla osta per l'ingresso sul territorio nazionale i relativi visti passano attraverso lo Sportello Unico per l'Immigrazione istituito presso tutte le Prefetture e che non vi sono soggetti o agenzie abilitati al rilascio di visti e che, pertanto, chiunque propone facilità nel rilascio delle documentazioni potrebbe essere un truffatore come nel caso di M.T.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia

Creavano aziende 'pulite' per farvi confluire i milioni sottratti a fisco e creditori. La Guardia di Finanza scopre un "buco" di 4,5 milioni di euro e arresta due imprenditori modenesi.

di Alexa Kuhne

Modena, 3 febbraio 2017

Svuotavano le società in fallimento trasferendo i beni in società "pulite", create ad hoc: con questo meccanismo sono stati sottratti a creditori ed erario oltre tre milioni di euro.
Lo scopo di due imprenditori modenesi è stato ben presto chiaro: avviare una società, indebitarla verso i fornitori, verso il fisco e gli enti previdenziali, svuotarla cedendo le attività ad un'altra società appositamente costituita.
Il passaggio successivo era poi quello di occultare la contabilità in modo da non consentire la ricostruzione delle operazioni commerciali realizzate e la destinazione del denaro sottratto.
L'attività di indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Modena, coordinata dal sostituto procuratore Marco Imperato, ha portato all'individuazione di cinque persone che sono state indagate per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte ed evasione fiscale per omesso versamento delle ritenute IRPEF dei dipendenti.

Le Fiamme gialle modenesi hanno eseguito questa mattina un'ordinanza di misure cautelari nei confronti di due imprenditori e stanno perquisendo quattro abitazioni e sei aziende, procedendo al sequestro preventivo di un milione di euro, frutto dei reati tributari contestati. Le indagini, tuttora in corso, sono scaturite dal fallimento di una locale industria esercente l'attività di fabbricazione di trattori agricoli. La polizia giudiziaria ha individuato operazioni e fatti aziendali connotati dall'obiettivo di privare del patrimonio l'azienda fallita per lasciare a bocca asciutta creditori ed erario, attraverso la commissione di bancarotta patrimoniale e documentale, unitamente a paralleli reati tributari.

Il creditore maggiormente colpito dalla bancarotta di 4,5 milioni di euro è risultato Equitalia per debiti fiscali e previdenziali accumulati dalla fallita.
In particolare, le condotte ascritte agli indagati e ai soggetti ora agli arresti domiciliari riguardano fatti relativi sia all'impresa fallita sia alla governance della Newco appositamente costituita per fabbricare sempre macchine e altro materiale meccanico e con lo stesso personale dipendente, nel frattempo migrato dalla società fallita.
Dopo la costituzione della Newco, i truffatori hanno progressivamente svuotato la vecchia azienda, così da renderla non aggredibile dai creditori, compreso l'erario, simulando il trasferimento alla Newco dei beni aziendali, quali avviamento, clientela, know-how, attrezzature, rimanenze, della società in fallimento, gravata da debiti milionari.
Per ostacolare l'accertamento delle condotte illecite poste in essere, gli amministratori della fallita non hanno esibito, né al curatore, né alle Fiamme gialle, le scritture contabili obbligatorie necessarie per la ricostruzione dei reali rapporti gestionali: ciononostante, dai controlli incrociati, anche di natura finanziaria, è emerso come, in alcuni casi, non sarebbero avvenuti pagamenti mentre nel caso della vendita di un capannone aziendale la maggior parte dell'importo pagato alla fallita sarebbe stato dirottato su conti personali degli indagati.
In tal modo i responsabili della truffa non solo hanno arrecato danno patrimoniale derivante dai debiti non onorati, ma hanno anche omesso di pagare i debiti fiscali, contributivi e previdenziali delle società a loro riconducibili, procurando anche un illecito vantaggio competitivo in danno della libera e leale concorrenza di mercato.

L'ulteriore conferma dell'intento fraudolento perseguito dagli indagati si è avuta nel corso dei successivi sviluppi investigativi che hanno consentito ai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Modena di individuare una terza società, sempre con analogo oggetto sociale, fondata sulle ceneri della precedente Newco che, nel frattempo, era già entrata in stato di dissesto.

Pubblicato in Cronaca Modena

Ecco come un imprenditore agricolo ha ottenuto 250.000 euro grazie a contratti di affitto falsi. La Guardia di Finanza di Piacenza ha scoperto la frode e denunciato 4 persone all'autorità giudiziaria.

di Alexa Kuhne

Piacenza, 1 febbraio 2017

Contratti falsi di locazione all'insaputa dei veri proprietari terrieri per intascare fondi europei: con questo ed altri espedienti un imprenditore agricolo piacentino aveva messo in moto un ingranaggio per ricevere indebitamente contributi dall'Unione europea.
L'agricoltore era già riuscito a ottenere incentivi per 250mila euro, con la connivenza di tre collaboratori.
La frode a danno del bilancio dell'Ue è stata scoperta dalla polizia giudiziaria che ha denunciato i 4 per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falsità materiale commessa dal privato in atto pubblico.
A finire nella rete dei militari del nucleo di polizia tributaria, coordinati dal sostituto procuratore della repubblica, Emilio Pisante, oltre all' imprenditore piacentino, altri tre complici, un suo conoscente e due impiegati di altrettanti centri di assistenza agricola, organismi privati cui gli agricoltori si rivolgono per istruire le domande di aiuto.
Il controllo di un finanziamento erogato a favore di un'azienda piacentina per il possesso di terreni agricoli destinati sia alle colture che ai pascoli, ha consentito alle Fiamme gialle di rilevare diverse violazioni sia di carattere penale che amministrativo legate alla mancanza dei requisiti necessari per usufruire dei benefici.
In alcuni casi, l'agricoltore ha richiesto e percepito i contributi senza averne alcun diritto, poiché privo dei titoli di conduzione dei terreni o perché utilizzava gli stessi per finalità diverse da quelle agricole.
In altri casi, invece, ha beneficiato degli incentivi su fondi rustici acquisiti previa stipula di contratti di affitto falsi: i terreni sui quali chiedere l'aiuto gli venivano proposti da un conoscente che li spacciava come propri, dopodiché, con quest'ultimo, provvedeva a stipulare i falsi contratti di locazione, all'insaputa dei reali proprietari delle superfici.
Il tutto avallato dai due impiegati dei centri di assistenza agricola, che hanno predisposto le relative domande di aiuto.
I 4 responsabili sono stati deferiti all' autorità giudiziaria, mentre in capo all'imprenditore e' stata contestata e segnalata all'agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura l'indebita percezione di contributi pari a circa 250.000 euro.
A carico dello stesso, del privato connivente e degli operatori dei centri di assistenza agricola sono state comminate, inoltre, sanzioni amministrative per complessivi 500.000 euro.

Pubblicato in Cronaca Piacenza

Sono stati denunciati per truffa dalla Guardia di Finanza 4 dipendenti della facoltà di Medicina che, durante le ore di ufficio, uscivano e si dedicavo alle più svariate attività ricreative.

di Alexa Kuhne

Parma, 23 dicembre 2016

Avevano organizzato la loro giornata lavorativa in modo da potersi dedicare agli hobby, allo sport e allo shopping. Ogni tanto ci scappava anche qualche visita ad amici e parenti. Tutto avveniva senza che i colleghi se ne accorgessero.
Così è stato per 4 dipendenti della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Parma, per mesi, fino a quando, dopo una segnalazione, si è messa in moto la macchina della legge.
I Finanzieri, nel corso di numerosi mesi di pedinamenti ed appostamenti, hanno rilevato che i quattro, con mansioni di collaboratori amministrativi e tecnici di laboratorio, durante l'orario d'ufficio, si allontanavano frequentemente dal luogo di lavoro senza autorizzazione né registrazione dell'uscita.
È emerso che uno degli indagati andava, quotidianamente, presso un noto centro sportivo di Parma, per seguire dei corsi di nuoto.
Un altro era solito frequentare assiduamente lezioni di ballo, corsi in palestra e di equitazione oppure, dopo lunghe passeggiate, era solito fare tappa in alcuni negozi di abbigliamento o in supermercati e centri commerciali per fare la spesa.
Innumerevoli, poi, le visite a parenti ed amici.
La meticolosa attività di indagine ha consentito di ricostruire - nel complesso – più di 100 uscite indebite, corrispondenti a oltre 200 ore di assenze dal servizio ingiustificate, con un conseguente danno per l'Amministrazione pubblica di migliaia di euro.
Il reato ipotizzato è quello di truffa.
Per uno dei dipendenti pubblici "infedeli" indagati il Tribunale di Parma ha già disposto l'immediata applicazione, per due mesi, della misura interdittiva della sospensione dai Pubblici Uffici.

Pubblicato in Cronaca Parma

La Gdf di Vignola, in provincia di Modena, ha scoperto una truffa ai danni dell'Inps, per oltre un milione di euro, grazie alla quale si concedevano indennità di disoccupazione per falsi licenziamenti.

di Alexa Kuhne

Modena, 24 novembre 2016

Erano 110 gli ex dipendenti di due imprese edili a prendere indebitamente indennità di disoccupazione dai 400 ai 1000 euro mensili.
Persone che, in realtà, non erano mai state assunte da ditte che facevano richiesta all'Inps ma che non esistevano.
Così, due virtuali società con sede in provincia di Modena, truffavano lo Stato per oltre un milione di euro.
Lo ha scoperto la polizia giudiziaria che ha indagato su un meccanismo fraudolento basato sul licenziamento di persone assunte solo fittiziamente, che erano, tra l'altro, residenti in tutta Italia, lontane dal luogo della truffa.
L'Istituto di previdenza nazionale riceveva richieste indebite di pagamento delle indennità di disoccupazione, normalmente previste a norma di legge come strumento di protezione sociale a supporto di lavoratori destinatari di provvedimenti di cessazione dal lavoro subordinato.
L'intervento delle Fiamme Gialle ha consentito di segnalare all'Ente di previdenza la frode per il blocco di oltre un milione di euro richiesti, totale di sussidi indebiti, compresi fra i 400 e i 1000 euro mensili, generalmente accreditati su carte prepagate. Dal sequestro dei fascicoli relativi alle false presentazioni delle istanze intese ad ottenere le indennità di disoccupazione non spettanti, si è arrivati a patronati dislocati in varie città d'Italia quali Ravenna, Perugia, Caserta, Napoli, Aversa, Villa Literno e Mirandola.
I reati contestati ai titolari delle due imprese individuali virtuali e ai 110 falsi lavoratori sono truffa ai danni dello Stato, falso in atto pubblico.
L'attività investigativa è stata coordinata dai sostituti procuratori di Modena, Katia Marino ed Enrico Stefani.

Pubblicato in Cronaca Modena

Utenze di acqua, elettricità, gas, telefonia e canone Rai. Giovedì 24 novembre a Modena un incontro con l'esperta di tutela legale dei consumatori aperto a tutti; i presenti possono rivolgere domande e chiedere consulenze su problemi specifici.

Modena, 23 novembre 2016

Come gestire contratti e disdette con le utenze di acqua, elettricità, gas e telefonia, come prevenire le truffe porta a porta o telefoniche, come essere in regola con il canone Rai.
È dedicato alla tutela legale dei consumatori l'incontro in programma domani – giovedì 24 novembre – alle 9 nell'auditorium Cisl "Romano Artioli", in via Rainusso 56/58 (palazzo Europa) a Modena.
All'iniziativa, organizzata dall'Adiconsum Modena (associazione consumatori Cisl) e dal sindacato pensionati Fnp Cisl Emilia Centrale, interviene Adele Chiara Cangini, responsabile provinciale Adiconsum.
L'incontro è aperto a tutti; i presenti possono rivolgere domande e chiedere consulenze su problemi specifici.

(Fonte: ufficio stampa CISL MO)

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