I Carabinieri della Compagnia di Fidenza, coadiuvati dai colleghi di Cuneo, hanno dato esecuzione a due misure cautelari in carcere emesse dal GIP del Tribunale di Parma a carico di altrettanti cittadini italiani, D.G. di anni 64 e D.A. di anni 40, ritenuti responsabili dei reati, tentati e consumati, di furto aggravato in abitazione, truffa aggravata, possesso di segni distintivi contraffatti delle FF.PP. e falso.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma (Sostituto Procuratore dott.ssa Daniela Nunno) e delegata ai Carabinieri della Stazione di Colorno, con il supporto del Nucleo Operativo e Radiomobile dei CC di Fidenza, ha avuto inizio a novembre scorso allorquando i carabinieri della predetta Stazione hanno registrato sul territorio della “bassa parmense” una recrudescenza di truffe e furti in danno di anziani.
In particolare gli inquirenti hanno notato che il 12 novembre 2019 sono avvenuti due gravi episodi da parte di falsi carabinieri, a distanza di pochissime ore.
Nel primo evento, due uomini si sono presentati presso l’abitazione di un anziano di San Secondo Parmense e, con indosso una pettorina con la scritta “carabinieri”, hanno tentato, invano, di raggirarlo per impossessarsi del suo denaro.
Subito dopo si sono allontanati a bordo di una Volkswagen Polo di colore bianco, sulla quale avevano applicato targhe clonate di un altro veicolo corrispondente per marca, modello e colore, ed hanno raggiunto l’abitazione di un anziano di Colorno. Costui, invece, è stato raggirato perché ha permesso ai due di entrare in casa per un controllo delle tubature del gas per presunta infiltrazione di mercurio. Nell’occasione l’anziana vittima, indotta in errore, ha nascosto i suoi preziosi, con l’intento di “proteggerli”, nel frigorifero in attesa che i falsi Carabinieri “sanificassero” gli ambienti. Questi, dopo averlo distratto, si sono impossessati del bottino e sono fuggiti, facendo così perdere le loro tracce.
Dopo circa due settimane i falsi carabinieri, indossando la solita pettorina con la scritta “Carabinieri” ed utilizzando la stessa autovettura con altre targhe clonate, si sono introdotti nell’abitazione di un’anziana di Sissa Trecasali e, con l’ormai collaudato modus operandi del falso controllo delle tubature del gas, si sono appropriati di € 850,00 e vari gioielli, del valore di circa € 21.000,00, che la vittima era stata indotta a nascondere all’interno del frigorifero per preservarlo da ipotetiche pericoli da mercurio.
Sempre con un intervallo di tempo di circa due settimane, a dicembre scorso, i due soggetti hanno colpito con la stessa tecnica presso due abitazioni dello stesso immobile di proprietà di un’anziana di Fontanellato e di sua figlia. Anche qui, con il collaudato pretesto del controllo alle tubature del gas inquinate dal mercurio, le hanno fatto riporre 300,00 € e vari gioielli nel frigorifero e, dopo una banale distrazione della vittima, sono fuggiti con la refurtiva che l’anziana aveva raccolto anche dall’abitazione della figlia.
A questo punto i Carabinieri, supportati efficacemente dai colleghi delle polizie locali dei comuni della bassa parmense (Fidenza, Soragna, Fontanellato, Roccabianca, San Secondo P.se e Colorno), sono riusciti ad individuare attraverso le immagini dei sistemi di video sorveglianza, tra migliaia di veicoli in transito, la targa “pulita”, ossia quella originale, della vettura in uso ai falsi Carabinieri. Sono stati quindi ricostruiti con accuratezza i percorsi effettuati per commettere i reati nella bassa parmense. Inoltre, con il supporto di personale dell’aliquota operativa dei CC di Fidenza, i Carabinieri di Colorno hanno effettuato un periodo di pedinamento e controllo in provincia di Cuneo (zona da cui risultavano provenire le auto utilizzate dagli autori dei furti), riuscendo ad individuare i reali utilizzatori del veicolo, intestato ad una prestanome, e localizzando le loro abitazioni.
A questo punto gli inquirenti, diretti e coordinati dall’A.G. a cui hanno riferito l’esito delle indagini fino a quel momento svolte, hanno ascoltato le vittime dei raggiri che, tramite riconoscimento fotografico, hanno individuato senza dubbio i due odierni arrestati quali autori dei fatti commessi a loro carico.
L’attività degli investigatori non si è fermata ai 5 casi scoperti ma è proseguita e sono stati accertati ulteriori quattro delitti commessi nel medesimo arco temporale con la stessa tecnica, sempre in danno di persone anziane, nei comuni di Soragna, Sissa Trecasali e Roccabianca.
In questi casi i due soggetti si sono sempre qualificati (falsamente) “Carabinieri” ma, per raggirare le vittime, hanno utilizzato un altro sottile stratagemma ovvero, dopo essersi introdotti all’interno delle abitazioni simulando l’arresto di una persona per furto, hanno fatto credere alle vittime che erano in corso delle verifiche sulla refurtiva recuperata. In questo modo, dopo aver avuto a portata di mano denaro e gioielli, con un banale pretesto hanno distratto i malcapitati proprietari di casa e si sono appropriati dei loro preziosi dileguandosi subito dopo.
In totale sono stati contestati loro nove episodi delittuosi, uno per tentata truffa aggravata e otto per furto in abitazioni, oltre ai reati di falso (per aver sostituito la targa dei mezzi con cui giungevano in zona con targhe clonate) e di illecito uso di segni distintivi dell’Arma dei Carabinieri (avendo usato pettorine con la scritta “carabinieri”).
La refurtiva complessiva ammonta a diverse decine di migliaia di euro.
La Procura della Repubblica di Parma, sulla scorta dei gravi puntuali e concordanti indizi raccolti a carico degli indagati per i nove episodi criminosi sopra sinteticamente descritti, ha chiesto ed ottenuto dal G.I.P. presso il Tribunale di Parma le misure cautelari in carcere a carico di D.G. e D.A.
In sede di esecuzione della misura cautelare, sono state effettuate perquisizioni domiciliari a carico degli indagati, che hanno consentito il rinvenimento ed il conseguente sequestro di un rilevante numero di gioielli, evidentemente provento di altrettanti reati.
A tal proposito, l’obiettivo ora è quello di tentare di risalire ai legittimi proprietari di tali gioielli per procedere poi alla restituzione degli stessi.
Personale del Commissariato di P.S. di Carpi ha denunciato in stato di libertà un 43enne, residente nel cagliaritano, per il reato di truffa.
I fatti risalgono alla scorsa estate quando la vittima, un uomo residente a Carpi, aveva prenotato, su un noto sito di annunci on line, un’offerta di locazione per un appartamento turistico in località Lido Adriano (RA), versando la somma di euro 300,00, quale caparra.
Dopo il pagamento, il locatore si era reso irreperibile.
Appurato che le utenze telefoniche utilizzate per pubblicizzare l’offerta erano fittizie, gli agenti del Commissariato, a seguito di approfondite indagini, sono riusciti a risalire all’intestatario della carta di credito “Poste Pay Evolution” su cui era stato versato l’accredito.
È stato così individuato l’autore dell’illecito, soggetto già noto per i numerosi precedenti a proprio carico, in particolare reati di truffa, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Bologna per rapina.
I tre giovani campani presentavano documenti di identità e buste paga abilmente contraffatte per accendere finanziamenti delle grandi catene di elettronica ed entrare in possesso di oggetti hi-tech, che poi non pagavano. Già sei i colpi messi a segno in Emilia Romagna. La truffa è stata sventata dall’intuito dei Carabinieri di Mirandola.
Di Claudia Fiori Mirandola (MO) 24 gennaio 2020 – Utilizzavano documenti di identità contraffatti, con dati riferibili a persone esistenti, ma sostituendo la foto, e buste paga altrettanto fasulle, emesse falsamente da aziende del territorio modenese per renderle più credibili e le presentavano a garanzia di finanziamenti per l’acquisto di costosi oggetti di elettronica alle grandi catene. Finanziamenti che, naturalmente, non pagavano una volta ottenuto “gli oggetti del desiderio”.
Così funzionavano le truffe messe in atto da tre trentenni di origine campana, interrotte da un’intuizione dei Carabinieri di Mirandola, che hanno notato un’auto sospetta che cercava di eludere i controlli a campione normalmente predisposti sulle strade. Gli uomini dell’Arma hanno così fermato la vettura ed è subito saltato all’occhio l’atteggiamento nervoso del guidatore e dei due passeggeri. Hanno così deciso di approfondire le verifiche e hanno così rinvenuto a bordo una grande quantità di prodotti hi-tech, tra smartphone di ultima generazione, tablet, laptop e Pc, per un valore complessivo di circa 12 mila euro. Ulteriori ricerche nel veicolo hanno reso chiaro ai Carabinieri l’origine di quella merce: sono stati trovati infatti diversi documenti di identità visibilmente falsi, tessere sanitarie e buste paga contraffatte e intestate a persone estranee alla vicenda.
Ulteriori accertamenti hanno consentito di appurare che, negli ultimi giorni, i tre avevano messo a punto sei truffe, attivando finanziamenti per migliaia di euro in altrettanti negozi, due a Ravenna, uno a Rimini, uno a Castenaso, nel bolognese, uno a Castellarano, nel reggiano, e uno presso il negozio Comet del centro commerciale Borgogioioso di Carpi, nel modenese. Prima di essere intercettato, il trio ci aveva provato anche all’Ipercoop di Mirandola, ma una commessa si era insospettita e aveva negato loro il finanziamento. I Carabinieri di Carpi stanno svolgendo ulteriori indagini per verificare l’accensione di eventuali altri finanziamenti con il metodo truffaldino e bloccarne l’erogazione. La merce, nel frattempo, è stata sequestrata e sarà restituita ai punti vendita.
Per quanto riguarda la “banda”, uno dei soggetti, trovato in possesso di documenti falsi, è stato tratto in arresto, mentre gli altri due sono stati denunciati a piede libero.
Da oltre un mese si moltiplicano le segnalazioni alle sedi Adiconsum Cisl Emilia Centrale: sono tornate le “ping calls”, ovvero le chiamate truffa con prefisso +216 (Tunisia). O meglio ancora bisognerebbe parlare di squilli anziché di chiamate, giacché il telefono suona una volta sola e poi, dall’altro capo della linea, riagganciano.
“Moltissimi utenti – spiega Chiara Cangini, responsabile Adiconsum Emilia Centrale (associazione consumatori della Cisl) – o se ne accorgono in diretta o si ritrovano sul telefonino chiamate senza risposta con un prefisso internazionale che è +216 (Tunisia). L’obiettivo è quello di far leva sull’abitudine dell’utente a richiamare un numero in casa di chiamata persa. Se lo facessimo anche in questo caso rischieremmo però di vederci immediatamente svuotato il conto telefonico, oppure che ci vengano attivati una miriade di servizi di abbonamento non richiesti (ovviamente con costi elevati)”.
“Fino a qualche tempo fa – dettaglia l’operatore Massimo Rancati -, le ping calls dalla Tunisia provenivano esclusivamente da due numeri di telefono, il +216 28 915 036 o +216 28 914 685, ora arginati dall’intervento delle Autorità. Le numerose segnalazioni pervenute in Associazione consumatori ci dicono però che ciò non è bastato, ed i malintenzionati continuano a perpetrare la truffa utilizzando altri recapiti”.
“Pertanto – conclude la Cangini -, considerando che anche bloccare i singoli numeri di telefono non sarebbe particolarmente efficace, allo stato dell’arte il più efficace dei consigli per difendersi da queste chiamate truffa è tenere a mente il prefisso +216 e non rispondere né richiamare alcuno di questi numeri. Da monitorare altresì le chiamate provenienti da Moldavia (prefisso +373) e Kosovo (prefisso +383), anch’essi già noti per pratiche fraudolente.
L’anziano era stato derubato nel parcheggio della Coop I Ciliegi di Vignola da due giovani nomadi, che nei giorni successivi hanno prelevato l’ingente somma. In seguito alla denuncia, sono state colte sul fatto mentre tentavano un altro prelievo. In tasca avevano il portafoglio del derubato. Processate per direttissima, sono state condannate a due anni, da scontare ai domiciliari.
Di Manuela Fiorini Vignola (MO) 9 agosto 2019 – Lo suggerisce il buon senso, ma anche i numerosi consigli per prevenire furti e raggiri: mai tenere insieme bancomat e relativo pin. Lo ha imparato a proprie spese un 83 enne di Vignola, che lo scorso 7 agosto, mentre si trovava nel parcheggio della Coop I Ciliegi di Vignola, intento a riportare al suo posto il carrello, è stato derubato del borsello, lasciato incautamente sul sedile dell’auto, da due donne. Oltre ai contanti, nel borsello c’era anche il bancomat con relativo pin. Le ladre ne hanno quindi approfittato per effettuare tre prelievi, per un totale di 1400 euro.
Nel frattempo, però, il derubato ha presentato denuncia di furto ai Carabinieri di Vignola e sono scattate le ricerche delle responsabili. Una pattuglia ha notato due donne corrispondenti alla descrizione intente a prelevare denaro presso il bancomat della BPER di via Borsellini e sono intervenuti, cogliendole sul fatto. Le due avevano ancora addosso il portafoglio dell’anziano e il denaro prelevato dei giorni precedenti.
Sono quindi state accompagnate in caserma, dove sono state identificate: si tratta di due nomadi di etnia sinti di 23 e 26 anni, domiciliate presso un campo di San Lazzaro di Savena (BO), con diversi precedenti. Pertanto, è scattato l’arresto per furto e utilizzo fraudolenti di carte di credito.
Ieri mattina si è svolto il processo per direttissima che ha inflitto loro una condanna a due anni, che sconteranno ai domiciliari presso il campo di residenza.
Tenta di truffare un automobilista e sperona l’auto di servizio per guadagnarsi la fuga: arrestato dalla Polizia di Stato
Nelle sorse ore, personale della Squadra Mobile transitando nel primo tratto di via Vignolese, nei pressi del civico 578, ha prestato soccorso ad un uomo che a bordo della propria autovettura, fermatosi all’altezza delle strisce pedonali aveva azionato il clacson in modalità fissa come per attirare l’attenzione dei passanti.
L’uomo, in evidente stato di agitazione, ha riferito agli agenti che aveva appena subito un tentativo di “truffa dello specchietto” da parte del conducente di una Seat Ibiza di colore grigio chiaro, indicando l’auto mentre si stava allontanando in direzione di via Campi.
La pattuglia si è, pertanto, posta all’inseguimento dell’auto azionando i dispositivi luminosi. Il conducente alla vista della Polizia anziché fermarsi, ha accelerato nel tentativo di eludere il controllo, mantenendo una condotta di guida spericolata a velocità sostenuta, effettuando anche diversi sorpassi azzardati incurante dei semafori rossi. Giunto in via Emilia Est si è immesso nel parcheggio dell’UNIEURO per evitare la coda delle altre autovetture. Gli agenti approfittando dello spazio creatosi al centro della carreggiata, agevolati dagli altri automobilisti in transito, sono riusciti a raggiungere l’uscita dell’area di parcheggio, utilizzata dai fuggitivi anticipandone, le mosse e ponendo il mezzo di servizio di traverso al fine di bloccare il passaggio.
A questo punto, il conducendo non avendo più a disposizione vie di fuga, ha accelerato utilizzando la propria auto come “ariete” per superare lo sbarramento. Il tentativo è stato vano in quanto l’impatto ha danneggiato entrambe le auto in modo tale da non poter più proseguire la marcia.
A bordo della Seat Ibiza erano presenti la moglie e i due figli minori della coppia, che fortunatamente non hanno riportato traumi a seguito dello speronamento. L’uomo, un italiano di 23 anni, è stato tratto in arresto per i reati di resistenza a Pubblico Ufficiale, danneggiamento aggravato e tentata truffa.
La consorte è stata trovata in possesso di oltre 7000 euro in contanti, che sono stati sequestrati in quanto probabile provento dell’attività delittuosa della coppia. Entrambi, infatti, risultano avere precedenti di Polizia per reati contro il patrimonio, in particolare per truffa.
La modalità è sempre la stessa: suonano alla porta di casa, insistono per entrare, mostrano un catalogo di prodotti per la casa e si fanno firmare una "specie" di ricevuta.
Invece è un contratto di acquisto, spesso del valore di alcune migliaia di euro (fino a 10 mila).
La famigerata "truffa del catalogo" non passa mai di moda. Negli ultimi giorni una ventina di cittadini modenesi ha segnalato ad Adiconsum Emilia Centrale (l'associazione consumatori della Cisl) di esserne rimasta vittima.
«Si tratta di una pratica ingannevole messa in atto da diverse aziende che cambiano continuamente ragione sociale – racconta l'operatrice Adiconsum Emilia Centrale Patrizia Barletta – I commerciali incaricati operano "porta a porta", prendendo preferibilmente di mira anziani e persone sole in casa. Una volta entrati nell'abitazione, con pressioni più o meno insistenti, chiedono quella che pare essere un'innocua firma per ricevuta di un catalogo di offerte di mobili, materassi e arredi. Solo in seguito il malcapitato si accorge di aver sottoscritto un vero e proprio contratto, con impegno ad acquistare merce per migliaia di euro per più anni, spesso persino con un oneroso finanziamento accessorio».
L'associazione consumatori della Cisl spiega che la via d'uscita dipende soprattutto dall'atteggiamento del venditore, una volta ottenuta la firma. Se la copia del contratto viene immediatamente consegnata all'ignaro acquirente, è sufficiente esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni, come di prassi per i contratti conclusi fuori dai locali commerciali.
Se, invece, il raggiro viene scoperto solo dopo la scadenza di questo termine, le cose si fanno più complicate, specie se si cede al versamento di una quota a titolo di caparra sotto la promessa di "uscire dal circuito" con un unico acquisto. Ecco perché è opportuno seguire alcuni consigli, utili per difendersi anche in via preventiva.
«Innanzitutto occorre prestare sempre la massima attenzione a cosa si firma, specie quando si tratta, come in questo caso, di documenti su carta copiativa – spiega Barletta -
Se si è firmato, il consiglio è non consegnare alcuna somma di denaro, soprattutto contanti, nemmeno sotto la minaccia di azioni legali da parte dell'azienda venditrice. Siamo di fronte, infatti, a una pratica commerciale scorretta e il vincolo contrattuale è comunque nullo perché affetto da vizio del consenso.
Se si è ricevuta merce a casa, siano campioni pubblicitari o propriamente mobili d'arredo, - continua l'operatrice Adiconsum - è consigliabile lasciarla imballata, immacolata e pronta a essere restituita, anche perché spesso si tratta di vere e proprie "patacche", o comunque di merce di valore di molto inferiore al prezzo di vendita richiesto.
Bisogna ricordarsi che un eventuale finanziamento sottoscritto assieme al contratto di vendita si qualifica come "accessorio" a quello principale: se quest'ultimo decade, ad esempio perché si è esercitato il diritto di recesso, anche il primo resta privo di effetti».
Chi rimane vittima di questi raggiri può rivolgersi ad Adiconsum Emilia Centrale (per Modena telefonare allo 059 890897) non solo per ricevere assistenza e far decadere ogni vincolo contrattuale, ma anche per segnalare questi casi – e dunque queste aziende – all'Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).
Truffe online e phishing: anche la Polizia di Stato nel mirino di hacker e truffatori telematici. Finto sondaggio sull’installazione di nuovi autovelox con il falso premio di 500 euro. La nuova allerta della Polizia Postale: non cliccate e cestinate i messaggi.
Neanche la Polizia di Stato è immune dall’attenzione di hacker e truffatori telematici che non perdono l’occasione per sfruttare le ansie e le paure degli utenti della rete per approfittarne al fine di acquisire l’accesso abusivo a dispositivi o ai conti correnti. Questa volta verrebbe quasi da ridere se non ci fosse da preoccuparsi perché nel mirino dei malintenzionati è finita proprio chi indaga e reprime il crimine. A segnalarlo la pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” della Polizia Postale che con un post con tanto di screeshot del tipico messaggino, ha fatto lanciato l’allarme: «ALERT: FALSA E-MAIL PROVENIENTE DA “POLIZIA DI STATO - MULTA” In questi giorni potreste ricevere una e-mail proveniente da “POLIZIA DI STATO – MULTA <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>”, nella quale il destinatario viene invitato a partecipare ad un sondaggio, con estrazione finale di 500 euro, sull’istallazione di nuovi autovelox. Attenzione:
- Si tratta in realtà di e-mail truffaldine a cui non dare alcun seguito
- Non fornire alcun dato personale e/o relativo al proprio conto bancario».
Non resta che prestare attenzione anche quando messaggi email inaspettati hanno una parvenza istituzionale, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ecco perché è utile seguire alcuni semplici consigli:
• Non “cliccare” sul link proposto;
• Non fornire alcun dato personale o relativo alla propria carta di credito o conto bancario;
• Effettuare la scansione del dispositivo con un antivirus aggiornato.
Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
Truffe online: finti regali di Google, che ovviamente non ne sa nulla. La nuova bufala del Samsung Galaxy S10 in dono. L’allerta su Commissariato di PS On Line della Polizia Postale.
3 maggio 2019
Tutti vorrebbero ricevere in regalo l’ultimo smartphone di grido. Ma come andiamo ripetendo da tempo noi dello “Sportello dei Diritti”, nessuno regala nulla per nulla, neanche il colosso del web Google. Ecco perché bisogna prestare la massima attenzione ai tentativi di truffa che ci pervengono attraverso innocui, ma solo in apparenza, messaggini che c’invitano a cliccare su un link per ricevere gratis addirittura un costosissimo Samsung Galaxy S10, ma che in realtà sono pericolosissimi “specchietti per le allodole” di hacker e truffatori telematici.
Se si seguono le istruzioni, infatti, non si fa altro che consentire a questi malintenzionati di accedere abusivamente ai nostri dispositivi per sottrarre dati personali o bancari. A ricordarcelo ancora una volta è la Polizia Postale, che con un altro post pubblicato sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia”, con lo screenshot di uno dei tipici messaggi cui dobbiamo far attenzione a sottolineato che: “Congratulazioni se continui sarai il prossimo utente truffato. Non crediamo ai regali e non regaliamo i nostri dati.”.
Attenzione, quindi! È solo verificando ogni messaggio che giunge sui nostri apparati - rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” - che si può evitare di cadere nella trappola e quindi di farsi sottrarre dati sensibili o bancari. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgersi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
Social inondati da finte promesse per “fortunati” utenti con falsi buoni Decathlon. Lo “Sportello dei Diritti”: diffidate, non cliccate e non fornite dati personali, sono solo frodi. L’allerta anche su “Commissariato di PS On Line” della Polizia Postale.
23 aprile 2019
Ritorna ciclico, o meglio non si ferma mai uno dei must delle truffe online: i falsi buoni “Decathlon” di prezzo variabile che circolano su tutti i social network. Lo ripetiamo noi dello “Sportello dei Diritti” da anni ormai, e nonostante ciò, sembra che ci siano migliaia di utenti della rete che continuano a cascarci. Lo ribadisce anche la Polizia Postale che con l’ennesimo post con tanto di screenshot del tipico messaggio-truffa sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” ci ricorda di prestare la massima attenzione: “truffa Facciamo attenzione alle molte pagine sui social che contengono post sponsorizzati non riconducibili a Decathlon.
L'unica finalità è quella di mettere le mani sui dati personali di inconsapevoli utenti. Nel dubbio è sempre meglio accertarsi attraverso i siti ufficiali dei brand”.
Ancora una volta, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il modo migliore per difendersi, è quello di diffidare sempre da questo tipo di false promesse che per quanto allettanti sono sempre fasulle perché nessuno regala niente per niente. È sufficiente, quindi, non dare retta, non cliccarci mai sopra e non fornire mai dati personali.
Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
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