PIL drogato ma contributo concreto. Renzi s'indigna con i burocrati e Cameron va su tutte le furie per i maggiori contributi dovuti all'UE. Ma come non lo sapevate che a un maggiore PIL corrisponde una maggiore contribuzione UE? Intanto per noi c'è la spada di Damocle dell'IVA al 25,5%.
di Lamberto Colla -
Parma, 2 novembre 2014
Non c'è da essere veggenti o esperti di bilanci comunitari per prevedere, come avevamo infatti anticipato a settembre, che all'aumento del PIL sarebbe automaticamente corrisposto un esborso proporzionale in termini di contribuzione all'UE.
Questi sono i patti e questo è da corrispondere.
Ha poco da inalberarsi Cameron, il premier britannico, alla lettura del conto che la UE gli ha rifilato. 2,125 miliardi di maggiori contributi da versare nelle casse della Commissione UE risultato dei nuovi conteggi imposti dalla nuova contabilità "SEC 2010" per mezzo della quale i bilanci degli stati UE sono stati aggiornati con le stime "criminali" del sommerso, della droga e della prostituzione. E così, il PIL vola e il rapporto deficit PIl migliora magari rientrando entro i parametri del 3% e la bella figura è sfornata.
Peccato però che a quell'artificio contabile corrisponda una voce di uscita reale.
Euro in moneta contante che dai Paesi membri dovrebbero scivolare nelle casse dell'UE in proporzione alla ricchezza del Paese. E così forza con le stime del sommerso, chi più ne ha più ne metta!
Tutti tranne i due furbacchioni di Francia e Germania.
I primi hanno creato una doppia contabilità, i secondi hanno dichiarato che il sommerso è una loro questione interna e così, mentre il conto dell'Italia sale a 341 milioni, quello della Gran Bretagna a 2,125 miliardi e a 89,4 milioni per la povera Grecia, i cugini d'oltralpe pretenderebbero la restituzione di 1,02 miliardi mentre i tedeschi si accontenterebbero di una restituzione di soli 779 milioni.
Un conticino peraltro da saldare entro fine anno.
Attenzione, val la pena di ricordare che la Commissione Europea è un organo esecutivo, composto da soggetti che contano nei propri Paesi e tutti insieme in europa. La Commissione è composta infatti dai capi di Stato e di Governo, riuniti in Consiglio. Sono stati proprio loro a far passare quelle regole, loro a non capire dove sarebbe stata la ricaduta e loro stessi a fare i "fenomeni" con le stime. Tutti tranne i due di Francia e Germania che con il gioco delle tre carte (peraltro specialità italiana ) sono riusciti a ottenere un vantaggio economico considerevole.
A noi, oltre che piangere, non ci resta che pagare in attesa del prossimo aumento dell'Iva al 25,5%.
Certo è solo un ammortizzatore della legge di stabilità che prevede l'aumento dell'aliquota Iva nel 2017 solo se non si dovessero raggiungere gli obiettivi, la cosiddetta "clausola di salvaguardia IVA", con gli altri strumenti messi in campo dalla spending review per la compressione delle spese pubbliche.
Una promessa, si sa è un debito. E quando c'è da riscuotere è ben difficile dimenticarsi.
In fondo cosa volete che sia il 25,5% di iva?
Per risparmiare basta comprare meno generi!