La relazione della Garante regionale delle persone private della libertà personale, sulla situazione delle carceri, evidenzia una diminuzione del sovraffollamento in Emilia Romagna, ma situazioni critiche negli istituti di Parma e Piacenza -
Parma, 23 giugno 2014 -
In Emilia-Romagna "la diminuzione del sovraffollamento carcerario prosegue, in linea con il resto d'Italia", e ciò avviene "grazie all'importante cambiamento normativo in corso a livello nazionale", ma nel "lento processo di normalizzazione della vita in carcere" permangono comunque "numerose criticità", tra cui, in particolare, si distinguono "gli istituti di Parma e Piacenza, vere e proprie criticità tra le criticità". Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà personale, oggi in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Monica Donini, ha anticipato i contenuti della relazione sull'attività del 2013, relazione che andrà in Assemblea legislativa prima della pausa estiva.
"È stato raggiunto il risultato minimo dei tre metri quadri per detenuto che ci era stato richiesto dall'Unione europea, ma gli obiettivi della cosiddetta sentenza Torreggiani sono ben più ampi, e riguardano anche la differenziazione degli spazi detentivi e l'umanizzazione della pena, che passa soprattutto dalla possibilità di poter occupare il proprio tempo", avverte Bruno. Secondo la Garante, il primo intervento necessario è "rivedere gli investimenti in edilizia penitenziaria, a partire dai nuovi padiglioni di Bologna e Ferrara, che sono stati pensati quando la situazione era differente e se venissero costruiti oggi finirebbero per essere inutili nel giro di pochi anni, data la carenza cronica di personale di polizia e civile", spiega, "e tutto ciò avviene mentre si spende poco, molto poco, per la messa a norma degli istituti già presenti, che sono fatiscenti e presentano problemi strutturali insuperabili".
Sono in Emilia le situazioni più difficili, sostiene Bruno: "A Piacenza semplicemente non c'è niente, nessuna iniziativa che riguardi formazione o lavoro, aumentando il rischio di recidiva in maniera significativa, specialmente per categorie come i responsabili di crimini sessuali". Anche a Parma, continua la Garante, "il problema è enorme, registriamo svariati detenuti sottoposti al regime di carcere duro 41bis e oltre 80 ergastolani senza che sia mai stato sviluppato un percorso adeguato, questa è una ipoteca pesante sulla vivibilità della struttura". Bruno, infine, avverte che le recenti modifiche normative in materia di sostanze stupefacenti non hanno riguardato in maniera significativa l'Emilia-Romagna, "perché non abbiamo molti detenuti in carcere per reato di piccolo spaccio, semmai sono molti i tossicodipendenti che hanno compiuto crimini come rapine o furti per i loro problemi di tossicodipendenza, e al momento sono troppo pochi i trattamenti ad hoc, con la conseguenza di una recidiva quasi sicura".
In fase di dibattito, Andrea Pollastri (Fi-Pdl) è intervenuto per chiedere aggiornamenti sulle iniziative per formazione scolastica e l'occupazione dei detenuti del carcere di Piacenza. Franco Grillini (Misto) si è concentrato sul "tema tragico dei suicidi, che con oltre 40 casi sono davvero troppi", e ha quindi chiesto di "rafforzare l'assistenza psicologica". Antonio Mumolo (Pd) ha proposto di "organizzare un gruppo di lavoro in Regione per risolvere il problema dell'occupazione durante e dopo la permanenza in carcere, che ad oggi è la difficoltà più grande per i detenuti e la principale causa di recidività". Liana Barbati (Idv) ha chiesto chiarimenti sulle politiche di sanità penitenziaria.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)